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Trattato sull' evoluzionismo

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2009 18:45
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Tratto dalle pubblicazioni WTS

1.Definizione
2.Concordità degli argomenti
3.Su cosa si basa
4.inesattezza delle fonti



1.Definizione: Per evoluzione organica s’intende la teoria secondo cui il primo organismo vivente si sarebbe sviluppato dalla materia inanimata. Poi, man mano che si riproduceva, si sarebbe trasformato nelle varie specie di viventi, fino a produrre tutte le forme di vita vegetale e animale esistite su questa terra. Secondo questa teoria, tutto ciò si sarebbe verificato senza l’intervento soprannaturale di un Creatore. Alcuni cercano di conciliare la fede in Dio con l’evoluzione, dicendo che Dio, nel creare, si servì dell’evoluzione, portando all’esistenza le forme di vita primitive, dopo di che quelle superiori, incluso l’uomo, sarebbero state prodotte mediante l’evoluzione. Insegnamento non biblico.

L’evoluzione è davvero scientifica?

Il “metodo scientifico” è così descritto: Osserva ciò che accade; sulla base di queste osservazioni formula una teoria su ciò che potrebbe essere vero; verifica la teoria con ulteriori osservazioni ed esperimenti, e vedi se le previsioni basate su di essa si realizzano. Quelli che credono nell’evoluzione e la insegnano seguono questo metodo?

L’astronomo Robert Jastrow dice: “Per loro grande dispiacere, queste domande [degli scienziati] non hanno risposte precise, dal momento che i chimici non sono mai riusciti a riprodurre gli esperimenti della natura sulla creazione della vita a partire dalla materia non vivente. Gli scienziati non sanno come ciò sia avvenuto”. — Il telaio incantato . . . e l’evoluzione creò l’intelligenza, Mondadori, 1982, trad. dall’inglese di Tullio Chersi e Lucia Maldacea, p. 23.

L’evoluzionista Loren Eiseley ammise: “Dopo aver rimproverato il teologo per la sua fiducia nel mito e nel miracolo, la scienza si è trovata nell’imbarazzante situazione di dover creare una propria mitologia, ovvero la supposizione che ciò che, nonostante lunghi tentativi, non si poteva dimostrare avvenisse oggi fosse realmente avvenuto nel passato primordiale”. — The Immense Journey, New York, 1957, p. 199.

Secondo il periodico New Scientist, “un crescente numero di scienziati, in particolare un crescente numero di evoluzionisti, sostiene . . . che la teoria darwiniana dell’evoluzione non è una teoria scientifica vera e propria. . . . Molti dei critici hanno le più alte credenziali intellettuali”. — 25 giugno 1981, p. 828.

Il fisico H. S. Lipson ha detto: “L’unica spiegazione plausibile è la creazione. So che questo è tabù per i fisici, come lo è in effetti per me, ma non dobbiamo respingere una teoria che non ci piace se ha il sostegno dell’evidenza sperimentale”. (Il corsivo è nostro). — Physics Bulletin, 1980, Vol. 31, p. 138.

2.Nell’introduzione dell’edizione centennale inglese dell’Origine delle specie di Darwin (Londra, 1956) si legge: “Come si sa, fra i biologi c’è una notevole divergenza di opinioni non soltanto sulle cause dell’evoluzione, ma anche sul suo effettivo meccanismo. Questa divergenza è dovuta al fatto che l’evidenza è insoddisfacente e non permette di giungere a una conclusione certa. È pertanto giusto e opportuno richiamare l’attenzione dei non specialisti sui contrasti esistenti nel campo dell’evoluzione”. — A cura di W. R. Thompson, all’epoca direttore del Commonwealth Institute of Biological Control di Ottawa, in Canada.

“A un secolo dalla morte di Darwin, non abbiamo ancora la minima idea dimostrabile, o anche solo plausibile, di come sia avvenuta in effetti l’evoluzione, e in anni recenti questo ha dato luogo a una straordinaria serie di battaglie sull’intera questione. . . . Fra gli evoluzionisti stessi c’è quasi guerra aperta, e ogni gruppo [evoluzionistico] settario reclama qualche nuova modifica”. — C. Booker (che scrive per il Times di Londra), The Star di Johannesburg, 20 aprile 1982, p. 19.

