Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA “RISURREZIONE” DI GIOBBE E QUELLA DI GESÙ

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2010 17:18
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:15

Adattamento di uno studio biblico tenuto nella Chiesa “dei Fratelli” di Siena il 18/3/10

1.INTRODUZIONE.

Questo studio fa parte di una serie nella quale abbiamo approfondito quanto ho scritto in “Giobbe e la fede prima di Mosè”, che rappresenta il cap. 2 della dispensa “Gesù Cristo è lo stesso, dalla Genesi all’Apocalisse – Prima Serie”.
Considerando il periodo che va da Noè a Mosè, si conosce poco del tipo di fede vissuta allora dall’umanità, perché ci è riferito soprattutto della particolare esperienza di alcuni personaggi (Noè, Abramo, Isacco Giacobbe) che non sembra rappresentino una condizione religiosa comune. Dato che il libro di Giobbe si colloca in quel periodo, nella Bibbia dovrebbe essere messo fra Genesi ed Esodo.
Il libro di Giobbe viene considerato come “specializzato” sulla sofferenza e questo tema indubbiamente lo pervade, ma a noi ora interessa soprattutto cogliere qualcosa della fede universale proveniente da Noè e che perciò viene detta “noachismo”. A tal fine è molto utile la descrizione che Giobbe fa della sua vita di fede prima della prova e che si concentra nei capp. 29 e 31: una vita di fede certamente non inferiore alla nostra e che fa vedere come Dio si sia rapportato con gli uomini sempre sulle stesse basi, “dalla Genesi all’Apocalisse”.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:16

2. I SALMI DI DAVIDE 22 E 23 COME “PONTE” FRA GIOBBE E GESÙ.

Il Salmo 23 è il più conosciuto ed amato: «Jahvè è il mio pastore: nulla mi manca … Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei con me … Certo, beni e bontà mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita». È un Salmo scritto da Davide, che spesso sperimentò la presenza vittoriosa di Dio, a cominciare da quando affrontò e sconfisse Golia (1Samuele 17). Anche nella vita del “Figlio di Davide” Gesù si è manifestato ciò che esprime il Salmo 23, infatti Gesù disse al Padre: «Tu mi esaudisci sempre» (Giovanni 11:42).
Davide ha scritto pure il Salmo che precede il 23, cioè il 22, che nella sua prima parte sembra che dica il contrario del 23: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito, Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi, e anche di notte, senza interruzione … Chiunque mi vede si fa beffe di me … Tu m’hai posto nella polvere della morte. Poiché cani mi hanno circondato; una folla mi malfattori m’ha attorniato; mi hanno forato le mani e i piedi…» (vv. 1-16). Notoriamente anche il Salmo 22 ha a che fare col “Figlio di Davide” Gesù, che sulla croce (Matteo 27:46) «gridò a gran voce» proprio quell’inizio del Salmo 22 che ne costituiva anche il titolo; ricordare il titolo fu come ricordare l’intero Salmo 22 che, nella seconda parte, descrive il soccorso di Dio dopo la prova: «Tu mi risponderai liberandomi dalle corna dei bufali. Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea» (vv. 21-22).
Insomma, come Davide si trovò a volte nella disperazione, ma poi fu soccorso, così il “Figlio di Davide” Gesù sperimentò l’abbandono di Dio, che però fu solo per un momento. Gesù è stato dunque anticipato da Davide, ma Davide a sua volta è stato anticipato da Giobbe, perché i capp. 29 e 30 sembra quasi che siano stati per Davide una fonte di ispirazione. In Giobbe, però, la posizione è invertita, perché è il cap. 29 ad ispirarsi al Salmo 23.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:17

3. LO SPLENDORE DI GIOBBE PRIMA DELLA PROVA (CAP. 29).

Giobbe 29: «Potessi tornare … come nei giorni in cui Dio mi proteggeva, quando … alla sua luce io camminavo nelle tenebre … quando Dio vegliava amico sulla mia tenda … I giovani, al vedermi, si ritiravano, i vecchi si alzavano e rimanevano in piedi … L’orecchio che mi udiva mi diceva beato … Salvavo il misero che gridava aiuto e l’orfano che non aveva chi lo soccorresse … la giustizia era il mio vestito e io il suo … Ero l’occhio del cieco, il piede dello zoppo; ero il padre dei poveri, studiavo a fondo la causa dello sconosciuto. Spezzavo la ganascia al malfattore … Dicevo: “Morirò nel mio nido … la mia gloria sempre si rinnoverà” … Ero come un re … come un consolatore in mezzo agli afflitti».
Giobbe non solo era un giusto, ma nel suo contesto era come un rappresentante della giustizia. Non era però una giustizia che si inorgogliva della sua rettitudine, perché era piena di compassione e di soccorso pratico per gli sfortunati, anche se erano degli sconosciuti! Giobbe accresceva la sua ricchezza non a danno degli altri, ma beneficandone l’intera società. Non si curava solo degli aspetti pratici, ma sapeva anche dire la parola giusta al momento opportuno. Tutto ciò gli faceva pensare che Dio avrebbe continuato a benedirlo e a far prosperare la sua vita.
Il dramma di Giobbe, perciò, è il dramma di un mondo nel quale i migliori vengono sopraffatti e Dio non li protegge, come Giobbe ben esprime nel cap. 30.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:17

