“IL LIBERO ARBITRIO: QUANTO E’ LIBERO?”!

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Roberto Carson
00venerdì 19 giugno 2009 18:35
Dal nostro corrispondente dall'Australia, Dott. Umberto Polizzi.
Riceviamo e pubblichiamo.

Sotto certi apetti di “Libero Arbitrio” ne ho parlato in varie occasioni; ma nonostante il ripetersi continuo del soggetto, trovo sempre divagazioni interessanti che incidono profondamente su di un rapporto sempre più limpido e intimo con il mio Creatore.
Immediatamente mi sono posto, fra le tante, la domanda: “Ma l’uomo, ha mai fatto buon uso del suo Libero Arbitrio?” Rispondere ‘Sì’ o ‘NO’ precipitosamente sarebbe alquanto superficiale, per cui mi necessitano delle argomentazioni che diano carattere alla tesi che vorrei sostenere.
“Non ci è stata data neanche la scelta se nascere o non nascere, nascere maschio o nascere femmina, italiano o ugandese... per cui anche sin dall’inizio del nostro percorso di vita siamo stati assoggettati alle altrui volontà (se in effetti, anche in questo caso, ci siano state volontà per farci iniziare questo nostro percorso di vita...)”.
Ma, chiusa questa iniziale parentesi prettamente oggettiva, il nostro percorso di vita è estremamente condizionato dall’educazione primaria dei nostri genitori, poi dalla scuola, dai compagni di formazione, dalla religione che riflette la componente sociale del parallelo geografico in cui si vive, dalla politica, dall’economia, ed infine, dalle caratteristiche genetiche dei nostri neuroni continuamente bombardati da modelli esterni, cioè da tutto quell’insieme di elementi che caratterizzano l’etica del sociale in cui la persona è immersa, per
C’è poi chi si illude di far largo uso del proprio “Libero Arbitrio”. Buon per lui! Ci sono i patrioti, i martiri della ‘fede’ che, in maniera postuma, sono dichiarati tali per l’esercizio volontario del loro “Libero Arbitrio”, quindi, in questo caso, posso o potrei affermare che costoro hanno fatto un buono o opportuno uso del loro ‘libero arbitrio’?
Ma è veramente così? In realtà ci sono delle testimonianze storiche di alcuni martiri della fede! “Tiramme innanze...” (mi scuso se non so in effetti come si scrive...) dell’eroe del ‘Risorgimento’ e molti altri che, come Quattrocchi, lo sgozzato italiano in Iraq, il quale disse : “Ora vedrete come sa morire un italiano”.
Ma siamo certi che costoro abbiamo espresso il loro “Libero Arbitro” in piena e intrinseca libertà e facoltà decisionale? Se gli fossero state date altre possibilità di risparmiarsi la forca al primo e il taglio della testa al secondo, pensiamo che avrebbero mantenuto quell’atteggiamento che ora li identifica come “Eroi della Patria”?
Mi guarderei bene di svilire questi atti sublimi di eroismo dove viene fermamente evidenziato un carattere di assoluta libertà per cui non sta a me esprimermi in un verso o in un altro! Come è evidentemente dimostrato, sempre nel mio caso, anche qui non ho la facoltà di gestire pienamente il mio “Libero Arbitrio” perché non ho gli elementi per farlo! Non posso! Sono limitato nel giudizio di fronte a questi atti emblematici e drammatici per cui anche qui devo assoggettarmi alla parte registrata ed ‘esteriore’ del dramma!
Ma questo discorso sul tema del “Libero Arbitrio” può essere fatto su un’altro contesto di eroismo, cioè quello che comunemente è definito “il Sacrificio” dei “Martiri della Fede”!
L’amore verso il Creatore come l’amore dei figli verso i genitori non può che legarci indissolubilmente nella scelta che ci è posta d’innanzi.
Adamo non poté dire: “Sono provato da Dio”. Era perfetto! Si applicava, per costui, il principio del “Libero Arbitrio”:
Il “Libero Arbitrio” è la volontà di scelta, cioè gestire il proprio ‘essere’ e il proprio ‘sentire’ per cui il discepolo Giacomo potè dire: “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”. (Giacomo 1:13-15)
Il peccato volontario, come tale, venne attribuito, in un primo tempo, al soggetto perfetto (Adamo) nella sua piena e certa facoltà di gestirsi.