La rivista scientifica Discover afferma: “L’evoluzione . . . non è presa di mira solo dai cristiani fondamentalisti, ma viene messa in dubbio anche da stimati scienziati. Un crescente dissenso si riscontra fra i paleontologi, gli scienziati che studiano la documentazione fossile”. — Ottobre 1980, p. 88.

3.Darwin ammise: “Se molte specie . . . fossero realmente apparse improvvisamente, questo fatto sarebbe fatale alla teoria dell’evoluzione”. (L’origine delle specie, Boringhieri, 1959, trad. dall’inglese di Luciana Fratini, p. 351) Le testimonianze indicano che “molte specie” vennero all’esistenza contemporaneamente o attestano che vi fu uno sviluppo graduale, come asserisce l’evoluzione?

Sono stati ritrovati sufficienti fossili per poter trarre una conclusione valida?

Porter Kier, ricercatore della Smithsonian Institution, afferma: “Nei musei di tutto il mondo ci sono cento milioni di fossili, tutti catalogati e identificati”. (New Scientist, 15 gennaio 1981, p. 129) Il libro Guida alla storia della Terra aggiunge: “Con l’aiuto dei fossili i paleontologi possono oggi darci un eccellente quadro della vita nelle ere passate”. — Richard Carrington, Bompiani, 1958, trad. dall’inglese di Gianni Di Benedetto, p. 57.

4.Il Bulletin del Field Museum of Natural History di Chicago osserva: “La teoria darwiniana [dell’evoluzione] è sempre stata intimamente legata alla documentazione fossile, e probabilmente la maggioranza delle persone pensa che i fossili siano uno dei cardini delle interpretazioni darwiniane della storia della vita. Purtroppo non è esattamente così. . . . la documentazione geologica, allora come oggi, non rivela una precisa catena graduale indicante una lenta e progressiva evoluzione”. — Gennaio 1979, Vol. 50, n. 1, pp. 22, 23.

Il libro Una visione della vita afferma: “In un intervallo di 10 milioni di anni all’inizio del periodo Cambriano, comparvero tutti i principali gruppi di invertebrati con scheletro, dando luogo alla più grande esplosione di diversificazione registratasi sul nostro pianeta”. — S. E. Luria, S. J. Gould, S. Singer, Zanichelli, 1984, trad. dall’inglese di Andrea Novelletto, p. 577.

Il paleontologo Alfred Romer scrisse: “Al di sotto [del Cambriano], ci sono formazioni sedimentarie di notevole spessore in cui dovrebbero trovarsi i progenitori delle forme riconoscibili nel Cambriano. Ma non si trovano; in questi strati antichi non vi è quasi traccia di vita, e si potrebbe dire che il quadro generale concordi con l’idea di una creazione speciale all’inizio del Cambriano”. — Natural History, ottobre 1959, p. 467.

Lo zoologo Harold Coffin afferma: “Se l’ipotesi dell’evoluzione graduale dal semplice al complesso è esatta, si dovrebbero poter trovare gli antenati di queste creature viventi improvvisamente apparse nel Cambriano; ma non sono stati trovati, e gli scienziati ammettono che ci sono scarse speranze di trovarli in futuro. Stando esclusivamente ai fatti, sulla base di ciò che effettivamente si trova nella terra, la teoria più idonea è quella di un improvviso atto creativo che abbia dato origine alle principali forme di vita”. — Liberty, settembre/ottobre 1975, p. 12.

Carl Sagan, nel suo libro Cosmo, riconosce che ‘i reperti fossili potrebbero conciliarsi con l’idea di un Grande Progettista’. — Mondadori, 1981, trad. dall’inglese di Tullio Chersi, p. 29.
È possibile che il processo evolutivo si sia verificato in seguito a mutazioni, cioè a drastici e improvvisi cambiamenti a livello genetico?

