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Criteri di traduzione della TNM

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2009 08:51
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14/08/2009 18:07

Riflessioni a proposito di Colossesi 2,9
Nella traduzione di questo passo della TNM, ciò che risulta più arduo da capire è la traduzione del relativo termine greco con "qualità divina", cosa piuttosto anomala giacchè sia nella interlineare della WTS, sia nella TNM americana si traduce correttamente con "divinity". La cosa appare però un po' tormentata, perchè nell'Interlineare del 1969, sotto al testo greco,leggiamo: "all the fullness of the godship bodily", mentre in quella del 1985: "all the fullness of the divinity bodily". Per noi italiani invece, è sempre: "tutta la pienezza della qualità divina".
Sorvolo sulle conosciute ragioni di questa scelta lessicale, ai limiti dell'accettabilità grammaticale, per focalizzare invece l'attenzione sul fatto che appare poco chiaro come sia sostenibile che in un angelo, ancorchè il primo tra questi, possa dimorare la "pienezza della qualità divina", giacchè se questa fosse in pienezza non dovrebbe trarre la propria ragion d'essere da qualcosa al di fuori di sè, come la WTS propone.
Non a caso il Corpo Direttivo, parlando della sua versione di Colossesi 2,9 scrive infatti:
«Il modo in cui sono state tradotte queste parole nella TNM delle Scritture Greche Cristiane ha dato origine all'accusa che il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo si sia lasciato influenzare dalle sue credenze religiose. Tale accusa è fondata, ma questo non è stato fatto erroneamente o indebitamente.» (La Torre di Guardia del 15 giugno 1964, p. 383).
Un caro saluto a tutti Angelo
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14/08/2009 23:27

Caro Angelo,


ciò che risulta più arduo da capire è la traduzione del relativo termine greco con "qualità divina", cosa piuttosto anomala giacchè sia nella interlineare della WTS, sia nella TNM americana si traduce correttamente con "divinity"



Non è molto arduo da capire e non è affatto "anomalo" (cosa vorrebbe dire "anomalo"?), ha mai sentito parlare di "equivalenza dinamica"?


La cosa appare però un po' tormentata



Non dovrebbe stupirla, stiamo parlando di un hapax legomenon e dunque è normale che sulla traduzione corretta vi possano essere diversi dubbi.


ai limiti dell'accettabilità grammaticale



Non sono d'accordo con lei, la invito a considerare l'articolo di H.S. Nash, il più completo sull'argomento, in JBL 18, 1-34.


focalizzare invece l'attenzione sul fatto che appare poco chiaro come sia sostenibile che in un angelo, ancorchè il primo tra questi, possa dimorare la "pienezza della qualità divina", giacchè se questa fosse in pienezza non dovrebbe trarre la propria ragion d'essere da qualcosa al di fuori di sè



Ma Gesù non è un angelo, per la teologia dei TdG di Geova (o meglio, per le Scritture!) Gesù è il Figlio unigenito e primogenito di Dio, colui per mezzo del quale sono tutte le cose, comprese le creature spirituali chiamate angeli. Gesù è superiore a tutti gli angeli, poiché solo lui è Figlio di Dio.

Semmai possiamo interrogarci in che senso in Gesù dimora la pienezza della divinità, ed a questo mi pare che faccia riferimento la risposta di Methatron che lei sembra aver ignorato. Ma non vedo cosa c'entrino gli angeli, se mi permette.


Tale accusa è fondata, ma questo non è stato fatto erroneamente o indebitamente



Perché, lei conosce forse qualche traduzione che non sia influenzata dalla teologia/ideologia del traduttore? Più in generale, può esistere una traduzione di qualunque tipo che non sia influenzata dalla comprensione del traduttore? Dove il testo è ambiguo, ovvero dove il contesto linguistico, culturale e immediato non ci vengono più in aiuto, cosa potrà fare il traduttore se non affidarsi alla propria comprensione del testo?

Il problema, come osserva correttamente quella rivista da lei citata, allora, non è l'influenza della teologia, che non è mai eliminabile completamente, ma semmai se questa influenza porta a scelte errate o indebite, ma per quanto possa aver avuto modo di osservare in questi anni di studio la TNM non fa scelte di questo tipo, in nessun caso, compreso Colossesi 2,9.

Shalom


[Modificato da barnabino 14/08/2009 23:38]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
15/08/2009 16:41

Re Colossesi 2,9
Caro Barnabino, sono pienamente d’accordo su quanto asserito nei suoi primi tre interventi e sono infatti io il primo ad ammettere che la traduzione, pur ribadendo che, a mio parere, è ai limiti dell’accettabilità grammaticale, può essere accettata, tenendo conto dell’orientamento teologico dei redattori della TNM, che non è certo qualcosa nato da poco:
«15 Inoltre, il rimanente dell’Israele spirituale aveva atteso da decenni, sì, dal 1876, la fine dei Tempi dei Gentili nell’autunno del 1914. Aspettavano che il messianico regno di Dio fosse allora pienamente stabilito nei cieli e anche che il rimanente dell’Israele spirituale fosse a quel tempo glorificato con Gesù Cristo nel regno celeste. Tutto l’intendimento delle Sacre Scritture era diretto in tal senso o modificato secondo tale idea.» (Vicina la Salvezza dell’uomo dall’Afflizione Mondiale!, 1978, p. 135)
Naturalmente non nego che ogni traduzione risente dei pensieri, teologia, ecc. del traduttore, nessuno può sfuggire “all’umano capestro” della soggettività, essendo laureato in Lingue Straniere lo so bene, ma esistono naturalmente dei distinguo fra caso e caso. Ad ogni modo avremo forse occasione di riparlarne, non usciamo troppo fuori tema.
Avevo letto la risposta di Methatron, ma rimaniamo nel campo delle ipotesi soggettive e io sono normalmente abituato ad esprimermi solo sulla base di dichiarazioni ufficiali (libri, riviste, ecc.) della corrente religiosa in questione (vedi esempio più avanti del Tetragramma). Infatti, come ha potuto notare nel caso di Colossesi 2,9, ammetto subito la possibilità di diverse interpretazioni.
Sul fatto che Gesù non sia un “angelo”, io sono naturalmente più che d’accordo, ma forse ho interpretato male ciò che viene riportato sulle pubblicazioni ufficiali dei TdG. Ne riporto alcune fra le maggiori (e ve ne sono moltissime altre) dove si legge chiaramente che Gesù è un “angelo capo; principale”, chiamato “arcangelo”, ma sempre un angelo, un “rappresentante angelico”:
«Il prefisso “archi” (derivato dal greco ed eliso in “arc”) significa “primo” o “capo” e implica l’unicità dell’arcangelo, l’angelo capo; nelle Scritture “arcangelo” non compare mai al plurale. In 1 Tessalonicesi 4:16 si parla della preminenza dell’arcangelo e dell’autorità di cui è investito, in relazione al risuscitato Signore Gesù Cristo: “Il Signore stesso scenderà dal cielo con una chiamata di comando, con voce di arcangelo e con tromba di Dio, e quelli che sono morti unitamente a Cristo sorgeranno per primi”. Non è dunque irrilevante il fatto che l’unico nome proprio collegato direttamente con la parola “arcangelo” sia Michele. — Gda 9; vedi MICHELE n. 1.» (Perspicacia1, p. 181)
«Indubbiamente in molte occasioni durante la sua esistenza preumana come la Parola, Gesù fu il Portavoce di Geova per persone sulla terra. Anche se da certi versetti potrebbe sembrare che Geova parlasse direttamente con esseri umani, altri versetti spiegano chiaramente che lo fece per mezzo di un rappresentante angelico. (Cfr. Eso 3:2-4 con At 7:30, 35; anche Ge 16:7-11, 13; 22:1, 11, 12, 15-18). Ragionevolmente, nella maggioranza dei casi Dio parlò per mezzo della Parola. Lo fece probabilmente in Eden, poiché in due delle tre occasioni in cui viene detto che Dio parlava, la Bibbia precisa che c’era qualcuno con Lui, senza dubbio suo Figlio. (Ge 1:26-30; 2:16, 17; 3:8-19, 22) L’angelo che guidò Israele nel deserto e alla cui voce gli israeliti dovevano ubbidire rigorosamente perché ‘il nome di Geova era in lui’, poteva quindi essere il Figlio di Dio, la Parola. — Eso 23:20-23; cfr. Gsè 5:13-15.» (Perspicacia1, pagg. 1060-61)
«Le prove scritturali mostrano che Michele era il nome del Figlio di Dio prima che lasciasse il cielo per diventare Gesù Cristo e anche dopo che vi tornò. Michele è l’unico chiamato “arcangelo”, che significa “angelo capo” o “angelo principale”. Questo termine ricorre nella Bibbia solo al singolare. Ciò sembra indicare che Dio ha designato uno soltanto quale capo delle schiere angeliche. In 1 Tessalonicesi 4:16 la voce del risuscitato Signore Gesù Cristo viene definita “voce di arcangelo”, e ciò fa pensare che lui stesso sia in effetti l’arcangelo. Questo versetto lo descrive nell’atto di scendere dal cielo con “una chiamata di comando”. È solo logico dunque che la voce che esprime questa chiamata di comando sia definita con un termine che non sminuisca la grande autorità di cui ora è investito Cristo Gesù quale Re dei re e Signore dei signori. (Mt 28:18; Ri 17:14) Se il titolo “arcangelo” non si riferisse a Gesù Cristo, ma ad altri angeli, l’espressione “voce di arcangelo” non sarebbe appropriata: sarebbe una voce meno autorevole di quella del Figlio di Dio.» (Perspicacia2, pagg. 277-8)
«Arcangelo. Nella Parola di Dio Michele è definito “l’arcangelo”. (Giuda 9) Questo termine significa “angelo capo”. Notate che Michele è chiamato l’arcangelo. Questo fa pensare che esista solo un angelo del genere. Difatti nella Bibbia il termine “arcangelo” ricorre solo al singolare, mai al plurale. Inoltre si fa riferimento a Gesù in relazione al ruolo di arcangelo. Parlando del Signore Gesù Cristo, 1 Tessalonicesi 4:16 dice: “Il Signore stesso scenderà dal cielo con una chiamata di comando, con voce di arcangelo”. Quindi la voce di Gesù viene definita voce di arcangelo. Questo versetto porta a ritenere che Gesù stesso sia l’arcangelo Michele.» (Cosa insegna la Bibbia?, pagg. 218-9 – bh)
Sull’ultimo punto, pur nel rispetto delle reciproche convinzioni, mi permetta di dissentire completamente, perché il testo della TNM non mi sembra avere le caratteristiche da lei citate. Oltre all’inserimento del Tetragramma nel NT senza prove concrete (ripeto concrete, e non elucubrazioni o deduzioni umane), è lo stesso CD che scrive di aver fatto “molte” immissioni nel Testo Sacro. Fece infatti molto scalpore, e per questo non più scritto nelle successive edizioni, ciò che il Corpo Direttivo scrisse nella prefazione della Traduzione del Nuovo Mondo del 1967. Il Comitato di traduzione dichiara infatti di aver inserito nel Testo Sacro molte delle note che, nella precedente edizione in sei volumi, figuravano in calce:
«Poiché l'edizione in un solo volume delle Sacre Scritture non avrebbe avuto note in calce, furono prese molte espressioni delle note in calce pubblicate nella traduzione precedente in sei distinti volumi e riportate nel testo principale dell'edizione in un solo volume.».
(Traduzione del Nuovo Mondo, 1967, pagg. 5-6)
Aggiungo subito che le ragioni di tali immissioni presentate subito dopo nella suddetta Prefazione, che lei certamente conosce e per questo non riporto, non mi convincono perché è la stessa Bibbia che proibisce tali comportamenti. Ogni nota deve rimanere tale e non essere inserita nel testo per nessuna ragione.
Come dicevo, la cosa fece molto scalpore, e la Società pubblicò nel 1986 un’altra edizione italiana in cui la suddetta frase venne eliminata, ma le note nel testo restano e, forse, oggi è peggio perché nessuno è più avvisato di questi abusivi inserimenti.
Mi scuso se non ho riportato le varie sue frasi come ha fatto lei, ma non sono molto bravo per queste cose. Spero che il tutto sia ugualmente chiaro.
Un saluto e un abbraccio Angelo
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15/08/2009 17:18

