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Il giorno della memoria

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2010 18:00
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11/03/2010 17:59

Di Umberto Polizzi

Il 5 luglio 2000 il Senato Italiano varò la legge che istituiva nel 27 gennaio "Il Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni subìte dagli ebrei e dagli altri cittadini italiani che vennero reclusi nei campi di concentramento nazisti . Il varo della suddetta legge venne accompagnato dall'approvazione di un ordine del giorno con il quale "sottolineando l'unicità della Shoah e le sue problematicità", si invitavano i cittadini "a ... ricordare gli altri lutti che hanno segnato la storia dell'ultimo secolo e le vittime di ogni persecuzione".
Una persecuzione strettamente associata allo sterminio di milioni di ebrei, ma sulla quale spesso si tace, quasi che fosse un silenzio di spregio, è su quella dei Testimoni di Geova durante il regime nazista. Domanda d’obbligo: Perché? – Quale interesse hanno le ‘ Diplomazie’ le ‘Relazioni pubbliche’ dei giornali politici e religiosi a non farne menzione? Perché ignorarli? Come mai questi credenti, universalmente noti per la loro predicazione di un messaggio biblico di pace e fraternità, vennero perseguitati dal nazismo e ancor oggi completamente ignorati? Ebbene, secondo l'ex parlamentare Francesco Albertini (deportato a Mauthausen) la ragione della loro persecuzione era nel fatto che "...rifiutavano la guerra, il servizio militare e ogni forma di violenza." Questi sono le persone che studiando le Sacre Scritture hanno prima letto con stupore e poi meditato sulla determinata presa di posizione del Cristo nel Vangelo di Matteo 26:52 dove hanno letto, meditato e poi applicato, quanto segue: “ Allora Gesù gli disse:” Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”.
L'olocausto fu responsabile della morte di 6 milioni di Ebrei, e altri 5 milioni fra zingari, omosessuali e Terstimoni di Geova, mentre, antecedentemente a questi genocidi, l'Inquisizione fu per l'ammazzamento di 65 milioni di Cristiani che leggevano e credevano che la Bibbia era ed è la Parola di Dio!
Il Papa che fu silenzioso era Pio XII. Quello avrebbe potuto fare qualche cosa, ma non disse neanche una parola apertamente.
Il Vaticano dice ora che il suo silenzio era per fare qualche cosa silenziosamente.
Il papa di adesso era un bambino allora, ma il papa di allora no.
E poi ci fu un'altro papa che, in visita a Gerusalemme, disse: "We apologize for the Holocaust, and we apologize for the Inquisition."(che traduco: Chiediamo perdono per l’olocausto, e perdono anche per l’Inquisizione)
Era il papa dalla Polonia se ben ricordo: Giovanni Paolo II .-
Chi era Hitler e il suo sacro seguito nazista?
Adolf Hitler imponeva personalmente quelle leggi da lui stesso definite “socialmente corrette”. Come da regolamentazione per la cottura delle aragoste, il suo primo atto dittatoriale dopo la sua nomina a cancelliere (1933). Sembra che il fuhrer fosse assai turbato dallo stridere delle povere bestiole durante la cottura in acqua bollente. (…magnifico esemplio di serenità spirituale) tanto da far procedere l’imposizione di questa norma di civiltà all’abolizione dei sindacati. Allo stesso modo sappiamo che Heinrich Himmler, responsabile della morte di milioni di persone, considerava la caccia agli uccelli come un “ puro omicidio” ed elogiava il medioevo tedesco, quando s’istruivano i “processi” ai topi per le loro razze, dando così ai roditori una possibilità per scamparla. Mentre è nota la politica nazista contro il fumo, proibito in tutti gli uffici del Partito e, nel 1944, durante la fase critica del conflitto, su tutti i mezzi pubblici. Chi avrebbe mai potuto mancare all’elezione di simili uomini con tanta nobiltà di spirito?



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11/03/2010 18:00

Ma quale era la giusta faccia della medaglia nazista?

