Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
 
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Abiezione

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2009 22:32
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16/09/2009 20:11

L'abiezione, nel linguaggio ascetico, significa la rinuncia alla propria dignità, non solo procurandosi o accettando umiliazioni, ma anche cercando un modo di vivere disprezzato dagli uomini.

Lo stato di abiezione, secondo la tradizione cattolica, è talvolta imdotto da Dio per chiamare le anime da Lui chiamate all'unione mistica: prove estreme (malattie, persecuzioni, privazioni) o interne (dubbi, timori, tentazioni, desolazione).

Vorrei sapere, in ambito cattolico, se l'abiezione viene tutt'oggi praticata, in che misura e in quali ambienti. E soprattutto quali basi scritturali abbia.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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17/09/2009 16:54


Vorrei sapere, in ambito cattolico, se l'abiezione viene tutt'oggi praticata, in che misura e in quali ambienti. E soprattutto quali basi scritturali abbia.


Quello che segue mi sembra una valida base scritturale

Filippesi 2,8
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.

considerata al tempo la più ignominiosa fra le morti

Galati 6,14
Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo

Io personalmente non conosco esperienze ma sono sicuro che ne esistono , naturalmente sconosciute ai più per la stessa natura di mortificazione della propria superbia nella sequela di Cristo.

In proposito mi viene in mente il racconto che segue, tratto dai “Fioretti di San Francesco”

Frate Lione, con grande ammirazione il domandò e disse: “Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia”. E santo Francesco sì gli rispuose: “Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e 'l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de' vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi ch'andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via; e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, SCRIVI CHE QUI NON E’ PERFETTA LETIZIA. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, ché qui non mangerete voi, né albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, SCRIVI CHE QUI NON E’ PERFETTA LETIZIA. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l'amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione SCRIVI CHE QUI E’ PERFETTA LETIZIA.
[Modificato da pavel43 17/09/2009 16:57]
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18/09/2009 00:16


Quello che segue mi sembra una valida base scritturale

Filippesi 2,8
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.

considerata al tempo la più ignominiosa fra le morti

Galati 6,14
Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo



Caro Pavel,
il sacrificio di Gesù era qualcosa di necessario per la salvezza dell'umanità ubbidiente, egli assolse tale incarico in quanto si sentì in dovere di farlo per amore verso gli uomini e verso Dio.
Ma quello che conta è che tale sacrificio aveva uno scopo, era necessario. Gesù soffrì e morì non per eseguire una qualche forma di penitenza, ma per riscattare gli esseri umani.

Invece la pratica dell'abiezione non ha uno scopo pratico, si mortifica il proprio corpo, la propria dignità senza nessun beneficio per nessuno.
Lo scopo dovrebbe essere unicamente devozionale. Ma dove, nelle Scritture, Dio richiede una cosa del genere?



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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18/09/2009 00:34

Posso dirti dove nelle Scritture non si trova un concetto simile:

Col 2:16-23
16 Perciò nessuno vi giudichi riguardo al mangiare e al bere o in quanto a festa o a osservanza della luna nuova o a sabato; 17 poiché queste cose sono un’ombra delle cose avvenire, ma la realtà appartiene al Cristo. 18 Non vi privi del premio nessuno che prenda diletto in una [finta] umiltà e in una forma di adorazione degli angeli, “ponendo piede su” le cose che ha visto, gonfio senza debita ragione per la sua disposizione di mente carnale, 19 mentre non si attiene al capo, a colui dal quale tutto il corpo, essendo fornito e armoniosamente unito per mezzo delle sue giunture e dei suoi legamenti, continua a crescere con la crescita che Dio dona.
20 Se moriste insieme a Cristo rispetto alle cose elementari del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi assoggettate ancora ai decreti: 21 “Non prendere, non assaggiare, non toccare”, 22 riguardo a cose che sono tutte destinate alla distruzione mediante l’uso, secondo i comandi e gli insegnamenti degli uomini? 23 Queste stesse cose, in realtà, possiedono un aspetto di sapienza in un’autoimposta forma di adorazione e [finta] umiltà, in un severo trattamento del corpo, ma non hanno nessun valore nel combattere la soddisfazione della carne.