Ma che dire delle generazioni successive aggravati dall’imperfezione ereditata dal primogenitore nella gestione del “Libero Arbitrio” e del non tener di nessun conto dell’ordinamento teocratico?
Mimè necessario, primariamente avere chiaro il concetto di “Perfezione” per comprendere meglio come viene esercitato il principio del “Libero Arbitrio” !
Per comprendere correttamente la Bibbia bisogna evitare il comune errore di pensare che tutto ciò che è definito “perfetto” sia tale in senso assoluto, illimitato. Solo il Creatore, Jahvè, possiede la perfezione assoluta. Per questo Gesù poté dire del Padre suo: “Nessuno è buono, tranne uno solo, Dio”. (Mr 10: 18)
La perfezione di qualsiasi altra persona o cosa è dunque relativa, non assoluta. (cito Salmo 119: 96).
Una cosa è “perfetta” secondo il fine o in relazione allo scopo a cui è stata destinata da chi l’ha ideata o prodotta, o all’uso che se ne deve fare.
Quindi per determinare in che senso o rispetto a che cosa si debba intendere la perfezione, bisogna esaminare in ogni caso il contesto.
Nel reame ‘celeste’, angeli e le creature spirituali, sono dotate di libero arbitrio; hanno, cioè, il privilegio e la responsabilità di decidere personalmente che via prendere. (Deuteronomio 30: 19, 20; Gsè 24: 15)
È evidente che tale era la situazione della prima coppia umana, così che la loro devozione a Dio poté essere messa alla prova. (Ge 2:15-17; - 3:2, 3)
Quanto la nostra imperfezione limita la nostra capacità decisionale in merito alle molteplici scelte di carattere spirituale che ci vengono proposte giornalmente?
Saremo giudicati giusti o ingiusti in base ai nostri limiti di gestione del Libero Arbitrio? I nostri primogenitori erano perfettamente in grado di decidere, se no, non sarebbero stati perfetti, ma se capovolgiamo la frase viene fuori che l’imperfezione non ci permette di essere in grado di decidere in merito.
Se insistessimo nel dire che un uomo perfetto non avrebbe potuto scegliere una via sbagliata in campo morale, non sarebbe logico dedurre che una creatura imperfetta non avrebbe potuto scegliere una via giusta in campo morale.
Eppure alcune creature imperfette hanno fatto la scelta giusta su questioni morali riguardanti l’ubbidienza a Dio, preferendo essere perseguitate anziché discostarsi da tale linea di condotta. Nello stesso tempo altri hanno invece scelto deliberatamente di fare ciò che sapevano essere sbagliato. Quindi non tutte le azioni scorrette si possono attribuire all’imperfezione umana. I fattori determinanti sono la volontà e la scelta della persona.
Allo stesso modo la sola perfezione umana non avrebbe garantito che il primo uomo agisse in modo corretto, ma potevano garantire l’esercizio del libero arbitrio e la libera scelta motivati dall’amore per Dio e per ciò che era giusto. – Proverbi 4: 23.
Le Scritture Greche Cristiane riconoscono l’imperfezione innata dei discendenti di Adamo. Giacomo 3:2 indica che chi fosse in grado di tenere a freno la lingua e non inciampare in parola sarebbe “un uomo perfetto, capace di tenere a freno …l’intero corpo; ma in questo “tutti inciampiamo molte volte”. (Lettera di Giacomo 3:8). Tuttavia gli esseri umani peccatori possono raggiungere certi livelli di perfezione relativa con il loro precario “Libero Arbitrio”.
L’inciampare più volte evidenzia la cattiva gestione del “Libero Arbitrio”.
L’amore che Jahvè ha per noi è forse condizionato dal nostro modo d’agire o di pensare? O forse l’amore di Dio viene meno quando inciampiamo a causa delle difficoltà della gestione del nostro “Libero Arbitrio”? Anche se in effetti ci allontaniamo definitivamente da Lui, Egli non prova piacere nella nostra morte… allora cosa proverà nel nostro ritorno? (figlio prodigo). Siamo all’altezza di accostarci a Dio e gestire in maniera anche limitata il nostro altalenante e residuo “L. A.” ? Quanto è libero?
