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I tdG: un pericolo per la società?

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2009 23:34
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24/05/2009 22:46

Spesso le critiche mosse contro i Testimoni e la loro Organizzazione, vertono a sollevare un timore sociale, quasi fossero un serio pericolo per la famiglia e per la società, attribuendo colpe come: separazioni coniugali dovute all'adesione a questa "setta", problemi psicologici a seguito del "lavaggio del cervello" che viene praticato agli adepti; asocialità, per il loro vivere distaccati dal "mondo",...

E' proprio vero che i tdG sono un serio pericolo per la società? Corrisponde a verità l'accusa di essere la causa della rovina di migliaia di famiglie a motivo della scelta fatta da uno dei coniugi o dal figlio, di seguire questa religione? Ci sono testimonianze di uomini e donne che possono dichiarare: "I tdG mi hanno reso una persona migliore!"?
[Modificato da Roberto Carson 27/05/2009 21:44]
Walter Simoni

walter.simoni@yahoo.it
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29/05/2009 09:15

Se i tdG sono un pericolo per la società... nel seguente link ce n'è una testimonianza!

http://www.youtube.com/watch?v=WiCE5ZScYAY&feature=related
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01/06/2009 02:45

Un pericolo per la società sono coloro che pensano che la tradizione millennaria di una chiesa sia intoccabile.......

un pericolo per la società sono coloro che in nome della religione non pagano le tasse.....

Un pericolo per la società sono coloro che pensano che i religiosi dovrebbero dare indicazioni su linee politiche......

Un pericolo per la società sono coloro che gridano al lupo al lupo.....

Un pericolo per la società sono coloro che in nome di cristo hanno sterminato popli,gravato sulle coscienze e combattuto la modernità.

Un pericolo per la società sono i fomentatori d'odio.....quelli che denigrano,accusano.......starnazzano ma che poi sono puntualmente smentiti.

Un pericolo per la società sono quelli che studiano perchè un'altro culto(DIVERSO DAL LORO ) è malvagio ,IGNORAnte e lontano dalla tradizione.......

Un pericolo per la società sono quelle organizzazzioni che se un componente si macchia di un grave misfatto lo trasferiscono o lo isolano in una bella abazia condannandolo a una via di penitenza....

Un pericolo per la società sono gli intolleranti ammantati di buoni sentimenti,quelli che ti dicno che ti stanno vicino se lasci quel gruppo ma dopo se lo hai lasciato e finisci pure peggio non gliene frega niente....

Un pericolo per la società sono i piccoli uomini che si credono grandi.....quelli dal cervello fino ,che si sono accorti del grande inganno e che adesso fan proseliti schiavizzando le loro menti e esercitando tutto quello per cui hanno abbandonato.....pena la scomunica

Un pericolo per la società ..........sono quelli che si battono il petto forte e dicono mea culpa me aculpa mea grandissima culpa.


Un pericolo per la società sono coloro che hanno gli scoop ,quelli che hanno la notizia sensazionale e poi scopri l'acqua calda.......

Un pericolo per la società sono tutti quelli che si credono intoccaili.....quelli convinti che non gli succederà mai nulla........quelli che pensano di essere al sicuro.

Saluti.

[SM=g28002]



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forum Testimoni di Geova




Nella vita non ci sono problemi ma.....soluzioni.
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07/06/2009 19:51

Penso che questo articolo possa dimostrare come i TdG non siano affatto un paricolo per la società, ma anzi, diano un immenso contributo nel migliorarla.

tdgstoriasoctel.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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07/06/2009 20:24

Si noti anche questa esperienza:

