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Studio sulla Trinità

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2009 15:06
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18/08/2009 19:02

Un lettore del forum di fede evangelica ha inviato alla redazione uno studio sulla dottrina della Trinità realizzato da Domenico Iannone, chiedendo di pubblicarlo ed esortandoci ad offrire una risposta dal punto di vista dei TdG sull'argomento.
Riporto di seguito lo studio:



TRINITA’(mistero della)

ANALOGIE E TENTATIVI DI SOLUZIONE DEL MISTERO DELLA TRINITA’ E QUINDI PLURALITA’ DELL’ESSERE


Il concetto di Trinità nella Bibbia è piuttosto evidente esaminando le tre persone singole che lo costituiscono, in questo piccolo studio cercheremo con alcune analogie di dare sostanza a quanto noi cristiani crediamo e affermiamo. Non fossilizziamoci, dunque, sulla parola “Trinità” termine coniato successivamente dal cristianesimo ma, sul pensiero che la Bibbia dà di essa, e da essa ne è derivata.

-"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Matteo 28,19);
-"La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi" (2 Corinzi 13,13);
-"…uno solo è lo Spirito, …uno solo è il Signore, …uno solo è Dio" (1 Corinzi 12,4).

Noi crediamo nella dottrina della Trinità perché è stata “rivelata” chiaramente nel Nuovo Testamento; essa, in realtà, benché vada oltre la ragione, non è contro la ragione. Tutt’altro! La “pluralità” in Dio, oltre ad essere stata rivelata nella Bibbia, come vedremo in seguito, si presenta come una necessità logica per la mente.
Parlando della “natura di Dio”, dell’Essere trascendente, non pretendiamo affatto di esaurire l’argomento; ma accennarlo solamente per dimostrare che in effetti possiamo accostarci al “mistero” oltre che mediante la Bibbia, col sostegno della “ragione”, contrariamente a quanto si possa pensare a prima vista.

ANALOGIE

E’ stato giustamente osservato che ogni paragone zoppica, ma benché inadeguati, i paragoni possono aiutarci a farci un’idea del problema in questione, gettando un po’ di luce sull’argomento.
In pratica, la natura stessa ci fornisce analogie che chiarificano concettualmente il pensiero di “Trinità”.

Scrive P. Hedley:
La natura stessa ci ricorda che tre elementi possono essere in uno simultaneamente……l’acqua (H2O), in un recipiente vuoto, sottoposto ad una pressione di 230 millimetri e ad una temperatura di 0° centigradi, “si solidifica” nel fondo del contenitore, rimane “liquida” nel centro e “si volatilizza” (diventa vapore) in cima. In un istante, la stessa acqua è contemporaneamente solida, liquida e gassosa; eppure tutti e tre gli elementi sono manifestazioni della stessa sostanza.

E ancora:

“Lo spazio è tri-dimensionale; sebbene la lunghezza, la larghezza e l’altezza siano considerate tutte “componenti” dello spazio, ciascuna di esse non è “un terzo” dello spazio. E’ vero che possiamo considerarle separatamente (perché ognuna è distinta dall’altra), ma né lunghezza né altezza né larghezza possono esistere indipendentemente l’una dall’altra in ciò che è chiamato “spazio”.
Ognuna di esse è ugualmente indispensabile nel totale indivisibile. Lo spazio è tre in uno. Ciò che vale per lo spazio può anche valere per l’Iddio trino rivelato nella Bibbia.

“…ogni raggio di luce è diviso in tre raggi; il primo, lattinico, che è invisibile; il secondo, il lumifero, che è visibile; il terzo, il calorifico, che dà calore e che si sente, ma non si vede.

Giovanni l’apostolo disse: “Dio è luce”. Dio Padre è invisibile: divenne visibile nel suo Figliuolo; ed Egli è operante nel mondo attraverso lo Spirito che è invisibile ma esiste”.

“un triangolo ha tre lati e tre angoli; togliete un lato ad esso e non sarà più un triangolo. Dove sono tre angoli, vi è un triangolo”.

“tre candele in una stanza formano un’unica luce”

Un ultimo esempio di unità composta, possiamo averlo da quello che noi definiamo in una parola “il tempo”. Esso è composto da:
Passato, Presente e Futuro.

Non meravigliamoci dunque, della pluralità che il nostro Dio possa avere e che anche noi abbiamo nella nostra natura umana: “Anima, Spirito, Corpo”

1 Tessalonicesi 5:23 “Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”.


NECESSITA’ LOGICA

Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio.


La pluralità di Dio, lungi dall’essere un dogma che urta “contro la ragione” si presenta invece come una necessità logica della mente, che conferma quanto nella Bibbia è rivelato circa la natura di Dio.
Ma in che senso affermiamo che sia una necessità logica?

Considerando la natura stessa della persona. Una peculiarità della “persona” è che riesce a pensare; il “pensiero” è proprio della “persona”. Ma che cosa è il pensiero? Come è costituito esso?
C’è da dire prima di tutto che il “pensiero” non è unità – assoluta, ma è un esempio di unità-composta. Difatti, in qualsiasi forma di “pensiero”:

a) il soggetto pensante
b) l’oggetto pensato

Queste due componenti del “pensiero” sono inscindibili. Se manca uno dei suddetti elementi NON PUO’ esistere il “pensiero”.
Antonio Rosmini, Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema – Roma 1965 pg. 49.

Io penso, ma io non sono l’oggetto del mio pensiero; tuttavia se manca l’oggetto del “pensiero”, io non sarei neanche in grado di pensare; l’oggetto del mio pensiero quindi mi sovrasta ed è sempre “presente” nel mio pensiero, pertanto posso affermare che vi è una “pluralità” nell’essenza del mio pensiero.

Ma, approfondendo il tema, vogliamo considerare un ulteriore aspetto, e cioè: IL PENSIERO, LA PAROLA, LA VOCE.
In una stessa persona possono essere presenti simultaneamente tre aspetti di un’unica realtà: “Pensiero, parola e voce”.
Non possiamo dire che sono tre parti diverse; sono un tutt’uno. Sono TRE ma allo stesso tempo sono UNO.

Ora, riferendoci alla “Deità”, sappiamo che “il Figlio di Dio” è chiamato “LA PAROLA”. Alcuni sostengono che la Parola è stata creata, sebbene la Bibbia dichiari il contrario; difatti dice: “Nel principio la Parola esisteva” (Giovanni 1:1). Ma cos’è la “Parola”?

La Parola è l’espressione, la manifestazione del “Pensiero”.

Il “pensiero” è una parola inferiore. Fin quando rimase in’espresso (nascosto, interiormente) si chiama “pensiero”, ma quando si manifesta diventa “Parola”; ma la “Parola” non è stata “creata”; era già, contenuta “nel Pensiero”; possiamo dire che è stata generata dal pensiero, in quanto da “interiore” si manifesta “all’esterno” e rivela il Pensiero. Ma è qualcosa che non si può scindere, non si può separare: non si può avere il Pensiero senza la Parola, perché il Pensiero è “Parola interiore”, né Parola senza Pensiero, perché la Parola è “Pensiero espresso”. Sono intimamente legati e inscindibili.