A tutti gli uomini è offerta una reale e autentica libera scelta nel proprio residuo “Libero Arbitrio.” “perché cerchino Dio, se possono andare come a tastoni e realmente trovarlo, benché, in effetti, non sia lontano da ciascuno di noi”. (Atti degli Apostoli 17, 26, 27)
Sono molti i fattori che sin dalla nascita ci costruiscono e ci formano psicologicamente. Intendo con questo riferirmi all’urgenza di non privilegiare uno schema che si abbia già presente nella memoria sin dall’infanzia, dalla prima formazione culturale rispetto alla osservazione intera, appassionata, insistente del fatto, dell’avvenimento reale.
La tradizione familiare, o la tradizione del più vasto contesto in cui si è cresciuti, come in Italia con il cattolicesimo, in India con l’Induismo, in Medio-Oriente l’Islam, ecc. ecc…, sedimentano sopra le nostre esigenze originali e costituiscono come una grande incrostazione che altera l’evidenza di quei significati primi, di quei criteri, e, se uno vuol contraddire tale sedimentazione indotta dalla convivenza sociale e dalla mentalità ivi createsi, deve sfidare l’opinione comune che a volte ci rende ‘alieni’ al medesimo contesto familiare.
L’uomo ha la necessità del suo ‘Libero Arbitrio’, tale necessità lo porta a cercare per sapere qualcosa, non per pensarla come altri la pensano. L’uomo moderno ha un atteggiamento diverso, all’opposto, ed è quello che è più facile ravvisare.
Se infatti sappiamo una cosa, possiamo dire anche di pensarla. Pensare qualcosa è la costruzione intellettuale, ideale, immaginativa, che noi operiamo in proposito, ma sovente concediamo troppo privilegio a questo pensare soggettivo, per cui, senza rendercene conto, proiettiamo sul fatto ciò che pensiamo. L’uomo saggio, alla ricerca della ‘Verità’, invece vuole sapere come un ‘fatto’, sia vissuto nella sua realtà.
Solo sapendo come in realtà è, e solo allora, può anche pensarlo per poi applicarlo alla propria vita. Premesso questo, insisto nell’affermare che anche per l’esperienza religiosa, quella studiata e applicata, è importante innanzitutto sapere sin dalle origini come sia, di che cosa esattamente si tratta. Nell’impegnarsi a far questo è da ricordare che la ‘Storia’ è sempre stata scritta dai più forti, dai vincitori che la impongono e mai dai sopraffatti e vinti, per cui sarà necessario tanto discernimento e ricerca oggettiva della ‘storia’. E’ chiaro comunque che, prima di ogni altra considerazione, dobbiamo affermare che anche la questione ‘religione’ proprio di un ‘fatto’ si tratta, anzi del dato di fatto statisticamente più diffuso dell’attività umana che molto condiziona il nostro ormai precario “Libero arbitro” tanto poco libero! Non esiste infatti attività umana che sia più vasta di quella individuale sotto il titolo “esperienza o sentimento religioso”.
Essa propone all’uomo un interrogativo su tutto ciò che egli compie, e viene perciò a essere un punto di vista più ampio di qualunque altro. L’interrogativo del senso religioso è: che senso ha tutto?, e dobbiamo riconoscere che si tratta di un dato emergente nel comportamento dell’uomo di tutti i tempi e che tende a investire tutta l’attività umana dando poco spazio al “libero arbitrio”.
Per cui tutte le negatività non si possono far risalire al nostro comune antenato Adamo anche se le delusioni e i fallimenti della vita sono legati perlopiù alle debolezze che abbiamo ereditato. - Salmo 51: 5.
È scientificamente provato che l’indole generale e il temperamento di un bambino sono determinati, in parte, al momento del concepimento, a motivo delle caratteristiche genetiche ereditate da ciascun genitore. È ovvio che Dio può vedere queste caratteristiche; Davide dice che Jahvè aveva visto ‘il suo stesso embrione’. (Salmo 139: 14-16; vedi anche Ec. 11: 5)
Che possibilità abbiamo?
