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DUBBI DA PARTE DI GIOVANNI IL BATTISTA?

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2010 17:44
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23/04/2010 17:43

Dialogo fra Fernando De Angelis e Alberto Nuzzolo

Caro Fernando, (25/3/10)
in un tuo scritto ho letto: «Gesù, prima della crocifissione, ha certamente mostrato qualche segno di essere il Messia atteso, ma la differenza con le speranze che erano state stimolate dalla parola di Dio era troppo grande, al punto che anche Giovanni Battista rimase perplesso (Matteo 11:2-6)» (“Gesù Cristo è lo stesso… – Prima Serie”, cap. 3, “Gesù figlio di Davide”, par. 5, parte finale). A me sembra quasi impossibile che Giovanni Battista abbia avuto dei dubbi su chi fosse Gesù e, dopo aver riportato il passo di Matteo da te citato, vorrei considerare anche altre parti dei Vangeli.
Matteo 11:2-6: «Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?” Gesù rispose loro: “Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!”».
Faccio notare che la domanda è: «Dobbiamo aspettare un altro?». Se fosse stata: «Deve aspettare un altro?» avrebbe tolto ogni dubbio… ma non è così.
Uno dei motivi per i quali ritengo che Giovanni non ebbe dubbi è che, dopo la visita dei suoi discepoli a Gesù, Gesù pensò bene di elogiare Giovanni, non di accusarlo di incredulità: «Mentre essi se ne andavano, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alla folla: “Che cosa andaste a vedere nel deserto? […] Per vedere un profeta? Sì, vi dico, e più che profeta […] In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto nessuno maggiore di Giovanni il battista; eppure il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui […] Se lo volete accettare, egli è l’Elia che doveva venire» (Matteo 11:7-14).
Gesù indica Giovanni come «più che profeta», come «il maggiore fra i nati di donna»: non male per uno che dubitava di Gesù, non ti pare? Se pensiamo ad Enoc, a Noè, ad Abrahamo, a Mosè, ad Elia, a Davide, a Pietro, a Paolo e a tutti gli altri, non è affatto male, no? Giovanni era stato annunciato come colui che «sarà grande davanti al Signore. Non berrà né vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre» (Luca 1:15).
Gesù ha cominciato il suo impegno pubblico proprio col farsi battezzare da Giovanni, che gli rese una chiara testimonianza. Giovanni identificò Gesù come «l’Agnello di Dio», come colui che lo aveva preceduto; Dio stesso aveva dato un segno: colui che sarebbe stato battezzato con lo Spirito Santo (e Giovanni lo vide) era il Figlio di Dio. Dopo di che Giovanni mostrò «l’Agnello di Dio» anche a due dei suoi discepoli, affinché seguissero Gesù (Giovanni 1:19:39).
Giovanni si definì «l’amico dello sposo», mandato a preparargli la strada e che ha visto anche l’approvazione di Dio sullo sposo, che ha anche definito lo sposo «del cielo» e «sopra a tutti»: sembra strano che un tale amico abbia poi dubitato di lui… Dice invece che la sua gioia era completa e che era opportuno che Gesù crescesse e che lui diminuisse. Giovanni chiude la sua testimonianza con un’affermazione di importanza decisiva: chi crede in Gesù ha vita eterna, ma chi non crede ha ancora l’ira di Dio sopra di lui (Giovanni 3:22-36).
Giovanni fu testimone dell’approvazione del Padre verso Gesù: «Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli [Giovanni] vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”» (Giovanni 3:16-17).
Giovanni fu considerato un fedele testimone non solo dalla folla (Giovanni 10:40-42), ma da Gesù stesso: «Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità» (Giovanni 5:33).

Conclusioni. Non ci sono affermazioni chiare sul dubbio di Giovanni Battista verso Gesù, come non c’è una chiara a affermazione che non avesse mai avuto dubbi; per contro, ci sono molte testimonianze, tra le quali quelle di Gesù, che ci mostrano l’integrità dell’ “Elia che doveva venire”.
Oltre al riconoscimento e alla testimonianza di Giovanni durante il battesimo di Gesù, mi colpisce anche quando Giovanni si definisce “l’amico dello Sposo”, perché secondo me implica la massima fiducia da parte dello Sposo stesso.
A mio parere, insomma, le prove a favore della integrità di Giovanni superano quelle a favore dei suoi presunti dubbi.

Alberto Nuzzolo



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23/04/2010 17:44

Caro Alberto, (22/4/10)
scusami se ti rispondo con ritardo ed in fretta, ma sai che in questo periodo sono un po’ impegnato.
Tutto l’argomentare crolla se non dovesse reggere la tua prima considerazione che, se non ho capito male, attribuisce la domanda fatta a Gesù come proveniente dai soli discepoli di Giovanni («Dobbiamo aspettare un altro?»), mentre sarebbe diverso se la domanda (come tu sei inclinato a pensare) fosse stata «Deve [Giovanni] aspettare un altro?». Il mio parere è che il contesto non lasci dubbi sul fatto che quel “dobbiamo” includa anche Giovanni, perché è lui che incarica i suoi discepoli di andare da Gesù ed è a Giovanni che Gesù risponde (Matteo 11:1-6).
Certo, la domanda di Giovanni è “scandalosa” ed è comprensibile che si cerchi di uscirne in qualche modo. A me però sembra che la Scrittura ci dia molti aiuti per comprendere un po’ quella domanda.
Prima di tutto Giovanni era convinto, sulla base delle profezie dell’Antico Testamento, che sarebbe finalmente venuto il Regno di Dio, con la conseguente eliminazione dei malvagi (Matteo 3:10). Poi si è capito che quelle profezie mettevano insieme la prima con la seconda venuta del Messia, ma Giovanni non sapeva di questo sdoppiamento ed è perciò normale che – quando vede che sta per essere eliminato lui, anziché i malvagi – cominci a sorgergli qualche dubbio.
Giovanni è poi strettamente associato ad Elia (Matteo 11:14; Luca 1:17) ed anche Elia, dopo una prima fase di grande coraggio e fede (1Re capp. 17-18), cadde in una grande depressione (1Re 19:1-14). Molti altri personaggi biblici, d’altronde, si sono mostrati profondamente diversi in momenti diversi (Mosè, Giona, Geremia, Davide), per non dire dello stesso Gesù: i suoi discepoli non potevano certo pensare, mentre compiva strabilianti miracoli e volevano farlo re, che sarebbe morto crocifisso con quell’urlo apparentemente disperato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Matteo 27:46).

Fernando De Angelis



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