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Il "cuore" nella Bibbia è la sede di cosa?

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 18:37
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17/02/2010 18:14

Capire il linguaggio biblico
Per noi occidentali il cuore è la sede dei sentimenti. E' così anche nella Bibbia?
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18/02/2010 11:21


Cosa ne dici della spiegazione data nel link seguente

www.disf.org/Voci/47.asp

alla sezione III. Il cuore nella Sacra Scrittura ?
E' molto sintetico ma esauriente come introduzione.
Potresti svilupparne almeno un aspetto.
18/02/2010 17:15

Grazie, pavel43. Quella che mi hai segnalo è una disquisizione lunga, ma alla fine?
   Personalmente ho compreso che nell'antropologia della Bibbia la sede degli affetti sono gli intestini, mentre la sede del pensiero è il cuore. Noi occidentali facciamo riferimento al cuore per parlare di sentimenti, ma per i semiti il cuore era quella che noi chiameremmo mente.
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18/02/2010 17:24

Re:
CieloSegreto, 18/02/2010 17.15:

Grazie, pavel43. Quella che mi hai segnalo è una disquisizione lunga, ma alla fine?
   Personalmente ho compreso che nell'antropologia della Bibbia la sede degli affetti sono gli intestini, mentre la sede del pensiero è il cuore. Noi occidentali facciamo riferimento al cuore per parlare di sentimenti, ma per i semiti il cuore era quella che noi chiameremmo mente.



Geremia 17:9 dice:
Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?

Secondo la tua tesi il profeta quì sosterrebbe che è la mente ad essere ingannevole. Credi che sia questo il significato della scrittura?

Proverbi 17:11 dice:
Si saagio figlio mio e rallegra il mio cuore, affinchè io possa rispondere a chi mi biasima.

Credi che Geova stesse dicendo che con la nostra saggezza avremmo potuto rallegrare la sua mente piuttosto che il suo cuore?



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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18/02/2010 18:25

Per Cielo…
Io ho capito diversamente, mi sembra un’esposizione articolata sullo spettro semantico di “cuore” nelle Scritture.

Per Roberto
Proverbi 14:33
La sapienza riposa nel cuore di chi ha intendimento, ma ciò che è nel cuore degli stolti viene reso noto.

Certamente non può essere solo sentimento.