4. IL DRAMMA DI GIOBBE NEL VEDERE IL TRIONFO DEL MALE (CAP. 30).

Giobbe 30: «Ora servo da zimbello ai più giovani di me, i cui padri non avrei reputato degni di stare fra i cani del mio gregge … gente da nulla, razza senza nome, cacciata via dal paese a bastonate. Ora io sono il tema delle loro canzoni … non si trattengono dallo sputarmi in faccia … Questa gentaglia insorge … per distruggermi … Il mio onore è portato via come dal vento … Dio mi ha gettato nel fango … io grido a te, ma tu non mi rispondi; ti sto davanti, ma tu non mi consideri! Ti sei mutato in nemico crudele contro di me … tu mi conduci alla morte».
Dio, insomma, sembra alleato dei malvagi e degli uomini da nulla, mentre alle persone rette come Giobbe è portato via anche l’onore, cioè un bene che per lui dovrebbe essere stato più prezioso della vita stessa. Il Dio di Noè, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non fece finire così la vita di Giobbe, che dopo essere stato considerato ormai come morto, sperimentò una specie di risurrezione.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:18

5. LA “RISURREZIONE” DI GIOBBE.

«Jahvè benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi … Poi Giobbe morì vecchio e sazio di giorni» (42:12,17).
Attraverso la prova Giobbe capì che non poteva atteggiarsi a giudice di Dio, perché Dio era molto più grande di lui e degli schemi che si era fatti (42:1-6). Quello che più ci interessa, però, è che attraverso la prova Giobbe divenne uno strumento di luce e di salvezza per i suoi amici, perciò di riflesso per l’intera società (42:7-11).
Suppongo che Giobbe cambiò atteggiamento anche verso quella «gente da nulla … cacciata via dal paese a bastonate», perché chi ha sofferto si sente facilmente solidale con i sofferenti, anche quando si meritano la sofferenza. Alle vecchie virtù di Giobbe (operosità, rettitudine, giustizia, soccorso ai deboli) se ne aggiunse allora probabilmente un’altra: la capacità di far risalire la china anche agli uomini abbrutiti dal peccato. Insomma, Giobbe fece altri passi su quel percorso che lo portò ad essere (in qualche misura) un anticipatore di Gesù, del quale ora è bene riconsiderare l’ultimo periodo e proprio alla luce della storia di Giobbe.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
OFFLINE
Post: 5.668
Città: AGORDO
Età: 47
Sesso: Maschile
28/03/2010 17:18

6. GLI EFFETTI RINVIATI DELLA RISURREZIONE DI GESÙ.

Se la storia di Giobbe ne è un anticipo, allora quella di Gesù non può finire con la sua andata in cielo e col nostro seguirlo lassù. La risurrezione di Gesù, insomma, non può limitarsi ad essere vista solo da un certo numero dei primi discepoli (1Corinzi 15:3-8), ma deve dispiegare i suoi effetti sul teatro dove si è svolta la storia: cioè su questa Terra.
Nella fine del Vangelo di Matteo c’è un messaggio molto significativo di Gesù: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli» (Matteo 28:18-19). Il libro degli Atti mostra poi come gli apostoli abbiano vinto ogni ostacolo che si frapponesse all’espandersi del Vangelo, sperimentando così l’efficacia della risurrezione di Gesù. Il Vangelo però indica una manifestazione universale di Gesù risorto, anche se a volte i cristiani pongono poca attenzione a quei passi che ne parlano.
Matteo 24:30-31: «Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria». Al tempo di Gesù, il libro del profeta Daniele era molto studiato e queste frasi richiamano da vicino quel passo dove «un figlio d’uomo» riceve da Dio «dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero», in un regno «eterno che non passerà» (Daniele 7:13-14). Tutto ciò si collega alla parabola dell’uomo nobile (Luca 19:12-27) che se ne andò lontano per ricevere l’investitura di un regno (come facevano gli esponenti politici di quelle zone, andando a Roma per ricevere l’incarico ufficiale).

Insomma, molti cristiani immaginano un futuro nel quale saranno per sempre beati in cielo, anche senza corpo, indifferenti al fatto che qui sulla Terra continuino a prevalere quelli che trattarono Gesù come i malvagi trattarono Giobbe e Davide: «I soldati … spogliarono Gesù, gli misero addosso un manto scarlatto; intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: “Salve, re dei Giudei!” E gli sputavano addosso, prendevano la canna e gli percotevano il capo ... Così pure, i capi dei sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! …” E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui» (Matteo 27:27-44).
L’ascensione di Gesù al cielo non è stata una fuga da questo mondo, ma solo un voler dare agli uomini un ulteriore tempo per il ravvedimento, attraverso una testimonianza del Vangelo resa «a tutte le genti», dopo di che «verrà la fine» (Matteo 24:14). Una fine nella quale Gesù giudicherà questo mondo non da dietro le quinte: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri … dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo» (Matteo 25:31-34). Si adempirà allora la promessa fatta da Gesù all’inizio del suo insegnamento, che cioè la Terra alla fine non sarà dei malvagi, ma dei «mansueti» (Matteo 5:5).



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:32. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com