Traccio alcune riflessioni del Corrispondente cattolico di "Famiglia Cristiana".
"Famiglia Cristiana" di questa settimana interviene nel "Primo Piano", l'editoriale di apertura del giornale, sulla sentenza della corte di Strasburgo per lo "sfratto" del crocifisso dalle aule scolastiche: "Non c’è nulla di più ipocrita, tanto meno cristiano, che strumentalizzare la croce per affermare un’identità in opposizione ad altre. O brandire il crocifisso come clava contro gli “infedeli”" .
E precisa: "La sentenza della Corte europea di Strasburgo non difende la libertà, offende solo la memoria. Che, condannata all’“alzheimer civile”, non ha più passato. Valori e simboli fanno parte del bagaglio di tutti i cittadini, credenti e non. Appartengono a una biografia collettiva".
"Famiglia Cristiana" conclude, ribadendone il significato: " Il crocifisso è sì un simbolo religioso, cui i cristiani guardano come alla stella polare della loro fede, ma è anche parte integrante della nostra identità di popolo. Parla al cuore dei credenti, ma allarga le braccia sulle sofferenze di ogni uomo e donna; indica traguardi di giustizia, pace e solidarietà.
Ed ecco “Una mia riflessione ”.
Chi crede veramente nella parola di Gesù, non ha bisogno di un crocifisso in un’aula scolastica, in una Aula di Tribunale o all'Anagrafe per ricordarselo. In qualità di cristiano testimone di Geova coltivo i miei sensi di rispetto e gratitudine in Cristo nel mio intimo e mi preoccupo di esternare questo mio sentimento primariamente nell’ambito familiare e a coloro che ne hanno interesse. E se dovessi pensare che sia utile tenerlo esposto dovunque proprio per rinsaldarne la memoria, vuol dire che la mia fede in Cristo non è poi così radicata.
La “Fede” è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dismostrazione di realtà non vedute…” recita l’Ap. Paolo in Ebrei 11:1 e, per giungere a questo, è estremamente necessario costruire sulle basi di una conoscenza attiva, costante e meditativa delle Leggi bibliche e dei Vangeli che non dovrebbero essere delegate ad altri estranei del contesto familiare, ma ad ogni genitore con il dovere cristiano di instillare i vari principi scritturali ai figli con un’istruzione costante e giornaliera come da quarantott’anni ho fatto prima con i miei otto figli ed oggi con i miei nove nipoti e mi propongo ulteriormente con i mie quattro pronipoti se avrò ancora possibilità di vita. Ho amici cattolici che frequento visitandoli nelle loro abitazioni, ma sarebbe poco civile e irriverente per le persone che pratico se esigessi presuntuosamente da questi il togliere il crocifisso dalle pareti dei loro salotti in occasione di una mia visita; sarebbe meglio che me ne stessi a casa mia! “Non riduciamo l'effigie di Gesù morente al rango di un orologio in una stazione” declama un giornale. Forse ha anche ragione, ma ormai più nessuno se ne pone il problema. Che poi «La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni» se ne potrebbe discutere perchè questa vitale necessità di “credo” che sia esso cattolico o di qualsiasi altra estrazione teologica rientra negli obblighi etico- spirituale di ogni genitore nell’intimità della propria cerchia familiare e lasciare l’assoluta libertà di “Credo” a chiunque. Vivere in Australia si acquisiscono concetti plurimi di politica, di costume e razza e specialmente di credo religioso e sarebbe fatale non rispettare le aspettative di comportamento eterogeneo della comunità in cui si vive.
Umberto Polizzi
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