Mi chiamo Roberto Xxxxxxxx ed ho 45 anni.
Sin da piccolo ho incontrato molte difficoltà. Vivevo in una famiglia composta da 9 persone, compresi i miei genitori. Mio padre, reduce dalla IIª guerra mondiale e frustrato dagli eventi, non ha pensato molto alla famiglia. Mia madre, sarta, più determinata e premurosa, è stata più apprensiva. Essendo quest’ultima molto religiosa, ha pensato di darci una buona impostazione, così a 8 anni sono stato messo in collegio e ne ho girati 3. prima di allora non ho alcun ricordo. Questi collegi erano gestiti da preti perlopiù omosessuali, dai quali ho cercato sempre di starne alla larga, ma invano.
Non volendone sapere niente di studiare, ho cominciato a giocare a calcio, finendo poi nella società del Bari calcio e, dato che ai miei genitori non andava giù, dicendomi che non mi avrebbe dato alcun avvenire, mi costrinsero a trovare un lavoro. Così cominciai a lavorare in ristoranti e panifici, anziché essere sistemato dai preti, come asseriva mia madre. Lì ho cominciato a fumare, così, avendo un lavoro e dei soldi per pagarmi i vizi, sono entrato in una comitiva di ragazzi che frequentavano discoteche e brutti posti. Un po’ alla volta abbiamo cominciato a fumare hascisc e bere alcolici. Essendo cresciuto senza un carattere ben preciso, prendevo sempre tutto alla leggera. Quelle sostanze ci facevano dimenticare tutti i brutti momenti passati e presenti e così, anziché controllarli noi, presero loro il controllo su di noi. Col tempo quelle cose non facevano più effetto e così cominciammo ad assumere farmaci che, presi in dosi elevate, producevano un forte effetto sconvolgente. A motivo di queste cose fui fatto rivedibile per il servizio militare e, in seguito, riformato. Ciò mi permise, con la collaborazione di un politico col quale lavoravo, di essere assunto, come invalido civile, presso il ministero per i beni culturali, così mi sposai per la prima volta solo per senso del dovere nei confronti di una ragazza con la quale stavo già da tanto tempo. Non avevo perso le mie abitudini, né gli “amici” e così finii per coinvolgere anche mia moglie in quelle storie, ma col tempo, cominciai a tradirla, fino a che conobbi, per la prima volta, i testimoni di Geova. La cosa mi affascinava ma, proprio per il mio mancato carattere, mi feci convincere da una collega molto colta ed altolocata che mi disse che quelle dei testimoni di Geova erano tutte delle bugie. Così, dopo poche considerazioni bibliche, abbandonai tutto. Più deluso di prima, all’età di 20 anni, ripresi le mie vecchie abitudini e, col tempo lasciai mia moglie per poi tornarci dopo pochi mesi. Ma non fu cosa: il mondo mi travolse e tornai, come dice la Bibbia in 2° Pietro 2:22, a rivoltolarmi nel fango. Ripresi così a fare uso di hascisc, alcol, coca e farmaci e, cosa ancora più grave, a tradire mia moglie, fino a che una di queste rimase incinta, ma non volevo assolutamente restarle accanto, ma ora attendevo un figlio. Rilasciai mia moglie e questa volta definitivamente. Per l’annullamento del matrimonio dalla sacra rota, la chiesa voleva 12 milioni e la complicità di falsi testimoni, affinché dichiarassero che il nostro matrimonio avesse dell’inverosimile, così mi separai normalmente come per prassi. Costretto, andai a convivere con questa donna. Sprofondai ancora di più in quelle sostanze, rischiando anche di perdere il posto di lavoro come agente di pubblica sicurezza. Molte volte mi trovavo buttato sui marciapiedi, privo di conoscenze, per le strade più note della mia città. Arrivavo al lavoro alle ore 8.00 di mattina, barcollando. I miei familiari, i miei colleghi e le persone a me più care, persero tutte le speranze e così smisero di cercare di recuperarmi. Non volevano più vedermi, ero diventato pericoloso sia per me che per loro. Puzzavo di alcol e di sudore. Ho fatto le cose più brutte, che solo a pensarle, me ne vergogno. Disperato, passavo tutto il giorno a casa di un “amico” che stava agli arresti domiciliari, lasciando sole a casa, mia figlia già nata e la mia convivente senza dargli alcun sostegno, consumando tutto il mio stipendio ai vizi e al gioco. In compagnia di questo ragazzo ho rischiato grosso, divenni una persona incontrollabile e intrattabile. Non volevo vedere più nessuno, per me esisteva solo l’alcol, l’hascisc, ecc. Fino a quando, un bel giorno, casualmente, un testimone di Geova , approfittando di un contrattempo che gli aveva impedito di incontrarsi con un fratello, essendo stato amico intimo del cognato di questo mio “amico” agli arresti domiciliari, bussò alla sua porta, mentre io mi trovavo con lui, in condizioni pietose: ne sortì una bella conversazione. Gli dissi che ero determinato a spassarmela sotto ogni aspetto, e così il fratello mi fece leggere la scrittura di Salmo 37:10, 11. Fu da allora che la mia vita ha cominciò a cambiare. Quelle sostanze di cui facevo uso mi avevano compromesso seriamente le mie facoltà mentali, ma io ero determinato a servire Geova. Acquistavo sempre più conoscenza di Geova e dei suoi propositi, sentivo lo spirito di Geova operare su di me e la mia fiducia in lui aumentava ogni giorno di più. Geova mandò da me proprio il fratello di cui avevo bisogno per cambiare, anch’egli con un passato turbolento. Tornato a casa con il libro “Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca” e una Bibbia, la mia compagna vide che il mio viso era raggiante , al punto che non la maltrattai come ero solito fare, piuttosto cominciai a parlarle di un nuovo mondo che la Bibbia promette ci sarà qui sulla terra tra breve, della fine della malvagità e delle sofferenze, e di una vita familiare felice e gioiosa. Lei si accorse che quel giorno era accaduto in me qualcosa di davvero straordinario. Abbandonai quelle amicizie e pian piano anche quelle sostanze. Non è stato affatto facile perché quelle sostanze avevano ormai preso il controllo di tutto il mio corpo. Qualche volta sono caduto nel laccio dell’alcol anche dopo 10 anni, quando ero già un testimone, e magari credevo di poter bere almeno un bicchiere di vino al giorno: ma nel mio caso specifico, non fu assolutamente possibile. Fino a che, come Giobbe, dovetti fare un patto con Geova: Giobbe per gli occhi, io per la bocca. Promisi a Geova che non avrei più toccato neanche un bicchiere di alcol. Tutti cominciarono a notare qualcosa di sorprendente, non ero più quello di una volta e perciò acquistarono gradualmente fiducia in me. I miei cambiamenti erano evidenti a tutti, inoltre misi le cose in ordine anche con la legge e con lo stato. Da allora non ho mai smesso di ringraziare Geova per quello che ha fatto per me e la mia famiglia. Solo lui poteva riuscire in tutto questo, e lo ha fatto. Ora la mia vita è davvero cambiata e in meglio. Spero e prego tanto Geova che tutti i giovani di oggi e tutte le famiglie che vivono quelle penose situazioni, possano anche loro avere la mia stessa possibilità: conoscere Geova, l’Iddio di verità.
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22/06/2009 19:48