Caro Angelo,


pur ribadendo che, a mio parere, è ai limiti dell’accettabilità grammaticale, può essere accettata, tenendo conto dell’orientamento teologico dei redattori della TNM



E su questo punto che non sono d'accordo con lei. La traduzione non è ai "limiti dell'accettabilità lessicale" (e non grammaticale, cosa c'entra qui la grammatica?) ma è una corretta traduzione proprio da quel punto di vista, e per questo ti rimando alla lettura dello studio di Nash. L'orientamento "teologico" francalmente qui c'entra poco, è il senso lessicale che viene trasmesso.


Ad ogni modo avremo forse occasione di riparlarne, non usciamo troppo fuori tema



Non stiamo andando affatto "fuori tema" perché per una corretta comprensione del passo è ncessario capire il senso di theotes, che essendo un hepax richiede una certa attenzione.


Sul fatto che Gesù non sia un “angelo”, io sono naturalmente più che d’accordo, ma forse ho interpretato male ciò che viene riportato sulle pubblicazioni ufficiali dei TdG



Infatti ha interpretato male. Né i TdG né le scritture sostengono che il fatto che Gesù sia l'arcangelo lo equipari agli angeli. Gesù è il capo degli angeli, non un angelo. Come è detto "Le prove scritturali mostrano che Michele era il nome del Figlio di Dio prima che lasciasse il cielo per diventare Gesù Cristo".

Che poi Gesù sia il principale messaggero o Parola di Dio non ne fa un angelo in senso stretto: per i TdG gli angeli sono creati per mezzo di Gesù e dunque, in questo senso, Gesù è superiore agli angeli.


Sull’ultimo punto, pur nel rispetto delle reciproche convinzioni, mi permetta di dissentire completamente, perché il testo della TNM non mi sembra avere le caratteristiche da lei citate



Potrebbe fare qualche esempio specifico? Sinceramente farsi apoditiche d questo tipo dicono poco o nulla. Nel forum sono aperti 3d in cui si discutono sinoli passi, se pensa che la TNM abbia tradito il testo non le sarà difficile dimostralo.


Oltre all’inserimento del Tetragramma nel NT senza prove concrete (ripeto concrete, e non elucubrazioni o deduzioni umane)



A me risulta che le prove ci sono, e piuttosto concrete, non si tratta di deduzioni umane ma di filologia. D'altronde i traduttori cattolici hanno reso YHWH con SIGNORE nell'AT, non si vede allora il problama a farlo nel NT, non pensa?


Il Comitato di traduzione dichiara infatti di aver inserito nel Testo Sacro molte delle note che, nella precedente edizione in sei volumi, figuravano in calce



Mi può fare un "esempio" di queste note introdotte nel testo, perché la mia impressione è che lei non abbia capito di cosa si stia parlando. Le note della TNM infatti sono tuttalpiù di critica testuale e non teologiche.

Shalom







[Modificato da barnabino 15/08/2009 17:19]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
15/08/2009 18:47

Re Colossesi 2,9
Caro Barnabino, il discorso, com'è inevitabile del resto, si sta allargando e io mi riservo di rispondere una per una a tutte le sue belle e interessanti riflessioni, così come a quella di Methatron.
Lei però mi sta chiedendo, anche se con ragione perchè ho cominciato io, di entrare nel merito della stesura della TNM e mi dispiacerebbe, appena entrato nel Forum, criticare il modo in cui è stato scritta dagli autori di Brooklyn. Oltretutto, non avendo fatto io l’inserimento, non sarei certo in grado di sapere con esattezza i versetti con l’aggiunta delle note, ma solo di evidenziare quelli non corrispondenti ai circa 7.000 manoscritti in nostro possesso. Prendo solo atto che è stato fatto.
Tralascerei anche , sempre per il momento, il soggettivo tema della traduzione dei singoli passi, per lo stesso motivo.
Rimanderei perciò, se è d'accordo, questi due punti ad una successiva riflessione e, pur rimanendo in fondo nel merito, focalizzare la nostra attenzione sulle motivazioni dell’inserimento del Tetragramma nel Nuovo Testamento.
Lei scrive: “A me risulta che le prove ci sono, e piuttosto concrete, non si tratta di deduzioni umane ma di filologia. D'altronde i traduttori cattolici hanno reso YHWH con SIGNORE nell'AT, non si vede allora il problema a farlo nel NT, non pensa?”
L’operazione fatta dagli autori della TNM si basa forse sulla filologia ma, come saprà sicuramente, in campo scientifico prende il nome di “Emendamento Congetturale” ed è, come dice il terminestesso, una “congettura”, anche se legittima, ma solo in campo scientifico.
Sia che si basi sulla filologia, sia che sia un’operazione legittima in campo scientifico, ciò non toglie che non si può assolutamente fare con il testo biblico e qui, se proprio si vuole esprimere la propria opinione più o meno scientifica si è obbligati, dalle proibizioni di Dio stesso, a non inserire nulla nel testo senza prove concrete, ma a metterla nelle fatidiche note o eventuali postille.
Se ci sono le prove che il Tetragramma è presente in almeno uno dei circa 7.000 manoscritti ritrovati in tutta l’area del Mediterraneo, le sarei grato se me lo facesse sapere perché io non ne sono a conoscenza.
Per quanto riguarda l’AT il problema è nettamente diverso perché lì ci sono miriadi di prove dell’esistenza nel Testo Biblico del Tetragramma, e la riflessione può orientarsi solo sulla sua traduzione e, anche su questo, se vuole, possiamo in seguito avere una sicuramente interessante riflessione.
Per quanto riguarda il NT, invece, non risultandomi esserci nessuna prova concreta dell’esistenza nel testo del Tetragramma, il problema non è la sua traduzione come per l’AT, ma sapere su basi e prove concrete, il motivo del suo inserimento.
Solo una volta accertata la legittimità del suo inserimento, sulla basi di prove concrete e non deduzioni o congetture umane più o meno scientifiche, potremo poi passare, come per l’AT, a riflettere sulla sua traduzione più o meno corretta.
Un caro saluto Angelo
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15/08/2009 20:50

Caro Angelo,


Oltretutto, non avendo fatto io l’inserimento, non sarei certo in grado di sapere con esattezza i versetti con l’aggiunta delle note



Dunque mi conferma che lei non è in grado di dire cosa consiste questo "inserimento di note nel testo" né di valutarne la portata. Mi scusi, ma posso sapere a che fine lo ha citato in questa discussione? Di che cosa esattamente prenderebbe atto?


ma solo di evidenziare quelli non corrispondenti ai circa 7.000 manoscritti in nostro possesso



Mi dica pure dove la TNM non si atterebbe ai principali mss del NT che abbiamo in possesso, perché a me non mi risulta che lo faccia in nessun passo.


L’operazione fatta dagli autori della TNM si basa forse sulla filologia ma, come saprà sicuramente, in campo scientifico prende il nome di “Emendamento Congetturale” ed è, come dice il terminestesso, una “congettura”, anche se legittima, ma solo in campo scientifico



Non mi risulta che il testo greco si stato emendato, la TNM si limita a tradurre la parola greca con "Kurios" con "Geova" laddove vi sono gli estremi filologici per farlo.

Questo perchè "Geova" nel contesto culturale del I secolo è uno dei possibili significati di kurios, insieme a proprietario, padrone, signore, ecc... o a lei non le risulta che kurios venisse usato come sostituto di Geova?


ciò non toglie che non si può assolutamente fare con il testo biblico



Trovo bizzarro che lei ritenga scorretto tradurre kurios con Geova laddove è considerato normalissimo farlo per l'AT.


Se ci sono le prove che il Tetragramma è presente in almeno uno dei circa 7.000 manoscritti ritrovati in tutta l’area del Mediterraneo, le sarei grato se me lo facesse sapere perché io non ne sono a conoscenza.



Perché? Lei ha delle prove di mss che possano provare che non ci fosse prima del II secolo in ambienti giudeo-cristiano? Dei 7000 mss del NT sono una trentina sono anteriori al IV secolo e nessuno è del II secolo. Se lei conoscesse la storia del trattamento del Nome capirebbe il significato di questa lacuna.


la riflessione può orientarsi solo sulla sua traduzione



Quello che avviene per il NT, la TNM non emanda il testo greco, non aggiunge YHWH nel testo greco, ma si limita, laddove la filologia lo consente, a tradurre kurios con uno dei suoi possibili significati: il nome divino.


Per quanto riguarda il NT, invece, non risultandomi esserci nessuna prova concreta dell’esistenza nel testo del Tetragramma



Se lei ritieni che l'unica prova sia un mss del I secolo non abbiamo prove né a favore né contro. Forse dobbiamo parlare di prove inirette, non crede? Per la mia ipotesi e per la sua, a meno che non mi faccia vedere un mss di qualunque documento in cui YHWH fosse sostituito da kurios nel testo sacro già nel I secolo. Aspetto la sua prova.

