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Razionalità

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2010 17:57
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26/12/2009 12:07

Domanda ricevuta in redazione

La vostra religione non è troppo razionale?

e-mail firmata.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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26/12/2009 16:52

E' una domanda un po' troppo generica. Quali sono le evidenze alla base di questa asserzione?

Ad esempio: poche persone definirebbero "razionale" credere che un'entità divina possa ascoltare in tempo reale i pensieri e i gemiti inespressi a lei rivolti.

Quindi per capire cosa intenda con "razionale" occorrerebbe specificare meglio la domanda.
[Modificato da Methatron 26/12/2009 17:11]
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"Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. E invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnarne la certezza" - B. Pascal
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Post: 731
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26/12/2009 19:26

Re: Domanda ricevuta in redazione
Roberto Carson, 26/12/2009 12.07:


La vostra religione non è troppo razionale?

e-mail firmata.




Si dice razionale ciò che segue un ragionamento logico, e la ns religione è un modo di vivere. Come tale, implica la riflessione, la meditazione, la logica, il ragionamento e l'applicazione pratica di ciò in cui si crede.
Il Cristianesimo è pragmatico; Cristo stesso era conosciuto per il suo pragmatismo, non era un asceta.
La razionalità della ns religione è data dalla fede applicata in ogni contesto morale, sociale, personale e spirituale.
San Paolo definì la fede in questi termini: "La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute". (Ebr 11:1)
La religione, essendo "fede applicata", trova il suo fondamento nella speranza, la quale è un'evidente dimostrazione di una realtà che, benchè trascendente, si rende immanente in Colui nel quale è basato il kerigma della fede cristiana.
Dio stesso mostrò l'esigenza di essere razionali, quando diede al suo popolo leggi e comandamenti pratici, che abbracciavano ogni aspetto della vita.

La religione non dev'essere basata sulla credulità ma sulla fede, la quale implica la ragione.

Shalom
Walter Simoni

walter.simoni@yahoo.it
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Post: 377
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27/12/2009 12:53

Ottima esposizione Walter! Complimenti.
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"Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. E invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnarne la certezza" - B. Pascal
13/01/2010 17:57

Il discorso della razionalità è molto più complesso di quanto si possa immaginare. Se lei domanda a cento persona "cos'è la razionalità?" o, peggio ancora "cos'è razionale?", riceverà cento risposte differenti.

Sociologicamente, le azioni razionali si dividono in quattro tipi, secondo la lezione di Max Weber:

1] “agire razionale rispetto allo scopo”: un’azione si dice razionale rispetto allo scopo se chi la compie valuta razionalmente i mezzi rispetto agli scopi che si prefigge, considera gli scopi in rapporto alle conseguenze che potrebbero derivarne, paragona i diversi scopi possibili e i loro rapporti;

2] “agire razionale rispetto al valore”: un’azione si dice razionale rispetto al valore quando chi agisce compie ciò che ritiene gli sia comandato dal dovere, dalla dignità, da un precetto religioso, da una causa che reputa giusta, senza preoccuparsi delle conseguenze;

3] “agire determinato affettivamente”: l’agire determinato effettivamente si ha nel caso di azioni risolvibili in pure manifestazioni di gioia, gratitudine, vendetta, affetto o di altro stato del sentire; come le azioni razionali rispetto al valore, anche quelle determinate affettivamente hanno senso di per se stesse, senza riferimento alle possibili conseguenze; tuttavia – a differenza delle azioni razionali rispetto al valore – queste non hanno riferimento consapevole all’affermazione di un valore, trattandosi piuttosto dell’espressione di un bisogno interno;

4] “agire tradizionale”: l’agire tradizionale è semplice espressione di abitudini; è dunque una reazione abitudinaria a stimoli ricorrenti, comportamenti che si ripetono senza interrogarsi su possibilità alternative e sul loro reale valore, senza porsi il problema se vi siano o meno altre vie per raggiungere gli stessi risultati.

Se vogliamo istituire un (ahimè, frettoloso) confronto, la fede dei testimoni di Geova, dei Mormoni e in genere di tutte quelle realtà religiose in cui si entra per conversione da adulti rientra nel secondo tipo con forti influenze del primo, laddove la fede della maggior parte dei cattolici rientra nel quarto tipo, senza ovviamente che ciò tolga una virgola alla razionalità.

La domanda che lei pone, dunque è nel complesso troppo vaga e troppo vasta per avere una risposta secca quanto la stessa.

Con amicizia.
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