Esperienza di Frank Mannino: credo che nulla, meglio di questa esperienza possa dimostrare quanto sia preziosa l'opera svolta dai TdG.

Ero un fuorilegge
ERA il 1° maggio 1947. Circa tremila persone, tra cui donne e bambini, si erano radunate presso un valico montano della Sicilia per celebrare l’annuale festa dei lavoratori. Erano ignare del pericolo che si annidava sulle alture circostanti. Forse vi sarà capitato di leggere del materiale o di vedere film ispirati al tragico episodio che seguì: la strage di Portella della Ginestra. Vi persero la vita 11 persone e 56 rimasero ferite.
Io non presi parte a quell’eccidio ma appartenevo alla banda di separatisti che lo organizzò. Il capo della banda era Salvatore Giuliano, che conoscevo sin dall’infanzia essendo entrambi del paesino di Montelepre. Lui aveva solo un anno più di me. Nel 1942, all’età di 19 anni, mentre era in corso la seconda guerra mondiale, fui chiamato alle armi. In precedenza, lo stesso anno, mi ero innamorato di una ragazza, Vita Motisi, e l’avevo sposata. Abbiamo poi avuto tre figli, il primo dei quali nacque nel 1943.
Perché divenni un fuorilegge
Nel 1945, l’anno in cui finì la seconda guerra mondiale, entrai a far parte del IV gruppo dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza Siciliana (EVIS). Era l’elemento paramilitare del partito separatista noto come Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS). Salvatore Giuliano, già ricercato dalla polizia, era stato incaricato dalle alte sfere dell’EVIS e del MIS di assumere il comando del nostro gruppo.
Ciò che ci univa era l’amore per la nostra terra e per la nostra gente. Ce l’avevamo con quelle che a nostro avviso erano ingiustizie. Abbracciai dunque la causa della banda Giuliano: separare la Sicilia dall’Italia e annetterla, come 49° stato, agli Stati Uniti d’America. C’era motivo di credere che questo fosse possibile? Sì senz’altro, poiché funzionari del MIS ci avevano assicurato di avere strette relazioni con il governo di Washington e che il presidente degli Stati Uniti, Harry S. Truman, era favorevole all’annessione.
Vita da fuorilegge
Il mio gruppo aveva soprattutto il compito di effettuare sequestri di persone importanti, per chiedere poi un riscatto. In questo modo ci procuravamo i fondi per comprare le cose di cui avevamo bisogno. A nessuno dei sequestrati, che chiamavamo nostri “ospiti”, fu mai fatto del male. Quando li rimettevamo in libertà, davamo loro una ricevuta da usare per ottenere il rimborso del denaro del riscatto che ci era stato pagato. Veniva detto loro che avrebbero potuto usarla per riavere il denaro dopo la nostra vittoria.
Partecipai a una ventina di rapimenti, oltre che ad assalti armati alle caserme dei carabinieri. Ma con sollievo posso dire di non aver mai ucciso nessuno. I nostri violenti sforzi separatisti culminarono nella sconsiderata azione di Portella della Ginestra. Fu organizzata da una dozzina di uomini del gruppo di Giuliano ed era diretta contro il partito comunista.
Anche se quella strage di gente comune — vicini di casa e sostenitori compresi — non era stata premeditata, la popolazione che prima si sentiva protetta e ci sosteneva ora si considerò tradita da noi. Da quel momento la caccia ai componenti della banda Giuliano fu spietata. Molti miei compagni furono arrestati in seguito a “soffiate”. Anch’io caddi in una trappola e il 19 marzo 1950 venni catturato. Quell’estate lo stesso Giuliano fu ucciso.
La prigione e la condanna
Mi trovavo nel carcere giudiziario di Palermo in attesa di processo e la separazione dalla mia giovane moglie e dai miei tre figli mi affliggeva. Tuttavia il desiderio di lottare per ciò che consideravo giusto mi impedì di abbattermi del tutto. Iniziai a occupare il tempo leggendo. Un libro suscitò in me il desiderio di leggere la Bibbia. Erano le memorie di Silvio Pellico, vissuto nel XIX secolo e detenuto per motivi politici.