Shalom

[Modificato da barnabino 15/08/2009 20:52]
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16/08/2009 21:09

Angelo.23 dice:

Caro Barnabino, prendo atto del fatto che per la seconda volta mi sollecita con delle domande che avrei preferito rimandare e, mio malgrado, accetto perciò di rispondere alle sue argomentazioni presentandole esattamente nell’ordine in cui me le ha poste. Do naturalmente per scontato il rispetto delle reciproche convinzioni e tengo a sottolineare l’assoluta assenza di ogni intenzione polemica, così come ogni pretesa di verità assoluta. Diciamo uno scambio di idee fra amici:
1)L’argomentazione da lei proposta trova risposta nella sua stessa stesura. Ho infatti citato una chiara dichiarazione di inserimento nel Testo Sacro di “molte delle espressioni delle note …”, dichiarazione fatta da una ben nota fonte ufficiale e da me ben precisata: la WTS di Brooklyn. Non vedo perché, non avendo fatto io quella dichiarazione, dovrei assumermi l’onere e la fatica di dettagliarla. Sarebbe un po’ come se qualcuno citasse da una conosciuta e dichiarata fonte ufficiale degli Stati Uniti un tot numero di abitanti, o la lunghezza di una qualsiasi città, fiume, ecc. del territorio USA e, a fronte di eventuali dubbi o dissensi in merito, dovesse essere colui che ha citato a spiegare il come, il dove e il perché di quella dichiarazione. Di una citazione se ne prende atto perché esiste e la si cita per lo stesso motivo. La correttezza sta nel precisare con esattezza la fonte ufficiale. Se qualcuno ha dei dubbi, non si è mai verificato che se la prendesse con chi ha riportato quella dichiarazione, ma si rivolgerà alla fonte della citazione che, nel nostro caso, ho correttamente riportato e che qui ripeto: WTS – Brooklyn. Non mi chieda per favore, né in questo caso, né in altri, di entrare nella mente di qualcuno per esprimere ipotesi e giudizi ai quali, in linea con Matteo 7, non sono uso.
Diverso è il caso del secondo punto che affronteremo subito, in quanto non ho accennato a citazioni e vado perciò a rispondere direttamente.
2)Presenterò ora alcuni esempi tratti dalla TNM, che si discostano in vario modo dai testi dai quali ha avuto origine il NT. A parer mio tali interventi non sono marginali, ma stravolgono completamente il senso dei versetti in questione. Per esigenze di spazio ne presenterò naturalmente solo alcuni, cercando di essere il più breve possibile. Le differenze dai predetti testi sono facilmente verificabili anche nei due Interlineari (KIT) stampati dalla WTS. Anche chi è a completo digiuno della lingua greca, non potrà così fare a meno di notare, nelle due pagine a fronte, le differenze. Anche qui, come faccio sempre, non cito fonti generiche, ma fonti ufficiali della WTS:
Giov. 1,7; 12,32; I Cor. 9,22; I Tim. 2,1-4; 4,10; Fil. 2,29; I Pie 2,17; ecc. Andando a consultare un qualsiasi “Interlineare” (come dicevo anche i due editi in inglese dalla TNM), si può facilmente vedere come “tutti” venga sempre tradotto correttamente (un esempio per tutti Luca 6,26), ma non qui. Per il perché rimando al punto 1. Tranne che per Fil. 2,29 dove nella KIT c’è “such” che ad ogni modo significa “tali” e non “tutti”, in tutti gli altri casi, a fronte di un chiarissimo “pánta” (cioè “tutti”, vedi Pantheon a Roma” troviamo sempre “ogni sorta” con conseguente stravolgimento del senso del versetto. Faccio un piccolo esempio:
Se io dico: “Sono andato a caccia e ho preso tutti gli uccelli”, o qualsiasi azione con qualsiasi altro esempio a piacere, si intende inequivocabilmente che non ne ho lasciato nessuno, sia di uccelli che di qualsiasi altra cosa, ecc.
Se io dico invece: “Sono andato a caccia e ho preso ogni sorta di uccelli”, ecc…, faccio inequivocabilmente intendere che ho preso un numero imprecisato di uccelli, ecc…, ma sicuramente non tutti, addirittura potrebbero essere anche un numero molto basso.
A mio parere questo cambiamento così basilare nel Testo Sacro non si può fare. Vediamo un altro esempio:
I Tim. 4,1; Giov. 4,2: qui il relativo termine greco è tradotto con “espressione ispirata”, confondendo di fatto il messaggio con il messaggero. Infatti, nel testo greco è evidente che il “soggetto parlante” è lo Spirito stesso, mentre nella TNM l’autore dell’”espressione” è sempre il Padre, anche se l’espressione in sé non gode ovviamente di una sussistenza propria. Anche qui il termine scientifico: “equivalenza dinamica”, così come “Emendamento congetturale”, non si può usare nei confronti del Testo Sacro senza prove concrete. Vediamo ancora:
Giov. 16,27: Nella TNM, l’aggiunta “come rappresentante” è del tutto arbitraria, non essendo presente nulla del genere nel testo greco.
Vi sono poi le numerose parentesi quadre, che spesso spariscono nelle pubblicazioni ufficiali della WTS (vedi un esempio per tutti p. 96 di “Cosa insegna realmente la Bibbia?, dove “altre” è proposto in un testo non riassunto, ma presentato fra virgolette), inesistenti nel testo greco e che vanno a stravolgere completamente il senso del versetto che, senza quelle aggiunte, avrebbe tutt’altro significato. Cito solo come esempi per tutti, Giov. 14,9; Col. 1,15-17; Rom. 9,5; ecc.
A proposito delle parentesi quadre, ma non solo, non può mancare Atti 2,42 e Atti 20,27, dove la TNM ci insegna che i primi cristiani “continuavano a prendere i pasti” come se ci fosse bisogno di ricordare che essi mangiavano. L’aggiunta inesistente nel testo greco [l’uno con l’altro], appare qui necessaria per dare una parvenza di senso alla frase che, così mutilata, sarebbe altrimenti incomprensibile. Ma ciò che più risalta è che nella KIT edita dalla WTS si legge perfettamente “breaking of the bread” e “to break bread” (rompere il pane), che invece diventa “prendere i pasti”.
Non mi chieda ora di citare “tutti” i versetti che reputo non in linea con i testi esistenti (e del resto con la stessa KIT edita dalla WTS, ma si accontenti per favore dei “ogni sorta” (sta per esempi) di versetti che ho presentato. Con questa preghiera, passo ai successivi due punti 3 e 4 che riunisco per brevità:
3-4)Non si può, e non c’è assolutamente nessuna ragione concreta per tradurre Kurios con Geova, perché Kurios non è il Tetragramma e, non mi stanco di ripetere, perchè non c’è nessuna prova concreta dell’esistenza del Tetragramma nel NT, ma solo congetture e deduzioni umane che non sono sufficienti per tale inserimento. Come ho già detto, per quanto riguarda l’AT i vari nomi di Dio, compreso il Tetragramma, sono sempre ben specificati, evitando così ogni possibile confusione. Il confronto si può conseguentemente avere sulla traduzione di questi Nomi nell’AT, ma nel NT il problema non si pone perché manca semplicemente la “materia prima”, il Tetragramma. Perciò ogni confronto fra l’AT e il NT sul Tetragramma non si può fare o, se proprio non se ne può fare a meno, solo chiarendo bene prima che si tratta, ripeto solo per il Tetragramma nel NT, di teorie e ragionamenti umani non suffragati da alcuna prova concreta.
5-6)Ritorniamo qui alla stessa questione della prima domanda, sarò perciò breve riunendo i punti 5 e 6. L’onere di provare con prove concrete, e non con “Emendamenti”, il legittimo inserimento del Tetragramma nel NT, spetta a chi l’ha fatto, non il contrario. Io porto circa 7.000 prove concrete (i manoscritti esistenti provenienti non da un’area ristretta ma da tutta l’area del Mediterraneo), e mi aspetto almeno “qualche” prova concreta e non ipotesi scientifiche e ragionamenti umani. È la Bibbia stessa, cioè Dio, che me lo vieta. Se Dio avesse voluto che….:
La Bibbia ci dice tutto quello che abbiamo bisogno di sapere su quanto avviene nel reame spirituale. L’apostolo Paolo scrisse: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare . . . affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. (2 Timoteo 3:16, 17) Se Dio avesse voluto che conoscessimo i nomi di molti angeli, li avrebbe rivelati nella sua Parola, la Bibbia. E se fosse stato suo desiderio insegnarci come metterci in contatto con gli angeli e come parlare con loro in preghiera, avrebbe provveduto queste informazioni nelle Scritture.
Gesù Cristo, invece, insegnò: “Quando preghi, entra nella tua stanza privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto . . . Voi dovete dunque pregare così: ‘Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome’”. (Matteo 6:6, 9) Il punto di vista scritturale è questo: Non dobbiamo invocare gli angeli o rivolgerci a loro in preghiera, ma dobbiamo pregare il Creatore degli angeli, Dio stesso. Il suo nome non è un mistero, e non c’è bisogno che lo riveli un veggente. Benché siano stati fatti tentativi per nascondere il nome divino, nella Bibbia compare oltre 7.000 volte. Per esempio, riferendosi al Padre celeste il salmista cantò: “Tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. — Salmo 83:18.
Geova è sempre pronto ad ascoltarci se lo preghiamo nel modo appropriato. La Bibbia ci assicura: “Riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”. — 2 Cronache 16:9.
(La Torre di Guardia, 15/11/1998 pagg. 5-6; cfr. anche le Torri di Guardia, 15/12/91, pagg. 5-6; 1/11/2008, pagg. 7-8; 15/12/2002, p. 5; 1/10/2007, p. 31; 1/10/2008, p. 14; 1/12/2008, pagg. 7-8) Passiamo ora all’ultima sua argomentazione:
7) In questa sua ultima affermazione si ipotizza, si deduce qualcosa che non ho detto. Semplicemente ribadisco, ripeto alla noia, che non esiste il Tetragramma in nessun manoscritto esistente e non ho conseguentemente intenzione di citarne nemmeno uno. Mi basta la certezza che in nessuno dei circa 7.000 manoscritti in relazione al NT esista il Tetragramma. Questa è una “prova diretta” e “concreta”, non si può perciò parlare di prove indirette. Tutto il resto sono ragionamenti e deduzioni umane, in campo scientifico forse anche legittime e che rispetto, ma alle quali io non mi affido certo, né mi cimento, attenendomi solo alla Parola di Dio e alle prove concrete di quanto in essa è contenuto.
Tradurre significa fare riferimento a uno o più testi ai quali si deve fare riferimento il più possibile. Per quanto riguarda specificatamente il Testo Sacro questo dovrebbe, a parer mio, essere fatto con la più estrema scrupolosità ed evitare ogni aggiunta, sottrazione o inserimento che non possano essere avallati da prove più che concrete.
Poiché lei mi ha scritto in un suo precedente post di avere le prove concrete della legittimità dell’inserimento del Tetragramma nel NT, rimango SEMPRE, AMICHEVOLMENTE e SEMPLICEMENTE in attesa di queste prove concrete, ma non di, anche se legittimi e del tutto degni del mio rispetto, pensieri, congetture o elucubrazioni umane.
Un caro e affettuoso saluto Angelo



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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17/08/2009 02:11

Caro Angelo,


Non vedo perché, non avendo fatto io quella dichiarazione, dovrei assumermi l’onere e la fatica di dettagliarla.



