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Nascita dei vangeli sinottici - Jean Carmignac

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 22:07
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12/08/2009 22:39

Edizioni S. Paolo con l'imprimatur Vaticano!
L'autore, Jean Carmignac, era un esperto traduttore dei testi ebraici di Qumran. A proposito del testo greco dei sinottici afferma:

"Essi sono stati redatti da gente che scriveva bene, ma secondo i procedimenti semiti, e che sono stati tradotti in un greco molto corretto da altre persone che volevano ricalcare i termini dei primi. L'apparenza è perfettamente greca, troppo greca per venire da persone che possedevano male questa lingue; ma la realtà è perfettamente semitica, talmente semitica da non poter provenire che da persone che si esprimevano del tutto naturalmente nella loro lingua materna."

Personalmente concordo con l'idea della traduzione in greco. L'autore è certamente piu' qualificato di me per argomentare! [SM=g28002]

Simon
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13/08/2009 10:58

E' un ottimo libro, che non può mancare nelle nostre biblioteche. Chi non ce l'ha corra subito ai ripari! [SM=g27988]

Jean Carmignac (1914-1986) è stato uno dei maggiori sostenitori della derivazione semitica del testo dei Vangeli sinottici. Borsista dell'Académie des Inscriptions et Belles-lettres all'École Biblique di Gerusalemme negli anni 1954-55, si interessò ai manoscritti di Qumran e pubblicò alcune traduzioni dei rotoli (cfr. J. Carmignac et al., Les textes de Qumran, Paris, 1961). Fu uno dei più grandi esperti del linguaggio dei rotoli del Mar Morto che studiò per anni accumulando conoscenze importanti nella lingua ebraica/aramaica del periodo intertestamentario. Nel 1958 ha fondato la Revue de Qumran del quale è stato per anni direttore, coadiuvato da Émile Puech a partire dal 1976. Il suo libro La Nascita dei Vangeli Sinottici (1984 ed. francese), doveva essere una anticipazione dei suoi studi riguardanti il sostrato semitico dei Vangeli, purtroppo Carmignac morì due anni dopo e non potè portare a termine il suo lavoro.

E' stata comunque fondata l'Associazione Jean Carmignac www.abbe-carmignac.org/
[Modificato da christofer2006 13/08/2009 11:33]
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14/08/2009 09:44

Assolutamente da leggere, anche se fortemente avversato dai biblisti in genere. Grelot scrisse un saggio per demolire le tesi di Carmignac e i suoi scritti (questo libro era solo l'introduzione a quattro grandi volumi) lasciati alla morte non sono mai stati pubblicati.

Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
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14/08/2009 09:49


Scandalo a Parigi per il caso Carmignac


tratto da: Il Sabato, 1.2.1992, n. 5, p. 54-58.
di Antonio SOCCI e Norberto Liffschitz

Aveva sostenuto con prove scientifiche la storicità dei vangeli. Per questo la cultura cattolica ufficiale l'ha perseguitato in vita e censurato dopo. «Il Sabato» ricostruisce il caso Carmignac.


Cosa sappiamo di Gesù? I Vangeli sono attendibili? Sono i testimoni oculari a riferire o narrazioni tarde? Queste domande sono esplose contemporaneamente sulle copertine del settimanale francese «L'Express» e di quello tedesco «Stern», sul primo numero del 1992. Gli «esperti cattolici» interpellati hanno affondato ogni speranza di "ritrovare l'ossatura storica che esiste sotto la carne dell'interpretazione credente dei testi". Charles Perrot, titolare della cattedra di Nuovo Testamento all'Institut catholique di Parigi, orgoglio della teologia francese, fa piazza pulita per esempio dei miracoli di Gesù che i Vangeli riferiscono: "all'epoca tutto era miracolo, posto sotto la sovranità di Dio, anche il piccolo fiore che nasceva". Un altro notabile dell'Institut, padre Pierre Grelot, già membro della Pontificia Commissione Biblica, in un suo studio, ironizza su quelli che giurano sulla "stretta conformità alla lettera delle parole di Gesù così come la tradizione evangelica le riporta, e la storicità senza sfumature di tutti i dettagli narrativi". Per Grelot, un conto è "la storia vissuta" un altro "l'arte della narrazione". Anticamente "il rispetto della documentazione non impediva allo storico di intercalare brani di sua invenzione... materiali leggendari ma preziosi che i moderni avrebbero eventualmente scartato". Grelot mette in guardia dai «fondamentalisti»: "per costoro la certezza della fede ci fa sapere a priori che il Vangelo è vero".