Pellico scriveva che in prigione aveva sempre avuto con sé un dizionario e una Bibbia. Anche se io e la mia famiglia eravamo cattolici, in effetti non avevo mai sentito parlare della Bibbia. Così feci domanda alle autorità per acquistarne una. Mi fu risposto che era proibito, ma mi diedero i quattro Vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. In seguito riuscii ad avere una Bibbia completa che conservo ancora come un caro ricordo.
Finalmente, nel 1951 ebbe inizio a Viterbo il mio processo. Durò 13 mesi e fui condannato a due ergastoli, nonché a 302 anni di reclusione! Sarei uscito dal carcere solo da morto.
Imparo le verità della Bibbia
Tornato nel carcere di Palermo fui assegnato a una sezione dove era detenuto un altro componente del nostro gruppo, un cugino di Giuliano che era stato arrestato tre anni prima di me. In precedenza egli aveva conosciuto in prigione un testimone di Geova di nazionalità svizzera che gli aveva parlato delle meravigliose promesse della Bibbia. L’uomo era stato arrestato con un altro Testimone di Palermo mentre predicavano la buona notizia del Regno di Dio. (Matteo 24:14) Seppi in seguito che il loro arresto era stato sollecitato da esponenti del clero.
Malgrado le mie attività illegali credevo in Dio e negli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Fui quindi molto colpito apprendendo che la venerazione dei cosiddetti “santi” non era conforme alle Scritture e che uno dei Dieci Comandamenti proibiva l’uso delle immagini nell’adorazione. (Esodo 20:3, 4) Mi abbonai alle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!, la cui lettura mi fu preziosa. Non capivo tutto il contenuto delle riviste, ma più leggevo, più sentivo il bisogno di evadere, non dal carcere, ma dalla prigionia della falsità religiosa e della cecità spirituale.
Compresi che per piacere a Dio dovevo spogliarmi della mia vecchia personalità e rivestirne una nuova, una personalità mansueta e simile a quella di Cristo Gesù. (Efesini 4:20-24) Fu un cambiamento graduale, ma iniziai subito a darmi da fare per aiutare i compagni di prigionia e cercai immediatamente di parlare loro delle magnifiche cose che imparavo. Nel 1953 iniziò quindi un periodo gioioso per me. Ma dovetti affrontare vari ostacoli.
L’opposizione del cappellano
Dopo sei mesi da che mi ero abbonato, la consegna delle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi! fu interrotta. Mi recai dall’addetto alla censura, che controllava la corrispondenza dei detenuti, e gli feci presente il fatto. Mi disse che era stato il cappellano del carcere a far sospendere la consegna.
Chiesi subito di essere ricevuto dal cappellano. Ebbi con lui una discussione nel corso della quale gli mostrai dalla Bibbia quel poco che sapevo, ovvero scritture concernenti l’uso delle immagini nell’adorazione come Esodo 20:3, 4 e Isaia 44:14-17. Gli lessi anche Matteo 23:8, 9, dove Gesù dice di ‘non chiamare nessuno padre nostro sulla terra’. Il cappellano, risentito, rispose che non potevo capire la Bibbia perché ero ignorante.
Se non avessi già iniziato a cambiare la mia personalità avrei reagito chissà come. Invece, rimanendo calmo, risposi: “Sì, è vero, sono ignorante. Ma lei che ha studiato non ha fatto nulla per insegnarmi le verità della Bibbia”. Il sacerdote ribatté che per ricevere la letteratura dei testimoni di Geova avrei dovuto presentare istanza di abiura del cattolicesimo al Ministero di Grazia e Giustizia. Lo feci immediatamente, ma la mia richiesta non fu accolta. In seguito, comunque, potei essere registrato come testimone di Geova e ricevere di nuovo le riviste. Ma solo dopo molte insistenze.
Una Sala del Regno nel carcere
Da tempo chiedevo al direttore un lavoro retribuito all’interno del carcere per guadagnare qualcosa da inviare alla mia famiglia. Mi rispondeva sempre che, se l’avesse concesso a me, avrebbe dovuto darlo anche ad altri, e questo non era possibile. Ma la mattina del 5 agosto 1955 il direttore mi comunicò una bella notizia: avrei cominciato a lavorare come scrivano nel carcere.
