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Trapianto d'organi

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2010 13:57
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02/02/2010 18:37

Domanda trasmessa oralmente

Per quale motivo i TdG evitano accuratamente le emotrasfusioni, ma allo stesso tempo non hanno problemi nell'accettare trapianti di organi? Gli organi trapiantati non contengono comunque del sangue?



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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04/02/2010 13:57

Mi verrebbe da rispondere: "Allo stesso modo per cui non ci facciamo remore nell'ordinare una succulente fiorentina al sangue".
Ma sarebbe riduttivo e poco serio nei confronti di una domanda che potrebbe essere sinceramente posta con sana curiosità.

Inizio quindi col rilevare che la domanda è malposta in quanto la particella della proposizione interrogativa "non hanno problemi" non è corretta.
Decidere se sottoporsi ad un trapianto d'organi è una questione di coscienza individuale. Per un cristiano che affronta una questione di coscienza il problema si pone alla base sempre e comunque.
Non è mai una decisione basata sull'impulso o sull'emotività del momento, presa con noncuranza o superficialità.

Una questione di coscienza è una questione di coscienza, non solo coscienza, ma questione che presuppone un dilemma o un problema oltre che una scelta. Non è semplicemente un alibi per disertare la propria responsabilità di cristiano nei confronti del prossimo e, cosa assai più importante, di Dio. Una volta aver soppesato e ragionato sui principi scritturali al vaglio del nostro intendimento e della propria relazione con Dio e con il prossimo la decisione presa sarà un momento al quale occorrerà render conto, qualsiasi essa sia.

Comprendo che per un profano "questione di coscienza" significhi poco o nulla, ma per un cristiano la questione di coscienza è una cosa seria.

Chiarito questo punto mi permetto di reiterare un mio excursus sull'argomento sangue per cercare di far comprendere la profondità di tale argomento e i ragionamenti scritturali alla base del nostro rifiuto delle emotrasfusioni. Nella speranza che abbia la pazienza di continuare la lettura ascolterò con piacere altre domande o repliche.

Un medico chiese se era sensato sacrificare la vita per rispettare il simbolo che la rappresentava. Non si ergeva con questo atto il simbolo più in alto della cosa rappresentata?

Questa è la risposta.

Santificare qualcosa significa appartarla, designarla ad uno Scopo, elevarla, farla assurgere ad una condizione precisa.
Nella quotidianità "santifichiamo" molte cose principalmente in riferimento all'Uso, al Valore ed al Significato. Un vaso Ming verrà "santificato" in base al valore intrinseco di cui è portatore. Gli si assegna valore e lo si "santifica" poiché lo si mette da parte, lo si apparta, forse in una vetrina in bella esposizione. Un oggetto destinato ad un particolare Uso verrà invece appartato, "santificato" per l'uso specifico a cui è destinato, messo da parte fintantoché non è chiamato ad espletare le funzioni per le quali è stato progettato. In ultima analisi "santifichiamo" e mettiamo da parte qualcosa che non ha nè un uso specifico nè un valore intrinseco se non per il significato che assume per noi. Un esempio può essere un anello nuziale. Non ha un uso specifico nè un alto valore intrinseco, tuttavia ne siamo affezionati poiché è il significato che lo rende prezioso.

Per quanto riguarda quest'ultimo modo di santificare è inutile chiedersi il perché dell'oggetto. Non sono le proprietà intrinseche o peculiari a renderlo tale, bensì la sacralità di cui lo investiamo. Lo Scopo che scegliamo per quell'oggetto gli conferisce valore e diviene simbolo di qualcosa a noi caro. Chiedersi il perché per rappresentare l'unione matrimoniale sia stato scelto un anello e non una giacca o una spilla non ha nessuna importanza ai fini della santità, perché assolutamente relativo.

Isaia 6:3 esprime il concetto della santità in modo assoluto. Si può giustamente affermare che una cosa è santa tanto più essa sia vicina alla fonte della santità: Geova Dio. Intimamente connesso con il Creatore è il Suo nome. Per cui la cosa più santa dopo il Creatore è il Suo nome: Geova. Non a caso Gesù lo menzionò per primo nella preghiera modello. Tutto ciò che Geova dice sia santo lo diviene per normale conseguenza.

Salmo 36:9 esprime il riflesso di questo concetto: Se Geova è santo in maniera assoluta tutto ciò che da Lui emana è santo a sua volta. La vita come produzione della Sua opera è santa.
Genesi 1:28 dichiara santa anche la vita animale sebbene ad un livello inferiore poiché solo della vita umana è dichiarato sia stata progettata a "immagine di Dio" e a questa assoggettata.
Genesi 2:9 menziona un'altra santificazione. Due alberi appartati per uno Scopo. In particolar modo l'albero della conoscenza del bene e del male. Appartato e santificato dal divieto di mangiarne il frutto.

La vita, santa e perfetta, si basava sul rispetto di quel simbolo. Non era infatti l'uso ad esserne santificato poiché materialmente non lo si doveva usare. Non era il valore ad assegnargli santità poiché ne era intrinsecamente privo. Ma era il significato a renderlo immensamente prezioso per il Suo fattore. Qualcosa di talmente prezioso da costituire il cardine su cui il sistema si basava. Il rispetto di quel simbolo costituiva la base della vita eterna. Violando quel simbolo, dissacrandone il significato, rendendolo comune il sistema crollò. Oggi viviamo negli effetti di quella causa originale.

L'albero della conoscenza del bene e del male, quindi, costituiva ciò mediante cui la vita perfetta ed eterna poteva essere realtà.