Gesù disse che Dio “darà cose buone a quelli che gliele chiedono”, e che “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. Analogamente, quando gli abitanti di Gerusalemme ignorarono gli avvertimenti che avrebbero salvato loro la vita Gesù non diede la colpa del loro modo di agire al destino, bensì disse: “Voi non avete voluto”. Hanno usato ‘libero abitrio’ andando contro il disastro- Matteo 7: 7-11; - 23: 37, 38;- 24:13.
Dio ci ha dato anche capacità mentali, come la facoltà di distinguere, ragionare e giudicare, che operano in armonia con il “libero arbitrio”. Esse ci permettono di pensare, valutare, prendere decisioni e distinguere il bene dal male. (Ebrei 5:14)
Non siamo stati creati per essere degli stupidi robot privi di una volontà propria; né siamo stati creati per seguire principalmente l’istinto primario, come gli animali. L’uomo ama la propria moglie, i propri figli e parenti tutti e desidera essere riamato. Cosa varrebbe l’amore se non fosse partorito dal cuore con la piena libertà di gestire questo sentimento?
Parlando del combattimento del cristiano, anche contro la carne decaduta, peccaminosa, la Bibbia usa le espressioni “l’uomo che sono interiormente”, “l’uomo che siamo di dentro”, e simili. (Romani 7: 22; - 2Corinti 4: 16; - Efesini 3:16)
Queste espressioni sono appropriate perché i cristiani sono stati “rinnovati nella forza che fa operare la (loro) mente” e che combatte il decadimento del loro “libero arbitrio” (Ef 4: 23). Questa forza o inclinazione della mente è orientata verso ciò che è spirituale per averla prima conosciuta e poi pensata. Essi (i cristiani-adoratori) si sforzano di ‘spogliarsi della vecchia personalità (lett. “vecchio uomo”)’ per rivestirsi della “nuova personalità” (lett. “uomo- nuovo”). (Col 3:9,10; - Rom 12:2) e gestire in maniera spirituale il dono del “Libero Arbitrio”.
Essendo stati battezzati in Cristo sono stati “battezzati nella sua morte”; la vecchia personalità è stata messa al palo, ‘affinché il corpo peccaminoso fosse reso inattivo’. Ma fino alla loro morte nella carne e alla loro risurrezione, il corpo carnale continua a combattere l’“uomo spirituale” che vuole valorizzare sempre più pienamente il primario dono del libero arbitrio. È un combattimento difficile, per cui Paolo dice: “In questa casa in cui dimoriamo, in realtà gemiamo”. Ma il sacrificio di riscatto di Gesù Cristo copre i peccati della vecchia personalità con i desideri carnali che operano nelle membra dell’uomo, a meno che i cristiani non si arrendano e perdono la battaglia cedendo alla carne. - Ro 6:3-7; 7:21-25; 8:23; 2Co 5:1-3.
L’apostolo contrappone l’uomo spirituale all’uomo fisico, colui che s’impone l’interrogativo :”che senso ha tutto?” e dice: “Ma l’uomo fisico ( dal gr. Psychikòs che tu m’insegni...) non riceve le cose dello spirito di Dio, poiché per lui sono stoltezza”. (1Co 2: 14) Qui “uomo fisico” non significa semplicemente uomo che vive sulla terra, con un corpo carnale, perché è ovvio che i cristiani sulla terra hanno corpi carnali. L’uomo fisico qui menzionato è quello la cui vita non ha un lato spirituale e non sa gestire il proprio “Libero Arbitrio”, anche se residuo e terribilmente limitato. Egli è definito psychikòs in quanto segue i desideri dell’anima (gr. psychè) umana, escludendo le cose spirituali. L’uomo fisico si abbandona al parere di altri, per esempio assorbendo l’opinione più in voga o le sensazioni determinanti l’aria che respira dalla nascita alla morte. Lo spirituale esige che, per osservare una legge in modo da conoscerla, il metodo non sia immaginario, pensato, organizzato o creato dal soggetto in virtù dei propri istinti primari, ma proposto dal ‘Trascendente’.
