Anche se alcune specie vegetali possono sopravvivere sott'acqua è pobabile che i cataclismi provocati dal diluvio abbiano distrutto gran parte della vegetazione esistente.
A testimonianza di un evento di portata così globale che distrusse la vegetazione arborea pre-diluviana c'è la curiosa evidenza, curiosa se non si crede all'universalità del Diluvio, che il più vecchio albero tutt'ora "vivente" è il californiano Pino Bristlecone il cui tronco presenta circa 4.600 anelli di crescita.
La domanda ora da porsi diventa la seguente: Come mai non esistono alberi più vecchi di 4.600 anni?
Nulla vieterebbe al venerando Pino di vivere anche 5.000 o 6.000 anni. La risposta potrebbe essere che il Diluvio cancellò qualsiasi testimonianza arborea pre-diluviana.
Come fece la vegetazione a ricrescere?
Probabilmente la maggior parte della vegetazione pre-diluviana contribuì alla formazione di depositi di carbone evitando processi di fossilizzazione. E' plausibile che tronchi e vegetazione in genere abbiano formato grovigli di matera galleggiante laddove le forze distruttive in opera al Diluvio furono meno intense. In essi si potrebbero essere conservati semi e aver distribuito in ogni parte del globo il loro carico di vita (alcuni semi possono resistere sott'acqua anche per trenta mesi).
In questo scenario alberi e altre forme di vita vegetale ricominciarono a crescere terminato il Diluvio. Il Tek raggiunge i diciotto metri d'altezza in soli quindici anni e il Musanga può raggiungerne i ventiquattro metri in quattordici anni soltanto.
L'isola di Krakatoa devastata completamente dall'eruzione del suo vulcano si ricoprì di foreste in meno di cinquant'anni.
Da non trascurare poi il fatto che il gigantesco natante non servì solo alla sopravvivenza dal Diluvio, ma fornì anche cibo e servì da gigantesca stiva non solo per gli animali e l'uomo, ma anche per il sostentamento dei medesimi. Noè ha sicuramente imbarcato nell'arca della vegetazione in abbodanza.
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"Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. E invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnarne la certezza" - B. Pascal