Ma c’è di più: C’è un terzo elemento strettamente connesso alla “Parola” (e di conseguenza al pensiero), cioè la “VOCE”:

Per esempio il Salmo 103:20, dice:

“Benedite il SIGNORE, voi suoi angeli,
potenti e forti, che fate ciò ch'egli dice,
ubbidienti alla VOCE della sua PAROLA!”

Cioè, che ubbidiscono non soltanto alla “parola”, alla lettera di essa, ma allo “spirito” di essa. Poiché la VOCE rivela il senso, il significato intrinseco della “Parola” in quanto la “lettera” della Parola può dire una data cosa, mentre la VOCE può rivelare che si vuole intendere un’altra cosa.

Altro esempio: In Giobbe 33:8, Elihu dice proprio a Giobbe: “Tu però hai detto alle mie orecchie, e ho udito il suono delle tue parole, che dicevano”

In Numeri 22:19-22 si legge che il profeta Balaam aveva chiesto al Signore se poteva andare con i principi di Moab; ed il Signore disse: “Vai con loro”. Ma subito dopo è scritto: “Ma l’ira di Dio si accese perché egli se n’era andato e l’Angelo dell’Eterno si pose sulla strada per fargli ostacolo”. Come mai, Dio dice di andare e poi la sua ira si accende contro Balaam? (Balaam sapeva che non era volontà del Signore che egli andasse, perché in precedenza, dio glielo aveva vietato).

In quel caso, la lettera della parola era: “Vai pure”, ma la voce in effetti diceva: “Non andare”.

Un altro esempio è in 2 Cronache 18:14-16
L’empio re Acab, su richiesta di Giosafat, aveva interrogato il profeta di Dio per sapere se poteva andare in guerra contro una certa città (Ramoot di Galaad).
E il profeta aveva risposto: “Andate pure e vincerete”. Ma la “voce” del profeta (il tono) non convinse Acab, che capì che in effetti non era volontà di Dio che essi andassero. Difatti, rivoltosi al profeta, disse a sua volta: “Quante volte, dovrò scongiurarti di non dirmi se non la verità…?”

Questi “tre” elementi, dunque, sono tre aspetti della stessa realtà:
PENSIERO-PAROLA-VOCE, sono inseparabili; ma benché siano TRE sono allo stesso tempo UNO. Procedono l’uno dall’altro, ma sono coesistenti e consustanziali.

Fonti: Testimoni di Geova o Testimoni di Cristo?
Di Francesco Ruggirei CLC




SEMPRE SULLO STESSO TEMA SEGUE QUESTO STUDIO TRATTO DAL SEGUENTE LINK

www.chiesariformatasalerno.org/


LA TRINITA'

Deuteronomio 4:35 " YHWH è Dio e non ve n'è altri fuori di Lui".
Isaia 43:10 "Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà alcuno".
Isaia 43:11 "Io, Io sono l’Eterno, e fuori di me non v’è Salvatore".

Premessa.

Tutto l’insegnamento delle Sacre Scritture va nella direzione di uno strettissimo MONOTEISMO. Il messaggio centrale, tanto dell’Antico quanto del Nuovo Testamento, risulta unanime su questo punto e conduce necessariamente alla considerazione che esiste un unico Dio in tre persone. Fuori di Dio non esistono altri dèi, e quando la Scrittura fa riferimento a tali entità, contesta in ultima analisi la legittimità del loro titolo (Giudici 6:31; 1 Cronache 10:10; Salmo 16:4; 82:6; Michea 4:5; Atti 28:6; 1 Cor. 8:5; Gal. 4:8; Filippesi 3:19).Già nell’AT vi sono riferimenti alla molteplicità nell’unità della sostanza divina. La parola tradotta "unico" in Deuteronomio 6:4 "L’Eterno l’Iddio nostro è l’unico Eterno" è "acad", che ha il significato di "uno, unità"; nella lingua ebraica vi sono due parole con il significato di Uno e sono: YACHID che denota un' unicità assoluta e compatta (Zacc.12:10; Ger. 6:26) e ACHAD che denota una unità composta o collettiva (Gen.2:24; Gd. 6:16; 1 Sam. 11:7; Esd. 3:1; Ez: 37:17). L’uso del termine Achad applicato a Dio non è irragionevole ma semplicemente superiore alla nostra comprensione! Conformemente a quest’uso, crediamo in un unico Dio, YHWH, in tre persone: YHWH PADRE, YHWH FIGLIO, YHWH SPIRITO SANTO.

Nel greco koinè del NT, il termine "theos" è usato per indicare le tre persone della Trinità. Nonostante tale termine venisse usato nel mondo ellenistico per indicare gli dei pagani, esso è ritenuto dagli scrittori ispirati, appropriato per denotare anche il vero e unico Dio. Nella LXX (la Settanta, ossia la versione greca dell'Antico Testamento) il termine theos traduce, con poche eccezioni, l'ebraico Elohim e Jhwh.

La divinità del Figlio.

1) Preliminarmente è opportuno affermare, che brani del tenore di Giovanni 14:28 "Il Padre è maggiore di me", nulla affermano a proposito dell'essenza del Figlio, ma entrano solo nel merito della relazione tra le persone divine. Il Nuovo Testamento contiene molte e chiare affermazioni a proposito della divinità del Cristo.

In Giovanni 1:1: Cristo è definito inequivocabilmente Dio.
Viene, inoltre, introdotta una differenza tra l’intera essenza di Dio e la Parola.
In greco la differenza tra soggetto e complementi è segnalata dalle diverse "terminazioni" delle parole. Nel testo greco di Giovanni 1:1, tanto il termine "Parola", quanto il termine "Dio" posseggono la medesima terminazione, il soggetto viene pertanto individuato sulla base della presenza dell'articolo. Il soggetto è la Parola, poichè ha l’articolo, mentre Dio essendo senza articolo appare essere il predicato nominale (kai theos en o logos ). Se l’articolo fosse stato usato, tanto davanti al complemento predicativo quanto davanti al soggetto, questi sarebbero stati intercambiabili, ma non è il caso del brano in questione, ove si intende: la Parola è la deità, ma non è tutta la deità.
Tale importante distinguo non è reso a sufficienza nelle traduzioni in italiano.
I Testimoni di Geova ritengono, che nell’affermazione in questione risulta che Gesù è certamente un Dio, ma di rango inferiore a Dio Padre.
Proprio tale circostanza, secondo la loro opinione, starebbe alla base del fatto che nel testo greco di Gv.1:1 il termine theos riferito a Gesù apparirebbe senza articolo.
Si tratta chiaramente di una fantasia smentita da brani come Mt.4:3-4; 12:28; 28:43; Luca 20:37-38; Gv.3:2; 13:3; Rom.1:7-8, 17-19; 2:16-17; 3:5,22-23; 4:2-3 solo per citarne alcuni.
In essi gli scrittori del NT usano theos senza articolo, pur riferendolo a Dio Padre.
Inoltre i brani di Mt.1:23; Gv.20:28; Ebrei 1:8 si riferiscono a Cristo chiamandolo theos con l’articolo davanti!
Allo stesso titolo deve essere considerata una fantasia, ritenere che theos senza articolo debba indicare "la qualità" della Parola, ossia il suo essere "divina" e non Dio.
Nel caso Giovanni avesse voluto dire che la Parola era "divina" in un senso diverso dall'essere essa Dio, avrebbe potuto senz'altro usare il termine greco corrispondente (teiotes). Ma ci chiediamo, in che senso la Parola può essere divina? La risposta anche in questo caso, può essere solo una: essa è divina poichè ha la stessa essenza di Dio Padre (1).