Dopo la caduta del sistema Geova santificò un altro simbolo. Non lo si evince direttamente, ma si accenna a questo simbolo e alla santità di cui fu investito nel comando dato a Noè molto simile a quello dato alla prima coppia umana se non per la dieta e questo particolare: Genesi 9:4 "Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, il suo sangue".

In Levitico 17:10-12 capiamo il motivo di questa investitura di questa santificazione: Levitico 17:10-12 "In quanto a qualunque uomo della casa d’Israele o a qualche residente forestiero che risiede come forestiero in mezzo a voi il quale mangi qualsiasi sorta di sangue, certamente porrò la mia faccia contro l’anima che mangia il sangue, e in realtà la stroncherò di fra il suo popolo. Poiché l’anima della carne è nel sangue, e io stesso ve l’ho messo sull’altare per fare espiazione per le anime vostre, perché è il sangue che fa espiazione mediante l’anima [in esso]. Per questo ho detto ai figli d’Israele: “Nessun’anima di voi deve mangiare sangue e nessun residente forestiero che risiede come forestiero in mezzo a voi deve mangiare sangue”.

Paolo in Ebrei 9:22 ribadisce questo concetto: "Sì, quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge, e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono."

In Eden il rispetto del simbolo rappresentato dall'albero della conoscenza del bene e del male rappresentava la base per la vita eterna. Rappresentava ciò mediante cui la vita perfetta poteva essere garantita. Dopo il crollo di quel sistema è il rispetto del sangue, del simbolo che esso rappresenta a costituire la base per la riconciliazione e il restauro della vita perfetta perduta. Esso costituisce ciò mediante cui la vita perfetta può essere riconquistata.

Tuttavia anche se oggi si rispetta il simbolo e il valore, la santità del sangue, non si ottiene comunque la vita eterna. Perché?

Poiché la santità della vita animale costituisce un valore inferiore a quella cui era chiamata a sopperire nei sacrifici di espiazione. La base per il perdono è il risarcimento, il riscatto. Una forma di vita, di santità, inferiore non può sopperire a quella persa di maggior valore. Anche il sangue di ogni uomo imperfetto non poteva costituire base di espiazione. Occorreva il versamento di sangue perfetto per poter riottenere ciò che era perduto.

Paolo in Ebrei 10:19-22 spiega: "Perciò, fratelli, poiché abbiamo franchezza per la via d’ingresso nel luogo santo mediante il sangue di Gesù, che egli inaugurò per noi come via nuova e vivente attraverso la cortina, cioè la sua carne, e giacché abbiamo un grande sacerdote sulla casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella piena certezza della fede, avendo i cuori purificati per aspersione da una malvagia coscienza e il corpo lavato con acqua pura".

Paolo menziona a conclusione del suo ragionamento una scrittura che spesso citiamo, ma di cui dimentichiamo il contesto. Paolo dice che il Tempio, il Tempio fisico e il suo rituale costituiva un'ombra, un'ombra di una realtà immateriale che non si poteva nè vedere nè toccare. Stava dicendo che il valore del sacrificio di Cristo e del versamento del suo sangue presentato al cospetto di Geova costituiva la realtà, mentre la fisicità e la tangibilità delle mura del tempio costituivano un'ombra. Finisce quindi questo suo ragionamento menzionando le fasi perno e cardine su cui la vita del cristiano s'incentra:
"...accostiamoci con cuore sincero nella piena certezza della fede... Manteniamo salda la pubblica dichiarazione della nostra speranza senza vacillare, poiché colui che ha promesso è fedele. E consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore e alle opere eccellenti, non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine, ma incoraggiandoci l’un l’altro e tanto più mentre vedete avvicinarsi il giorno."

Preghiera, Predicazione e Adunanze come risultato della realtà che non vediamo e della realtà che non tocchiamo. Poiché ciò che ci circonda è un'ombra. Oggi è specialmente così perché la misura con la quale ci impegniamo in questo trittico è direttamente proporzionale alla misura della nostra percezione delle realtà spirituali in contraltare all'ombra tangibile di ciò che ci circonda!

La Bibbia menziona anche altri modi in cui la vita si può santificare e rispettare.

Rivelazione 17:6 e 18:4 mette in guardia contro la configurazione di reato nel 'concorso di colpa in omicidio'
Salmo 139:16 mette in guardia contro l'omicidio di un feto
Deuteronomio 22:8 contro il reato di 'omicidio colposo'
Atti 20:26, 27 contro 'l'omissione di soccorso'

Ma tutti questi modi di santificare la vita e di rispettarla, per quanto giusti, per quanto encomiabili, preservano la vita, questa vita, una vita nell'ombra. Non danno nessuna speranza e non consentono quello che invece consente il rispetto per la santità del sangue. E' per questo motivo che esso è di valore più prezioso, è per questo che il suo rispetto trascende qualsiasi simbolo qualsiasi azione. E' per questo che la santità della vita è strettamente connessa alla santità del sangue. E' per questo che questa vita è meno preziosa del rispetto per quel simbolo. Poiché rispettando quel simbolo rispetto ciò mediante cui la vita vera e perfetta è possibile.

Di conseguenza sembra assai banale, elementare e naturalmente consequenziale il controverso comando di Atti 15:19 perché naturale principio di causalità di tutto ciò che abbiamo discettato. Con questo in mente, da questa prospettiva, l'assurdità dell'astenersi dal sangue non è poi così incomprensibile e inaccettabile anche quando si arriva nella situazione limite di dover sacrificare la vita, questa vita, per il simbolo che non la rappresenta solamente, ma che la rende possibile in forma perfetta ed eterna.
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"Noi conosciamo la verità non soltanto con la ragione, ma anche con il cuore. E invano il ragionamento, che non vi ha parte, cerca d'impugnarne la certezza" - B. Pascal
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