Magari ci aiutano gli amici ebraisti
18/02/2010 18:37

Perdonate la lunghezza! Ma è troppo interessante e volevo essere esaustivo.
Pr 24:12 pone il cuore (lev, in ebraico) come luogo di pensieri non conosciuti, in contrapposizione alle parole che vengono esteriormente percepite: “Se dici: ‘Ma noi non ne sapevamo nulla!...’. Colui che pesa i cuori non lo vede forse?”  Solo davanti a Dio ciò che è nascosto allo sguardo umano non può rimanere coperto: “Il soggiorno dei morti e l'abisso stanno davanti al Signore; quanto più i cuori dei figli degli uomini!”.“Egli conosce i pensieri più nascosti”;“Egli è consapevole dei segreti del cuore”.Sl 44:21, TNM.   Nella maggioranza dei casi vengono attribuite al lev funzioni intellettuali e razionali, quelle che noi generalmente riferiamo alla testa e, più precisamente, al cervello. È qui che occorre fare attenzione, perché il moderno occidentale tende a leggere la parola biblica “cuore” con il significato che ha nella sua lingua, non in quella della Bibbia.   Ci si deve guardare dalla falsa impressione che l’uomo biblico sia determinato più dal sentimento che non dalla ragione. Questo erroneo giudizio antropologico può prendere facilmente spunto dalla traduzione indifferenziata del termine lev. L’occidentale che crede che il “cuore” biblico abbia a che fare con i sentimenti (com’è nella sua cultura), prende una solenne cantonata. Si presti molta attenzione a questo passo:“Fino a questo giorno, il Signore non vi ha dato un cuore per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire”. – Dt 29:3.    Gli occhi servono per vedere, gli orecchi per udire. Il cuore serve per comprendere. Significativa è la nota in calce relativa alla parola “cuore” di TNM (che numera il v. come 4): “O, ‘una mente’”. Quasi stupisce questa nota, perché le società religiose cadono molto spesso nella trappola di leggere “cuore” alla maniera occidentale.    Il “cuore” (quello biblico) viene meno alla sua funzione originaria quando, a causa dell’indurimento, si rifiuta di conoscere. Dice Is 6:10:“Rendi insensibile il cuore di questo popolo,rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi,in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi,non intenda con il cuore,non si converta e non sia guarito!”.   Pr 15:14 descrive il compito essenziale del cuore in senso biblico:“Il cuore che ha intendimento ricerca la conoscenza”. – TNM.   “Il cuore del saggio gli rende assennata la bocca, e aumenta il sapere sulle sue labbra” (Pr 16:23). “Insegnaci dunque a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio”. - Sl 90:12.   Bildad introduce la sapienza dei padri con queste parole: “Quelli certo t'insegneranno, ti parleranno, e dal loro cuore trarranno discorsi” (Gb 8:10). “Dal loro cuore” certo non traggono sentimenti, ma capacità conoscitiva. La piena conoscenza proviene da un ascolto attento. Per questo Salomone dà prova di una grande sapienza quando innalza la sua preghiera non già per ottenere una vita lunga, il regno o la sconfitta dei suoi nemici, ma perché gli sia concesso… “un cuore intelligente” (1Re 3:9), secondo NR; “un cuore ubbidiente“, secondo TNM. Ma Salomone chiese altro, egli chiede unלֵב שֹׁמֵעַ  (lev shmeà), “un cuore che ascosti”. “Piacque al Signore che Salomone gli avesse fatto una tale richiesta” (v. 10), e l’accolse: “Io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente”. - V. 12.   Nel nostro linguaggio dovremmo tradurre lev con “mente”, perché è proprio della mente possedere – come le ebbe Salomone - una cultura, una vasta erudizione (botanica, zoologia, diritto, scienze politiche, pedagogia), la capacità di giudicare appropriatamente e la dote di un linguaggio poetico.   Per la ragione che si tratta di continua ricerca del sapere, il cuore e gli orecchi vanno inscindibilmente uniti: “Il cuore dell'uomo intelligente acquista la scienza, e l'orecchio dei saggi la cerca” (Pr 18:15). Orecchi e cuore vengono spesso nominati insieme. - Dt 29:3; Is 6:10;32:3,4; Ger 11:8; Ez 3:10:40:4;44:5; Pr 2:2;22:17;23:12.   È nel cuore che si compie la conoscenza. L’espressione biblica “rubare il cuore” – che per gli occidentali significa innamorarsi – nella Bibbia vuol dire far perdere la conoscenza a qualcuno, ingannarlo. “Giacobbe ingannò dunque Labano il siro, perché non gli aveva fatto sapere che se ne fuggiva” (Gn 31:20, TNM). “Ingannò” è qui la traduzione occidentale; l’ebraico dice: יִּגְנֹב יַעֲקֹב אֶת־לֵב לָבָן (yghnòv yaaqòv et-lev lavàn), “rubò Giacobbe il cuore a Labano”. Con un significato simile, la Bibbia parla spesso della “mancanza di cuore”. Non si tratta – come crede l’occidentale - di freddezza di sentimenti o d’insensibilità. Per la Scrittura è la mancanza di buon senso, di conoscenza. È così che dobbiamo comprendere Pr 10:13:“Sulle labbra della persona d’intendimento si trova la sapienza, ma la verga è per il dorso di chi manca di cuore”. – TNM.   