Perchè se lei non sa neppure a cosa si riferisce quella citazione, in che contesto è stata detta e che portata abbia sulla traduzione, mi chiedo a che scopo lei faccia quella citazione. Per quanto mi riguarda indica solo che l'edizione del 1967 rispetto alla precente ha preferito scegliere, anche in funzione dello sviluppo della critica testuale, lezioni che prima, per la loro incertezza, erano relegate in nota. Non vi vedo davvero nulla di strano, e lei?


ma si rivolgerà alla fonte della citazione che, nel nostro caso, ho correttamente riportato e che qui ripeto: WTS – Brooklyn



Dunque, lei, ha riportato una citazione fuori dal suo contesto, senza conoscerne il significato e senza averne valutato la portata sulla traduzione. Le chiedo: allo scopo di dimostare che cosa?


Anche chi è a completo digiuno della lingua greca, non potrà così fare a meno di notare, nelle due pagine a fronte, le differenze



Mi permetta la franchezza, ma mi vuole prendere in giro? Anche chi è completamente a digiuno di lingua greca sa che la traduzione idiomatica o letterale non è quella lessicale. Non esiste Bibbia in cui vi siano differenza tra la versione "interlineare" e quella "idiomatica" o "letterale".


Giov. 1,7; 12,32; I Cor. 9,22; I Tim. 2,1-4; 4,10; Fil. 2,29; I Pie 2,17; ecc. [...] in tutti gli altri casi, a fronte di un chiarissimo “pánta” (cioè “tutti”, vedi Pantheon a Roma” troviamo sempre “ogni sorta” con conseguente stravolgimento del senso del versetto



E da cosa deduce che "panta" tradotto con "ogni sorta" piuttosto che con "tutti" stravolegerebbe il senso di quei versetti? Panta può benissimo significare tutto quello che appartiene alla classe designata dal nome, e come tale si rende con "ogni tipo di, ogni sorta di" (secondo la definizione del BDAG, 2000, p.784) non necessariamente "ta panta" in senso assoluto ad indicare la tutte le cose, la creazione.

Mi pare che nei versetti da lei citati sia discutibile che "panta" abbia necessariamente il senso di "tutti" nel senso di "ogni singola persona" quanto piuttosto quello di "ogni tipo di persona". Intendo dire che non c'è alcuna ragione grammaticale o lessicale per preferie una traduzione piuttosto che l'altra, semmai sarà il contesto a decidere come rendere correttamente il passo.


Se io dico: “Sono andato a caccia e ho preso tutti gli uccelli”, o qualsiasi azione con qualsiasi altro esempio a piacere, si intende inequivocabilmente che non ne ho lasciato nessuno, sia di uccelli che di qualsiasi altra cosa, ecc.



Appunto, ma il greco non è l'italiano se lei in greco mi dicesse che è andato a caccia di uccelli è ne ha preso "panta" posso capire che lei li ha presi tutti, ma proprio tutti in assoluto, o che ne ha preso di ogni sorta. In italiano posso, e a volte devo, specificare il senso.


I Tim. 4,1; Giov. 4,2: qui il relativo termine greco è tradotto con “espressione ispirata”, confondendo di fatto il messaggio con il messaggero



Che qui si confonda il "messaggio" con il "messaggero" è cosa da provare, infatti il senso di "ta pneumata" è fondamentalmente quello di "ispirazioni", d'altronde quando mai si parlerebbe di "spirito santo" al plurale?


Infatti, nel testo greco è evidente che il “soggetto parlante” è lo Spirito stesso



Che sia "evidente" lo dice lei, visto che a me risulta che molti biblisti la pensino esattamente al contrario, dato che la stessa CEI1974 in I Gv 4,1 qui rende con "ispirazioni" e al v.2 usa "spirito" con la minuscola, dunque non si riferisce certo alla terza persona della trinità. D'altronde sarebbe lo "spirito santo" a non riconoscere Gesù come da Dio? Bizzarra interpretazione, me lo lasci dire!


Anche qui il termine scientifico: “equivalenza dinamica”, così come “Emendamento congetturale”, non si può usare nei confronti del Testo Sacro senza prove concrete. Vediamo ancora: , non si può usare nei confronti del Testo Sacro senza prove concrete



Sinceramente non capisco cosa stia dicendo, qui "spiriti" non può indicare certamente lo "spirito santo", e lo riconoscono anche i traduttori cattolici. Si parla, semmai, di ispirazioni sotto forma di messaggi o rivelazioni eretiche che sviavano la chiesa, mi pare più che corretto renderle con termini come "ispirazioni" o "espressioni ispirate". Dove sarebbe questo presunto "emendamento congetturale" di cui parla?


Giov. 16,27: Nella TNM, l’aggiunta “come rappresentante” è del tutto arbitraria, non essendo presente nulla del genere nel testo greco.



Non mi pare affatto arbitraria, qualunque dizionario di greco potrà insegnarle che para con il genitivo o con verbi indicanti "essere, venire, mandare, ecc..." indica qualcuno mandato "da parte di" qualcun altro, concetto che i traduttori rendono tranquillamente con "messaggero, messo, rappresentante o inviato" (del re, di qualcuno).

Mi fermerei a discutere questi tre passi, perché non possiamo analizzarne contemporanemente dieci, non sono abituato a questa faciloneria.

Comunque mi pare che già questi analizzati dimostrino che spesso quelli che vengono definiti "emendamenti" dipendono solo dalla frettolosità con cui vengono analizzati da, ahimè, lettore spesso prevenuti teologicamente.

Shalom

PS. Sul discorso del tetragramma la inviterei ad aprire un 3d a parte. Un solo appunto, lei vedo che attinge a piene mai da siti anti-TdG, mi permetto solo di farle notare la scarsa serietà e corretteza scientifica di un simile metodo, che rivela un pregidizio di fondo.


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17/08/2009 10:20

Re:
Roberto Carson, 16.08.2009 21:09:

Angelo.23 dice:

[...]
Do naturalmente per scontato il rispetto delle reciproche convinzioni e tengo a sottolineare l’assoluta assenza di ogni intenzione polemica, così come ogni pretesa di verità assoluta. Diciamo uno scambio di idee fra amici:
1)L’argomentazione da lei proposta trova risposta nella sua stessa stesura. Ho infatti citato una chiara dichiarazione di inserimento nel Testo Sacro di “molte delle espressioni delle note …”, dichiarazione fatta da una ben nota fonte ufficiale e da me ben precisata: la WTS di Brooklyn. Non vedo perché, non avendo fatto io quella dichiarazione, dovrei assumermi l’onere e la fatica di dettagliarla.
[...]
Un caro e affettuoso saluto Angelo



Caro Angelo,
dato per scontato che il post non ha intenti polemici, peraltro estranei a questo forum, qual é il problema?

Simon
17/08/2009 12:00

*** w82 15/12 p. 11 La Bibbia: storia di una versione moderna ***

La Traduzione del Nuovo Mondo uscì per la prima volta in un unico volume nel 1961, e questa edizione incorporò attenta revisione di tutto il lavoro precedente. Dato che l’edizione del 1961 non aveva note in calce, alcune varianti contenute nelle note in precedenti edizioni vennero incorporate nel testo principale per renderlo ancor più aderente al senso letterale delle lingue originali.
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17/08/2009 13:07

Appunto, non capisco dove sia il problema nel fatto che la TNM per l'edizione del 1961 abbia scelto di rendere con delle lezioni più aderenti al testo originale, che prima erano relegate in nota. Che senso ha ripetere quella citazione come se contenesse chissà quali rivelazioni e senza essersi minimamente interrogati sulla sua portata nel processo traduttivo?

Boh...



[Modificato da barnabino 17/08/2009 13:08]
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17/08/2009 15:18

Continuo la disanima:


Vi sono poi le numerose parentesi quadre inesistenti nel testo greco



Di nuovo, mi sta prendendo in giro? Le parentesi quadre di per sé indicano parole aggiunte al testo per chiarirlo, dunque non capisco cosa vuole dimostrare. D'altronde lo fanno tutte traduzioni, ma la TNM correttamente avverte il lettore di queste aggiunte, laddove altre traduzioni lo fanno senza alcun variazione grafica nel testo.


che vanno a stravolgere completamente il senso del versetto che, senza quelle aggiunte, avrebbe tutt’altro significato. Cito solo come esempi per tutti, Giov. 14,9; Col. 1,15-17; Rom. 9,5; ecc.



Non vedo come quelle aggiunte darebbero "tutt’altro significato" al testo. A me pare che il significato rispetto al testo greco sia assolutamente invariato, dove sarebbe "cambiato" piuttosto che semplicemente "specificato" quanto è implicito nel testo?


non può mancare Atti 2,42 e Atti 20,27, dove la TNM ci insegna che i primi cristiani “continuavano a prendere i pasti” come se ci fosse bisogno di ricordare che essi mangiavano



La TNM si limita a tradurre quello che dice la scrittura e non a dare giudizi su di essa, Atti dice che i cristiani prendevano pasti e pregavano assieme. Questo è ciò che dice il testo, "spezzare il pane" era solo il gesto fatto prima di prendere un pasto, se a lei risulta che in greco certamente significhi dell'altro me lo faccia sapere.


L’aggiunta inesistente nel testo greco [l’uno con l’altro], appare qui necessaria per dare una parvenza di senso alla frase che, così mutilata, sarebbe altrimenti incomprensibile



La frase non è affato mutila: semplicemente viene esplicitato il soggetto della koinonia che in greco è implicito. Lo trova strano? La Novissima rende koinonia con "la vita in comune", non mi pare molto differente da come rende la TNM.


Non si può, e non c’è assolutamente nessuna ragione concreta per tradurre Kurios con Geova, perché Kurios non è il Tetragramma e, non mi stanco di ripetere, perchè non c’è nessuna prova concreta dell’esistenza del Tetragramma nel NT,



Mi scusi, ma sono gli stessi traduttori cattolici o protestanti che da secoli traducono KURIOS con GEOVA nell'AT, neppure nell'AT c'è scritto Adonai ma c'è scritto YHWH. Perché secondo lei si può tradurre Geova con Kurios (che invece traduce Adonai, attribuendo quindi a Geova il significato lessicale di kurios) nell'AT ma poi sarebbe scorretto tradurre kurios con Geova dove il NT, per esempio, cita l'AT?

Che poi il Tetragramma sia presente o meno nei mss è ininfluente, qui parliamo di TRADUZIONE: Geova è o meno uno dei significati possibili di KURIOS? Questo è il problema del traduttore, trasmettere il significato corretto di un termine nel suo contesto.


per quanto riguarda l’AT i vari nomi di Dio, compreso il Tetragramma, sono sempre ben specificati, evitando così ogni possibile confusione.



Appunto, dove il NT cita o allude all'AT dove sarebbe il problema? Abbiamo il tetso di riferiemnto in cui i vari nomi sono, come dice lei, ben specificati.


L’onere di provare con prove concrete, e non con “Emendamenti”, il legittimo inserimento del Tetragramma nel NT, spetta a chi l’ha fatto, non il contrario



Su questo tema sono stati scritti diversi libri, dall'articolo di Matteo Pierro su Rivista Biblica, a Gerard Gertoux, un ebraista francese, al recente saggio di Didier Fontaine, un biblista francese. Mi pare che ci siano molte prove a sostegno della tesi del Nome presente nell'AT.