Giovanni 8:58 Cristo afferma non di essere esistito già prima di Abramo (avrebbe in tal caso dovuto dire: io ero) ma di essere l’Io Sono, che non è altro che la traduzione greca del tetragramma YHWH (vedi Esodo 3:14; Deuteronomio 32:39; Isaia 43:10). Il verbo usato da Gesù è il presente indicativo, che in greco indica un'azione continua. Debbono essere considerate delle vere e proprie falsificazioni, i tentativi di rendere tale verbo che è al presente indicativo, con l'imperfetto, il passato prossimo o altro ( in Giovanni 15:58, troviamo il caso di un verbo al presente tradotto con un passato prossimo, ma per il senso complessivo del brano l'uso di un tempo o dell'altro è assolutamente indifferente).
La Settanta traduce l'espressione ebraica ani hu come ego eimi, in Isaia 41:4; 43:10; 46:4. In ciascuno di tali brasi l'espressione ani hu, appare alla fine della frase, nella traduzione in greco è conservata tale disposizione. L'espressione ego eimi traduce anche l'ebraico: anoki anoki hu, in Isaia 43:25; 51:12. In Isaia 52:6, hani hu è tradotto ego eimi autos (una forma più enfatica), e in Isaia 45:18 ani Yhwh è tradotto con ego eimi kurios.
Il termine ebraico ani hu, è un eufemismo per indicare il nome di Dio

Giovanni 20:28 nel brano, Cristo è definito "Signore mio e Dio mio". Alcuni interpretano queste parole pronunciate da Tommaso all'apparire di Gesù, come una sorta di espressione di stupore, una specie di "accidenti!". Probabilmente questa spiegazione si commenta da sola.

Romani 9:5 Cristo è "sopra tutte le cose Dio Benedetto in eterno". Alcuni ritengono sia più corretto porre un punto dopo "cose", e intendere il resto della frase come una dossologia significante "Sia Dio benedetto in eterno". Ma nelle dossologie tanto dell'Antico Testamento ebraico e greco, quanto del Nuovo Testamento, il termine "benedetto" è sempre posto prima del termine "Dio" (nell'AT greco, vi sono ben trenta casi in questo senso a parte l'eccezione di Salmo 67:19 che potrebbe essere un errore redazionale), mentre nel brano in esame accade il contrario. Pertanto non ci troviamo in presenza di una dossologia, e il termine Dio è riferito a Gesù.

Filippesi 2:6 Cristo aveva "forma di Dio" e non reputò rapina considerarsi "uguale a Dio". In Filippesi 2:7 l'espressione "forma di servo" attribuita al Cristo sta a significare il suo essere stato realmente un servo; per analogia "forma di Dio" deve significare il suo essere a tutti gli effetti Dio.

Colossesi 1:15 Cristo è "immagine (greco "eikon") dell’invisibile Iddio", (vedi anche Ebrei 1:3). In questo brano si sta affermando che Cristo è la "manifestazione visibile" di Dio. In greco eikon, indica il contorno tangibile e visibile delle cose di questo mondo.

Colossesi 2:9: in Cristo "abita corporalmente tutta la pienezza della Deità" (pleerooma tee theoteetos soomatikoos).

1 Timoteo 3:16, anche se questo brano non risulta molto utile a fini apologetici, è interessante sapere che nei manoscritti Sinaitico e Alessandrino, i primi correttori del testo lessero "(Gesù) Dio manifestato in carne".

Tito 2:13 "Aspettando l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù"

(tou megalou qeou kai swthros hmwn Ihsou Cristou).
C'è chi ha voluto tradurre "... del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo", stabilendo un'indebita distinzione tra un "Dio grande", da una parte, e il "Salvatore Gesù Cristo" dall'altra, onde non attribuire alcuna divinità al Cristo. Tale traduzione é anzitutto errata per motivi di contesto, poichè nella Scrittura la parola "apparire" è usata sempre in relazione a Cristo (2 Tessalonicesi 2:8; 1 Timoteo 6:14; 2 Timoteo 4:1,8; Tito 2:13). Tre volte in questa epistola l'espressione "nostro Salvatore" è usata con riferimento a Dio (1:3; 2:10; 3:4), e immediatamente dopo con riferimento a Cristo (1:4; 2:13; 3:6). Inoltre ragioni grammaticali escludono la distinzione tra le persone del Dio grande e del Salvatore; infatti nei brani di Tito 1:4; 1:3; 2:10; 3:4 3:6, l'espressione "nostro Salvatore" è preceduta dall'articolo determinativo greco, eccetto in Tito 2:13. In quest'ultimo caso l'articolo determinativo è posto davanti a Dio. Ciò permette l'applicazione della così detta regola di Granville: " Quando la copula kai connette due nomi posti nello stesso caso (o due sostantivi o aggettivi o participi), i quali offrono la descrizione di una persona, di un ufficio, dignità, affinità o connessione, attributi, connessione e attributi, proprietà, e l'articolo determinativo precede il primo dei due nomi e non è ripetuto anche davanti al secondo nome, allora quest'ultimo è sempre riferito alla stessa persona che è descritta dal primo nome, cioè il secondo nome aggiunge un'ulteriore descrizione a quanto descritto dal primo nome". Il caso è in tutto simile a quello di 1 Pietro 1:1.

Purtroppo non tutti i traduttori biblici, conoscono bene la grammatica della lingua che traducono!

1 Giovanni 5:20 "noi siamo in Colui che è il vero Dio, nel suo Figliolo Gesù Cristo. Quello è il vero Dio e la vita eterna" (Luzzi 1924). Non condividiamo questa traduzione, infatti il "Quello" del secondo capoverso è in greco outos, questo pronome andrebbe più propriamente tradotto con "questo". In tal modo il brano starebbe affermando che il Cristo è anche lui, Dio e Vero.

Apocalisse 1:8 Cristo (che nella Scrittura è l'unico "che venga", vedi anche Ap. 1:7) è definito "Signore Iddio" (kurios o theos).

E' decisamente da escludere l'ipotesi che il termine Dio, riferito a Cristo, sia da intendersi soltanto come titolo onorifico.
Infatti un titolo onorifico ha un qualche valore soltanto se fa riferimento ad una realtà di fatto, altrimenti, è una parola vuota o una menzogna; dire che una persona è intelligente quando non lo è, significa non attribuirle un'onorificenza, ma mentire. Non è, dunque, possibile affermare che Cristo è Dio, a titolo di onorificenza, e poi affermare che in realtà non lo è.