Svolgendo questa mansione potei guadagnarmi la stima del direttore del carcere, dal quale ottenni il permesso di usare un magazzino per tenervi delle riunioni per lo studio biblico. Così nel 1956, utilizzando il legno di vecchi schedari, preparai delle panche per quella che poteva essere considerata una Sala del Regno, come si chiamano i luoghi di adunanza dei testimoni di Geova. Ogni domenica mi incontravo lì con altri detenuti, e alle nostre trattazioni bibliche c’erano a volte ben 25 presenti.
Il sacerdote venne presto a conoscenza di queste adunanze e andò su tutte le furie. Così, nell’estate del 1957 fui trasferito da Palermo allo stabilimento penale di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba, carcere che allora aveva una triste fama.
Battesimo nel carcere
Al mio arrivo fui messo in cella di rigore e vi rimasi per 18 giorni. Non mi fu concesso neppure di tenere la Bibbia. In seguito scrissi nuovamente al Ministero di Grazia e Giustizia per ripresentare l’abiura. Ma stavolta chiesi aiuto alla filiale dei testimoni di Geova a Roma. Dopo dieci lunghi mesi arrivò la tanto attesa risposta. Il Ministero aveva riconosciuto il mio cambiamento di religione! Questo mi permise non solo di riavere Bibbia, riviste e altra letteratura biblica, ma di ricevere anche regolari visite da parte di un ministro dei testimoni di Geova.
Provai un’immensa gioia quando ricevetti la prima visita di Giuseppe Romano, un fratello della filiale italiana dei testimoni di Geova. Furono prese disposizioni perché, con il permesso dei funzionari del penitenziario, potessi finalmente simboleggiare la mia dedicazione a Geova con il battesimo in acqua. Il 4 ottobre 1958, alla presenza del direttore dello stabilimento penale, del comandante di disciplina e di altri funzionari, il fratello Romano battezzò me e un altro detenuto nella vasca usata per innaffiare il giardino del carcere.
In prigione potevo studiare La Torre di Guardia quasi sempre con altri detenuti. Invece l’annuale Commemorazione della morte di Cristo, svolgendosi dopo il tramonto, dovevo celebrarla da solo in cella. Chiudevo gli occhi, pregavo e mi immaginavo di essere con altri Testimoni.
Discepoli in prigione
Nel 1968 fui trasferito nel carcere di Fossombrone, in provincia di Pesaro. Lì ebbi buoni risultati nel parlare ad altri delle verità bibliche. Lavoravo in infermeria, dov’era facile trovare le occasioni per dare testimonianza. Provai particolare gioia nel vedere il progresso di un detenuto, Emanuele Altavilla. Dopo un paio di mesi di studio capì che doveva applicare il consiglio di Atti 19:19 e distruggere il suo libro di arti magiche. In seguito Emanuele divenne testimone di Geova.
L’anno seguente fui trasferito nel carcere dell’isola di Procida, di fronte a Napoli. La buona condotta mi consentì di lavorare nuovamente nell’infermeria. Conobbi così Mario Moreno, un detenuto, cattolico convinto, anch’egli con un incarico di responsabilità presso l’ufficio ragioneria.
Una sera Mario mi chiese qualcosa da leggere e io gli diedi il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Capì subito l’importanza di ciò che stava leggendo e iniziammo uno studio biblico. Mario smise di fumare i suoi tre pacchetti di sigarette al giorno. Comprese inoltre che doveva comportarsi onestamente anche nel lavoro di ragioneria che svolgeva in carcere. Cominciò a dare testimonianza alla fidanzata e anche lei accettò gli insegnamenti della Bibbia. Poco dopo si sposarono in prigione. La moglie di Mario si battezzò a un’assemblea a Napoli nel 1975. Che gioia provò quando sentì che suo marito si era battezzato lo stesso giorno in carcere!
Mi furono concessi colloqui settimanali con i Testimoni che venivano a visitarmi a Procida. Potevo anche preparare pasti e mangiare con i miei ospiti nella sala colloqui, sino a dieci e più alla volta. Quando mi visitavano i sorveglianti viaggianti dei testimoni di Geova, ottenevo il permesso di assistere ai loro discorsi con diapositive. Una volta, durante la visita di 14 Testimoni, ebbi la gioia di condurre lo studio Torre di Guardia. Evidentemente mi era accordata dalle autorità la massima fiducia possibile. In giorni prestabiliti andavo di cella in cella, verso sera, per compiere l’attività di predicazione.