Così il sociologo Niklas Luhmann in «Funzione della religione» (tradotto adesso in Italia dall'editore cattolico Morcelliana) invita a scegliere quelle più utili fra le "considerevoli invenzioni dogmatiche" della Chiesa, invitando a disfarsi del resto. Per esempio "una teologia cristiana dovrebbe poter rinunciare al mito aggiuntivo della resurrezione".


REGIME

Un potente establishment dentro la Chiesa sembra avere il diritto di veto e a quanto pare nemmeno il prefetto dell'ex Sant'Uffizio può permettersi di difendere la storicità dei Vangeli. E appena uscito infatti un numero della «Revue biblique» dove padre Grelot fa le bucce con la matita rossa e blu a un saggio del cardinal Ratzinger appena pubblicato nel volume «L'esegesi cristiana oggi» (a cura di Ignace de la Potterie, edizioni Piemme). E' lo stesso Grelot e lo stesso establishment che ha censurato per vent'anni una scoperta come quella del 7Q5 di padre O'Callaghan. Ma c'è un altro caso clamoroso di censura: riguarda padre Jean Carmignac. Attorno ai suoi manoscritti si sta svolgendo un vero giallo. «Il Sabato» si è messo sulle loro tracce e può ricostruirlo.


L'INGANNO SUL PADRE NOSTRO

Questo "santo prete alla maniera del Curato d'Ars", come ce lo descrive Roger Le Masne che fu suo discepolo, era uno dei più grandi esperti al mondo di studi biblici, soprattutto un luminare dell'ebraico e dell'aramaico parlato ai tempi di Gesù. Era un grande conoscitore dei manoscritti del Mar Morto. Sarà lui nel 1958 a fondare e dirigere la «Revue de Qumran».

"Era molto inquieto per la Chiesa" ricorda Le Masne. Memorabile è rimasta una delle sue battaglie contro l'adozione in francese del Padre nostro ecumenico che recitava: "e non sottometterci alla tentazione", ritenuta ultra calvinista ("Dopo la mia morte" confiderà "troverete nei miei scritti tutta la storia del modo in cui la traduzione attuale è stata ufficializzata e come i vescovi sono stati ingannati dai loro «uffici»").
"Negli ultimi anni della sua vita" racconta ancora Le Masne «era molto soddisfatto degli interventi del cardinal Ratzinger. Lo portavo in auto a Viroflay la sera del giugno 1985 in cui «Le Monde» presentava il libro «Rapporto sulla fede». Non l'aveva ancora letto ‘Sento che amerò questo libro -mi disse- perché «Le Monde» non è contento. E ogni volta che «Le Monde» non è contento in un articolo sulla Chiesa, poi constato che io, invece, io sono contento'". Da più di vent'anni stava lavorando al capolavoro della sua vita.


LA SCOPERTA

Ne aveva avuto la prima intuizione attorno al 15 aprile del 1963. I Vangeli pervenuti fino a noi, si sa, sono scritti in greco. Quel giorno, per uno studio su un testo di Qumran, Carmignac doveva tradurre dei passi del Vangelo di Marco nell'ebraico del tempo di Gesù. Restò di sasso. Quel testo greco ricalcava pedissequamente la struttura dell'ebraico. Sembrava di riportare alla luce un originale semitico. Tutti e tre i Vangeli sinottici obbedivano docilmente alla struttura della grammatica ebraica.