1) Attributi di Dio, sono ascritti a Cristo, che è detto essere:
Onnisciente (Matteo 17:27; Marco 2:8; Luca 9:46; 11:17; Giovanni 1:48; 2:23-25; 4:16-18; 16:30; 21:17).
Onnipresente (Matteo 18:20; 28:20; Efesini 1:23; 4:10; Ebrei 13:5 vedi anche Giovanni 1:48; 3:13)
Onnipotente (Matteo 28:18; Marco 4:39-41 confronta con Giobbe 38:25-28. Filippesi 3:21)
Eternamente pre-esistente (Isaia 9:6; Michea 5:2; Giovanni 1:1; Colossesi 1:17)
Immutabile ( Ebrei 1:8-12; 13:8).2)

2) Azioni divine sono attribuite a Cristo:
Gesù è l'autore della creazione (Giovanni 1:3; Colossesi 1:16; Ebrei 1:2, confronta con Isaia 44:24).
Gesù è l'autore della vita (Atti 3:14, Giovanni 1:4 confronta con Genesi 2:7).
Gesù è il reggitore dell'universo (Colossesi 1:17; Ebrei 1:3).

Negli scritti del NT sono richiamati e applicati a Cristo brani dell’AT originariamente riferiti a YHWH:

Deuteronomio 10:17 "Poichè l’Eterno, il nostro Dio, è l’Iddio degli dèi, il Signore dei signori, l’Iddio grande, forte e tremendo, che non ha riguardi personali e non accetta presenti…" in Ap.19:16 Cristo è detto essere il "Re dei re e Signore dei signori".

Deuteronomio 32:4 YHWH è detto essere la Roccia. In 1 Corinzi 10:4, la Roccia che seguiva Israele nel deserto era Cristo.

Isaia 6:1-10 ad Isaia venne mostrata la GLORIA di YHWH, in Gv 12:41 è affermato che Isaia vide in quella circostanza la Gloria del Cristo.

Isaia 8:14-15 YHWH è "la pietra di Inciampo" in 1 Pietro 2:6-8 la Parola è la pietra angolare sulla quale gli edificatori inciampano.

Isaia 40:3 "Preparate nel deserto la via a YHWH" nel Vangelo di Matteo 3:1-3 il Brano dell’AT riferito al Cristo che è ivi chiamato Signore.

Isaia 44:6 YHWH dice: "Io sono il primo e sono l’ultimo"(vedi anche Isaia 41:4; 48:12). Confronta Ap. 22:13 (riferito a Gesù) con Apocalisse 1:8 riferito al Dio "ONNIPOTENTE, "che viene": anche in questo caso non può che trattarsi di Gesù, dato che soltanto Lui è Colui che ha da venire. Gesù, inoltre, è definito , con buona pace dei Testimoni di Geova,non Dio Potente, ma Dio Onnipotente.

Nel medesimo brano di Isaia 44:6 è anche affermato che fuori di YHWH non vi è Dio: chi è allora quel Gesù che il Vangelo di Giovanni (1:1) chiama Dio? Se non è YHWH, non può essere un Dio piccolo, ma solo un impostore (leggi anche Isaia 43:10).

Isaia 45:23 YHWH dice "Ogni ginocchio si piegherà davanti a me ogni lingua mi presterà giuramento": confronta con Filippesi 2:10-11.

Geremia 17:10 "l’Eterno investiga i cuori": in Apocalisse 2:23 è il Figlio di Dio a farlo.

Salmo 45:6-7 il salmista dice "il tuo trono, o YHWH, è per ogni eternità; lo scettro del Tuo Regno è uno scettro di giustizia"; confronta con Ebrei 1:8.

Salmo 24:8-11 YHWH è definito "Signore della Gloria ": allo stesso modo Cristo in 1 Corinzi 2:8.

Salmo 97:7, il salmista invita gli angeli ad adorare YHWH; il medesimo brano citato in Ebrei 1:5-6 è utilizzato per invitare ad adorare il Figlio.

Osea 13:4; Isaia 43:11 , in questi brani è affermato che oltre YHWH non vi è Salvatore, ma Paolo nelle epistole pastorali attribuisce il titolo di Salvatore a Cristo (1 Timoteo 1:1; 2:3; 2 Timoteo 1:10; Tito 1:3; 2:10, 13; 3:4, 6).

Si possono confrontare anche questi brani:
Deut. 10:14; Atti 10:36
Salmo 34:8; 1 Pietro 2:3
Salmo 102:25; Ebrei 1:10, questi due brani possono essere messi in strettissimo parallelo:

"Tu Signore (il Figlio) nel principio fondasti la terra" Ebrei 1:10
"Tu (YHWH) fondasti la terra ab antico" Salmo 102:25

"E i cieli sono opera delle tue mani (del Figlio)" Ebrei 1:10
"E i cieli sono opera delle tue mani (di YHWH)" Salmo 102:25

"Essi periranno, ma tu (il Figlio) dimori" Ebrei 1:11
"Essi periranno, ma tu (YHWH) rimani" Salmo 102:26

"Invecchieranno tutti come un vestito" Ebrei 1:11
"Tutti quanti si logoreranno come un vestito" Salmo 102:26

"Come un mantello tu (il Figlio) li avvolgerai, e saranno mutati" Ebrei 1:12
"Tu (YHWH) li muterai come una veste e saranno mutati" Salmo 102:26

"Ma tu (il Figlio), rimani lo stesso, e i tuoi (del Figlio) anni non verranno meno)" Ebrei 1:12
"Ma tu (YHWH) sei sempre lo stesso, e i tuoi (di YHWh) anni non avranno mai fine" Salmo 102:27

Isaia 26:19; 60:1; Efesini 5:14
Isaia 43:10; Atti 1:8
Isaia 45:23; Filippesi 2:10
Geremia 9:24; 2 Corinzi 10:17; Phil 3:3
Geremia 17:10; Apocalisse 2:23
Gioele 2:32; Romani 10:13
Zaccaria 11:12f; Matteo 26:14f
Zaccaria 12:10; Giovanni 19:37
Malachia 3:1; Marco 1:2.

Nell'Antico Testamento YHWH è l'unico che possa salvare il popolo dai propri peccati (Isaia 43:25; 44:21; 63:16); ma nel Nuovo Testamento Colui che salva è Gesù (Matteo 1:21; Efesini 1:17).
A tal proposito Pietro cita il profeta Gioele "chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato"(Atti 2:21), aggiungendo in seguito che solo il nome di Gesù può salvare (Atti 4:12).

Può essere interessante sapere che nell'AT vi sono tre brani che indicano che vi sono due persone con il nome "Signore" (Genesi 19:24; Zaccaria 2:9-10; 3:1-2), e un solo brano dove si accenna al fatto che vi sono due persone chiamate "Dio" (Salmo 45:7, vedi anche Ebrei 1:8).

Ma attenzione….

Gv. 14:8-11 Gesù non afferma di essere Dio Padre, ma che conoscere la Sua persona equivale a conoscere la persona del Padre.
Atti 20:28 Il termine Dio, del brano in questione, può essere inteso tanto riferito al Padre, quanto al Figlio.

Adorazione divina.