Science Digest afferma: “I revisionisti dell’evoluzione credono che le mutazioni a livello di importanti geni regolatori possano essere proprio i martelli perforatori genetici necessari alla loro teoria ‘quantistica’ dell’evoluzione per salti”. Questo periodico, comunque, cita anche lo zoologo britannico Colin Patterson, il quale ha detto: “La speculazione ha campo libero. Non sappiamo nulla di questi geni regolatori principali”. (Febbraio 1982, p. 92) In altre parole, non c’è nessuna prova a sostegno di questa teoria.

L’Encyclopedia Americana (1977) ammette: “Il fatto che la maggioranza delle mutazioni sia dannosa per l’organismo sembra difficile da conciliare con l’idea che le mutazioni forniscano la materia prima dell’evoluzione. In effetti i mutanti raffigurati nei testi di biologia sono una raccolta di malformazioni e mostruosità, e, più che un processo costruttivo, la mutazione sembra essere un processo distruttivo”. — Vol. 10, p. 742.

Che dire degli uomini scimmieschi raffigurati nei testi scolastici, nelle enciclopedie e nei musei?

“In queste ricostruzioni i tessuti muscolari e il pelo sono necessariamente frutto dell’immaginazione. . . . Il colore della pelle; il colore, la conformazione e la distribuzione del pelo; i lineamenti; l’aspetto facciale: circa questi caratteri, per quanto riguarda gli uomini preistorici, non sappiamo assolutamente nulla”. — The Biology of Race, di James C. King, New York, 1971, pp. 135, 151.

“La stragrande maggioranza delle concezioni degli artisti si basa più sull’immaginazione che sull’evidenza. . . . Gli artisti devono creare qualcosa che sia una via di mezzo fra la scimmia e l’uomo; più il reperto è considerato antico, più scimmiesco è l’aspetto che gli attribuiscono”. — Science Digest, aprile 1981, p. 41.

“Come stiamo lentamente imparando che gli uomini primitivi non sono necessariamente selvaggi, dobbiamo anche capire che i primi uomini dell’Epoca Glaciale non erano né bestie brutali né mezze scimmie né cretini. Donde l’ineffabile stupidità di tutti i tentativi di ricostruire l’uomo di Neanderthal o anche quello di Pechino”. — Man, God and Magic, di Ivar Lissner, New York, 1961, p. 304.

I libri di testo non presentano l’evoluzione come un fatto?

“Molti scienziati cedono alla tentazione di essere dogmatici, . . . ripetutamente il problema dell’origine delle specie è stato presentato come se fosse stato definitivamente risolto. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. . . . Ma la tendenza ad essere dogmatici persiste, e non rende un servizio utile alla causa della scienza”. — The Guardian, Londra, 4 dicembre 1980, p. 15.

Ma è ragionevole credere che ogni cosa sulla terra sia stata creata in sei giorni?

Alcuni gruppi religiosi insegnano che Dio creò tutto in sei giorni di 24 ore. Ma questo non è ciò che dice la Bibbia.

Genesi 1:3-31 narra come Dio preparò la terra, già esistente, per renderla abitabile dall’uomo. Il racconto afferma che questo fu fatto in un periodo di sei giorni, ma non dice che si trattasse di giorni di 24 ore. Anche in italiano la parola “giorno” può indicare un arco di tempo più lungo, come nell’espressione “al giorno d’oggi”. Pure la Bibbia usa la parola “giorno” per indicare un lungo periodo di tempo. (Confronta 2 Pietro 3:8). È quindi ragionevole pensare che i ‘giorni’ del primo capitolo di Genesi siano stati lunghi migliaia di anni.



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Alcuni articoli sull'argomento.


L’abisso tra l’uomo e la scimmia
Una recente analisi del DNA di scimpanzé e oranghi (scimmie antropomorfe), nonché di altre scimmie e macachi, ha rivelato che la loro costituzione genetica non è così simile a quella dell’uomo come una volta pensavano gli scienziati. “Non piccole, ma grandi differenze nel DNA separano le scimmie dagli uomini e fra loro”, dice la rivista inglese New Scientist. Confrontando il materiale genetico, si nota che “in tutto il cromosoma ci sono estese parti in meno e altre in più”, spiega Kelly Frazer della Perlegen Sciences, la compagnia californiana che ha condotto questa ricerca. New Scientist ha definito le differenze un “profondo abisso [che] divide le scimmie da noi”.