Per padre Carmignac sono "certamente stati scritti in lingua semitica" e i testi greci pervenuti a noi ne sono le traduzioni. Sono pieni di semitismi. Centinaia di casi. Qualche esempio. Il passo di Luca (1,58-79), detto il Cantico di Zaccaria. La seconda strofa recita: "(Così Egli) ha fatto misericordia ai nostri padri / e si è ricordato della sua santa alleanza / del giuramento fatto ad Abramo...". Nella retroversione in ebraico padre Carmignac traduce «far misericordia», il verbo hanan che è la radice di Yohanan (=Giovanni); poi «ricordarsi», cioè dakar, che è la radice di Zakaryah (=Zaccaria); infine «giurare», il verbo shaba che è la radice di Elishaba'at (=Elisabetta). Nel testo greco non c'era nulla ed ecco -se lo si retroverte in ebraico- che emergono i nomi dei tre protagonisti dell'episodio.

Un caso? Ma padre Carmignac di «casi» del genere ne scopre decine e decine. Per esempio Gesù dice: "Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre". Se sotto il greco si suppone l'ebraico si scopre il gioco di parole (pietre='abanim; figli=banim). Gli ebrei amavano questi giochi di parole ed anche Gesù deve averne usati perché i Vangeli ne sono pieni.

Così si spiegano anche le incongruenze fra i tre Vangeli che molti hanno preso a pretesto per togliere loro verità storica Per esempio perché in Matteo (13,17) Gesù dice "molti profeti e «giusti» hanno desiderato vedere quello che voi vedete" e in Luca (10, 24) "molti profeti e «re»"? Tutto si spiega se si pensa che in ebraico «giusti» è WYSRYM e «re» WSRYM.

Di simili errori tecnici, tipici di ogni traduzione, Carmignac ne scopre una quantità. Così riemerge la voce stessa di Gesù, le parole che a quel tempo molti ascoltarono dalle sue labbra. Questa retroversione permette anche di capire meglio il testo. Ad esempio in uno splendido volume mai tradotto in Italia Carmignac scrive: "Bisogna definitivamente rinunciare a tradurre Giovanni 18,36 con ‘il mio Regno non è di questo mondo' (che equivale di fatto a ‘il mio Regno non è in questo mondo'), poiché invece il senso evidente è: ‘la mia Regalità non viene da questo mondo'".

La sorpresa della scoperta aumenta quando il nostro scopre che sono gli stessi Padri della Chiesa a confermare che i Vangeli furono scritti in ebraico (o comunque in lingua semitica). Ecco Papia vescovo di Gerapoli (verso il 130), poi Ireneo, Panteno, Origene, Eusebio di Cesarea e un'altra ventina di autori (fra cui sant'Epifanio e san Girolamo).


UN LIBRETTO CHE CAMBIA TUTTO

Com'è stato possibile ignorare finora testimonianze tanto autorevoli? Perché in epoca moderna ha dilagato il razionalismo biblico nato da Reimarus e Lessing. "Per spiegare «razionalmente» l'origine del cristianesimo" osserva Carmignac "bisognava supporre un certo tempo di fermentazione fra la vita di Gesù e la stesura dei Vangeli. Ma più veniva ritardata la composizione dei Vangeli (fin verso il 130 o 150 per i Sinottici e verso il 170 per Giovanni, secondo F.C. Baur e la scuola di Tubinga), più i semitismi davano fastidio".

Così si è preso a negare. Negare tutto. Se i Vangeli furono davvero scritti in lingua semitica significa che la loro redazione avvenne ancora in ambito palestinese, cioè a ridosso degli anni di Gesù. Carmignac da parte sua nel 1984 raccoglieva in un volumetto, «La naissance des Evangiles Synoptiques», le conclusioni di vent'anni di ricerche.

