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AVATAR

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2010 21:48
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24/12/2009 16:18

Attenzione, seppur non nel dettaglio in parte viene presentata la trama dell'omonimo film.


Il Disceso.

Avatar in sanscrito e nell'accezione induista del termine significa "disceso" (l'avatar per eccellenza è Krishna iconizzato con la pelle blu). E Cameron ci guida per mano in una discesa per la decompressione e la decodificazione della realtà così come ci è stata presentata dalla meccanica dominante dell'avere. Discendiamo dalla consapevolezza di conoscenza ad una di indeterminazione per poi assurgere all'illuminazione della meccanica dominante dell'essere.

La storia è semplice, ma il messaggio veicolato vigoroso nella sua simbologia e per l'impatto che susciterà a coloro che useranno perspicacia nella visione di AVATAR.

Un Marine decide di arruolarsi nello stesso esercito di stanza a Pandora dove ha trovato la morte il fratello. Pandora è un remoto pianeta ricoperto di foreste e detentore nelle sue viscere di un metallo molto prezioso, ragion per cui i terrestri vi hanno creato un avamposto per estrapolarlo dalla sua superficie. Vi è in Pandora una popolazione indigena priva di tecnologia, ma che ha sviluppato una sorta di simbiosi con Pandora. Ogni creautura che pullula ha rispetto per la vita e l'esistenza altrui. Quand'anche vi sia una sorta di selezione naturale non si varca mai il limite tra selezionati e selezionatori.

I Navi, così vengono chiamati gli autoctoni, sono alti tre metri, hanno una pigmentazione bluastra, sono dotati di coda e dimostrano una sensibilità spirituale molto spiccata rispetto agli umani. La tecnologia terrestre è riuscita a carpire i segreti neurosinaptici che sono alla base della coscienza e con una dovuta mappatura delle meccaniche neuroniche, una clonazione e una fusione tra il dna umano e Navi, sono infine riusciti a traslare la coscienza dal supporto cerebrale umano a quello Navi. Perdendo la veglia e connessi all'Avatar Navi di fatto si porta tutto il proprio sé, la propria anima, nel corpo ospite.

Questo concetto è quello alla base della resurrezione auspicata nella Bibbia e predicata ai greci da San Paolo all'Aeropago. Ciò che Dio risorgerà sarà la nostra coscienza in un supporto nuovo, ma i greci si fecero beffe di Paolo di Tarso poiché ancorati al concetto Platonico di anima immortale.

Inizia così il processo di decodificazione della realtà nei panni di una nuova creatura e di un nuovo modo di concepire ciò che ci circonda. Abbandonato a causa di un incidente nella fitta e lussureggiante foresta di Pandora il nostro Marine viene aiutato da una Navi che lo condurrà alla base della nuova consapevolezza: L'albero della conoscenza (del bene e del male?).

Al centro della onnipresente foresta di Pandora assurge mastodontico un albero che di fatto costituisce il centro nevralgico dell'ecosistema dei Navi. E' quì che l'Avatar inizia il suo processo di conoscenza (per questo motivo ho definito questo albero "della conoscenza")dell'intendimento Navi e viene introdotto in un nuovo modo di concepire la vita e l'esistenza. Disimparando la dipendenza dalla fredda tecnologia, massimo splendore della meccanica dell'avere riassunta dal dialogo col sergente dei Marines che preferisce un Mech alla traslazione biologica, inizia l'apprendimento della meccanica dell'essere dove una sorta di connessione unisce tutti i Navi e tutte le creature di Pandora. Perfino il difendersi da un predatore e causarne la morte è visto come una necessità che non svilisce nemmeno di un momento il rispetto per la vita di una creatura che si spegne. Tutto viene auscultato e ogni movimento viene recepito come un messaggio. Ad esempio, prima di scoccare un dardo fatale, nel momento di massima tensione della corda e concetrazione nella mira, anche un semplice "dente di leone" che si posa sulla punta della freccia viene interpretato come un desiderio spirituale di desistere dall'azione. Attenti a tutti gli indizi che la vita dissemina la ragazza Navi desiste e il disceso può così continuare ad intraprendere il suo cammino d'illuminazione.