Paolo, l’Apostolo, prosegue dicendo che l’“uomo fisico” con il “L.A” precario plagiato nel suo insieme, non può conoscere le cose dello spirito di Dio “perché sono esaminate spiritualmente”. Poi aggiunge: “Comunque, l’uomo spirituale esamina in realtà tutte le cose, ma egli stesso non è esaminato da nessun uomo”. L’uomo spirituale ha intendimento delle cose che Dio rivela e cerca di gestirle con volontà, passione e con “L. A:”; inoltre si rende conto che l’uomo fisico ha un atteggiamento e un comportamento sbagliato. Ma l’uomo fisico non può comprendere l’atteggiamento dell’uomo spirituale, tanto meno comprendere le sue azioni e il corso della sua vita, per cui nessun uomo fisico può giudicare l’uomo spirituale, perché solo Dio è il suo Giudice. (Ro 14: 4, 10, 11; -1Co 4: 3-5)
L’apostolo fa questo ragionamento: “Poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Jahve, così da poterlo istruire?’” (Conoscere, prima di pensare) Nessuno, naturalmente. ‘Ma’, dice Paolo ai cristiani, ‘noi abbiamo la mente di Cristo’. Avendo la mente di Cristo, che rivela loro Jahve e i suoi propositi, i cristiani sono uomini spirituali alimentati da un “L.A.” meno sofferto. - 1Co 2: 14-16.
“Diletti, … continuate a operare la vostra salvezza con timore e tremore”. -Filippesi 2, 12; ma è sempre una loro libera scelta!
“SIETE nati così?” Di recente questa domanda compariva sulla copertina di una rivista molto conosciuta. Sotto c’era scritto: “Personalità, carattere, perfino le scelte che si fanno nella vita: nuovi studi indicano che per la maggior parte è tutto scritto nei geni”. Simili affermazioni potrebbero far pensare ad alcuni di non avere quasi nessun controllo sulla loro vita, quindi privi di libero arbitrio.
Altri temono che l’inettitudine dei genitori o degli insegnanti li abbia in qualche modo condannati a una vita infelice. Forse pensano di essere destinati a ripetere gli errori dei genitori, a seguire i propri istinti peggiori, a dimostrarsi infedeli a Jahve; in breve, a fare scelte sbagliate. La Bibbia insegna questo? Ci sono, è vero, esponenti religiosi che sostengono che la Bibbia insegni qualcosa di simile come: la dottrina della predestinazione. Secondo questa dottrina, Dio avrebbe preordinato molto tempo fa ogni evento della nostra vita.
Tutte queste diverse opinioni trasmettono un unico messaggio: abbiamo ben poca scelta, non abbiamo quasi nessun controllo su quello che sarà l’esito della nostra vita. Questo è un messaggio scoraggiante, e lo scoraggiamento aggrava il problema.
Proverbi 24: 10 dice: “ Se resti indifferente nel giorno della prova, la tua forza è debolezza”. (Bibbia cattolica mons.S.Garofalo) Ci incoraggia invece sapere che secondo la Bibbia possiamo ‘operare la nostra salvezza’. (Filippesi 2: 12) Come possiamo accrescere la nostra fiducia in questo positivo insegnamento scritturale?
L’opera di ‘edificazione’ che compiamo in noi stessi ci pone la domanda:” Che tipo di fenomeno è l’esperienza religiosa?”
Essa è un fenomeno che attiene all’uomo che ne fa una scelta di vita, (in completa libertà) pertanto non può essere trattata come un fenomeno geologico o di parallelo geografico. E’ qualcosa che riguarda me, la mia persona poichè si tratta di un fenomeno che avviene in me, che interessa la mia coscienza, il mio ‘io’ come persona, è su me stesso che devo riflettere e operare. Mi occorre un’indagine ‘oggettiva’ su me stesso, un’indagine esistenziale.