Ha mai provato a leggerli, prima di attaccare la TNM senza aver esaminato le ragione filologiche per cui riporat in Nome Dvino nel NT?

Shalom






[Modificato da barnabino 17/08/2009 15:35]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
17/08/2009 19:23

Re. Barnabino
Caro Barnabino, mi scuso ma oggi sono stato un po' occupato con la famiglia. Leggo quanto mi hai scritto e domani ci risentiamo. Un caro saluto Angelo
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17/08/2009 20:12

Caro Angelo,


Caro Barnabino, mi scuso ma oggi sono stato un po' occupato con la famiglia. Leggo quanto mi hai scritto e domani ci risentiamo



La pregherei solo di evitare post dove si discute contemporaneamente di 10-15 passi, tutti diversi e ciascuno con la sia storia testuale, esegesi e problemi lessicali e grammaticali, per esempio non ha senso mettere nello stesso calderone passi tanto eterogenei tra loro come Giov. 14,9; Col. 1,15-17; Rom. 9,5.

Shalom
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
18/08/2009 15:57

Re: Barnabino
Caro Barnabino, per quanto riguarda le sue argomentazioni, ne prendo atto, ma non mi sembrano dire nulla di sostanzialmente nuovo a quanto aveva sin qui scritto, passerò perciò ad alcuni commenti prima di affrontare l’analisi degli articoli da lei proposti di Pierro e Gertoux, che seguiranno a breve.
Tutte le sue ripetute illazioni iniziali non mi toccano minimamente, perché sarebbe come dire a chi ha citato, per riferirmi al mio precedente esempio, gli abitanti o la lunghezza di una città o di un fiume, ecc., di non sapere di cosa stia parlando. In questi casi si tratta di semplici citazioni di cose, località ecc. ben conosciute, con l’intento di evidenziare, non di spiegare. Anche nel nostro caso mi limito ad evidenziare gli effetti di tale comportamento sul Testo Sacro. Ogni ulteriore spiegazione la chieda direttamente alla fonte perché, ripeto, non ho minimamente intenzione di entrare nella mente dei signori di Brooklyn. Affronto solo il tema del soggetto esponendo i fatti che saranno poi singolarmente giudicati da ognuno senza la mia influenza. Ho ritenuto opportuno citare quella dichiarazione, per il semplice motivo che non è stata più riportata nelle successive edizioni alla TNM del 1967, a fronte di un testo pressoché identico. Ripeto, logicamente ho i miei pareri e le mie convinzioni, ma è una notizia che ognuno deve sentirsi libero di leggere senza l’influenza di nessuno. Ad ogni modo, per risponderle, continuo a vedere molto strano riportare note in un testo, e ancora di più nel Testo Sacro.
Preciso poi che non è mia intenzione prenderla in giro, se fosse come dice lei, gli Interlineari non avrebbero ragione di essere e, nel nostro caso, anche nelle due KIT edite dalla WTS, si può vedere benissimo come “panta” trovi la sua naturale traduzione solo in “tutti” e non in “ogni sorta”, che oltretutto non ha mai nessun nesso col contesto generale. Conseguentemente e logicamente, nella KIT della WTS il termine greco viene sempre tradotto con “all” che significa chiaramente “tutti”. Se fosse come dice lei e si potesse dare una traduzione alternativa, perché non è stato fatto nel testo della KIT della WTS nella lingua moderna inglese? “Panta” significa “tutti” e né Westcott & Hort, né nessun altro si sognerebbe di dargli un’altra traduzione alternativa. Tutti gli Interlineari e le più note e diffuse Bibbie del mondo traducono sempre e solo “tutti”. Il fatto che siano possibili significati alternativi non vuol dire niente, la lingua greca è molto precisa e raramente usa termini secondari quando ha a disposizione quello principale. Perchè dunque attingere così copiosamente a termini secondari?
Di questo stesso parere sembra essere il Prof. J. R. Mantey, l’eminente studioso citato anche nelle pubblicazioni della WTS e non in termini negativi: “Non ho mai trovato nessun’altra cosiddetta traduzione che si discosti da quello che insegnano effettivamente le Scritture quanto questi libri pubblicati dai Testimoni di Geova. Sono molto lontani dai testi originali ebraico e greco … Non riesco a seguire la loro traduzione, è parziale ed ingannevole perché hanno deliberatamente cambiato delle parole che si trovano in alcuni passi della Scrittura affinchè si accordino con la loro dottrina. Hanno distorto la Scrittura in parecchi punti, specialmente in molti passi del Nuovo Testamento che parlano della divinità di Cristo.” Questa dichiarazione può essere vista da chiunque e ascoltata dalla viva voce dello stesso prof. Mantey andando su www.google.it e nel sito “Risultati Google video per Testimoni di Geova”, aprire il video “La vera storia dei Testimoni di Geova 3”.
Per quanto riguarda I Tim. 4,1 e Giov. 4,2, non mi sembra di avere fatto nessun parallelismo con I Giov. 4,1 ma, dato che lo ha fatto lei, è strano che non abbia notato che il plurale è proprio in riferimento a spiriti diversi dallo Spirito Santo, da qui le giuste minuscole. Ma rimanendo ai due versetti in questione, la cosa è totalmente diversa in quanto, come in molte altre occasioni, lo Spirito parla e non può conseguentemente essere lo stesso spirito di I Giov. 4,1, che io non ho infatti citato non ritenendolo pertinente. Anche qui del resto tutte le più conosciute Bibbie si comportano allo stesso modo. Perciò, sino a prova “concreta” contraria, e per le stesse ragioni addotte prima, appare chiaro che nei due versetti in questione è lo Spirito il “soggetto parlante”.
Per quanto riguarda Giov. 16,27, l’aggiunta “come rappresentante” è così evidente che nessun ragionamento umano può giustificarla. Consultando le due KIT della WTS, leggendo l’inglese oltre che il greco, e in linea con quanto sin qui detto, si capisce benissimo.
Sulla grandissima quantità di parentesi quadre nel testo biblico non sono assolutamente d’accordo che sia corretto farlo quando stravolgono, e ribadisco stravolgono, il testo. Nelle Bibbie più note se ne fa un uso molto limitato e solo quando è strettamente necessario, e appaiono sempre ininfluenti al senso del versetto. Nessuno può affermare che, ad esempio, l’aggiunta di quattro [altre] nei due versetti di Col. 1, 16-17, non cambi totalmente il senso del concetto. Senza quelle aggiunte si capirebbe tutt’altra cosa. Ed è così pressochè in tutti i casi. Non mi ha inoltre risposto come mai, quando tali versetti vengono riportati fra virgolette nelle pubblicazioni della WTS, le parentesi quadre spesso spariscono. Le virgolette “obbligano” a riportare qualsiasi testo nella sua forma integrale.
“Spezzare il pane” aveva ed ha un ben preciso significato e anche qui, senza quella lunga parentesi quadra, il versetto, così come è stato tradotto nella TNM, risulterebbe incomprensibile. Perché quell’intervento quando anche nelle due KIT, sia in greco che in inglese (e così in italiano, ecc.), il versetto scorre che è una bellezza per la sua facile comprensione?
Ribadisco poi che non esiste nessuna possibilità di poter tradurre KURIOS con GEOVA e che non si possa fare nessun parallelismo, così come lo intende lei, sui NOMI DI DIO fra l’AT e il NT, perché, pur riconoscendo non corretto il comportamento di molte Bibbie sia Cattoliche che Protestanti nel tradurre il Tetragramma con Signore, bisogna convenire che la cosa, pur non sminuendo la sua gravità, può semplicemente portare ad una confusione nei termini, ma non incide minimamente sulla sostanza teologica. Leggiamo infatti cosa dice BeDuhn nel suo libro “Truth in Translation” alle pagg. 169-170, a proposito dell’AT: “In questo caso la TNM è la sola e più accurata traduzione delle nove che stiamo confrontando, poiché tutte le altre traduzioni sostituiscono il nome personale di Dio, in più di seimila passaggi, con l’eufemistico titolo Signore (riportato in molte di queste traduzioni con tutte lettere maiuscole, la cosa portava invariabilmente a confondere i miei studenti come fosse una qualche sorta di enfasi) … Entrambe le pratiche violano l’accuratezza in favore di una denominazione preferita per indicare Dio”. BeDuhn parla quindi chiaramente di “confusione” per quanto riguarda l’AT ma, come vedremo tra poco, diverse sono invece le sue conclusioni per quanto riguarda il NT. La prova più evidente è, come al solito, data dai fatti. Inserendo Geova nell’AT al posto di Signore, non cambia assolutamente nulla dal punto di vista della sostanza teologica, al contrario, inserendo Geova al posto di Kurios, come accennerà poi anche BeDuhn, si rischia di cambiare il messaggio degli autori del NT, che a me risulta chiaro riguardare la sostanza teologica di Gesù-Dio. È perciò tenendo bene a mente questa basilare differenza teologica che bisogna leggere il parere di studiosi come BeDuhn, ecc. In linea con questi eminenti pareri, ho personalmente sempre considerato estremamente corretto il comportamento de La Nuova Diodati, Revisione (1991), edizione La Buona Novella – Brindisi, che chiarisce nell’introduzione:
“I nomi di "Dio" e "Iddio" nella Diodati sono usati alternativamente più per ragioni di assonanza che per ragioni inerenti al testo originale. Abbiamo perciò ritenuto opportuno adottare un criterio di maggiore chiarezza tanto per l'Antico che per il Nuovo Testamento. In questo modo, ogni volta che in italiano viene usato un nome di Dio, è perché vi è una corrispondenza di un particolare nome di Dio tanto nel testo ebraico che greco.
Così per l'Antico Testamento abbiamo usato i seguenti nomi:
• DIO, che rende il termine ebraico Elohîm.
• Dio rende invece i termini ebraici Elôah, Êl e Êlahh (aramaico, in Esdra e in Daniele).
• Eterno rende i termini ebraici Jehôvâh e Yah.
• Signore rende il termine ebraico Adônâi, che letteralmente significa mio Signore.
Per il Nuovo Testamento, i nomi più importanti di Dio sono tre:
• Dio che rende il termine greco Theos.
• Signore rende il termine greco Kyrios.
• Gesù rende il termine greco Iesous, che letteralmente significa Jehôvâh o Dio salva.
Nell’AT i NOMI DI DIO erano molti ed è una cosa conosciuta da tutti.
Nell’AT si nota una particolare e costante cura per evitare qualsiasi confusione nell’uso delle parole per indicare Dio. Ogni qualvolta che un brano biblico poteva sembrare ambiguo (parola utilizzata per Dio confusa per un essere inferiore a Lui), gli scrittori biblici davano sempre una descrizione complementare per indicare l’unico vero Dio. Quando una delle parole indicanti Dio è accompagnata da un titolo complementare, ci si vuole riferire sempre al vero Dio. Quando una di queste parole usate per Dio si riferisce chiaramente ad un essere inferiore al vero Dio, vediamo che non è accompagnata da alcun attributo complementare. Ogni qualvolta nella Bibbia si vuole indicare un dio falso, il contesto ci fa vedere che il dio è:
creato - in contrasto al Dio creatore
limitato - in contrasto al Dio supremo e potente
straniero - in contrasto al Dio di Abraamo, Isacco e Giacobbe
un dio falso - inventato o che assume il nome di Dio in contrasto con il vero Dio
A questo punto e su questo argomento, spero mi perdonerà se mi permetto di portare un’altra interessante citazione dalla KIT del 1969, p. 15 che, essendo poi sparita nella successiva edizione della KIT del 1985, presenta sotto questo aspetto sorprendenti analogie con la precedente citazione. Anche con questa mi comporterò nella stessa per non giudicare, né andare fuori tema. Semmai, sempre che si possa, lo farò in seguito. Citando Girolamo che scrive da Roma nella sua 25 ª lettera a Marcella nell’anno 384 A.D., parla dei 10 nomi di Dio e scrive: “Il nono (nome di Dio) è un tetragramma che essi considerano.. che è non pronunciabile, è scritto con queste quattro lettere: Iod, He, Vav, He.....” Riporto solo una parte di p. 15, ma se vuole sono pronto a tradurla tutta. Qui si parla di nomi (10) di Dio e il Tetragramma è addirittura il nono. Anche nel libro “Ricchezza” si legge: “Il significato dei suoi nomi, ossia dei suoi titoli, è altamente significativo. Il nome Iddio significa Il Potente, il Creatore di tutte le cose. Il nome Geova contiene il significato del suo proposito verso le sue creature. Il nome Onnipotente Iddio significa che la sua potenza è infinita. Il nome Altissimo significa ch’Egli è l’Essere supremo, al di sopra di tutti. Il nome Padre significa ch’Egli è il Datore della vita.” (Pubblicato dai TdG nel 1936 (in italiano) pag. 134.)
Per il NT il discorso è completamente diverso e i primi traduttori greci dell’AT si sono trovati, in relazione alla trascrizione del tetragramma, di fronte a diverse scelte possibili:
1) riprodurre il Nome con caratteri dell’alfabeto ebraico quadrato (P. Fuad 266: Deut 18,5);
2) riprodurlo con caratteri paleoebraici (Sal 91,2 nella versione di Aquila, Sal 69,13.30-31 in quella di Simmaco)
3) abbreviare il tetragramma coll’uso di due jod con un trattino in mezzo (P. Ossirinco 1007 di Genesi);
4) sostituire il tetragramma col termine Kyrios (P. Chester Beatty).
È notorio che all’epoca di Gesù la pronuncia del tetragramma era consentita probabilmente solo al sommo sacerdote e nel tempio. In quel periodo, il nome divino lo si pensava “anecfòneton”, cioè ineffabile (letteralmente impronunziabile); tale nome non veniva quindi pronunziato, si accennava prima che lo poteva fare a voce alta, una volta l’anno e in segreto, soltanto il Sommo Sacerdote nel Santo dei Santi ma, com’è noto, sostituito con altre espressioni (la Potenza, il Nome, il Benedetto, il Cielo, ecc.); comunemente, quando era presente in un testo scritto, il Tetragramma, come ben sappiamo, veniva letto “Adonay”, Signore, e quindi in greco “Kyrios”. La trasgressione di tale regola era considerata, come vedremo meglio tra poco, una bestemmia. La stessa WTS scrive a questo proposito: “…quando Gesù era sulla terra, se ne conosceva la pronuncia, anche se forse non era estesamente usata”. (Il Nome Divino che durerà per sempre, p. 14) e ancora: “Ma fu evidentissima l’assenza di benedizioni divine su quella nazione nel suo insieme ai giorni di Gesù Cristo e del suo ministero terreno, quando il nome di Dio era ormai caduto in disuso a causa delle tradizioni religiose degli ebrei. I capi religiosi ebrei di quel tempo si erano così allontanati da Dio e dai suoi princìpi che non solo tenevano nascosto il suo nome, ma furono anche colpevoli della morte del suo diletto Figlio. Non molti anni dopo, nel 70 E.V., gli ebrei ne pagarono in modo terribile le conseguenze quando il tempio e la città santa di Gerusalemme furono distrutti dagli eserciti romani … Dobbiamo quindi supporre che Gesù e i suoi discepoli usassero liberamente il nome di Dio? Senz’altro sì, perché di frequente citavano versetti delle Scritture che contenevano il nome di Geova.” (La Torre di Guardia, 15/7/1980, pagg 8-10).
Contrariamente a quanto appena letto, sorvolando sulle evidenti contraddizioni e alla luce dei fatti presentati, è più logico pensare che Gesù e gli Apostoli si adeguarono alla tradizione ebraica, come fecero in altre circostanze (cfr. Atti 3,1; Luca 4,16), e leggendo o citando le Scritture Ebraiche seguivano l’usanza di pronunciare, invece del tetragramma, le parole corrispondenti a “Signore” o “Dio”.
Segue un altro post
18/08/2009 16:02