“Fossili dirottati”
Così titolava il quotidiano francese Le Monde riferendo che un paleontologo in India “per 20 anni . . . sembra aver ingannato i suoi colleghi riguardo alla provenienza di fossili che sottoponeva loro perché li valutassero”. Il “dirottamento” sarebbe consistito nell’inviare loro fossili ottenuti negli Stati Uniti, in Africa, in Cecoslovacchia e nelle Isole Britanniche pretendendo che fossero stati scoperti sui monti dell’Himalaya. Questo scienziato ha pubblicato oltre 300 articoli sui suoi ritrovamenti. La frode è stata smascherata da uno scienziato australiano tramite la rivista scientifica britannica Nature. Questi si è chiesto ‘com’è potuto accadere che una tale quantità di ritrovamenti dubbi siano stati accettati per tanto tempo senza essere messi in discussione’.

Secondo Le Monde, una ragione potrebbe essere il codice di omertà a cui ubbidiscono molti membri della comunità scientifica. L’articolo faceva notare che questo “dirottamento” di fossili ha “reso inutilizzabili praticamente tutte le cognizioni accumulate [nel corso degli scorsi 20 anni] sulla geologia dell’Himalaya”.

Ovviamente, questo nuovo caso di frode scientifica non getta dubbi sull’intero mondo della scienza. Ciò nonostante, esso dimostra ancora una volta che quando gli argomenti della paleontologia vengono messi in contrasto con l’infallibile accuratezza del racconto biblico spesso non sono altro che ciò che l’apostolo Paolo chiamò “le contraddizioni della ‘conoscenza’ che non è conoscenza affatto”. — 1 Timoteo 6:20, The New Jerusalem Bible.

Fossile fasullo

“Da 116 anni ornava le sale del Museo Nazionale del Galles a Cardiff: era lo scheletro fossile di un predatore che 200 milioni di anni fa viveva nei mari del Giurassico”, dice il quotidiano britannico The Guardian. “Poi i conservatori di Cardiff hanno deciso che era ora di dare una bella spazzolata ai resti dell’ittiosauro (rettile carnivoro marino)... e si sono accorti di essere stati ingannati”. “Dopo aver tolto cinque strati di vernice abbiamo scoperto che si trattava di un falso costruito ad arte”, ha detto Caroline Buttler, soprintendente del museo. “Erano stati messi insieme parti di due tipi di ittiosauro e pezzi abilmente contraffatti”. Anziché eliminarlo, il museo lo esporrà come esempio di fossile fasullo.

Storia di una frottola scientifica

TOMÁS SERRANO, un anziano contadino spagnolo dal volto segnato dalle intemperie, era convinto da molti anni che la sua fattoria, in Andalusia, nascondesse qualcosa di unico. Il suo aratro spesso portava alla luce strane ossa e denti che senz’altro non appartenevano al bestiame locale. Ma quando parlava in paese dei suoi ritrovamenti, nessuno gli dava molto peso, almeno non prima del 1980.

Quell’anno arrivò un’équipe di paleontologi per fare ricerche nella regione. Ben presto essi scoprirono un vero e proprio tesoro di fossili: ossa di orsi, elefanti, ippopotami e di altri animali, tutte concentrate in una piccola zona che doveva essere stata una palude che si era prosciugata. Fu nel 1983, però, che il prolifico sito fece la sua comparsa nella cronaca internazionale.

Era stato scoperto da poco un piccolo ma singolare frammento di cranio. Fu proclamato “il più antico resto umano ritrovato in Eurasia”. Alcuni scienziati calcolarono che avesse da 900.000 a 1.600.000 anni, per cui si aspettavano che determinasse “una rivoluzione nello studio della specie umana”.

Il fossile che aveva suscitato tutto questo entusiasmo fu battezzato “uomo di Orce”, dal nome del villaggio in cui fu scoperto, nella provincia spagnola di Granada.