Risolta tale indagine, allora molto utilmente e inteligentemente ne confronterò i risultati con ciò che al riguardo viene espresso da coloro che, da vincitori, si sono espressi e hanno scritto la ‘Storia’. E a quel punto in un simile confronto mi arricchirà il dato che avrò raggiunto, senza il rischio di far assurgere a definizione un parere interessato altrui.
Se non avvertissi questo, di una questione importante per la mia vita e per il mio …destino (destino: definizione impropria...) adotterei acriticamente un’immagine indotta da altri ipotecando il mio “Libero Arbitrio”
Perciò il Dio nostro sa contro quali tendenze negative dobbiamo combattere, sia che le abbiamo ereditate o acquisite in seguito a esperienze indipendenti dalla nostra volontà. Sa esattamente come hanno influito su di noi. Comprende i nostri limiti ancor meglio di noi. Ed è misericordioso. Non si aspetta mai da noi più di quello che possiamo ragionevolmente fare. - Salmo 103: 13, 14.
Dall’altro lato, Jahve non ci considera vittime impotenti delle circostanze. Se abbiamo avuto brutte esperienze in passato, possiamo trovare consolazione nella certezza che Jahve odia qualsiasi comportamento che danneggi deliberatamente altri. (Salmo 11: 5; Romani 12:19)
Significa questo però che non dovremo rispondere delle nostre azioni se gli voltiamo le spalle e consapevolmente facciamo delle scelte errate? Ovviamente no. La sua Parola dice: “Ciascuno porterà il proprio carico”. (Galati 6: 5) Jahve conferisce dignità alle sue creature intelligenti ritenendole individualmente responsabili di fare il bene e di servirlo. Come disse Mosè alla nazione di Israele: “io prendo oggi a testimoni contro di voi i cieli e la terra, che ti ho messo davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e devi scegliere la vita per continuare a vivere, tu e la tua progenie”. (Deuteronomio 30: 19) Dio ha fiducia che anche noi possiamo fare la scelta giusta anche con un residuo di ‘libero arbitrio’. Come lo sappiamo?
Nota cosa scrisse l’apostolo Paolo: “Quindi, miei diletti, . . . continuate a operare la vostra salvezza con timore e tremore; poiché Dio è colui che, per amore del suo beneplacito, agisce in voi per produrre in voi il volere e l’agire.” (Filippesi 2:12, 13) Il termine greco originale qui reso “operare” significa portare qualcosa a compimento.
Perciò nessuno di noi è destinato a venire meno o ad arrendersi. Jahve Dio deve avere fiducia che possiamo portare a termine l’opera che ci ha dato da compiere - l’opera che porta alla nostra salvezza - altrimenti non avrebbe ispirato tale dichiarazione. Ma come possiamo riuscirci?
Non con le nostre proprie forze. Se fossimo abbastanza forti in noi stessi e da noi stessi, non ci sarebbe bisogno di ‘timore e tremore’ di... ! È invece Dio ad ‘agire in noi’, tramite lo spirito santo che opera nella nostra mente e nel nostro cuore, aiutandoci a ‘volere e ad agire’. Con tale aiuto amorevole che ci garantisce una forza maggiore di “Libero Arbitrio.”, c’è qualche motivo per non fare le scelte giuste nella vita e non vivere in armonia con esse? No! — Luca 11:13.
Dovremo sicuramente superare degli ostacoli, forse vincere cattive abitudini e influenze negative che durano da una vita e che possono distorcere il nostro modo di pensare. Nondimeno, con l’aiuto dello spirito di Jahve, possiamo vincerle! Come scrisse Paolo ai cristiani di Corinto, la Parola di Dio è abbastanza potente da rovesciare anche cose fortemente trincerate. (2 Corinti 10, 4)
In effetti DIO può aiutarci a fare profondi cambiamenti in noi stessi e supplire alla poca libertà ancora a noi disponibile.
La sua Parola ci esorta a toglierci la vecchia personalità e a rivestire la nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà. (Efesini 4: 22-24) Lo spirito di Dio può davvero aiutarci a fare cambiamenti simili? Certamente! Lo spirito di Dio produce in noi dei frutti: splendide e preziose qualità che tutti noi desideriamo coltivare. La prima di queste è l’amore. - Galati 5: 22 -23.