Conclusioni clamorose per le tendenze dell'esegesi alla moda: attorno al 50 d.C. tutti i Sinottici erano già stati scritti. Le Masne ricorda ancora l'entusiasmo con cui lesse quel piccolo libro: "In effetti dopo quello non si poteva più dire che le parole e gli atti di Gesù sono il prodotto di pie comunità dei primi secoli. Sono invece dei testimoni oculari che, senza intermediari, ci dicono ciò che hanno visto e sentito".

Ma Carmignac sapeva che per l'estabilishment teologico era inammissibile. Così per gli specialisti annunciava la prossima uscita di un volumone: "Elenchi completi, referenze bibliografiche discussioni approfondite. Un tale lavoro è in cantiere e, se Dio vuole, potrà in un prossimo avvenire presentare una dimostrazione ancor più convincente e, speriamo, irrefutabile".

Il buon padre Carmignac sapeva la mole immensa di prove che aveva raccolto in decenni e già fremeva: "Sarà, oso sperare, la base dell'esegesi dei Vangeli sinottici attorno al 2000".


GRELOT ALL'ATTACCO

Ma per quel piccolo libretto che anticipava le conclusioni si scatenò un uragano sul vecchio studioso. Ricorda Le Masne: "Non piacque a certi milieu specialmente ecclesiastici, e lui mi diceva la sua pena, accompagnata da una grande sorpresa, davanti agli attacchi di cui era oggetto e al tono utilizzato, non temo di dire, talora con vera cattiveria". Emblematico il volume di padre Pierre Grelot (lo stesso che oggi attacca Ratzinger). Il suo libro era "contro Jean Carmignac" fin dal titolo. Grelot parla di "una sollecitazione giuntami da Roma" contro le «elucubrazioni» di Carmignac.

Per Grelot la redazione dei Vangeli fra 70 e 100 d.C. è un dogma. Il libro di Grelot contro Carmignac è pubblicato in Italia dalla Libreria Editrice Vaticana. Ecco un saggio dello stile e del calibro scientifico del Grelot: "Stando a Carmignac, le sue ipotesi costituiranno forse la base dell'esegesi evangelica attorno all'anno Duemila. Io penso piuttosto che, a quel tempo, dormiranno nel cimitero delle ipotesi morte. Non si può escludere che, di tanto in tanto, un erudito tenti di dissotterrarle. Ma invano! Quanto a me... avrò gettato qualche prima palata di terra sulla tomba: ipotesi del genere meritano bene un simile omaggio".

Di lì a poco -il 2 ottobre 1986- era padre Carmignac a scendere nella tomba. I suoi ultimi anni furono segnati dal dolore per quella «autentica persecuzione» che aveva subito. Cinque anni dopo la morte nemmeno una pagina di quelle annunciate da padre Carmignac aveva visto la luce. Dove sono finiti i suoi manoscritti? Forse qualche «spirito turbato» ha proceduto a «gettare palate di terra» anche su di essi?


STRANI SILENZI

Da un appunto scritto da Carmignac un anno prima della morte, nel 1985, si scopre che perfino i titoli erano già stati scelti: "Un volume su «Il Magnificat ed il Benedictus in ebraico», e uno su «I semitismi del Nuovo Testamento»".

Raggiungiamo a Parigi l'Association des Amis de Jean Carmignac, costituitasi dopo la sua morte e presieduta oggi da Le Masne: "Quei manoscritti" ci rivela lo stesso Le Masne "si trovano negli archivi dell'Institut catholique. Da cinque anni". Ovvero il cenacolo di Grelot e colleghi. "A noi" spiega ancora Le Masne "non è stato concesso nemmeno di aver accesso alle carte lasciate da Carmignac. Mi risulta che anche altri studiosi -anche della Sorbona- hanno fatto la stessa richiesta. Ma hanno ottenuto la stessa risposta".