Re: Barnabino 2
A riprova di quanto sopra detto, possiamo citare Marco 14,62: «Quindi Gesù disse: “Lo sono; e voi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza e venire con le nubi del cielo”.» (TNM) dove, malgrado la TNM sia l’unica versione che metta “potenza” minuscolo, il che non spiegherebbe compiutamente la reazione violenta del sommo sacerdote che addirittura si straccia le vesti accusandolo di bestemmiare, si vede chiaramente che Gesù non usa il Tetragramma per riferirsi a Dio. Vedi anche i versetti collaterali di Matteo 26,64 e Luca 22,69 dove viene ripreso lo stesso termine.
Infatti, se leggiamo Giovanni 8, 57-59; 10, 30-39, vediamo che i giudei cercano di lapidare Gesù, come mai?
È importante, a questo punto tener presente i cinque casi per cui la norma per la lapidazione era riconosciuta legale:
a) Spiriti indovini (Lev 20,27)
b) Bestemmia (Lev 24,10-23)
c) Falsi profeti che incitavano all’idolatria (Deut 13,5-10)
d) Figliuoli ribelli (Deut 21,18-21)
e) Adulterio e violenza carnale (Deut 22,20-24; Lev 20,10).
Leggendo i passi in questione si capisce benissimo che, fra i casi esposti, l’unico che possa essere messo in relazione ai dialoghi intercorsi fra i giudei e Gesù, è quello della bestemmia, cosa peraltro confermata dagli stessi giudei in Giovanni 10,33. Troppo grande era stata per loro la bestemmia di Gesù: “Io e il Padre siamo uno” e “…Sono Figlio di Dio” (Giovanni 10,30.36 - TNM), e altrettanto grande era stata la bestemmia di Gesù in Giovanni 8,58: «Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono” » (BJ). In tutti e due i casi, Gesù aveva dichiarato di identificarsi con Dio stesso. Appare perciò inutile ogni tentativo di sminuire l’immensa portata dell’affermazione di Gesù, che qui si identifica nell’Io Sono di Esodo 3,13-15, cioè con Dio stesso. Nella traduzione della TNM, non si capisce il motivo per cui i giudei volessero lapidare Gesù, non rientrando le sue risposte in nessuno dei casi previsti dalla legge, e sappiamo quanto i giudei ci tenessero a dimostrare, di fronte al popolo, di essere estremamente ossequienti alla Legge di Mosè. Se le parole di Gesù fossero state realmente quelle riportate nella versione della TNM, tutt’al più i giudei si sarebbero divertiti alle sue spalle, sfruttando la situazione e le sue parole per additarlo alla folla come un pazzo visionario che affermava di essere esistito ai tempi di Abramo.
Come visto in precedenza, Dio a seconda delle circostanze storiche e dei suoi propositi, si è fatto conoscere sotto diversi aspetti, specie nell’Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento, Dio si fa conoscere in una maniera singolare, per mezzo di suo Figlio Gesù.
Alla luce di quanto detto, risulta perciò un errore sotto tutti i punti di vista tradurre Kurios con Geova. È d’altronde la stessa WTS che, nella precitata Torre di Guardia del 15/7/1980, pagg. 8-10, scrive: “Dobbiamo quindi supporre…”. No, non si può supporre quando si parla del Testo Sacro, non si possono usare ragionamenti umani, sono condannati dalla Parola di Dio, non da me. Io mi limito soltanto ad evidenziare, citare ciò che è logico e indiscutibile. Ad ogni modo, sembra essere anche qui del mio stesso parere il dott. Jason BeDuhn, più volte chiamato in causa dalla WTS come sostenitore della TNM (cfr. La Torre di Guardia, 1/2/98, p. 32; 1/12/04, p. 30; Svegliatevi!, 11/7/07, pagg. 13-14). La cosa è vera, ma sentiamo cosa ha da dire il dott. BeDuhn proprio “sull’oggetto del contendere” di questo nostro approfondimento: il NT e la traduzione di Kurios come Geova, estrapolando alcuni passaggi dal suo libro “Truth in Translation”, pagg. 169-181. Tengo a precisare che, non avendolo trovato in italiano, la traduzione è del sottoscritto. Cominciamo proprio dall’inizio, da p. 169 in poi:
«Avendo concluso che la TNM è una delle più accurate traduzioni inglesi del NT attualmente in circolazione, mi sentirei negligente se non citassi una peculiarità di questa traduzione che sotto il profilo delle normali traduzioni, potrebbe essere considerata un’imprecisione, tuttavia questa piccola imprecisione cambia il significato di molti versetti nei quali compare. Mi sto riferendo all’uso di Geova nel NT della TNM (…) il nome non appare mai nei manoscritti greci in nessun libro del NT. Così, inserire il nome Geova nel NT, come fa la TNM 237 volte, non rappresenta una traduzione accurata secondo i più basilari principi dell’accuratezza: l’aderenza al testo greco originale.»
Dopo avere scritto gli elogi nei riguardi della TNM che ho già precedentemente citato, BeDuhn prosegue a p. 170:
«Gli scrittori dell’AT usano regolarmente Geova come il nome personale di Dio, gli autori del NT non lo fanno mai. Per ovviare a questa mancanza i traduttori “armonizzano” i due testamenti (…) Questa non è parte di competenza del compito dei traduttori …» p. 171-173:
«Fare questa operazione senza il supporto dell’evidenza dei manoscritti, prende il nome di “emendamento congetturale”. È un emendamento perché interviene a “riparare” un testo ritenuto in difetto. È congetturale perché è una ipotesi, una “congettura” che non può essere provata sinchè, in futuro, non sorga qualcosa a supportarla. Fino a quel momento, è una definizione non provata. Gli editori della TNM fanno un emendamento congetturale quando rimpiazzano “Kurios”, che dovrebbe essere tradotto “ Signore”, con Geova. Nell’appendice della TNM essi dichiarano che il ripristino di Geova da loro effettuato si basa su tre ragioni».
Seguono le 3 note ragioni, naturalmente non approvate da BeDuhn. Nella prima, dopo aver asserito di non essere in grado di esprimere giudizi sotto il profilo teologico, afferma che non si può stabilire che il nome di Dio fosse usato dai primi Cristiani nei versetti del NT. Per quanto riguarda la seconda e la terza, conclude ugualmente che non vi è nessun «tipo di evidenza» e che gli autori della TNM, non fanno che citare «altre traduzioni», e che l’uso di Geova non è sufficientemente giustificato nei versetti in questione. A p. 173 prosegue:
«Ma non è compito dei traduttori stabilire o correggere il contenuto del testo biblico. Così, quando si riportano citazioni dall’AT, si è costretti a tradurre ciò che hanno scritto gli autori del NT, anche se ciò rappresenta una discrepanza quando confrontato con l’AT. Un diverso modo di agire comporta il rischio di distruggere qualcosa di importante che gli autori del NT volevano comunicare tramite la citazione dall’AT.»
P. 175: «L’incoerenza dei traduttori della TNM non usando Geova in 2Tess. 1:9, 1Pietro 2:3 e 1 Pietro 3:15, dimostra che in loro ha prevalso l’interpretazione a discapito dei principi di traduzione nella decisione di dove inserire o no Geova (…) Una volta accertato che è l’interpretazione a prevalere, e abbiamo visto tre casi dove questa interpretazione ha portato i traduttori a non usare Geova, è d’obbligo chiedersi se essi siano stati corretti anche negli altri settanta casi.».
Mi fermo qui perché mi sono stancato di tradurre.
Direi però che è già sufficiente a dimostrare che BeDuhn dice esattamente ciò che sto dicendo io: che non vi è nessuna prova concreta che autorizzi l’inserimento del Tetragramma nel NT. Dal punto di vista teologico questo è molto grave per ciò che comporta per una sua esatta comprensione.
Concluderei dicendo che a questo punto viene tagliata per l’ennesima volta la testa del solito, proverbiale e incolpevole toro. Non sarebbe meglio evitare di continuare a mietere, naturalmente in senso metaforico, inutili vittime animali?
Ho letto Pierro e Gertoux e molti altri libri e pubblicazioni, ma ripeto, non vedo come ipotesi scientifiche, libri, riviste, emendamenti congetturali, equivalenze dinamiche, elucubrazioni e ragionamenti umane, ecc., ecc., possano contraddire la chiara e limpida proibizione di Dio ad inserire qualsiasi cosa nel Testo Sacro senza prove più che concrete. Mi sembra che siamo d’accordo sul fatto che viene prima la Bibbia della scienza, no? Non ho letto da qualche parte che la scienza è da prendere con le molle?Non mi sembra di avere aggiunto versetti nuovi.
In questi giorni farò qualche viaggetto, mi scuso se le mie risposte non saranno tempestive come ho sin qui fatto. Ad eventuali argomentazioni cercherò ad ogni modo di rispondere nel più breve tempo possibile.
Rimango SEMPRE, AMICHEVOLMENTE e SEMPLICEMENTE in attesa di prove concrete, nel frattempo le porgo un affettuoso saluto.
PS: Sarebbe chiedere troppo pregarla di guardare direttamente alla sostanza di ciò che scrivo evitando ogni personalismo e accenni ad improbabili vittimismi persecutori?
18/08/2009 17:00