Il rimorso è una mano che si insinua nel cuore scavando da dentro verso l’alto, rovistando e scavando nel centro psicologico della vita, che è anche quello fisico, arrivando fino alla gola, togliendo spazio al respiro che si fa affannoso, togliendo la forza nelle membra del corpo con brividi e sussulti che fanno digrignare i denti e rivoltare gli occhi, lo stomaco o ciò che di lui rimane viene preso da convulsioni, impossibile frenare ansia e pensieri frenetici, distruttivi, impossibile piangere, impossibile fermare, impossibile … !
COS’É LA VITA senza libero arbitrio?
Cos’è la vita? La vita è un gratuito dono ancora incartato… diremo misterioso per i più; ma allettante e supremo per chi ha posto le proprie basi sull’Amore dell’Essere Creatore che ci vuole a ‘sua immagine e somiglianza’. Provare a scartare quel pacco ‘dono’ poco a poco con lo studio e la meditazione… ricoprendo sentieri profondi di ricerca senza distrazioni o lamenti di ogni genere che vorrebbero corrompere la gioiosa sorpresa di quel dono riducendo il “Libero Arbitrio.” ai minimi livelli. I nostri trascorsi di vita cercano costantemente ad ancorarci ai vecchi schemi e vecchi sistemi, ai burrascosi metodi che hanno dato vita alla nostra prima esperienza della vita quasi infantile quando eravamo completamente alienati da Jahve.
Sono i ‘Teli neri’ di un ‘Sipario’ che calano su di un palcoscenico di vergogne, di fallimenti, di brutture che tornano alla nostra mente per soffocare il respiro che accennavo prima…, ti rivoltano lo stomaco per cui, come più volte ho accennato, tutto ciò ti porta al vomito. Cos’è la vita?- Chi è nel dolore della malasorte ne ha schifo! Ma non per tutti è così! La disinformazione che porta al disastro spirituale acceca la mente per cui il sofferente non vede la luce di Dio ma quella abbagliante di Satana che lo butta fuori strada perché è ciò che lui vuole.
E’ qui che intervengo dicendo che questa che stiamo vivendo è la falsa vita da cui si può fare il salto di qualità agganciandosi a quella Vera! Il rampino per l’aggancio alla ‘Vera Vita’ è nella mia disponibilità, nel mio “ LIBERO ARBITRIO” contornata di intelligenza capace anche se effimera. Non piangerò e non mi rammaricherò! Afferrerò pienamente queste opportunità e edificherò il mio cuore e il mio intendimento ricercando Jahve, il mio Dio e il mio Signore attraverso lo studio della Bibbia e il Libro della Creazione.
In entrambi i ‘Libri’ scoprirò la personalità ben disposta del nostro Buon Papà che aspetta con mano tesa che io gli porga la mia e di tutti coloro di “buona volontà”. In definitiva la vita non è un’energia espressa in CV., HP. o KW, ma ‘alito vitale’ da Dio. Gen.2: 7 coordinata in una massa di materiale ancora inorganico (… formava l’uomo dalla polvere della terra) per sviluppare ed adempiere un “Progetto Intelligente” per un preciso proposito del suo Creatore, quello di far vivere la sua creatura e dargli l’opportunità di attingere a piene mani nel suo profondo di amore e benessere …(e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente.)
Se ti opponi al suo adempimento con il sacrificio di quella progettata massa, l’alito della vita torna a Colui che te l’ha dato per cui perdi quel prezioso dono ancora tutto incartato e tutto ancora da scoprire. Ec.12: 7-8.-
E, il ‘Libero Arbitrio’? Deut. 30:19-20! Leggo e edifico su quanto apprendo con il mio residuo e strimizzito ‘libero arbitrio’
Ed ora dalla Bibbia a cura di Mons. Salvatore Garofalo, leggo:
“19 Oggi prendo il cielo e la terra a testimoni contro di voi: ti ho presentato la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli la vita, così vivrai tu e la tua discendenza,20 per amare Jahve tuo Dio, per ascoltare la sua voce e per aderire a lui: poiché egli è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni da passare sul suolo che Jahve giurò ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe.”

Umberto Polizzi
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