I giornali parlano dell’“uomo di Orce”

L’11 giugno 1983 il fossile fu presentato al pubblico in Spagna. Eminenti scienziati spagnoli, francesi e britannici si erano già pronunciati a favore della sua autenticità, e ben presto sarebbe arrivato l’appoggio della classe politica. Un mensile spagnolo annunciò con entusiasmo: “La Spagna, e specialmente Granada, ha il primato dell’antichità nel macrocontinente eurasiatico”.

Com’era fatto realmente l’“uomo di Orce”? Gli scienziati dissero che era emigrato da poco dall’Africa. Questo fossile particolare, fu detto, apparteneva a un giovane di circa 17 anni alto un metro e mezzo. Probabilmente era un cacciatore e un raccoglitore che forse non aveva ancora imparato ad usare il fuoco. Probabilmente aveva già sviluppato una rudimentale forma di linguaggio e di religione. Si nutriva di frutti, cereali, bacche e insetti, oltre che degli occasionali resti di animali uccisi dalle iene.

Dubbi sull’identificazione

Il 12 maggio 1984, solo due settimane prima di un seminario internazionale sull’argomento, nacquero seri dubbi sull’origine del frammento. Dopo aver asportato meticolosamente i depositi calcarei dall’interno del cranio, i paleontologi scoprirono una sconcertante “cresta”. I crani umani non possiedono una cresta del genere. Il seminario fu rimandato.

Il quotidiano madrileno El País titolò: “Seri indizi che il cranio dell’‘uomo di Orce’ appartenga a un asino”. Infine, nel 1987, un articolo scientifico scritto da Jordi Augustí e Salvador Moyà, due paleontologi che avevano preso parte alla scoperta iniziale, dichiararono che gli esami radiografici avevano confermato che il fossile apparteneva a una specie equina.

Perché si sono ingannati?

Questo clamoroso insuccesso si verificò per diversi motivi, tutti estranei al metodo scientifico. È raro che la sensazionale scoperta di antenati dell’uomo rimanga esclusivo appannaggio degli scienziati. Gli uomini politici colsero la palla al balzo, e il fervore nazionalistico eclissò il rigore scientifico.

Un consigliere regionale preposto alla cultura dichiarò che era un onore per l’Andalusia “essere teatro di una scoperta così importante”. Quando in alcuni ambienti vennero espressi dubbi sulla scoperta, le autorità regionali andaluse affermarono con vigore che “i resti erano autentici”.

Un fossile così insignificante (del diametro di circa 8 centimetri) acquista enorme importanza anche perché mancano le prove a sostegno della presunta evoluzione dell’uomo. Nonostante le piccole dimensioni del fossile, l’“uomo di Orce” fu acclamato come “il più grande ritrovamento della scienza paleontologica degli ultimi tempi, nonché l’anello mancante tra l’uomo tipicamente africano (Homo habilis) e l’uomo più antico di tutto il continente eurasiatico (Homo erectus)”. Bastarono una fertile immaginazione e fantasie pseudoscientifiche per aggiungere tutti i dettagli circa l’aspetto e il modo di vivere dell’“uomo di Orce”.

Circa un anno prima della scoperta dell’“uomo di Orce” il responsabile dell’équipe scientifica, il dott. Josep Gibert, aveva avanzato delle ipotesi sulle sorprese che la zona avrebbe senza dubbio riservato. “Si tratta di una delle più importanti concentrazioni del Quaternario inferiore in Europa”, affermò. E anche dopo che fu rivelata la vera natura del fossile, il dott. Gibert insistette nel dire: “La comunità scientifica internazionale crede fermamente che nella zona di Guadix-Baza [dove fu rinvenuto il frammento] prima o poi si scoprirà un fossile umano che ha più di un milione di anni, e quella sarà senz’altro una grande scoperta”. Questo significa davvero credere in quello che si desidera!

“Il compito della scienza è quello di scoprire la verità”

Uno degli scopritori dell’“uomo di Orce”, il dott. Salvador Moyà, ha ammesso onestamente a Svegliatevi!: “Per il dott. Jordi Agustí e per me è stato molto difficile accettare che il fossile non era umanoide. Tuttavia, il compito della scienza è quello di scoprire la verità, anche se questa può non piacerci”.

