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Crisi libica

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2011 18:25
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02/03/2011 18:23

Un corrispondente fa pervenire alla redazione del forum questo documento di Padre Alex Zanottelli su quanto sta accadendo in Libia.

APPELLO LIBIA


La Libia sta sprofondando in una paurosa guerra civile. La dittatura di Gheddafi, che dura da 41 anni, sta mostrando il suo vero volto, disumano e feroce. “I manifestanti sono ratti, - ha detto il rais, nel suo discorso televisivo del 21 febbraio - pagati dai servizi stranieri. Una vergogna per le loro famiglie e le loro tribù. Andate a sterminarli!” Invitava così i suoi soldati, i suoi fedeli e le migliaia di mercenari africani a sterminare i ‘rivoltosi’. Si parla ormai di oltre diecimila persone massacrate in questa tragica repressione ordinata da uno dei più spietati dittatori d’Africa. Eppure i manifestanti libici chiedono solo pane, dignità e democrazia (seguendo l’esempio dei tunisini e poi degli egiziani).
Infatti, nonostante le immense ricchezze finanziarie derivanti dal petrolio, la disoccupazione giovanile è arrivata al 30%. Si stima che 70 miliardi di dollari siano finiti nelle tasche del dittatore, di cui 1,1 miliardo sono investiti nella nostra banca Unicredit.Un abisso tra pochi ricchissimi e molti poveri. Per di più, il popolo libico non ha mai sperimentato la democrazia, nonostante il linguaggio rivoluzionario e populista di Gheddafi e del suo “Libro Verde”.
La conseguenza è tragica: la Libia, oggi, invece che ‘verde’ è diventata ‘rossa’ con il sangue dei suoi figli massacrati.
Davanti a questa tragedia noi italiani dobbiamo chiederci quali siano le nostre responsabilità. Noi siamo profondamente legati alla Libia sia perché siamo quasi vicini di casa, sia perché abbiamo colonizzato quel paese. Un colonialismo brutale il nostro, soprattutto in Cirenaica dove Omar-el-Mukhtar (“il leone del deserto”) ha guidato la resistenza contro il nostro esercito. Non possiamo dimenticare che noi italiani abbiamo impiccato o fucilato, in quel periodo, almeno 100.000 libici su una popolazione di 900.000 abitanti: un vero e proprio genocidio! Quando Gheddafi salì al potere, pretese che l’Italia pagasse quel debito coloniale. Fu il governo Berlusconi a pagarlo: 5miliardi di euro con la condizione che la Libia bloccasse l’immigrazione africana. Il 5 gennaio 2009 il Senato italiano ha approvato il trattato di amicizia italo-libico. Come ha potuto l’Italia firmare un trattato con un dittatore come Gheddafi che non rispetta i diritti umani? Basterebbe vedere quello che Gheddafi ha fatto agli immigrati respinti dall’Italia e da lui rimandati poi a morire o nel deserto o nei loro paesi.
Adesso il nostro paese si trova a fronteggiare una duplice invasione sia degli immigrati africani intrappolati in Libia che tentano di nuovo la traversata sia dei profughi libici che scappano dalla loro patria in fiamme. E del loro inferno siamo in parte responsabili perché abbiamo armato fino ai denti il rais libico. Difatti, molti degli elicotteri che sono stati usati per uccidere i manifestanti sono stati importati dall’Italia. Nel 2009 le esportazioni belliche italiane in Libia hanno raggiunto una cifra incredibile:112 milioni di euro. Nei due anni 2008-2009, abbiamo esportato in Libia armi per oltre 205 milioni di euro, con la Finmeccanica che ha fatto la parte del leone (ricordiamoci che la Libia è diventata la seconda azionista della Finmeccanica).
Per questo chiediamo:
- accoglienza per tutti quelli che fuggono da questa guerra;
- di fare pressione sul nostro governo affinché sospenda il trattato di amicizia italo-libica;
- di sospendere la vendita di armi alla Libia e a tutti i paesi del Nord-Africa (come già proposto dai governi inglese, francese e tedesco);
- che la UE non eriga un muro di navi militari in mezzo al mare per bloccare gli immigrati in arrivo;
- che il nostro governo e la Ue si prodighino a far sì che in Libia possa finalmente trionfare la democrazia, il rispetto dei diritti umani e la pace.


Napoli, 24/02/2011 Alex Zanotelli




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Sullo stesso problema della crisi libica di seguito anche una lettera che una lettrice ha scritto sul sito de La Stampa il 26 febbraio

«Le notizie e le immagini che in questi giorni arrivano dalla Libia sono sconcertanti. La repressione sanguinaria dei manifestanti, i bombardamenti aerei contro chi si ribella alla dittatura, adesso le fosse comuni. E’ tutto drammatico e inaccettabile. Il nostro governo è sì molto preoccupato, ma per le possibili conseguenze economiche, per gli sbarchi che potrebbero aumentare, per chi potrebbe fuggire dalle bombe e ripararsi da noi. Io ho una stanza vuota, a casa, e due posti letto. Ospito volentieri chi scappa dalla carneficina perché ha protestato per la democrazia. Quello che non fa l’Italia, lo facciamo noi italiani».

CHIARA RIVETTI



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