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CHI HA UCCISO GESU'? PIÙ COLPEVOLE PONZIO PILATO, I GIUDEI O NOI?

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2010 11:37
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18/04/2010 11:36

Re:
Topsy, 13/04/2010 21.39:

Ho sempre compreso che quanto accade a Gesù, in quell'epoca risulta essersi ripetuto in altre epoche nella storia di Israele, e non solo di Israele, ma ovunque un popolo subisce la dominazione straniera. Era accaduto anche all'epoca dei Maccabei. Al momento dell'occupazione, l'aristocrazia locale, il gran sacerdozio, l'alto ceto, finì con il collaborare con l'occupante per tentare di mantenere in un modo o nell'altro i privilegi di rango che gli appartengono, a scapito del resto della popolazione, la massa di ebrei pii che di voce in capitolo non ne ha alcuno.
E' lampante che non si deve addebitare alcunché agli ebrei dell'epoca, a tutto il popolo indistintamente, quanto fu deciso dal partito aristocratico giudaico filo-romano del tempo, con la partecipazione dei Romani che condannarono e misero a morte Gesù.

E questo si evince già dal momento del suo arresto, al quale parteciparono, secondo il Vangelo di Giovanni, una coorte romana, il tribuno e le guardie dei Giudei. Sempre Giovanni mette in bocca a Pilato un espressione che la dice lunga sulla sua autorità quando si rivolge a Gesù: "Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocefiggerti?"

Gesù fu consegnato da coloro che temevano il consenso delle folle che Gesù avevano attorno, e difatti si decidono di catturarlo ma, "Non durante la festa, affinché non avvenga un tumulto nel popolo". Costoro temevano la folla, poichè sapevano che non tutte le loro decisioni coincidevano con la volontà del popolo. Quanto a Pilato, ordina la morte di Gesù seppure, lo ritenesse "innocente". Grave colpa. I sacerdoti quanto meno ne richiesero la morte credendolo colpevole ("Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui. Allora verranno i Romani, e distruggeranno il Tempio e la nostra nazione!").

E' sufficente leggere tutto il percorso che porta Gesù alla crocifissione per scorgervi come la moltitudine di gente che lo segue e si batte il petto lamentandosi, dinnanzi alla ferocia dei soldati romani, che lo flaggellano, lo insultano, lo scherniscono, lo umiliano, sino alla crocefissione. Tutta violenza gratuita romana, non ebraica. Eppure quella folla riunita in un cortile che urlò poco prima per la liberazione di Barabba e la morte di Gesù "istigata" dai sacerdoti, diviene tutti "i Giudei", tutto il "popolo" nei racconti degli autori del NT, includendo coloro che amavano Gesù, seppure non fossero suoi seguaci (cristiani), ebrei pii che non ebbero voce in capitolo in tutta questa faccenda e non ne vollero affatto l'uccisione, ebrei che vivevano in diaspora e neppure avevano mai sentito neppure nominare Gesù...



Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

Cara Topsy, (16/4/10)
è scontato che sul popolo Ebreo non la penso al 100% come te, ma non è affatto scontato che un cristiano possa avere così ampie zone di convergenza da definirsi “sionista”. Sono un “cristiano sionista” perché per me la “Terra Santa” è ancora oggi prioritariamente una “Terra Promessa”: ad Abramo e ad i suoi discendenti e «per sempre» (Genesi 13:15). Certi cristiani si considerano come “il vero Israele”, ma per essere il “vero” Israele bisognerebbe essere almeno “Israele”, cioè Ebrei.
Una “prima dose” di benedizione mi è arrivata attraverso l’ebreo Gesù ed Ebrei erano anche gli apostoli. Sono stato benedetto come ospite nella casa d’Israele ed il tentativo di appropriarmene per farla prosperare sarebbe inutile: solo attraverso Israele si può portare a termine l’opera nella casa di Israele.
Essendo stato inizialmente benedetto in Israele, non contro Israele, potrò godere la benedizione completa e finale solo con Israele, cioè quando Dio porterà a compimento il suo piano per quello che è ancora il suo “popolo eletto”. Perciò tutti i tentativi di arrivare al “Regno di Dio” senza Israele o contro Israele sono falliti e falliranno.
Ecco perché sono a favore dello Stato di Israele: non tanto e non solo per quello che è, ma per quello che Dio ne farà (come promesso nella sua Parola). Ecco perché sono iscritto ad EDIPI (Evangelici D’Italia Per Israele). Ecco perché mi sento rappresentato dalla Ambasciata Cristiana a Gerusalemme, l’unica ambasciata che ha sede a Gerusalemme (e non a Tel Aviv), come segno della convinzione che tutti dovrebbero riconoscere quella città come “Capitale eterna del popolo di Israele”. Ecco perché simpatizzo con gli Stati Uniti, cioè col popolo più influenzato dal cristianesimo “non territoriale”, cioè da quel cristianesimo che non si considera erede delle promesse territoriali fatte ad Abramo e che perciò ha una “necessità teologica” di appoggiare lo Stato di Israele (del cui futuro si sente idealmente parte).
Un Ebreo è perciò per me, in definitiva, una persona con la quale simpatizzare e possibilmente aiutare, perché se il mio Dio ha in vista per lui una “benedizione finale”, devo possibilmente essergli anch’io di benedizione.

Fernando De Angelis





Per contatti: roberto.carson@tiscali.it
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