Questo passo si riferisce a chi osservava ancora le regole farisaiche, privandosi della libertà cristiana; queste persone mortificavano il loro corpo, ma questo non aveva alcun valore "nel combattere la soddisfazione della carne" ed era semplicemente una falsa umiltà.
___________________________________
Già da tempo sai che non vuoi più fare certe cose perchè vanno contro la tua interiorità.
Concludi un compromesso malsano;
ti vendi per un po' di quiete forse,
per un po' di sicurezza,
per un po' di calore;
ma così facendo perdi te stesso.

Se perdi te stesso, perdi la cosa più preziosa che tu possegga.
Divieni così un essere senza nucleo: devi conoscerti in modo consapevole, per imparare ad amarti.
Possiamo amare solo ciò che conosciamo e conosciamo solo ciò che siamo disposti ad amare.
L'indifferenza, anche verso noi stessi, ci rende ciechi.
Conosci te stesso,
impara ad amarti.

Ulrich Schaffer
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18/09/2009 16:28



Caro Pavel,
il sacrificio di Gesù era qualcosa di necessario per la salvezza dell'umanità ubbidiente, egli assolse tale incarico in quanto si sentì in dovere di farlo per amore verso gli uomini e verso Dio.
Ma quello che conta è che tale sacrificio aveva uno scopo, era necessario. Gesù soffrì e morì non per eseguire una qualche forma di penitenza, ma per riscattare gli esseri umani.

Invece la pratica dell'abiezione non ha uno scopo pratico, si mortifica il proprio corpo, la propria dignità senza nessun beneficio per nessuno.
Lo scopo dovrebbe essere unicamente devozionale. Ma dove, nelle Scritture, Dio richiede una cosa del genere?


La tua introduzione partiva dall’abiezione come una forma di ascetismo e in questo senso ho sottolineato che accettare ogni cosa che “implica abiezione” come rimedio alla superbia ed esercizio all’umiltà fa certamente parte di una certa tradizione cattolica.
D’altra parte passi come
Galati 2,20
Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me
Il cristiano che si unisce a Cristo accetta la croce della maledizione che Cristo ha portato
Galati 6,14
Quant'è a me, non sia mai che io mi glorii in altro che nella croce del nostro Signore Gesù Cristo, mediante la quale, per me il mondo è crocifisso ed io lo sono pel mondo.
Qui l’apostolo non si gloria delle opere della legge
Ben diverso da quello dei giudaizzanti è il vanto dell'apostolo . Egli non si vanta della sua discendenza da Israele, nè della sua circoncisione, nemmeno delle sue opere legali. Chi crede nel Cristo crocifisso si unisce a lui e non ha più da temere la condanna della legge, sceglie ciò che è scandalo per i Giudei e pazzia per i Greci.
Secondo questa prospettiva va letta l’abiezione così come l’avevi introdotta.
Le forme possono essere tante, l’esempio di San Francesco è certamente un racconto condizionato da un’aurea che l’estensore ha inserito secondo lo stile del tempo, però il racconto è in sintonia con la vita e gli insegnamenti di San Francesco.

Se alla domanda iniziale ti riservi con la replica di interpretare l’abiezione come una forma di masochismo, e guarda bene che ci può stare, beh potevi dall’inizio inquadrare diversamente il tema.
Allo stesso modo anche Esperidia ha ragione, ma a questo punto bisogna chiarire le accezioni di abiezione e i contesti di utilizzo.
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Post: 97
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18/09/2009 22:32


Se alla domanda iniziale ti riservi con la replica di interpretare l’abiezione come una forma di masochismo, e guarda bene che ci può stare, beh potevi dall’inizio inquadrare diversamente il tema.
Allo stesso modo anche Esperidia ha ragione, ma a questo punto bisogna chiarire le accezioni di abiezione e i contesti di utilizzo.


Io rispondevo al concetto estremo di abiezione intesa come sacrificio fine a se stesso (flagellanti, ...).
___________________________________
Già da tempo sai che non vuoi più fare certe cose perchè vanno contro la tua interiorità.
Concludi un compromesso malsano;
ti vendi per un po' di quiete forse,
per un po' di sicurezza,
per un po' di calore;
ma così facendo perdi te stesso.

Se perdi te stesso, perdi la cosa più preziosa che tu possegga.
Divieni così un essere senza nucleo: devi conoscerti in modo consapevole, per imparare ad amarti.
Possiamo amare solo ciò che conosciamo e conosciamo solo ciò che siamo disposti ad amare.
L'indifferenza, anche verso noi stessi, ci rende ciechi.
Conosci te stesso,
impara ad amarti.

Ulrich Schaffer
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