In questo passo, lev (“cuore”) potrebbe essere reso con “intelligenza”. PdS traduce così il versetto: “Discorsi intelligenti, sulle labbra del saggio, sulla schiena dell’insensato sta bene il bastone”. Lo stesso significato si trova in Pr 24:30:“Passai presso il campo dell’individuo pigro e presso la vigna dell’uomo che manca di cuore”. – TNM.     La conoscenza deve trasformarsi poi in una coscienza permanente. Dice Dt 6:6:“Queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore”. – TNM.   E, ancora una volta, l’occidentale legge “cuore” come se fosse indicativo dei sentimenti che si provano. La Bibbia, con “nel tuo cuore” indica che le parole della Legge dovevano rimanere nella “coscienza” dell’uditore (cfr. Pr 7:3, che usa lo stesso linguaggio per la sapienza). In questo modo – “nel cuore”, nella coscienza intesa come consapevolezza – le parole divine debbono rimanere continuamente presenti alla mente. Quando Ger 17:1 dice che “Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro” e “con una punta di diamante è inciso sulla tavoletta del loro cuore” (TNM), non intende davvero che “dovevano sviluppare profondo apprezzamento” per esso. Indica invece che il loro cuore si era trasformato in una voce che ammoniva incessantemente la loro coscienza.    L’espressione “salire in cuore” significa esattamente “prendere coscienza”. Si consideri Is 65:17: “Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; e le cose precedenti non saranno ricordate, né saliranno in cuore” (TNM). L’impressione suscitata dai nuovi cieli e dalla nuova terra sarà talmente travolgente che di quella precedente, al suo confronto, non si ricorderà nemmeno più nulla. Ad essa non si porrà più pensiero, ‘non salirà nel cuore’, non sarà più presente nella coscienza.   In questo modo il cuore diventa anche lo scrigno del sapere e il tesoro dei ricordi. Quando Daniele, in Dn 7:28, dice: “Custodii la cosa stessa nel mio proprio cuore” (TNM), dice che la conservava gelosamente nella sua memoria.    Nella storia di Sansone, Dalila è decisa a conoscere il segreto della forza impareggiabile di quel prode israelita. Lei attribuisce al fatto che Sansone le sveli il segreto il valore di una prova d’amore. In Gdc 16:15 lei gli dice: “Come osi dire: ‘Ti amo’, quando il tuo cuore non è con me? Per queste tre volte ti sei preso gioco di me e non mi hai dichiarato in che consiste la tua grande potenza” (TNM). Attenzione all’espressione: “Il tuo cuore non è con me”. Non va capita all’occidentale, nel senso di “non mi ami davvero”. Sansone la ama e le manifesta il suo amore, tuttavia ‘il suo cuore non è con lei’. La parole di Dalila, tradotte in occidentale, significano: ‘Non vuoi farmi partecipe del tuo segreto’, ‘non vuoi farmi aver parte al tesoro del tuo sapere’. E, dato che Dalila lo tormentava ogni giorno con queste parole, Sansone alla fine “le rivelò tutto il suo cuore” (v. 17, TNM), ovvero la mise a parte del proprio sapere.   Anche le attività del pensare, del meditare e del riflettere sono proprie del cuore. In Es 14:5 la Bibbia – il testo vero della Bibbia, non una traduzione – dice che quando fu riferito al faraone che il popolo ebraico era fuggito, “il cuore del faraone e dei suoi serviיֵּהָפֵךְ לְבַב  . . . אֶל־הָעָם [(yehapèch levàv . . . el-haàm)] “si rivolse al popolo”. Significa che rivolse la sua attenzione e il suo interesse al popolo. Come la mentalità occidentale influenzi la traduzione è mostrato da questa traduzione: “Il cuore di Faraone e anche quello dei suoi servitori si mutò riguardo al popolo”; ancora più sfacciata è NR: “Mutò sentimento verso il popolo”. Come se prima avesse avuto un sentimento diverso! Aveva sempre avuto in odio gli ebrei, anzi il suo odio era andato via via crescendo. Se alla fine li aveva cacciati era per la rabbia che il suo odio aveva generato dopo aver subito sconfitte e umiliazioni, non per ultima la morte dei primogeniti. Con tutte le tragedie capitate, il faraone non pensava ormai che al disastro in cui si trovava. Solo quando fu “riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito” (v. 5, TNM), egli pose nuovamente mente al popolo di Mosè e si rese conto di ciò che comportava l’averlo mandato via.   