Re: Barnabino 3
Howard e Gertoux
La WTS ha pensato di trovare un valido supporto per la propria introduzione del nome "Geova" nel NT, in una teoria di George Howard, docente di religione presso l'Università della Georgia. La WTS ha così enfatizzato in particolare questa dichiarazione dello studioso: «“Recenti scoperte in Egitto e nel deserto della Giudea ci consentono di vedere con i nostri occhi l'uso del nome di Dio nei tempi precristiani. Queste scoperte sono significative per gli studi del NT in quanto costituiscono un'analogia letteraria con i più antichi documenti cristiani e possono spiegare in che modo gli autori del NT usarono il nome divino. Nelle pagine che seguono esporremo una teoria secondo cui il nome divino --- fu scritto in origine nel NT nelle citazioni e nelle parafrasi del VT e secondo cui nel corso del tempo fu sostituito principalmente col surrogato --- [abbreviazione di Kyrrios, “Signore”]. Questa eliminazione del Tetragramma, a nostro avviso, creò una confusione nella mente dei primi cristiani gentili riguardo alla relazione fra il ‘Signore Dio’ e il ‘Signore Cristo’ che si riflette nella tradizione dei mss. del testo stesso del NT”. Siamo d’accordo con quanto sopra, con una sola eccezione: non la consideriamo una “teoria”, bensì un’esposizione dei fatti storici su come furono trasmessi i manoscritti della Bibbia.» (TNM, pagg. 1566-67)
La formulazione di questa ipotesi, che per la WTS diventa un fatto storico acclarato, ci allontana dalla concretezza dei fatti e non può prescindere dalla considerazione di una serie di altri fatti che, ahimè, portano ad altre ipotesi, e così via:
1) in base alle testimonianze di Girolamo, Origene ed altri fino al IV secolo d.C., si sa che il Tetragramma era ancora presente in copie della versione greca dei Settanta dell'AT, mentre non si dispone di una sola dichiarazione dei primi autori cristiani attestante che lo stesso Tetragramma fosse contenuto in qualche copia del NT. Se il Tetragramma era contenuto in una versione greca dell'Antico Testamento precristiano, perché non ritrovarlo logicamente o in qualche copia del testo greco originale del NT o almeno in una delle antiche traduzioni d'esso? Se il Tetragramma fosse stato inserito negli scritti originali del NT, ovviamente Dio avrebbe garantito la preservazione d’esso, almeno avrebbe dovuto farlo, se avesse attribuito a quel "nome" l'estrema importanza che gli assegna la WTS. Il fatto che il Tetragramma non è stato conservato in alcun antico testo del NT, né in alcuna delle prime traduzioni d'esso, depone seriamente contro l'ipotesi di una immissione iniziale di quel "nome" nel testo.
2) Perfino nella stessa traduzione biblica della Torre di Guardia - la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture - troviamo intere lettere scritte dagli apostoli in cui il nome "Geova" è del tutto assente. Scrivere lettere delle dimensioni e del contenuto simili a quelle paoline ai Filippesi, o alla sua prima epistola pastorale a Timoteo o a quella a Tito, o scrivere tre distinte lettere di monito e di esortazione su temi importanti come quelli trattati dall'apostolo Giovanni, e non usare ripetutamente il nome "Geova", rappresenta più di una ipotesi. Eppure, va ripetuto, nella loro stessa Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture tale "nome" non compare in alcuna delle sette epistole apostoliche citate. La totale assenza di "Geova" in queste sette epistole apostoliche, perfino nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, costituisce un'ulteriore prova del fatto che l'inserimento di quel nome nella restante parte del NT è puramente arbitrario.
Ma torniamo alla teoria del prof. Howard; citandola, la letteratura della WTS omette sistematicamente di far rilevare ai propri lettori che l'articolo di Howard è pieno di inviti alla cautela, col ricorso ad espressioni del tipo: "questa teoria", "con ogni probabilità", "è possibile che", "se la nostra teoria è corretta", "la teoria che proponiamo", "se ipotizziamo", e così via. Anzi, la WTS ritiene le riflessioni del prof. Howard "un'esposizione dei fatti storici su come furono trasmessi i manoscritti della Bibbia" (cfr. Traduzione del Nuovo Mondo ..., p. 1566-67). Infine, la tesi del prof. Howard propone l'uso del Tetragramma solo nelle citazioni dall'AT, mentre la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in diversi casi inserisce "Geova" in passi in cui non compare alcuna citazione dall'AT; ciò facendo, va ben oltre la tesi proposta da Howard.
In effetti, la prassi della WTS riguardo all'uso e all'enfasi sul Tetragramma riflette più una pratica vigente nella nazione d'Israele in epoca precristiana che l'abitudine della comunità dei seguaci di Cristo del primo secolo. La presenza del Tetragramma in alcuni frammenti di antichi manoscritti della versione precristiana dell'AT, nota come "la versione dei Settanta", è sicuramente interessante, ma il suo interesse deriva dall'assenza del Tetragramma in tutte le altre copie della Settanta, compresi i più antichi manoscritti completi (o quasi) degli scritti biblici. In definitiva, la pretesa della WTS secondo la quale gli apostoli e gli altri autori cristiani del primo secolo, citando dall'AT, avrebbero incluso il Tetragramma nei propri scritti è semplicemente una teoria, un'ipotesi speculativa che cozza contro il peso dell'evidenza storica e documentale. Vediamo perché.
L'evidenza testuale
L'evidenza storica e testuale, risalente addirittura in qualche caso a pochi decenni di distanza dal tempo in cui furono redatti gli originali scritti del NT, è esplicitamente contraria alla tesi della WTS sulla presenza del Tetragramma nel NT. Infatti, indipendentemente dal valore della evidenza testuale, citata da Howard, relativa alla versione greca dei Settanta dell'AT, esistono prove testuali di ben più rilevante valore. Esse offrono una più incisiva indicazione riguardo all'effettiva prassi degli autori del NT circa l'ipotizzato uso del Tetragramma. Infatti, il problema più importante è rispondere alla domanda: gli scrittori cristiani della Bibbia adoperarono abitualmente il Tetragramma in citazioni dell'AT o in altri contesti?
Una delle due più antiche copie degli scritti apostolici finora ritrovate è un codice papiraceo (noto come Papiro Chester Beatty n. 2 [P46]). Esso contiene frammenti di nove lettere dell'apostolo Paolo: Romani, Ebrei, I e II Corinzi, Efesini, Galati, Filippesi, Colossesi e I Tessalonicesi. In passato la datazione di questo codice è stata a lungo fatta risalire intorno al 200 d.C. Tuttavia, ora sussistono valide ragioni per retrodatarlo. Nel 1988 il prof. Y.K. Kim ha esposto una tesi, accuratamente documentata (cfr. Y.K. Kim, "Paleographic Dating of P46 to the Later First Century" in Biblica, vol. 69, fasc. 2, 1988, pp. 248-257) , in base alla quale il codice dovrebbe essere retrodatato alla seconda metà del primo secolo, forse addirittura al regno dell'imperatore Domiziano, cioè a prima dell'81 d.C. In ogni caso, le prove addotte porrebbero la collezione papiracea a qualche decennio di distanza dalla redazione degli scritti originali di Paolo.
Cosa significa questo in relazione al tema che stiamo trattando? Anche se non fosse confermata la retrodatazione di questo gruppo di lettere apostoliche ad un periodo antecedente all'81 d.C., tuttavia le prove addotte sono sufficienti ad indicare una data ampiamente antecedente al 200 d.C. Quindi, il lasso di tempo tra gli scritti originali (alcuni dei quali furono redatti evidentemente al più tardi nel 60/61 d.C.) e queste antiche copie ritrovate, è notevolmente ridotto. Se la tesi della WTS fosse fondata, dovremmo aspettarci di trovare numerose presenze del Tetragramma nelle lettere apostoliche contenute in questo codice. Qual è la realtà dei fatti?
Nelle nove lettere apostoliche contenute in quest'antichissimo codice cristiano non troviamo un solo caso in cui compaia il Tetragramma o una sua forma abbreviata. In queste nove epistole l'autore apostolico fa numerose citazioni dall'AT, rifacendosi al testo della Settanta, tuttavia in nessuna di queste citazioni riporta il Tetragramma. Le sue citazioni seguono la prassi di sostituire il Tetragramma con le parole greche ky'rios (Signore) o theòs (Dio).
La WTS sostiene che la presenza del Tetragramma in alcune delle più antiche copie (in effetti frammenti) della Versione dei Settanta dell'AT sarebbe una prova del fatto che, in origine, esso vi era riportato. Se questo principio è valido, allora, applicandolo al nostro argomento, avremo che l'assenza del Tetragramma in un'antichissima copia di nove delle epistole paoline è una prova del fatto che esso era assente anche negli scritti originali dell'Apostolo.
Infatti, quando il ricercatore svedese Rud Persson inviò al prof. Howard una copia del materiale pubblicato dal prof. Kim a proposito della retrodatazione delle lettere paoline contenute nel codice papiraceo P46, il prof. Howard rispose: "Se la datazione di Kim è corretta, ciò significherebbe che in un MS paolino del primo secolo il Tetragramma non era usato, come io ho supposto. Ciò indebolisce la mia teoria, per lo meno per quanto concerne le lettere di Paolo."
La pronuncia Jehovah è comunque difesa anche dallo studioso Gerard Gertoux. Il lavoro dello studioso francese è basato sull'ipotesi che nell'ebraico biblico alcune consonanti potessero essere usate anche come vocali (un po' come la V latina che può suonare sia V sia U). Richiamando l'autorevole testimonianza di Giuseppe Flavio che spiegò come il tetragramma si componesse di 4 vocali (vedasi Giuseppe Flavio, La Guerra Giudaica, V, 5, 7), Gertoux ha ipotizzato che "iod", "heh" e "waw" potessero suonare come "i", "e", "o". L'eventualità che "heh" in termine di parola potesse essere vocalizzata "a" invece che "e" permetterebbe poi di giustificare sia la pronuncia "Ieoa" sia l'accreditata lettura Yah della forma abbreviata YH. Il contributo fornito da Gertoux è sicuramente originale ed interessante, anche perché riprende alcune antiche argomentazioni già elaborate e proposte da Giuda Levita (1075-1141), da Papa Innocenzo III (1198-1216) e dal filosofo Nicola Cusano (1401-1464). L'accettazione acritica delle conclusioni a cui giunge lo studioso francese rimane comunque piuttosto difficile. Nell'ebraico antico la vocalizzazione di alcune consonanti non è per nulla sicura (vista la successiva introduzione delle vocali da parte dai masoreti) e le pronunce attribuite ad alcune consonanti come matres lectionis non sono infatti né certe né definitive.
L’articolo di Pierro
Trattasi di un articolo intitolato “«JHWH». Il tetragramma nel Nuovo Testamento” apparso sull’autorevole trimestrale Rivista Biblica, organo dell’Associazione Biblica Italiana, nel n. 2 di aprile-giugno 1997, pp. 183-186.
Con la pubblicazione nel 1997 dell'articolo menzionato, la tesi della WTS riguardo alla presenza del Tetragramma negli scritti originali del NT si "guadagnava" una parvenza di rispettabilità scientifica, trovando spazio in una Rivista dai trascorsi molto autorevoli.
La cosa non durò però a lungo, vediamo perché.
Subito dopo la pubblicazione nel 1997 del predetto articolo, a firma di Matteo Pierro, diversi lettori della Rivista Biblica scrissero alla Direzione e all’Editore per esprimere il loro disappunto alla constatazione che certe teorie trovassero spazio in un periodico così serio e autorevole, e per chiedere di ristabilire la realtà dei fatti.
Le proteste dei lettori ottennero l’effetto di indurre la Direzione della Rivista Biblica a ritornare sull’argomento per ristabilire la verità dei fatti in relazione all’ipotesi della WTS, riguardo alla presunta presenza del "nome" divino nel NT. Infatti, nel n. 1 del 1998 della Rivista Biblica, pp. 89-92, è stato pubblicato l’articolo di uno studioso cattolico a confutazione della tesi esposta da Pierro sullo stesso trimestrale un anno prima.
La WTS ha dato a questo articolo, che confuta punto per punto il precedente, la stessa risonanza data a quello di Pierro?
Un caro e fraterno saluto Angelo
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18/08/2009 17:28