Alla luce delle affermazioni iniziali a proposito della unicità di Dio, va altresì detto che YHWH proibisce che l’adorazione spettante solo a Lui venga offerta a qualche altro dio (Esodo 20:3-6). Dio è un Dio geloso (Deuteronomio 5:9), egli non permette che l'adorazione spettante solo a Lui, venga offerta ad un altro (Isaia 42:8); ma se il Figlio è Dio allo stesso titolo del Padre, non deve destare meraviglia il fatto che la Scrittura raccomandi di adorare tanto l’Uno quanto l’Altro. Se Gesù è YHWH non è sbagliato adorarlo (Matteo 14:33; 28:9; Giovanni 9:38; Ebrei 1:6; Ap. 1:5-6; 5:8-14; 19:10).
In Gv. 5:23 è detto che Dio vuole che "tutti onorino il Figlio come onorano il Padre". Per tale motivo non è blasfemo pregare tanto il Padre, quanto il Figlio (Atti 7:59; 2 Corinzi 12:8; 1 Giovanni 5:13-15). Nel Nuovo Testamento, la parola greca che indica "adorazione" è proskuneo, essa ricorre 60 volte: 27 volte indica l'adorazione offerta a Dio o al Padre, 15 volte l'adorazione offerta a Gesù, 17 volte l'adorazione degli idoli, e 1 volta è riferita ad un uomo. Ci sono quanti affermano che il termine adorazione quando è riferito a Gesù, ha il significato di "omaggio" o "riverenza". Ma tale tesi presuppone quanto dovrebbe dimostrare.
Atti di "omaggio" ad angeli o ad uomini, vengono sempre rimproverati, ma Gesù non fa mai questo quando gli uomini adorano Lui.
In Filippesi 2:10 è affermato "che al nome di Gesù si piegherà ogni ginocchio, nel cielo, sulla terra e sotto la terra"; si può comparare questa asserzione con Romani 14:11 e Isaia 45:23, che affermano la stessa cosa riferendola a YHWH. Che dire poi del brano di Ebrei 1:6 in cui è affermato "che tutti gli angeli di Dio l'adorino (il Figlio".
Il credente è servitore tanto del Padre quanto del Figlio, poichè entrambi sono Yhwh (Deuteronomio 10:20 con Colossesi 3:24).
Il credente raccomanda il proprio spirito tanto al Padre quanto al Figlio perchè entrambi sono Yhwh (Salmo 31:5 con Atti 7:59).

Gesù il Primogenito (Prototokos).

Con questa espressione non si vuole dire che Gesù Cristo sia stato il primo essere vivente creato da Dio Padre, dato che la Scrittura dice che tutte le cose sono state create dal Padre con il concorso del Figlio ( Gv. 1:13; Col. 1:15,18 ). Nel caso la Scrittura avesse voluto affermare che Cristo era stato la prima creatura di Dio, sarebbe stata usato il termine greco "protoktisteos".
La parola primogenito è usata soltanto nove volte nel NT ( Mt. 1:25; Lc. 2:7; Rom: 8:29; Col. 1:15,18; Ebr. 1:6; 11:28; 12:23; Ap. 1:5 ) e possiede due sensi: può indicare il primo nato di una donna ( e il riferimento è chiaramente alla generazione umana), ma può anche esprimere il rango, la preminenza, l'ufficio di capo, la dignità di una persona, ( non diversamente dall'AT: Salmo 89:27; Geremia 31:3 con Genesi 41:52; Esodo 4:22; 1 Cronache 5:1-2 con Genesi 25:28-34; 1 Cron. 26:10; Deut. 21:16; in tutti questi brani non è in questione l'ordine di nascita). Primogenito applicato al Cristo ha proprio il significato di "preminente per rango".

Gesù l’Unigenito (Monogenes).

Il linguaggio del NT è basato sulla versione greca dell'AT, conosciuta come LXX (versione dei Settanta o più semplicemente: Settanta); in tale versione il termine monogenès (unigenito) viene adoperato come traduzione della parola ebraica Yachid. Per essere più precisi, in sei dei dodici brani nei quali in ebraico è usato il termine "primogenito", nella relativa traduzione in greco, è utilizzato il termine "agapetos" (prediletto, unico).
Negli altri quattro brani il termine ebraico è tradotto con monogenès (Giudici 11:34; Salmo 22:20; 25:16; 35:17), ed ha il significato di "unico, solo".
Nel NT, il termine monogenès è utilizzato nove volte, e può significare:

1) unico o solo: ( Luca 7:12; 8:42; 9:38)il senso è quello di "figlio\a unico\a);

2) prediletto: Ebrei 11:17, dove lo Yachid di Genesi 22:2 è tradotto agapetos dalla LXX e monogenès dal NT, e dei brani applicati a Gesù (Gv: 1:14,18; 3:16,18; 1 Gv. 4:9), nessuno di questi brani contiene l'idea di "generazione". Il termine "unigenito" applicato al Cristo esprime la qualità del rapporto che intercorre tra il Padre e il Figlio.

Gesù il Principio (Archè).

Cristo è definito anche "il principio della creazione di Dio" (Apocalisse 3:14) e ciò ha fatto credere a taluni che il senso dell'espressione fosse "Cristo è la prima creatura portata all'esistenza da Dio"; in Ap. 21:6 il Padre è detto essere "il principio e la fine". La stessa espressione è applicata al Cristo in Ap. 22:13. Il termine "principio" vale sia per il Figlio che per il Padre. Quindi sembra preferibile tradurre il termine "principio" con "iniziatore o fondamento" se pure si considera che in Ebrei 7:3, Cristo è definito "senza principio (archè) di giorni né fine di vita".

Gesù il Generato (Gegènneka).

Con l'attribuire il titolo di "Generato" al Cristo, le Scritture non fanno riferimento a quella dottrina che trova definitiva formulazione nella cosiddetta Confessione di Nicea (325 d.C.), dove è affermato a proposito del Cristo che Egli fu "generato e non creato". Il termine "generato", nel NT compare in Atti 13:33 ed Ebrei 1:5 e 5:5 entrambi brani che sono citazioni dal Salmo 2.
Il Salmo presenta la ribellione dei popoli contro il Signore e il suo Unto e Dio annunzia la propria volontà di sottomettere tali nazioni "generando" quell'Unto contro il quale le nazioni si sono ribellate. Il senso complessivo del brano sembrerebbe dunque, essere quello di convergere l'attenzione del lettore su tale misteriosa azione di Dio, attraverso la quale il suo Unto viene proposto come giudice dei popoli.
In Atti 13:33 Paolo annuncia la buona novella relativa alla venuta del Cristo e il compimento delle promesse fatte da Dio ai padri, realizzatesi con la risurrezione di Cristo dai morti, la citazione di Salmo 2:7 è invocata a testimonianza della risurrezione di Gesù. In Ebrei 1:5; 5:5 il termine "generato" del Salmo diventa comprensivo oltre che della risurrezione anche della Sua glorificazione alla destra del Padre. Interessante al riguardo anche Rom.1:4 in cui è affermato che Gesù "è dichiarato Figlio di Dio con potenza mediante la sua risurrezione". Siccome Cristo era Figlio di Dio prima della sua risurrezione, il brano ha il senso di una dichiarazione tale agli occhi degli uomini.

La divinità dello Spirito Santo.