Cerchiamo il Cardinal Paul Poupard, oggi prefetto della Congregazione per i non credenti, ma che è stato direttore dell'Institut parigino. Il cardinale ci fa sapere attraverso la sua segreteria: "Non rispondo a nessuna domanda perchè su padre Carmignac non ho nulla da dire".

Padre Emile Puech dell'Ecole biblique di Gerusalemme, attuale direttore della «Revue de Qumran», è uno degli oppositori alle tesi di Carmignac eppure lui ha avuto accesso a quei manoscritti. Gli chiediamo perché dopo cinque anni non una pagina è stata pubblicata: "Perché il materiale che ha lasciato è inutilizzabile. Solo lui in persona poteva concludere il suo lavoro, e poi" aggiunge Puech "ci sono molte note e scritti personali che sarebbe assolutamente inammissibile pubblicare".


APPUNTAMENTO AL 2016

Ma è possibile che dopo venti anni di lavoro con l'anticipazione delle conclusioni non sia rimasto traccia di quei volumi la cui imminente pubblicazione era stata annunciata (titolo già scelto) due anni prima della morte? E perché finora è stato proibita a tutti la loro visione?

Andiamo alla carica. Monsignor Guiberteau, attuale direttore del «Catho», forse per evitare che «Il Sabato» faccia scoppiare un caso, a noi dice stranamente sì: "Parlate con l'archivista". E' una suora, Anne-Marie Abel. Sembrava aspettarsela questa visita. Ci avverte che si possono consultare solo le fotocopie dei codici trovati da Carmignac in tutte le biblioteche d'Europa (antiche retroversioni dei Vangeli in ebraico). E che dal 1° gennaio del 2016 sarà possibile consultare anche il resto: "Ma si tratta solo di schede, vi assicuro: solo schede di libri. Nessun manoscritto, né quaderni, né bloc notes. Nient'altro". Dunque si è tutto volatilizzato? Ma se si tratta solo di schede di libri perché non permetterne la consultazione già ora? E il carteggio privato a cui ha accennato Puech non c'è? E il dossier sul Padre Nostro di cui parlò lo stesso Carmignac?

Domande inquietanti a cui solo una persona sa rispondere, ma con rivelazioni ancora più inquietanti. Si tratta di Françoise Demanche. E' stata per anni la fedele segretaria di padre Carmignac, fino alla fine dei suoi giorni: "L'archivista esegue gli ordini che ha ricevuto. Ma io ricordo bene che nel marzo 1987 trasportammo 30 scatoloni all'Institut con un inventario preciso di ciò che contenevano. C'erano molti manoscritti e dattiloscritti del padre divisi per dossier: lettere, Chiesa di Francia, traduzioni liturgiche, Qumran, semitismi, escatologica, eccetera. Nel suo testamento ha voluto che fossero custoditi lì perché lui vi era stato Professore. Ma purché fossero ben conservati e messi a disposizione di tutti gli studiosi. Per il volume sui «Semitismi del Nuovo Testamento» i documenti relativi furono affidati, prima del resto degli archivi, a un professore dell'Institut catholique, padre Briend".

Perché questo affidamento? "Padre Carmignac era stato incaricato di scrivere un saggio sui semitismi per la nuova edizione del «Dizionario biblico». Con la sua morte l'incarico passò a padre Briend, ma poi fu un altro a scrivere quel saggio, padre Grelot. E io non so dire dove siano finiti i documenti di padre Carmignac. Ma so con certezza che esistono". Riguardo ai materiali per il libro sul «Magnificat» e il «Benedictus», l'opera era praticamente terminata. Abbiamo scoperto che un esemplare del suo dattiloscritto è in possesso di amici del padre, ma non l'hanno ancora pubblicato perché giuridicamente solo l'Institut catholique ne ha la potestà.


www.storialibera.it/epoca_antica/cristianesimo_e_storicita/vangeli/articolo.php...
[Modificato da christofer2006 14/08/2009 09:49]
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14/08/2009 09:55