Giunge infine il momento di scegliere, di usare la conoscenza acquisita, questa nuova consapevolezza, questo nuovo costrutto o nella meccanica dell'avere o in quella dell'essere: le due compagini non sono sovrapponibili e finiranno in un contrasto dirompente in cui una delle due sopperirà in favore dell'altra.

Un pianeta, che sia Pandora o la Terra, non può permettere un selezionatore che sia diverso dalla stessa natura che l'ha generato.

Esiste infine un altro albero, quello della Vita, dove i Navi si rifugiano quando L'albero della conoscenza (del bene e del male?) viene spazzato via dalla distruttiva espressione del possesso dell'avere. Si da infatti il caso che laddove le radici dell'imponente albero (molto simile all'albero del sogno di Nabucodonosor re di Babilonia dove tutti gli animali vi trovavano rifugio e ivi vivevano all'ombra della sua lussureggiante chioma e che rappresentava secondo l'interpretazione di Daniele il dominio del regno dell'essere nel suo omonimo libro) affondavano nel terreno, lì vi sia proprio la sede del giacimento minerario più imponente della superficie di Pandora. Quì tutti i Navi sono connessi tra loro in una sorta di trance collettivo che assiste e partecipa della traslazione finale dove un supporto umano perisce in favore di uno nuovo, Navi, che racchiude il medesimo essere e la medesima coscienza. L'albero della Vita, reminescenza cosmogonica genesiaca, rende quindi possibile l'esistenza attraverso la giusta predisposizione verso l'albero della conoscenza del bene (Navi, spiritualità, essere) e del male (Umani, materialismo, avere).

Il cammino è finito, il disceso si è avulso dalla sua tecnologicamente divina forma umana, schiava dell'avere e del possesso, per rinascere come espressione vincente della modalità Navi, dell'essere, spiritualmente divina: AVATAR.

I messaggi veicolati quindi sono potenti. Un monito visivamente impressionante che descrive il conflitto tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. L'esistenza e il contrasto di una vita che sceglie a quale modalità plasmarsi con le conseguenze del caso. Alla fine Pandora sopravvive perché qualcuno ha scelto la modalità dell'essere. L'apparente rudimentalità tecnologica dei Navi è sopperita dalla scelta di non abbandonare la natura e la spiritualità che li ha generati. Il profitto e i moventi che calpestano la vita in ogni sua espressione, se diversa dalla propria, hanno un esito distruttivo e menomante sull'animo che lo perpetra. Il baratro sempre più profondo tra l'animo umano e quello Navi è un sintomo di autodistruzione spirituale che inevitabilmente comporterà un'involuzione fisica in quanto ci si è dimenticati di ciò che ci ha generato e la meccanica perseguita dell'avere e del possesso non potrà far altro che involversi in un autodistruttivo collasso finale.

Questa consapevolezza sembra essersi perduta ed è appannaggio di pochi che verranno ostracizzati per il Verbo che tenteranno di diffondere tra i loro simili. L'inevitabilità porterà quest'ultimi dalla parte dei Navi per cercare di difendere ciò che di più prezioso considerano: la vita nella sua accezione più elevata.

AVATAR è quindi una sorta di evangelizzazione tecnologica, un film che si costituisce nuovo paradigma per quanto riguarda la concezione di CG e che veicola un messagio di monito eccellentemente narrato e magistralmente infuso nella regia d'azione che contraddistingue Cameron. Non si distingue per la eccessiva cura dei dialoghi o della trama, ma lascia che sia lo spirito dello spettatore ad essere sublimato dalla magnificenza delle immagini e da quel senso sopito di atavica spiritualità che risiede latente in ognuno di noi.
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30/01/2010 21:48

La religione di Avatar?
È nata in Piemonte


di Massimo Introvigne (Avvenire, 30 gennaio 2010)

Il film di James Cameron Avatar unisce a una tecnologia prodigiosa e apprezzabile solo in 3D e sul grande schermo, davvero in grado di riportare al cinema chi si nutre di solo Internet e televisione, una trama tutto sommato molto semplice e un’ideologia discutibile. I Na’vi, i pacifici abitanti del pianeta Pandora attaccati da mercenari terrestri al soldo di una multinazionale, sono infatti un’ovvia metafora di tutti i «diversi»: e il messaggio è che i «diversi» sono sempre e comunque migliori di noi. Se si trattasse solo di una critica di quello che Giulio Tremonti chiama il «turbocapitalismo» delle multinazionali – compreso il suo scarso rispetto per la cultura e per l’ambiente - non ci sarebbe niente da obiettare. Ma il fatto – come hanno notato molti critici cristiani negli Stati Uniti - è che la superiorità morale dei Na’vi deriva dalla loro religione, che lo spettatore è indotto ad ammirare e condividere.