A) Secondo la Sacra Scrittura lo Spirito Santo, come nel caso del Signore Gesù, è YHWH:

Esodo 17:2-7 Mosè afferma "Perchè tentaste YHWH a Massa e Meriba…?" confronta con Ebrei 3:7 "Perciò dice lo SPIRITO: i vostri padri Mi tentarono…?"

Isaia 6:8 "Udii la voce del Signore che diceva: va e dì…", confronta con Atti 28:25 "Ben parlò lo SPIRITO ai vostri padri per mezzo del profeta Isaia…"; è interessante notare come il medesimo brano di Isaia in Gv.12:35-41 sia riferito al Cristo.

Geremia 31:33-34 "YHWH dice: questo è il patto che farò…", confronta con Ebrei 10:15-16 "lo SPIRITO SANTO ce ne rende testimonianza, infatti dopo avere detto: questo è il patto che farò…"

B) Lo Spirito Santo è una persona:

Nell’AT capita di trovare espressioni riferite allo Spirito Santo che lo descrivono come un vento,un soffio o una potenza ( si veda ad esempio Ez. 37:1-14 ), ma, quando consideriamo tutto quello che la Bibbia ha da dire su tale argomento, ci rendiamo conto che le cose stanno ben altrimenti.
E’ certamente interessante notare come Gesù nel Vangelo di Giovanni (14:26; 15:26; 16:8, 13, 14) si riferisce allo Spirito: il pronome usato per indicare lo Spirito (spirito in greco è un sostantivo di genere neutro), non è il corrispondente pronome dimostrativo neutro ( esso ), ma il pronome di genere maschile ( ekeinos = Quello ), a sottolineare una volta di più che si ha a che fare con una persona. Nello stesso modo viene usato un pronome personale maschile ( auto = Lui ) in luogo di quello neutro in Rom. 8:16, 26. (2)

Può una potenza…?:

Fare dimora : Gv.14:17.
Insegnare e fare ricordare le cose spirituali: Gv.14:16; Luca 12:12; 1 Cor. 2:13.
Testimoniare: Gv.15:26; Atti 5:32.
Convincere: Gv.16:8.
Guidare, udire, parlare, mostrare e glorificare: Gv.16:13-14.
Chiamare al servizio cristiano: Atti 13:2.
Inviare: Atti 13:4; 15:28.
Proibire: Atti 16:6-7.
Risuscitare dai morti: Romani 8:11.
Intercedere: Romani 8:26.
Santificare: Romani 15:16.
Rivelare, indagare, conoscere: 1 Corinzi 2:10-11.
Parlare: Atti 8:9; 28:25; Ebrei 3:7.
Essere oltraggiata: Ebrei 10:29.
Essere invocata: Ezechiele 37:9.
Essere tentata: Atti 5:9.
Essere contristata o afflitta: Efesini 4:30.
Essere bestemmiata: Matteo 12:31.
Essere ingannata: Atti 5:3

Gli anti-trinitari, affermano che lo Spirito Santo deve essere inteso come un'espressione figurata per intendere la "potenza di Dio"; ma se lo Spirito fosse una potenza soltanto, avrebbe senso l’espressione di Luca 4:14 "Gesù nella potenza dello Spirito se ne tornò...". Lo stesso può essere detto di brani come Atti 10:38; Romani 15:13; 1 Cor. 2:4; 2 Cor. 6:6-7, in essi lo "Spirito Santo" e la "potenza di Dio", appaiono come termini non sinonimi.

Può una potenza possedere…?:

Intelligenza: Gv.14:26; 15:26; Romani 8:16; 8:27

Volontà: 1 Cor. 12:11

Sentimenti: Isaia 63:10; Efesini 4:30; Romani 15:30

Note.

Nota 1) Per quanti possiedono conoscenza del greco koinè è opportuno tenere a mente qualche regola grammaticale:

1. Un complemento predicativo determinato prende l’articolo quando segue il verbo; viceversa non lo prende quando lo precede. Secondo il Colwell, è questo il caso di Giovanni 1:1.
2. L’articolo determinativo è talvolta omesso davanti ai sostantivi senza per questo rendere indeterminato il sostantivo stesso.
3. L’articolo determinativo è in genere assente davanti ai nomi unici per genere ( ad es. Terra, Sole etc. ).
4. Se due nomi sono uniti dal caso genitivo o entrambi hanno l’articolo o ne difettano entrambi. (Rom. 7:22 con v.25).
5. Quando due o più epiteti sono applicati alla medesima persona o cosa, un articolo di solito serve per entrambi ad esempio Tito 2:13, 2 Pietro 1:1,11; 3:18 ( l’eccezione ha luogo quando un secondo articolo interviene per portare enfasi su differenti aspetti di una medesima persona o soggetto Ap. 1:17). Torna su

Nota 2) L’assenza dell’articolo davanti a pneuma (Spirito) è talvolta dovuta al fatto che Pneuma come Theos è un nome proprio (Gv. 7:39). Come regola generale possiamo affermare che l’articolo davanti al termine pneuma é presente quando è in questione la personalità dello Spirito Santo (Gv. 14:26), e dove è in causa una distinzione tra il Padre e lo Spirito ( Lc. 3:22; Gv. 15:26 ).
L’articolo davanti a pneuma ed agios sottolinea il carattere della persona dello Spirito (Mt: 12:32; Mc. 3:29;12:36; 13:11; Lc. 2:26, 10:21; Gv. 14:26; At: 1:16; 5:3; 7:51; 10:44, 47; 13:2; 15:28; 19:6; 20:23, 28; 21:11; 28:25; Ef: 4:30; Ebr. 3:7; 9:8; 10:15; ). Torna su

Testi consultati:

A.T. Robertson, "A New Short Grammar of the Greek New Testament".
W.E.Wine, "Expository Dictionary of New Testament Word".
P. Hedley, "La divinità di Gesù Cristo".

(autore: Domenico Iannone)




Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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19/08/2009 00:04

Re:
Per brevità e vista l'ora tarda, considero solo questa parte:


NECESSITA’ LOGICA

Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio.

La pluralità di Dio, lungi dall’essere un dogma che urta “contro la ragione” si presenta invece come una necessità logica della mente, che conferma quanto nella Bibbia è rivelato circa la natura di Dio.
Ma in che senso affermiamo che sia una necessità logica?



Sono molte affermazioni, tutte indimostrate e opinabili.
Versetto a parte "La pluralità di Dio" è un preconcetto trinitario. Il Dio dell'AT è "unico" (echad) non "plurimo" (manca anche la parola).
"una necessità logica della mente": non lo è stato per i millenni un cui Israele era "popolo di Dio", cosa vogliamo raccontare oggi?

"circa la natura di Dio": la Bibbia non parla affatto de "la natura di Dio". E' un argomento di cui si sono dilettati i filosofi greci.

"Ma in che senso affermiamo..." l'affermazione, indimostrata, veniva già fatta passare per certezza!