La controversia sorta a proposito dell’“uomo di Orce” illustra quanto sia difficile per la paleontologia scoprire la verità riguardo alla cosiddetta evoluzione dell’uomo. Nonostante decenni di scavi, non sono stati portati alla luce resti autentici dei presunti antenati scimmieschi dell’uomo. Anche se questo può non piacere ad alcuni scienziati, non potrebbe darsi che la scarsità di prove valide indichi che l’uomo in realtà non è un prodotto dell’evoluzione?

Un osservatore imparziale potrebbe ben chiedersi se altri famosi “uomini-scimmia” siano più reali di quanto non si sia rivelato l’“uomo di Orce”. Come la storia ha ampiamente dimostrato, la scienza può condurre l’uomo alla verità, ma gli scienziati non sono affatto immuni da errori. Questo vale soprattutto quando pregiudizi politici, filosofici e personali oscurano una questione, e quando con così poco si vuole spiegare così tanto



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Alcuni ritagli di giornale tratti dalla rivista "Svegliatevi!"


Frodi scientifiche: Fanno notizia

L’immagine dello scienziato sempre fedele alla verità è stata offuscata, come mostrano queste notizie.

“Etica e scienza”

“Alla Camera dei Rappresentanti [negli USA] si stanno inasprendo le posizioni in merito a frode, scorrettezza professionale e conflitto di interessi nell’ambito della scienza”. — Science, 7 luglio 1989.

“Gli scienziati imbrogliano?”

“Dopo l’inchiesta preliminare effettuata da questa commissione [del Congresso] sul soggetto, la commissione ha avuto sempre più motivo di credere che quanto vediamo è solo la punta di un malauguratissimo e pericoloso iceberg di vaste proporzioni”. — NOVA, programma trasmesso negli Stati Uniti dalla rete televisiva PBS (Public Broadcasting Service) il 25 ottobre 1988.

“In due nuovi studi si chiede perché gli scienziati imbrogliano”

“Era una domanda piuttosto innocente: come si comportano gli scienziati quando nessuno li osserva? La risposta però ha suscitato un putiferio: non troppo bene, scrive un articolo uscito questo mese sul periodico inglese Nature”. — Newsweek, 2 febbraio 1987.

“Una nazione di bugiardi? Scienziati falsificano le ricerche”

“Uno studio pubblicato il mese scorso accusava 47 scienziati della facoltà di medicina della Harvard e della Emory University di avere scritto articoli che inducono in errore”. — U.S.News & World Report, 23 febbraio 1987.

“[Gli Istituti Sanitari Nazionali, USA] accusano di plagio il revisore”

“Secondo l’équipe di esperti, il ricercatore ha preso dati dall’articolo di un collega che gli era stato dato in visione e se ne è servito per il proprio lavoro; . . . [Gli Istituti Sanitari Nazionali, USA] propongono severe misure disciplinari”. — Science, 14 luglio 1989.

“Il ‘comportamento permissivo’ genera frodi in laboratorio”

“In America esperti di scienze biomediche effettuano ricerche poco accurate e talora fraudolente nel tentativo di pubblicare più articoli e fare più soldi”. — New Scientist, 25 febbraio 1989.

“I ricercatori lasciano sempre più spazio alle frodi”

“Frodi scientifiche e mancanza di accuratezza potrebbero essere molto diffuse tra i ricercatori, avverte uno studio pubblicato nel numero di Nature della scorsa settimana”. — New Scientist, 22 gennaio 1987.

“Ricercatore accusato di plagio si dimette”

“Un biochimico accusato di avere plagiato una relazione dell’Accademia Nazionale delle Scienze per un libro sulla nutrizione e il cancro ha dato le dimissioni dalla Cleveland Clinic Foundation”. — Science, 4 settembre 1987.

“La pillola: Le prove dell’innocuità del farmaco falsificate da un professore”

“Il suo inganno solleva un interrogativo sui controlli effettuati per accertare l’innocuità delle pillole prese da 2 m[ilioni] di donne in Gran Bretagna e da 10 m[ilioni] di donne nel mondo”. — The Sunday Times, 28 settembre 1986.