Dato che i presupposti su cui fondava la società nazista era quello dello sterminio del differente razziale, politica e religiosa della specie umana (e non dell’animale) quindi maledettamente contrari alle loro ideologie iniziò fin dal 1933 una gigantesca caccia all'uomo per eliminare questi pacifici obiettori al regime. Vennero arrestati migliaia di uomini e donne i quali, dopo sommari processi, furono condannati a lunghe pene detentive al termine delle quali erano trasferiti in "custodia protettiva", il termine con il quale la Gestapo indicava la reclusione nei campi di concentramento. I nazisti non trascurarono nemmeno i loro figli; in centinaia di casi, infatti, bambini di pochi anni furono portati via dalle famiglie e rinchiusi in "case di rieducazione" onde venissero indottrinati nell'ideologia hitleriana. Ideologia mai contrastata dal clero della cristianità bensì supportata con proclami e benedizioni pubbliche nelle funzioni religiose. Ebbene, tanto per fare un esempio, come fu che il tiranno Adolf Hitler divenne cancelliere, e dittatore, in Germania? Fu grazie agli intrighi politici di un cavaliere papale che il precedente cancelliere tedesco, Kurt von Schleicher, aveva descritto come “un traditore in paragone col quale Giuda Iscariota era un santo”. Questi fu Franz von Papen, il quale schierò l’Azione Cattolica e i grandi industriali contro il comunismo per unire la Germania sotto Hitler. Come parte del baratto, Hitler nominò von Papen vice-cancelliere e mandò una delegazione capeggiata da von Papen a Roma per negoziare un concordato fra lo Stato nazista e il Vaticano. Papa Pio XI fece notare agli inviati tedeschi il suo compiacimento perché “il Governo tedesco ora aveva a capo un uomo che si opponeva incrollabilmente al comunismo”, e il 20 luglio 1933, nel corso di un’elaborata cerimonia tenuta in Vaticano, il cardinale Pacelli (che sarebbe presto divenuto papa Pio XII) firmò il concordato.
Uno storico scrive: “Il Concordato [col Vaticano] fu una grande vittoria per Hitler. Gli diede il primo sostegno morale che avesse ricevuto dal mondo esterno, e questo dalla fonte più autorevole”. Durante le celebrazioni che si tennero in Vaticano, Pacelli conferì a von Papen l’alta onorificenza pontificia della Gran Croce dell’Ordine Piano. Winston Churchill, nel suo libro The Gathering Storm (1948), dice come von Papen usasse ulteriormente “la sua reputazione di buon cattolico” per ottenere il sostegno ecclesiastico per l’annessione nazista dell’Austria. Nel 1938, in occasione del compleanno di Hitler, il cardinale Innitzer ordinò che tutte le chiese austriache esponessero la bandiera con la svastica, suonassero le campane e pregassero per il dittatore nazista.
Perciò sul Vaticano grava una spaventosa colpa di sangue! Come una delle componenti principali di Babilonia la Grande, il Vaticano contribuì in maniera significativa a mandare Hitler al potere e a dargli sostegno “morale”. Andò oltre, acconsentendo tacitamente alle atrocità di Hitler. Durante il lungo decennio di terrore nazista, il pontefice romano tacque mentre centinaia di migliaia di soldati cattolici combattevano e morivano per la gloria del regime nazista e milioni di altri sventurati venivano uccisi nelle camere a gas di Hitler.
I vescovi cattolici tedeschi giunsero persino a sostenere Hitler apertamente. Lo stesso giorno in cui il Giappone, alleato della Germania, sferrava di sorpresa l’attacco a Pearl Harbor, il New York Times riportava questa notizia: “La Conferenza dei Vescovi Cattolici Tedeschi riuniti a Fulda ha raccomandato di introdurre una speciale ‘preghiera di guerra’ da leggersi all’inizio e alla fine di tutte le funzioni religiose. La preghiera implora la Provvidenza di benedire con la vittoria le armi tedesche e di proteggere la vita e la salute di tutti i soldati. I vescovi hanno inoltre dato istruzioni al clero cattolico di continuare a ricordare in una speciale omelia domenicale almeno una volta al mese i soldati tedeschi ‘di terra, di mare e dell’aria’”
Ma questo non era che l'inizio. Allo scoppio della guerra speciali commissioni visitarono i lager per reclutare chiunque fosse idoneo per l'esercito. Quando toccava ai Testimoni, il loro rifiuto di imbracciare le armi segnava anche la loro condanna a morte. Lo stesso Hitler, dopo aver detto che bisognava far morire di fame chi rifiutava il servizio militare, si vantò: "Ho dato prova di una grande clemenza nel non sottoporre al supplizio della fame e facendo passare per le armi alcuni sedicenti 'Testimoni di Jahve', 130 in tutto." Stessa sorte toccò alle donne quando, per sostenere lo sforzo bellico, furono richieste prigioniere dei lager per lavorare nelle fabbriche di armi. Edmondo Marcucci riporta: "Le più coraggiose avevano la fede dei martiri, ed erano le Testimoni di Geova. Queste, salde nella loro obiezione di coscienza, rifiutavano di lavorare ed anche di recarsi agli appelli. Perciò venivano punite a bastonate o uccise. Una di esse, giovane e molto bella, morì dopo 50 colpi." Se non venivano giustiziati i Testimoni