Nel 1974, dopo avere scontato 24 anni di reclusione in varie prigioni, fui visitato per la prima volta da un giudice che mi incoraggiò a presentare domanda di grazia. Non ritenni opportuno farlo in quanto significava dichiararmi colpevole della strage di Portella della Ginestra, a cui non avevo partecipato.
Occasioni molto gioiose
Nel 1975 entrò in vigore una nuova legge che prevedeva la concessione di permessi d’uscita. Così ebbi l’opportunità di assistere a Napoli alla mia prima assemblea dei testimoni di Geova. Furono cinque giorni indimenticabili durante i quali conobbi molti più fratelli e sorelle di fede di quanti non ne avessi mai visti prima.
Un particolare motivo di gioia fu il fatto di potermi finalmente riunire, dopo tanti anni, con la mia famiglia. Mia moglie Vita mi era rimasta fedele e anche i miei figli, che ormai erano giovanotti di oltre venti e di oltre trent’anni.
L’anno seguente — durante il quale mi furono accordati vari permessi d’uscita dal carcere — mi fu suggerito di presentare istanza per ottenere la libertà. Il magistrato di sorveglianza, nel suo rapporto favorevole all’accettazione della mia domanda, scrisse su di me: “Lo si può affermare senza possibilità di smentita: il Mannino di oggi, rispetto al giovane sanguinario esecutore degli ordini del bandito Giuliano, è un altro uomo: è del tutto irriconoscibile”.
Dopo non molto le autorità carcerarie di Procida chiesero la grazia per me. La grazia fu infine concessa e il 28 dicembre 1978 fui scarcerato. Che gioia essere libero, dopo oltre 28 anni di reclusione!
L’unica speranza di giustizia
Quando effettuavo sequestri per ordine di Salvatore Giuliano combattevo per ciò che credevo avrebbe recato vera libertà alla mia famiglia e alla mia gente. Ma dalla Bibbia ho appreso che per quanto gli sforzi umani siano sinceri, non potranno mai portare la giustizia che da giovane desideravo con tanto ardore. La conoscenza della Bibbia mi ha aiutato a capire che solo il Regno di Dio retto da suo Figlio, Gesù Cristo, può porre fine all’ingiustizia e recare il sollievo di cui c’è un così disperato bisogno. — Isaia 9:6, 7; Daniele 2:44; Matteo 6:9, 10; Rivelazione 21:3, 4.
Molti giornali parlarono del cambiamento avvenuto nella mia personalità grazie alla conoscenza della Bibbia. Per esempio Paese Sera del 20 dicembre 1978 riportò la dichiarazione del direttore del penitenziario di Procida: “Se tutti i detenuti fossero come Frank le carceri potrebbero anche scomparire; la sua condotta è stata irreprensibile, mai una lite, mai un piccolo richiamo”. Un altro giornale, Avvenire del 29 dicembre 1978, sottolineò: “Trattasi di detenuto modello, al di fuori della norma, il cui inserimento supera ogni aspettativa. Rispettoso nei confronti delle istituzioni e della custodia, dotato di una spiritualità fuori del comune”.
Una vita soddisfacente
Dal 1984 servo in una congregazione dei testimoni di Geova in qualità di anziano e pioniere, come vengono chiamati i ministri a tempo pieno. Nel 1990 una guardia carceraria a cui quindici anni prima avevo trasmesso la conoscenza della Bibbia mi telefonò per dirmi che lui e tutta la sua famiglia erano diventati testimoni di Geova.
Ma la gioia più grande l’ho provata nel luglio del 1995, quando ho avuto la grandissima emozione di assistere al battesimo della mia cara moglie Vita, che ha fatto propri — dopo molti anni — gli insegnamenti della Bibbia. Forse un giorno anche i miei tre figli, che per ora non condividono la mia fede, accetteranno ciò che ho imparato dalla Parola di Dio.
Le esperienze avute aiutando altri a conoscere le verità della Bibbia mi hanno procurato una gioia che non ha uguali. Com’è stato piacevole acquistare la conoscenza che conduce alla vita eterna e poterla trasmettere a persone di cuore sincero! (Giovanni 17:3) — Narrato da Franck Mannino.