Jean Carmignac (1914-1986), nel libro in oggetto, arrivò alle seguenti conclusioni:

1) È certo che Marco, Matteo e i documenti utilizzati da Luca sono stati redatti in una lingua semitica (probabilmente l’ebraico e non l’aramaico);

2) È molto probabile che il nostro Vangelo di Marco sia stato composto in lingua semitica dall’apostolo Pietro;

3) È possibile che l’apostolo Matteo abbia redatto una raccolta di discorsi utilizzata dagli evangelisti Matteo e Luca;

4) La redazione greca del Vangelo di Luca è verosimilmente da collocare intorno al 58-60, quella semitica di Matteo nello stesso periodo, quella semitica di Marco intorno al 50;

5) Se si può riferire a Luca (come fanno alcuni antichi) l’accenno di 2 Cor 8,18-19 al «fratello, la cui lode, a motivo del vangelo, è diffusa in tutte le Chiese» e che viene designato ad accompagnare Paolo nel suo viaggio, intendendo che Paolo pensi al Vangelo scritto, e non solo a quello predicato, allora la redazione di Luca risalirebbe al 50-53 e lì vicino quella definitiva di Matteo, mentre il Marco semitico si collocherebbe nel 42-45;

6) Il Vangelo semitico di Pietro sarebbe stato tradotto in greco da Marco, a Roma, verso il 63 (Carmignac interpreta in questo modo le informazioni tramandateci da Papia di Gerapoli);

7) È verosimile che il traduttore greco di Matteo abbia utilizzato Luca.

8) A proposito dei Vangeli di Matteo e Marco Carmignac (insieme ad altri) utilizzava la presenza di semitismi, ossia di costrutti che non appartengono alla lingua greca, ma risentono della struttura della lingua ebraica, per dedurne l’ipotesi che si tratti di traduzioni dall’ebraico o dall’aramaico.

9) Carmignac era dunque persuaso che i vangeli sinottici, specie quelli di Matteo e Marco, fossero una traduzione greca di un originale semitico. Egli giunse a questa conclusione dopo aver tentato alcune retroversioni dal greco in ebraico, che a suo parere dimostravano una pedestre dipendenza da un originale semitico. La sopraggiunta morte gli impedì di dar alle stampe queste retroversioni commentate, assieme alla documentazione tecnica (in grossi volumi) di cui parlava nel suo volumetto; quest’ultimo infatti costituiva, a detta sua, solamente una presentazione divulgativa delle tesi alle quali stava lavorando da vent’anni. Purtroppo, a distanza di quindici anni, il materiale già pronto non è ancora stato pubblicato, né è accessibile agli studiosi.
[Modificato da christofer2006 14/08/2009 09:56]
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16/08/2009 22:07

Re:
Ho finito di leggere il libro e la sua ipotesi mi sembra affascinante. Tra l'altro cita 49 altri studiosi di altissimo livello, che nell'arco dei secoli hanno sostenuto su basi linguistiche l'origine semitica di almeno un vangelo.
C'è da stupirsi a sentire cominciare la lista con Erasmo da Rotterdam, per continuare col Wellhausen, il Nestle (che a quanto pare non venne mai considerato degno di una cattedra universitaria!!), il francese Lagrange e il Tresmontant. Tra i fautori di lingua ebraica troviamo lo Schonfield, P. Lapide e il Lachs tutti studiosi estremamente seri.

Ce n'è abbastanza per domandarsi perchè questa ipotesi di studio perfettamente legittima viene costantemente sabotata.

Interessanti anche le osservazioni del Carmignac sulla lingua parlata da Gesu': i rotoli del mar Morto testimoniano che l'ebraico, non l'aramaico, era la lingua corrente nelle zone e nel periodo di nostro interesse. Dunque nessuna evidenza in favore dell'aramaico, che in alcuni casi non si accorda nemmeno bene coi i termini usati dal testo greco del NT.

Vale la pena di approfondire.

Simon
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