In 1Sam 27:1 Davide dice “al suo cuore” (traduzione letterale dall’ebraico, resa invece con “in cuor suo” da TNM). L’espressione significa che Davide sta ragionando, sta riflettendo. Infatti, subito dopo troviamo tutte le sue riflessioni, i progetti e le considerazioni: “Un giorno o l'altro perirò per mano di Saul; non vi è nulla di meglio per me che rifugiarmi nel paese dei Filistei. Così Saul, perduta ogni speranza, smetterà di cercarmi per tutto il territorio d'Israele e io sfuggirò alle sue mani”.    La stessa espressione ebraica la troviamo in Gn 17:17. Qui è detto che Abraamo, dopo aver ricevuto la promessa di un figlio, “disse in cuor suo: ‘Nascerà un figlio a un uomo di cent'anni? E Sara partorirà ora che ha novant'anni?’”. Noi diremmo: ‘Dopo aver riflettuto, si disse fra sé e sè’. L’ebreo dice invece che parlò al suo cuore.   Similmente, lo stolto pensa di tratte una conclusione del tutto ragionevole quando dice “in cuor suo: ‘Non c'è Dio’” (Sl 14:1). In Pr 28:26 il cuore, come organo delle proprie riflessioni, viene messo a confronto con la sapienza che si basa sulla comune esperienza: “Chi confida nel proprio cuore è uno stolto, ma chi cammina da saggio scamperà”.   Os 7:11 ci porta ancora un passo avanti per ciò che riguarda le funzioni intellettuali del cuore in senso biblico: “Efraim è come una colomba sempliciotta senza cuore”. – TNM.   “Senza cuore” che significato ha? NR qui coglie il senso e traduce: “Efraim è come una colomba stupida e senza giudizio”. Ma per la Bibbia che significato ha “senza cuore”? La frase che segue, nello stesso versetto, ci illumina: “Hanno chiamato l’Egitto; sono andati in Assiria” (TNM). Qui si svela il significato. Si tratta della politica dello stato di Israele: è un’inconsulta altalena tra l’Egitto e la Siria. È “senza cuore” perché non ha la capacità di orientarsi in maniera chiara. In 4:11,12 sempre Osea esclama, secondo NR: “Prostituzione, vino e mosto tolgono il senno. Il mio popolo consulta il suo legno, e il suo bastone gli dà il responso”; TNM ha: “tolgono il buon motivo”; l’ebraico del testo originale ha: “tolgono il cuore”. Il cuore, cioè, è stato sottratto a quegli uomini che si abbandonano ad una stupida prassi divinatoria. Detto all’occidentale: hanno perso la ragione, la capacità di ragionare è stata rubata loro. In questo senso il vino è ladro. Porta via l’intelletto e la capacità di ragionare. Ammonisce Pr 23:31-33: “Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nel bicchiere e va giù così facilmente! Alla fine, esso morde come un serpente e punge come una vipera. I tuoi occhi vedranno cose strane, e il tuo cuore farà dei discorsi pazzi”.    Generalmente “cuore” in questi contesti può venir reso con “mente”. Giobbe, in Gb 12:3, si difende così contro i suoi saccenti amici: “Di senno ne ho anch'io quanto voi, non vi sono affatto inferiore; cose come queste chi non le sa?”. Così NR. L’ebraico dice: “Ho un cuore come voi”. Anche lui sa ragionare.    Si presti ora attenzione all’espressione di Gb 34:19: “Voi uomini di cuore, ascoltatemi” (TNM). Con questa espressione non si vuol designare una persona magnanima o coraggiosa o generosa o valorosa, a seconda di come – all’occidentale – s’intenda. Si tratta semplicemente di una persona scaltra, che riflette. Anche in 34:34 è sinonimo di “uomo sapiente”: “Gli stessi uomini di cuore mi diranno, anche un saggio uomo robusto che mi ascolta” (TNM). Il parallelo è tra “uomini di cuore” e “saggio” (il “robusto” applicato a “saggio uomo” è un’aggiunta della traduzione; qui si tratta di capacità mentale, non di prestanza o salute fisica). NR rende: “Le persone assennate, e ogni uomo saggio che mi ascolta, mi diranno”.   L’esposizione di tutti questi passi biblici dovrebbe chiarire come in ebraico la parola “cuore” (lev) esprima in tutta la sua vastità la funzione e i compiti della ragione. Nel cuore si attuato tutte le attività che gli occidentali attribuiscono alla mente: la capacità conoscitiva, la ragione, l’intuizione, la consapevolezza, il ricordo, il sapere, la riflessione, il giudizio, l’orientamento.    Solo così possiamo capire con precisione il significato di lev-cuore. E solo così possiamo comprendere i passi biblici che ne parlano. Come disse l’ebreo Yeshùa: “Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni” (Mt 15:19; cfr. Mr 7:21). In Mr 8:17, le parole di Yeshùa: “Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?”, potrebbero nella parte finale essere tradotte nel linguaggio moderno ed occidentale: “Siete duri di comprendonio?”.
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