Tratto da: Svegliatevi! 22/06/1996.



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28/10/2009 23:29

Re:
Walter.Simoni, 24/05/2009 22.46:

Spesso le critiche mosse contro i Testimoni e la loro Organizzazione, vertono a sollevare un timore sociale, quasi fossero un serio pericolo per la famiglia e per la società, attribuendo colpe come: separazioni coniugali dovute all'adesione a questa "setta", problemi psicologici a seguito del "lavaggio del cervello" che viene praticato agli adepti; asocialità, per il loro vivere distaccati dal "mondo",...

E' proprio vero che i tdG sono un serio pericolo per la società? Corrisponde a verità l'accusa di essere la causa della rovina di migliaia di famiglie a motivo della scelta fatta da uno dei coniugi o dal figlio, di seguire questa religione? Ci sono testimonianze di uomini e donne che possono dichiarare: "I tdG mi hanno reso una persona migliore!"?



Dire che i testimoni siano un pericolo per la società è fazioso e assurdo. I TdG, con il loro rispetto per le leggi e i loro valori morali non fanno altro che migliorare la società che li circonda.
In merito all' "asocialità" avrei invece qualcosa da dire:
I TdG sono scoraggiati a frequentare "persone del mondo", ossia tutti coloro che non sono TdG, tra cui compagni di scuola, colleghi di lavoro, parenti. Questo perchè chiunque non sia TdG viene automaticamente bollato a "cattiva compagnia" con base biblica 1 Cor 15:33 "Le cattive compagnie corrompono le utili abitudini".
Tale divieto viene presentato spesso nei discorsi (ne ho ascoltati parecchi in cui venina affrontata questa tematica) e compare anche nelle pubblicazioni WTS. Inoltre il TdG che frequenta persone del mondo non viene visto di buon occhio dalla congregazione e, se è il caso, può essere esonerato dai "privilegi", ossia manzioni da assolvere in sala del regno.
Ora, capisco che sia corretto scoraggiare, anche energicamente, il TdG, soprattutto giovane, dal frequentare persone poco affidabili, che bevono, fumano, vanno a donne, o fanno altre cattive azioni. Ma questo non significa demonizzare tutti coloro che non sono TdG. Vi posso garantire che esistono molte persone non TdG che hanno valori morali saldi come quelli dei TdG. Perchè esonerarsi dal frequentare anche loro? Non vi sembra un atteggiamento un pò estremista e razzista?





Continuiamo a donare.

http://www.youtube.com/watch?v=WmxT21uFRwM

http://www.youtube.com/watch?v=EqaSOpEF3mM
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Re: Re:
(Oreste), 10/28/2009 11:29 PM:


...
Ora, capisco che sia corretto scoraggiare, anche energicamente, il TdG, soprattutto giovane, dal frequentare persone poco affidabili, che bevono, fumano, vanno a donne, o fanno altre cattive azioni. Ma questo non significa demonizzare tutti coloro che non sono TdG. Vi posso garantire che esistono molte persone non TdG che hanno valori morali saldi come quelli dei TdG. Perchè esonerarsi dal frequentare anche loro? Non vi sembra un atteggiamento un pò estremista e razzista?



Penso che valga la pena di distinguere tra associazione continuata e associazione occasionale. Se partiamo dal presupposto che ogni relazione con altre persone da luogo ad una influenza reciproca tra le persone coinvolte, allora nel caso di associazione continuata entrano in gioco gli obiettivi che una persona vuole perseguire nella vita.
Tutti conosciamo il proverbio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare" e naturalmente c'è del vero in questa frase.
Chi sceglie di vivere da TdG si impegna davanti a Dio a condurre uno stile di vita di un certo impegno. Associarsi in maniera continuata e nel tempo libero con chi ha altre mete non puo' che fare a pugni con questa sua scelta. Alla fine il conflitto è praticamente inevitabile, visto che si finirebbe per trascurare le compagnie interne alla congregazione.

Simon
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29/10/2009 22:02

Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 29/10/2009 21.57:



Penso che valga la pena di distinguere tra associazione continuata e associazione occasionale. Se partiamo dal presupposto che ogni relazione con altre persone da luogo ad una influenza reciproca tra le persone coinvolte, allora nel caso di associazione continuata entrano in gioco gli obiettivi che una persona vuole perseguire nella vita.
Tutti conosciamo il proverbio "chi va con lo zoppo impara a zoppicare" e naturalmente c'è del vero in questa frase.
Chi sceglie di vivere da TdG si impegna davanti a Dio a condurre uno stile di vita di un certo impegno. Associarsi in maniera continuata e nel tempo libero con chi ha altre mete non puo' che fare a pugni con questa sua scelta. Alla fine il conflitto è praticamente inevitabile, visto che si finirebbe per trascurare le compagnie interne alla congregazione.

Simon



Ma qunto dici vale solo nei confronti delle potenziali "cattive compagnie", oppure anche nei confronti di quelle "persone del mondo" che hanno dei sani valori morali e che rispettano la fede dell'amico TdG?