“Farmacologo si dimette per la vergogna”

“Si è dimesso la settimana scorsa dopo che una commissione d’inchiesta indipendente lo aveva trovato colpevole di frode scientifica”. — New Scientist, 12 novembre 1988.

“Il NIMH scopre un caso di ‘grave scorrettezza professionale’”

“[È] un caso sorprendentemente scandaloso e deliberato di frode scientifica continuata, secondo la bozza della relazione su un’indagine condotta per conto dell’Istituto Nazionale di Igiene Mentale [NIMH, USA]”. — Science, 27 marzo 1987.

“‘Frode’ scientifica avvelena la Ivy League [gruppo di otto università americane di grande prestigio]”

“Un importante psichiatra di Boston ha dato le dimissioni da direttore di un ospedale psichiatrico affiliato alla Harvard University, in seguito ad accuse di plagio”. — New Scientist, 10 dicembre 1988.

“Il caso dei fossili ‘fuori posto’”

“Un eminente scienziato australiano ha esaminato il lavoro di due decenni sull’antica struttura geologica himalayana e afferma possa trattarsi della più grande frode paleontologica di tutti i tempi”. — Science, 21 aprile 1989.

“Ora sono i periodici a essere nel mirino”

“[Parlava] precisamente del modo inadeguato in cui molti periodici [scientifici] hanno affrontato le frodi scientifiche. . . . Ciò che è già stato detto ad altri membri della comunità scientifica viene ora ripetuto ai periodici: comportatevi meglio o avrete a che fare coi legislatori”. — The AAAS Observer, 7 luglio 1989.



Un altro fossile contraffatto

Una mosca inglobata in un pezzo d’ambra, cioè di resina fossile, è stata a lungo riverita negli ambienti scientifici, essendo considerata un esemplare perfettamente conservato risalente a 38 milioni di anni fa. Tuttavia, la rivista New Scientist riferisce che questo stimato esemplare si è rivelato in realtà “una truffa entomologica che regge il confronto con la mistificazione di Piltdown”. Sembra che almeno 140 anni fa un abile mistificatore abbia spaccato in due il pezzo d’ambra, abbia scavato in una delle due metà e vi abbia inserito una comunissima “mosca delle latrine” (Fannia scalaris). Il “fossile” fu venduto al Museo di Storia Naturale dell’Inghilterra nel 1922 e da allora è stato esaminato da eminenti scienziati, venendo menzionato in un libro sui fossili ancora nel 1992.

“La più famosa frode scientifica”

L’uomo di Piltdown, scoperto nel 1912, è stato “la più famosa frode scientifica del secolo”, afferma il Times di Londra. Fu smascherato come tale nel 1953 dopo che analisi scientifiche ebbero dimostrato che, lungi dall’essere un anello mancante di qualche presunta catena evolutiva dei progenitori dell’uomo, il cranio era quello di un uomo moderno mentre la mandibola apparteneva a un orango. Chi aveva perpetrato questo imbroglio così ben ordito?

Per anni i sospetti gravarono su Charles Dawson, l’avvocato e geologo dilettante che scoprì i resti. Tra gli altri sospettati ci furono sir Arthur Keith, ardente evoluzionista ed ex presidente del Regio Ordine dei Chirurghi, lo scrittore britannico sir Arthur Conan Doyle e il sacerdote francese Pierre Teilhard de Chardin. Tuttavia mancavano prove certe, e alla fine la colpa fu data a Dawson.

Ora si è scoperta l’identità del vero responsabile. Si tratta di Martin A. C. Hinton, ex conservatore di zoologia del Museo di Storia Naturale di Londra, morto nel 1961. Nove anni fa fu scoperto nel museo un baule che era appartenuto a Hinton. Conteneva denti d’elefante, frammenti di un ippopotamo fossile e altre ossa, che sono state analizzate attentamente. Si è riscontrato che tutte erano state contaminate con ferro e manganese nelle stesse proporzioni delle ossa di Piltdown. Ma ciò che ha eliminato ogni dubbio è stata la scoperta, nei denti, di cromo, elemento usato anch’esso nel processo di contaminazione.