Questa religione è superiore a quelle dei terrestri, insegna il film, perché non divide ma unisce. Perché non è dualista, ma monista, non distingue fra Creatore e creature e venera Eywa, la Madre o il Tutto, una sorte di mente collettiva dell’universo che lo rivela come una rete fittissima di interconnessioni. Tutto è collegato con tutto, e le sciamane Na’vi compiono prodigi, guarigioni comprese, perché riescono a penetrare in queste linee di collegamento e ad entrare in sintonia con Eywa. Il nome classico di questa religione – non usato nel film di Cameron – è panteismo: ma si tratta di un panteismo rivisitato in salsa ecologistica e New Age. Il riferimento al New Age è ovvio, e convince di più dell’ipotesi - che in India è arrivata fino alla prime pagine dei quotidiani - di vedere nella religione dei Na’vi una variante neppure troppo modificata dell’induismo. L’espressione «New Age» indica tuttavia un genere, non una specie. I gruppi New Age sono moltissimi, e abbastanza diversi tra loro.

Chi ha qualche familiarità con questo mondo di fronte ad Avatar non può fare a meno di notare che il gruppo New Age che si avvicina di più alle idee dei Na’vi non sta negli Stati Uniti ma in Italia, in provincia di Torino. È Damanhur, il centro «acquariano» fondata nel 1976 in Valchiusella da Oberto Airaudi, famosa per il suo grande tempio sotterraneo e che, per quanto i suoi «cittadini» – come preferiscono farsi chiamare – non amino questa etichetta rappresenta la più grande comunità New Age del mondo. L’ipotesi secondo cui Cameron potrebbe essersi ispirato a Damanhur non è peregrina. Libri e video in inglese su Damanhur sono molto diffusi nel circuito New Age americano, e la storia del tempio sotterraneo che la comunità è riuscita incredibilmente a tenere segreto fino al 1992 ha affascinato anche i grandi quotidiani. Le somiglianze sono sorprendenti. Come il tempio sotterraneo di Damanhur, il centro del potere e della spiritualità dei Na’vi è nascosto: in un enorme albero.

Come i damanhuriani, i Na’vi hanno una loro lingua sacra, il cui uso sia nel film di Cameron sia a Damanhur in Valchiusella aiuta a segnare la differenza con chi non fa parte della comunità. Sia i Na’vi sia i cittadini di Damanhur sottolineano il valore dell’appartenenza un «popolo» che non è solo etnica ma iniziatica e – come dimostra il caso stesso del protagonista del film – volontaria. I damanhuriani si salutano, riconoscendo la comunione profonda che regna fra loro, con le parole «Con te», non con il consueto buongiorno; lo stesso fanno i Na’vi dicendo «Ti vedo». A Damanhur ogni fedele stabilisce uno speciale legame – bilaterale – con un animale, di cui prende il nome. Tra i Na’vi ogni guerriero o guerriera diventa tale scegliendo un animale alato da cavalcare ed essendone nel contempo scelto.

Il cittadino di Damanhur, scrive il fondatore Airaudi, diventa «goccia cosciente di sé e di tutte le altre gocce formanti il mare dell’Essere». I Na’vi sarebbero d’accordo. Sia i Na’vi sia i damanhuriani credono panteisticamente in un grande Tutto dove ogni manifestazione della natura e della vita è in collegamento con tutte le altre. Come i Na’vi, i damanhuriani cercano di interagire con queste connessioni – anche attraverso l’uso di speciali simboli – ottenendone, o così dicono, risultati anche in campo terapeutico.Si capisce – negli Stati Uniti e altrove – la diffidenza delle Chiese e comunità cristiane, per cui il panteismo e la negazione della differenza ontologica fra il Creatore e il creato sono nemici secolari che oggi ritornano con il New Age. Ma finora non sono stati in molti a vedere l’origine di questa nuova religione hollywoodiana molto vicino a casa nostra, in Valchiusella.

Fonte: www.cesnur.org/2010/mi_avatar.html



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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