Continuiamo a donare.

http://www.youtube.com/watch?v=WmxT21uFRwM

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30/10/2009 12:28

(Oreste), 28/10/2009 23.29:



Dire che i testimoni siano un pericolo per la società è fazioso e assurdo. I TdG, con il loro rispetto per le leggi e i loro valori morali non fanno altro che migliorare la società che li circonda.
In merito all' "asocialità" avrei invece qualcosa da dire:
I TdG sono scoraggiati a frequentare "persone del mondo", ossia tutti coloro che non sono TdG, tra cui compagni di scuola, colleghi di lavoro, parenti. Questo perchè chiunque non sia TdG viene automaticamente bollato a "cattiva compagnia" con base biblica 1 Cor 15:33 "Le cattive compagnie corrompono le utili abitudini".
Tale divieto viene presentato spesso nei discorsi (ne ho ascoltati parecchi in cui venina affrontata questa tematica) e compare anche nelle pubblicazioni WTS. Inoltre il TdG che frequenta persone del mondo non viene visto di buon occhio dalla congregazione e, se è il caso, può essere esonerato dai "privilegi", ossia manzioni da assolvere in sala del regno.
Ora, capisco che sia corretto scoraggiare, anche energicamente, il TdG, soprattutto giovane, dal frequentare persone poco affidabili, che bevono, fumano, vanno a donne, o fanno altre cattive azioni. Ma questo non significa demonizzare tutti coloro che non sono TdG. Vi posso garantire che esistono molte persone non TdG che hanno valori morali saldi come quelli dei TdG. Perchè esonerarsi dal frequentare anche loro? Non vi sembra un atteggiamento un pò estremista e razzista?





Caro Oreste,
spesso i nostri detrattori tendono a strumentalizzare alcuni consigli biblici dati dalla nostra organizzazione allo scopo di metterci in cattiva luce.
Il principio di 1 Corinti 15:33 viene applicato principalmente alle cattive compagnie, nel senso assoluto del termine. Una cattiva compagnia può essere una "persona del mondo" o anche un TdG che non ha una condotta esemplare, infatti spesso questa scritture viene applicata all'interno della congregazione così come del resto l'apostolo Paolo, nel momento della stesura, l'applicava nei confronti di compagnie fuorvianti della congregazione stessa.

Quindi l'esortazione che viene data ai TdG, soprattutto giovani, è quella di stare alla larga da compagnie non buone. Queste sono primariamente quelle persone che compiono cattive azione in maniera lampante, che violano i principi biblici in maniera del tutto normale e impenitente.

Ma che dire di quelle "persone del mondo" che hanno dei sani valori morali e che apparentemente non violano alcun principio? Sono da considerarsi anch'esse cattive compagnie?

Per i TdG una buona compagnia non è soltanto una persona che ha una condotta pulita, ma anche chi è in grado di dare un buon incoraggiamento spirituale ai propri fratelli. Una persona che non professa la fede dei TdG, ovviamente non va in predicazione, non studia la Bibbia, non frequenta le adunanze, tutti aspetti fondamentali indispensabili per la vita spirituale di un buon TdG. Una persona che non incoraggi tali cose, può essere una buona compagnia per un TdG? Difficilmente! Addirittura col tempo, anche involontariamente, potrebbe sviare il TdG da queste buone abitudini spirituali trasportando le sue attenzioni altrove. Per questo motivo viene consigliato di frequentare prevalentemente i propri comapagni di fede.

Naturalmente non bisogna essere estremisti, non c'è niente di male se ogni tanto si va in pizzeria con i colleghi di lavoro o i compagni di scuola o si svolgono altre attività insieme. In ultima analisi la scelta su quali persone frequentare è individuale, ma giustamente, la nostra organizzazione da dei giusti consigli in merito.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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30/10/2009 17:34

Caro Roberto,
se le cose stanno come le hai esposte tu, non posso far altro che rispettare il vostro punto di vista, per quanto comunque non mi trovi d'accordo al cento per cento.

Personalmente sarei a favore di una fratellanza multietnica, multirazziale e multireligiosa. So che per quanto riguarda le prime due voi date un eccellente esempio, mentre per la terza un pò meno. Comunque apprezzo il fatto che non vi priviate di evangelizzare le persone del mondo e in certi casi anche di aiutarle (lo so per esperienza), questo è già qualcosa.



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Re:
(Oreste), 30/10/2009 17.34:

Caro Roberto,
se le cose stanno come le hai esposte tu, non posso far altro che rispettare il vostro punto di vista, per quanto comunque non mi trovi d'accordo al cento per cento.

Personalmente sarei a favore di una fratellanza multietnica, multirazziale e multireligiosa. So che per quanto riguarda le prime due voi date un eccellente esempio, mentre per la terza un pò meno. Comunque apprezzo il fatto che non vi priviate di evangelizzare le persone del mondo e in certi casi anche di aiutarle (lo so per esperienza), questo è già qualcosa.



Caro Oreste,
come tu stesso hai ammesso a noi stanno a cuore anche coloro che non condividono la nostra stessa fede. Se noi andiamo a predicare a quella gente che ci insulta e che ci sbatte la porta in faccia, in ultima analisi lo facciano perchè a noi sta a cuore la loro vita.





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