Considerando la natura stessa della persona. Una peculiarità della “persona” è che riesce a pensare; il “pensiero” è proprio della “persona”. Ma che cosa è il pensiero? Come è costituito esso?
C’è da dire prima di tutto che il “pensiero” non è unità – assoluta, ma è un esempio di unità-composta. Difatti, in qualsiasi forma di “pensiero”:

a) il soggetto pensante
b) l’oggetto pensato

Queste due componenti del “pensiero” sono inscindibili. Se manca uno dei suddetti elementi NON PUO’ esistere il “pensiero”.
Antonio Rosmini, Breve schizzo dei sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema – Roma 1965 pg. 49.



La "la natura stessa della persona" è un argomento non biblico che ci viene propinato ora per passare un po' di tempo amabilmente.
Dalla "natura stessa della persona" si passa al "pensiero", che da essa è notoriamente distinto.


Io penso, ma io non sono l’oggetto del mio pensiero; tuttavia se manca l’oggetto del “pensiero”, io non sarei neanche in grado di pensare; l’oggetto del mio pensiero quindi mi sovrasta ed è sempre “presente” nel mio pensiero, pertanto posso affermare che vi è una “pluralità” nell’essenza del mio pensiero.

Ma, approfondendo il tema, vogliamo considerare un ulteriore aspetto, e cioè: IL PENSIERO, LA PAROLA, LA VOCE.
In una stessa persona possono essere presenti simultaneamente tre aspetti di un’unica realtà: “Pensiero, parola e voce”.
Non possiamo dire che sono tre parti diverse; sono un tutt’uno. Sono TRE ma allo stesso tempo sono UNO.



Per aumentare l'interesse della digressione ora si aggiungono anche "parola" e "voce": si noti che si era partiti dalla "persona".


Ora, riferendoci alla “Deità”, sappiamo che “il Figlio di Dio” è chiamato “LA PAROLA”. Alcuni sostengono che la Parola è stata creata, sebbene la Bibbia dichiari il contrario; difatti dice: “Nel principio la Parola esisteva” (Giovanni 1:1). Ma cos’è la “Parola”?



Ora si passa direttamente alla "Deità" dando per scontato che la divagazione amabile si applichi pari pari a questo secondo soggetto, totalmente diverso.
L'argomentazione è banale: di quale "principio" si parla in Gv. 1,1? Non è dato sapere o forse all'autore non interessa approfondirlo: cozzerebbe con gli interessi dell'argomentazione!

Abbiamo passato 10 minuti in allegria... [SM=g27986]

Simon
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22/08/2009 13:30

Re:

Roberto Carson, 18/08/2009 19.02

B) Lo Spirito Santo è una persona:

Nell’AT capita di trovare espressioni riferite allo Spirito Santo che lo descrivono come un vento,un soffio o una potenza ( si veda ad esempio Ez. 37:1-14 ), ma, quando consideriamo tutto quello che la Bibbia ha da dire su tale argomento, ci rendiamo conto che le cose stanno ben altrimenti.
E’ certamente interessante notare come Gesù nel Vangelo di Giovanni (14:26; 15:26; 16:8, 13, 14) si riferisce allo Spirito: il pronome usato per indicare lo Spirito (spirito in greco è un sostantivo di genere neutro), non è il corrispondente pronome dimostrativo neutro ( esso ), ma il pronome di genere maschile ( ekeinos = Quello ), a sottolineare una volta di più che si ha a che fare con una persona. Nello stesso modo viene usato un pronome personale maschile ( auto = Lui ) in luogo di quello neutro in Rom. 8:16, 26. (2)

Può una potenza…?:

Fare dimora : Gv.14:17.
Insegnare e fare ricordare le cose spirituali: Gv.14:16; Luca 12:12; 1 Cor. 2:13.
Testimoniare: Gv.15:26; Atti 5:32.
Convincere: Gv.16:8.
Guidare, udire, parlare, mostrare e glorificare: Gv.16:13-14.
Chiamare al servizio cristiano: Atti 13:2.
Inviare: Atti 13:4; 15:28.
Proibire: Atti 16:6-7.
Risuscitare dai morti: Romani 8:11.
Intercedere: Romani 8:26.
Santificare: Romani 15:16.
Rivelare, indagare, conoscere: 1 Corinzi 2:10-11.
Parlare: Atti 8:9; 28:25; Ebrei 3:7.
Essere oltraggiata: Ebrei 10:29.
Essere invocata: Ezechiele 37:9.
Essere tentata: Atti 5:9.
Essere contristata o afflitta: Efesini 4:30.
Essere bestemmiata: Matteo 12:31.
Essere ingannata: Atti 5:3

Gli anti-trinitari, affermano che lo Spirito Santo deve essere inteso come un'espressione figurata per intendere la "potenza di Dio"; ma se lo Spirito fosse una potenza soltanto, avrebbe senso l’espressione di Luca 4:14 "Gesù nella potenza dello Spirito se ne tornò...". Lo stesso può essere detto di brani come Atti 10:38; Romani 15:13; 1 Cor. 2:4; 2 Cor. 6:6-7, in essi lo "Spirito Santo" e la "potenza di Dio", appaiono come termini non sinonimi.
Può una potenza possedere…?:
Intelligenza: Gv.14:26; 15:26; Romani 8:16; 8:27
Volontà: 1 Cor. 12:11
Sentimenti: Isaia 63:10; Efesini 4:30; Romani 15:30
(autore: Domenico Iannone)



A primo acchito può sembrare che lo Spirito santo sia in se stesso una persona divina, visto che gli vengono attribuiti atti compiuti di solito da una persona, tuttavia vi sono alcuni fattori determinanti da tenere presenti.

Nel linguaggio biblico, non è insolito attribuire azioni normalmente compiute da una persona, anche alle cose. Facciamo alcuni esempi:
· In Deuteronomio si legge: “Ascoltate, o cieli: io voglio parlare: oda la terra le parole della mia bocca!”; (32, 1)
· Isaia aggiunge: “Ascolti la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce”; (34, 1)
· Deuteronomio, dice: “Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra”; (30, 19 )
· Il Salmista scrisse: “Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare con ciò che contiene; si rallegri il campo con ciò che v’è in esso: si plaudano gli alberi della selva…Annunziano la sua giustizia i cieli”; (96, 11; 97, 6)
· E ancora: “Le acque ti videro, o Dio; le acque ti videro e furono spaventate; anche gli oceani tremarono”; (Sl 77, 16)
· In Abacuc si legge: “I monti ti videro e tremano…l’abisso fa sentire la sua voce”.(3, 10)

Questi versetti, mostrano azioni come ‘ascoltare, testimoniare, gioire, fremere, rallegrarsi, annunciare, vedere o parlare’, attribuite normalmente al cielo, alla terra, al mare, ai monti e agli alberi, che sicuramente non sono ‘persone’. E quando parla della ‘terra’, non è con riferimento alle persone della terra, poiché il verso di Isaia citato sopra, distingue nettamente la terra da coloro che la abitano.

Dire perciò che lo Spirito santo è una ‘persona’ divina, per il fatto che gli si attribuiscono determinate azioni, non è attendibile dal punto di vista biblico.