Caro Angelo,

Le avevo pregato di non aprire troppi argomenti ma di limitarli ad uno o due passi. Se non segue queste banali regole diventa impossibile gestire i post, dica lei uno o due argomenti da seguire.


Ad ogni modo, per risponderle, continuo a vedere molto strano riportare note in un testo, e ancora di più nel Testo Sacro



Ribadisco che lei continua a fraintendere quella frase di cui non afferra né il significato né la portata, come le è stato mostrato da fonte ufficiale:

"alcune varianti contenute nelle note in precedenti edizioni vennero incorporate nel testo principale per renderlo ancor più aderente al senso letterale delle lingue originali" w82 15/12 p. 11

Non si tratta di glosse al testo ma di varianti che prima erano in nota e nell'edizione successiva sono stata incorporate nel testo perché più aderenti al senso letterale. Le sarei grato se mi spiegasse che cosa ci trova di strano in questo.


si può vedere benissimo come “panta” trovi la sua naturale traduzione solo in “tutti” e non in “ogni sorta”, che oltretutto non ha mai nessun nesso col contesto generale.



Mi scusi, ma stento a capirla. La parola greca "panta" può significare tanto "tutto" in assoluto che "ogni sorta" riferito ad una classi o categorie. Non c'è una "naturale traduzione" ma esistono diversi modi di renderlo a seconda del suo spettro semantico e del contesto.

Dunque, se vuole, possiamo analizzare il senso di panta ogni singolo passo, ma non ha senso criticare in generale l'uso dell'espressione italiana "ogni sorta" per rendere il greco panta in alcuni passi in cui panta esprime quel significato.


Se fosse come dice lei e si potesse dare una traduzione alternativa, perché non è stato fatto nel testo della KIT



Ripeto, la traduzione lessicale, o interlineare, non ha nulla a che vedere con la traduzione vera e propria, l'interlineare si limita a identificare la parola greca, senza tener conto del contesto, della sintassi o altro. Starà al traduttore, all'interno del campo semantico di quella parola, selezionare il significato più adatto al contesto. La parola è "panta" che ha un certo campo semantico che contiene anche "ogni sorta", non è compito dell'interlineare selezionare quel significato, ma del traduttore, che analizzarà la parola nel suo contesto.

Ma guardi che non lo fa la TNM, ma qualunque traduzione, se lei prende in mano un'interlineare qualsiasi le pare che il traduttore nel testo usi gli stessi termini della traduzione interlineare? [SM=g27994]


la lingua greca è molto precisa e raramente usa termini secondari quando ha a disposizione quello principale



Proprio per questo che la TNM qui precisa il senso che in questi passi assume il termina panta.


Per quanto riguarda I Tim. 4,1 e Giov. 4,2, non mi sembra di avere fatto nessun parallelismo con I Giov. 4,1



Se lei mi dice dove la TNM renderebbe "espressioni ispirate" in Giovanni 4,2 le sarei grato. secondo me lei si è dimenticato di copiare un I davanti a Giovanni 4,2. Sindrome da copia/incolla? [SM=g27996] In I Gv 4,2 la parola pneuma indica chiaramente una "ispirazione" e non lo "spirito" santo.


lo Spirito parla e non può conseguentemente essere lo stesso spirito di I Giov. 4,1, che io non ho infatti citato non ritenendolo pertinente



Mi dica lei se dobbiamo discutere di Giovanni 4,2 o di I Giovanni 4,2.


Per quanto riguarda Giov. 16,27, l’aggiunta “come rappresentante” è così evidente che nessun ragionamento umano può giustificarla.



Le ho già detto che para con il genitivo o con verbi indicanti "essere, venire, mandare, ecc..." indica qualcuno mandato "da parte di" qualcun altro, concetto che i traduttori rendono tranquillamente con "messaggero, messo, rappresentante o inviato" (del re, di qualcuno). Questo fatto le risulta o non le risulta? Se non le risulta consulti qualche buon lessico di greco o mi dica cosa c'è di strano, se le risulta non capisco la sua frase.


Nessuno può affermare che, ad esempio, l’aggiunta di quattro [altre] nei due versetti di Col. 1, 16-17, non cambi totalmente il senso del concetto



Io lo affermo. Mi dimostri che non è così.


“Spezzare il pane” aveva ed ha un ben preciso significato e anche qui, senza quella lunga parentesi quadra, il versetto, così come è stato tradotto nella TNM, risulterebbe incomprensibile.



Guardi, ho l'impressione che lei faccia un pò di confusione:

1. spezzare il pane indica solo l'inizione di un pasto, se lei ci vede altri significati oltre quello letterale non è affare del traduttor

2. L'espressione tra parentesi (l'uno l'altro) non ha nulla a che fare klasis ma piuttosto con koinwnia di cui specifica il soggetto. Le è chiaro?


Ribadisco poi che non esiste nessuna possibilità di poter tradurre KURIOS con GEOVA



Su questo le prego di aprire in 3d specifico, non possiamo parlarne qui.


Rimango SEMPRE, AMICHEVOLMENTE e SEMPLICEMENTE in attesa di prove concrete, nel frattempo le porgo un affettuoso saluto.



Anche io delle sue. Dal suo lungo post non capisco infatti che cosa provi che il NT non usasse il Nome Divino nelle citazioni dell'AT. Comunque, le ripeto, apra un 3d dedicato all'argomento. Qui c'è un link con una lunga discussione avuta con Ortodox, non mi pare che lei citi argomento molto originali se non quelli che si trovano di solito in rete:

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8484016

Shalom





[Modificato da barnabino 18/08/2009 17:34]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
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Post: 313
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18/08/2009 17:39

Caro Angelo,
guarda che non è che più righe scrivi e più aumenta la percentuale di "ragione" che ti viene assegnata, anzi ...



Nessuno può affermare che, ad esempio, l’aggiunta di quattro [altre] nei due versetti di Col. 1, 16-17, non cambi totalmente il senso del concetto




Io lo affermo. Mi dimostri che non è così.



Lo affermo pure io.
E mo?

--
Omnia adversus veritatem de ipsa veritate constructa sunt
18/08/2009 17:55

Re: Barnabino
Caro Barnabino, mi sembra di avere scritto che mi accingo a fare un viaggetto. Ha tutto il tempo che vuole per rispondere con calma. Al mio ritorno, ammesso che ci sia qualcosa di diverso e non continuiamo a ripetere le stesse cose, sarò felice di riprendere il nostro dialogo.
Un caro e fraterno saluto Angelo
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