Nel presentare i fatti il prof. Brian Gardiner, del King’s College di Londra, ha detto: “Hinton era noto come un tipo burlone. . . . [Il suo] movente lo indicano alcune lettere”. Gardiner ha concluso dicendo: “Sono sicuro al 100 per cento che è stato lui”. Le prove fanno pensare che Hinton volesse vendicarsi contro Arthur Smith Woodward, suo superiore, il quale non gli aveva dato il riconoscimento o i soldi che secondo lui gli spettavano. Woodward cadde in pieno nel tranello, e fino alla sua morte, avvenuta cinque anni prima che la frode venisse a galla, rimase convinto dell’autenticità dell’uomo di Piltdown. L’unico quesito tuttora irrisolto è: Perché Hinton non svelò l’imbroglio non appena Woodward si fu pronunciato pubblicamente a favore del falso? A quanto pare l’uomo di Piltdown fu accettato con tale rapidità in tutto il mondo scientifico che Hinton pensò di non avere alternativa che tenere nascosta la verità.
Visto che uomini così eminenti si schierarono a favore del cranio di Piltdown, anche il pubblico fu ingannato. Musei di tutto il mondo misero in bella mostra copie e fotografie del cranio, mentre libri e periodici diffusero prontamente la notizia. I danni prodotti dalla burla di Hinton sono incalcolabili. Ha proprio ragione la Bibbia a dire: “Un pazzoide che lancia frecce e giavellotti mortali è chi inganna il suo prossimo e poi dice: ‘Era solo uno scherzo!’” — Proverbi 26:18, 19, Parola del Signore.
UNA TRUFFA
Alcuni reperti fossili che in passato erano acclamati come la prova che gli uccelli si sono evoluti da altri animali si sono rivelati delle contraffazioni. Per esempio, nel 1999 il National Geographic pubblicò un articolo sul ritrovamento del fossile di un animale pennuto che aveva la coda da dinosauro. La rivista disse che si trattava di “un anello mancante della catena che lega i dinosauri agli uccelli”. (Novembre 1999) Si scoprì però che il reperto era stato contraffatto, assemblando parti di animali diversi. In effetti non è mai stato trovato un tale “anello mancante”.
Gli uomini-scimmia sono esistiti?
9 Dopo essere andati per 130 anni in cerca di fossili dell’anello mancante fra le scimmie e l’uomo, gli evoluzionisti sono riusciti a mettere insieme solo un misero mucchietto di ossa. Secondo un periodico (Science Digest), “tutta l’evidenza materiale a sostegno dell’evoluzione umana non riempie ancora una singola bara!” Evidentemente quello è il posto più adatto per queste presunte prove: una bara con il coperchio saldamente inchiodato sopra!
10 Le illustrazioni di “uomini-scimmia” usate per sostenere la teoria dell’evoluzione non sono altro che prodotti dell’immaginazione, e vengono disegnate in base a pochissimi, minuscoli frammenti di ossa craniche o di mandibole. Per esempio, nella prima pagina del New York Times del 16 agosto 1985 appariva la “ricostruzione, fatta da un artista, dell’Amphipitecus, il più antico primate superiore conosciuto . . . dal quale si evolsero gli esseri umani”: essa ne mostrava la testa e le mani pelose. In base a che cosa era stato ricostruito? All’interno l’articolo diceva: “La parte posteriore di una mandibola . . . e un frammento di mascella scoperto cinquant’anni prima”. Ma è davvero possibile ricostruire completamente la testa, con pelo e tutto, partendo da due frammenti di questo tipo? L’articolo cita le parole di un antropologo dell’Università di Harvard che ha definito questi fossili uno “sprazzo di luce in un campo di tenebre”. Ma si possono proprio paragonare alla luce?
11 Il cranio dell’uomo di Piltdown era ciò che alcuni avrebbero potuto chiamare uno “sprazzo di luce”. Questo cranio, che fu al centro dell’attenzione degli evoluzionisti per circa 40 anni, fu smascherato nel 1953 come combinazione fraudolenta di frammenti ossei in parte animali e in parte umani, un vero e proprio imbroglio! Per usare le parole del profeta Isaia, di questi ipotetici uomini-scimmia si può dire: “La verità è mancante”. — Isaia 59:15.



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