“Credere nello Spirito santo significa credere nella potenza e nella forza di Dio che opera nell’uomo e nel mondo…Lo spirito, quindi, è in ogni caso una realtà totalmente diversa da una persona umana. La «ruah»: secondo l’inizio del racconto della creazione è quello «scroscio» o «tempesta» di Dio che aleggia sopra le acque. E il «pneuma»: sta anche secondo il Nuovo Testamento, in opposizione alla «carne», alla realtà creata, transeunte, ed è la potenza e la forza viva che promana da Dio. Lo Spirito è quindi quella forza e potenza di Dio che opera creando o anche distruggendo”. (KUNG 1996 - Credo, La fede, la Chiesa e l’uomo contemporaneo, pagg. 152, 124)

(Gv 4, 24) Tutto ciò che Dio fa, viene fatto per sua propria volontà, attraverso lo Spirito. Lo Spirito dunque è l’azione, la volontà, la potenza, la forza, l’attività di Dio.
Quando la Bibbia parla dello Spirito santo, dunque, non si riferisce a un’entità (persona) distinta da Dio, ma è la potenza dell’Onnipotente.
Che lo ‘Spirito santo’ sia la ‘ potenza’ divina, e non la terza persona che compone l’unico Dio, lo si comprende anche da scritture come quella che segue:

“Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava su tutte le acque”(Gn 1, 2 TILC)

Il ‘vento impetuoso’ che soffiava, dall’ebr. ruah (aria, alito, vento), è lo Spirito santo di Dio che operava nella creazione. L’azione creatrice di Dio era come un vento impetuoso, potente.

Quando Dio ispirò la sua Parola, la Bibbia, Egli parlò loro attraverso la potenza del suo santo Spirito. (2Pt 1, 21)
Lo Spirito di Dio è dunque potenza, dinamismo, forza vitale, energia, spirito, ciò di cui i cristiani sarebbero stati ricolmi, per grazia di Dio, come Gesù stesso promise loro, quando disse: “Ed ecco che io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso. Voi però restate in città, fino a quando non sarete rivestiti di potenza dall’alto”. (Lc 24, 49 NVB)

Qui, lo Spirito di Dio è definito ‘potenza dall’alto’.

Nel Dizionario dei Concetti Biblici, alla voce Spirito, si legge: “Nella maggior parte dei passi, sia dell’AT che del NT, lo Spirito di Dio (o Spirito santo) viene rappresentato come una forza; numerose infatti sono le espressioni che lo designano come «una cosa» e non come «qualcuno» (per es. versare o estinguere lo Spirito, sigillare o ungere con lo Spirito, ecc.). Alle stesse conclusioni ci porta il parallelismo tra lo Spirito e la forza di Dio in Lc 1, 15-41 e Ef 1, 8. Il semplice fatto che allo Spirito venga attribuita un’attività intellettuale (per es.parlare, ispirare, suggerire, ecc.: At 8, 29; Rm 8, 6-9) non è sufficiente a farci concludere che si tratti di persona: personificazioni simili sono frequenti nella bibbia”. (Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento, pagg. 1780, 1781)

Un Commentario biblico spiega: “Il vento è il respiro di Dio; è una manifestazione sensibile della presenza e della potenza divine. Si muove improvvisamente e imprevedibilmente; l’uomo non può né prevedere né controllare la sua direzione o la sua destinazione (Gv 3,8). E’ sottile, confina con l’immateriale nella sua natura, è universalmente presente e irresistibile nel suo proposito. Perciò il vento è un simbolo estremamente adatto per esprimere il divino. Nell’AT lo spirito non è un essere personale. E’ un principio di azione, non un soggetto. Appartiene propriamente solo a YHWH; viene comunicato ad esseri viventi ma non diventa mai parte della struttura dell’essere vivente in modo tale che esso possegga lo spirito come suo proprio. Dello spirito si dice che invade , che è versato, che investe. Una persona viene riempita dallo spirito o YHWH mette in lei il suo spirito. Lo spirito può anche essere tolto a qualcuno o partire da lui. Eliseo domandò una duplice porzione dello spirito di Elia. Le espressioni usate in questi contesti trattano lo spirito come una sostanza sottile o un liquido; più chiaramente esse sottolineano la natura impersonale dello spirito. La qualità più evidente dello spirito è la potenza”. (Nuovo Grande Commentario Biblico, pag. 1696, 77: 32,33)

Un altro Dizionario biblico conferma cos’è realmente lo Spirito santo di Dio, quando dice: “Secondo la B.[Bibbia] lo spirito dell’uomo è la forza che in lui sente ed agisce; esso è piuttosto una forza che manifesta l’essenza della personalità umana, che un qualche cosa che ne sia un elemento costitutivo. Così quando la B. parla di spirito di Dio o di Spirito Santo intende qualcosa di analogo nei riguardi di Dio: lo Spirito è l’azione o la forza di Dio che opera nelle cose e negli uomini…Nell’A.T. lo Spirito di Dio è la manifestazione della sua potenza, sua diretta operazione che agisce sulle cose e sugli uomini”. (MIEGGE - Dizionario Biblico, pag. 573/1)

Credo che queste spiegazioni, avvalorate dalle citazioni di fonti autorevoli, siano sufficientemente chiare per dimostrare che lo Spirito santo non può essere la terza persona di un Dio Trino; si tratta piuttosto della potenza di Dio, della sua forza, del ‘braccio’ attraverso il quale Dio crea, distrugge, sana e agisce.


biblista



(Considerazione tratta dal libro "A sua immagine" - Eidon Edizioni)


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22/08/2009 15:06

Re:

Filippesi 2:6 Cristo aveva "forma di Dio" e non reputò rapina considerarsi "uguale a Dio". In Filippesi 2:7 l'espressione "forma di servo" attribuita al Cristo sta a significare il suo essere stato realmente un servo; per analogia "forma di Dio" deve significare il suo essere a tutti gli effetti Dio.



Ciò che lo stesso termine intende, è un’uguaglianza nella forma d’esistenza, nell’aspetto visibile, esteriore, nella figura o sembianza divina, spirituale.
Proprio come ‘Dio è uno spirito’ (Gv 4,24), allo stesso modo Gesù è uno spirito!
Essere come Dio” appare dunque sinonimo di “era in forma di Dio”: ‘della stessa morphè o forma divina del Padre’. L’uguaglianza con Dio, era solo dal punto di vista della morphè, della forma corporea.
Il termine " morphè " è stato interpretato come "sostanza o natura" anche da alcuni Padri greci come Basilio, Gregorio di Nissa, Cirillo Alessandrino, Giovanni Crisostomo e Giovanni Damasceno. In realtà, il senso di morphè, è più un riferimento al “modo di esistere”, alla “forma di esistenza”, soprattutto perch’è messo in relazione all’espressione antitetica “in forma di schiavo”.

Un commentario biblico sostiene che, “l’espressione greca indica, la similitudine con Dio, piuttosto che una uguaglianza in senso stretto…Di fatto, l’intera frase (incluso il «non considerò») riflette probabilmente un’espressione proverbiale che significa «servirsi di qualcosa per il proprio (egoistico) vantaggio». La frase allora significa che, colui che viveva in maniera deiforme, non utilizzò la sua condizione di gloria per delle finalità puramente egoistiche!”


biblista


(considerazione tratta dal libro "A sua immagine" - Eidon Edizioni)

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