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Fabio Volo e i Testimoni di Geova - esempio di satira fascistoide

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2009 20:45
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21/10/2009 20:45

In un articolo di grandissimo interesse e ricchissimo di riferimenti televisivi e non, apparso alcune settimane fa su Il Manifesto, Daniele Luttazzi spiegava ai lettori la differenza tra satira genuina, carnascialesca si potrebbe dire, sovvertitrice per un istante del potere dei forti e scopritrice di un pezzo di realtà di solito sottaciuta, e satira fascistoide. Quest’ultima in particolare sarebbe la satira che deride il debole, che prende per i fondelli il diverso dalla maggioranza, che schernisce la vittima. Ridere anche con questa seconda forma di satira (o spesso banale comicità) è persino inevitabile dati i meccanismi mimetici, la tecnica teatrale, che stanno all’origine dell’ilarità. Diventa quindi nella pratica alquanto difficile distinguere satira genuina da satira volgare, fascistoide come la chiama Luttazzi, dal momento che non è la battuta in sé a farci ridere, ma il modo in cui essa viene raccontata. Uno spettatore preparato dovrebbe in generale sentire un minimo di rimorso dopo aver riso per una battuta fascistoide, ma in Italia – riprendo sempre Luttazzi – la satira di questo tipo avrebbe ormai preso il sopravvento a tal punto da spingere gran parte degli spettatori a considerare la derisione della vittima come il più sublime grado della satira.

L’articolo mi è tornato in mente durante la visione del filmato qui in calce. Si tratta di uno sketch (come si chiamavano un tempo) di Fabio Volo trasmesso non so bene quando nella trasmissione di Italia 1 ‘Le Iene’ che uno dei miei contatti su Facebook ha aggiunto al proprio profilo. Ebbene, questo filmato mi sembra un gran bell’esempio di satira fascistoide:

- c’è una minoranza – nella fattispecie, una minoranza religiosa – messa alla berlina per un aspetto della propria pratica religiosa;
- c’è un attore – Volo – che si erge a succedaneo dello spettatore e quindi, implicitamente, ad ‘italiano medio’, rappresentativo del sentire comune, della maggioranza, e pertanto più uguale degli altri;
- ci sono conseguentemente l’accettazione neanche troppo tra le righe dell’equazione italiano=cattolico e quindi l’estraneità al nostro panorama socio-culturale della suddetta minoranza, come dimostrano del resto le loro fastidiose pratiche religiose;
- c’è infine tutta una serie di situazioni messe in atto dall’attore e dal suo colorito seguito da recita natalizia al fine di ‘convincere’ la minoranza in questione della propria ridicolità e fastidiosità;
- c’è la doppia precisazione – chiaro indizio di coscienza doppiamente sporca – di Volo del profondo rispetto che lo animerebbe verso tutti i credi (ci mancava solo che dicesse: ho tanti amici testimoni di Geova…).

Va detto a onor del vero che anche la rappresentazione del cattolico fatta da Volo è assai irriverente. È indubbio però che la presa in giro del testimone di Geova è infinitamente più forte, se non altro perché questo è l’obiettivo esplicito di tutta la messa in scena, ma anche in ragione della posizione socio-culturale mille volte più debole delle minoranze religiose nell’Italia del 2009. In più non è – ebbene sì, anche moralmente – sostenibile che la caricatura dell’uno possa compensare in qualche modo la derisione dell’altro, come sembra implicitamente evincersi dal tono del filmato.

Questo non significa, per riprendere Luttazzi, che sia di fatto impossibile parlare dei testimoni di Geova in un contesto ironico. Se un ebreo fa una battuta sugli ebrei, beh, fa autoironia e non umorismo antisemita. Idem per qualsiasi altra minoranza. Ma, per così dire, è giusto che anche i gentili possano fare battute sugli ebrei. Solo, c’è modo e modo. Se il Volo avesse creato una situazione comica in cui la mattina in pigiama e semiaddormentato avesse aperto la porta ai testimoni di Geova per chiedere pietà e qualche spiegazione sulle loro ragioni (o qualcosa del genere…non sono un comico, solo un telespettatore), si sarebbe creato un momento ironico, certo, ma tutt’altro che superficiale, volgare, qual è quello nel filmato, un momento che strappa una risata e allo stesso tempo fa pensare, fa conoscere il proprio vicino, fa – o mio dio! – imparare. Ma questo richiedeva preparazione, interesse, curiosità verso l’Altro, tutte virtù che la redazione delle Iene evidentemente non ha ritenuto di dover far esercitare agli italiani in questo specifico frangente. Che dire ancora? Forse ha davvero ragione Luttazzi. Se anche Volo, che è persona di solito assai delicata e leggera nelle proprie battute, si lascia andare a simili bassezze, beh, forse davvero in Italia la satira è morta da tempo senza che neppure ce ne accorgessimo.





Fonte: ainostriposti.wordpress.com/2009/10/14/fabio-volo-e-i-testimoni-d...



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