erano trattati con la stessa crudeltà riservata agli ebrei. Eugene Kogon, prigioniero a Buchenwald, narra: "A Pentecoste tutti i Testimoni di Geova furono radunati nel luogo dell'appello. Fu loro pronunciato un discorso, e seguì un faticoso periodo di faticose esercitazioni. Per un'ora e un quarto gli infelici dovettero ruzzolare, saltare, strisciare e correre aiutati dalla veemenza degli stivali delle guardie del campo." Ciò che ha reso unico il caso dei Testimoni di Geova è il fatto che, a differenza di tutti gli altri deportati la cui unica speranza di lasciare i lager era attraverso la fuga, solo a loro era offerta la possibilità di tornare liberi in qualsiasi momento avessero voluto. Esisteva a tale scopo uno specifico modulo in cui il sottoscrivente dichiarava di dissociarsi dall 'Associazione dei Testimoni di Geova, bastava una semplice firma e si veniva liberati. Lo scrittore ed ex deportato Vincenzo Pappalettera conferma: "Diversamente da tutti gli altri deportati, potevano interrompere la loro prigionia purchè sottoscrivessero il rinnegamento della loro fede, cosa che non fecero se non in rare eccezioni. Preferirono soffrire freddo, fame ed epidemie che li portarono alla morte. Sono perciò martiri da venerare."
Nei campi, benchè costituissero una minoranza, i Testimoni erano ben noti per la loro eccellente condotta e per il loro spirito altruista. Tale lodevole atteggiamento è ricordato da molti dei loro compagni di prigionia. Ad esempio, Bruno Bettelheim, psicologo e sociologo di fama mondiale che fu rinchiuso prima a Dachau e poi a Buchenwald, ha scritto: "Essi risentivano le conseguenze dell'internamento meno degli altri gruppi e riuscirono a conservare la propria integrità: Dimostrarono una non comune dignità umana e un elevatissimo comportamento morale. Erano compagni esemplari, servizievoli, corretti e fidati; i soli prigionieri che non offendessero o maltrattassero i compagni, verso i quali, anzi, erano di solito molto gentili." E Francesco Albertini ha riportato: "Il loro comportamento nei confronti degli altri deportati è stato ineccepibbile e nella maggior parte dei casi improntato ai princìpi della massima solidarietà, per cui si privavano magari del pane per darlo ad un altro." Essi furono persino disposti a dividere le loro già misere razioni di cibo con gli ebrei, il cui destino erano le camere a gas. Sally Grubman, insegnante ebrea deportata ad Auschwitz, narra: "Ho visto gente diventare molto, molto buona e gente diventare assolutamente cattiva. Il gruppo migliore era quello dei Testimoni di Geova. Mi tolgo il cappello davanti a quella gente. Erano nati martiri. Fecero cose meravigliose per il prossimo. Aiutarono i malati, divisero il pane e diedero a tutti quelli che erano loro vicini conforto spirituale." Anche i loro aguzzini li apprezzavano per la coerenza ai princìpi cristiani. Il comandante di Auschwitz, Rudolf Hoss, annotò nel diario che scrisse poco prima di essere giustiziato per i crimini commessi: "I Testimoni erano individui tranquilli, diligenti e socievoli, sia gli uomini sia le donne, e sempre pronti ad aiutare il prossimo. Il loro fraterno amore reciproco era commovente; si preoccupavano l'uno dell'altro e si prestavano tutto l'aiuto possibile." E nel descrivere l'esecuzione di due di loro che si erano rifiutati di indossare la divisa militare riportò: "Così immaginai dovessero essere i primi cristiani martiri, condotti nelle arene per essere dilaniati dalle belve."
Persino il capo delle SS, Heinrich Himmler, aveva di loro un' alta opinione. In una lettera a Kaltenbrunner scrisse: "Fra le cose positive dei Testimoni di Geova vi è il fatto che non compiono il servizio militare nè lavorano per la guerra. Non bevono nè fumano. Sono persone laboriose e sincere. Non aspirano alla ricchezza. Dovrebbero predicare al popolo per trasmettere le loro idee pacifiste." Nonostante tutto l'impegno profuso dal regime di Hitler per sterminarli i Testimoni sopravvissero. Secondo le più recenti statistiche circa 20.000 dei 30.000 Testimoni di Geova allora presenti nei paesi che vennero a trovarsi sotto l'egemonia del III° Reich finirono nei campi di concentramento o nelle prigioni naziste; migliaia d'essi perirono durante la prigionia. Nel descrivere il risultato ottenuto dai Testimoni di Geova con la loro resistenza pacifica al nazismo la sociologa Anna Pawelczynska ha spiegato: "Quel gruppetto di detenuti costituiva una salda forza ideologica ed essi vinsero la loro battaglia contro il nazismo."
E la dott. Christine E. King ha fatto questa valutazione: "Soltanto contro i Testimoni il governo non ebbe successo poichè, anche se ne aveva uccisi migliaia, la loro opera di predicazione proseguì e nel maggio del 1945 il movimento dei Testimoni di Geova era ancora in vita, mentre il nazionalsocialismo no. Il numero dei Testimoni era aumentato e non si era fatto nessun compromesso. Il movimento aveva ora altri martiri e aveva vinto un'altra battaglia nella guerra di Geova Dio."



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