"Perchè credere, perchè non credere" di Umberto Polizzi.

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Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 13:05
Il nostro corrispondente dall'Australia, il dott. Umberto Polizzi, giornalista e scrittore, ci fa pervenire questo suo interessantissimo trattato che fa luce sulle lacune della teoria dell'evoluzione biologica della specie umana.
Riceviamo e pubblichiamo.


PARTE 1

Quando un fatto non è un fatto lo si stabilisce con un sano discernimento, con l’applicare la conoscenza. In realtà è un fatto qualcosa che esiste al di là di ogni dubbio. É una cosa effettiva, una realtà obiettiva. Si basa su prove solide.
Una teoria è un qualcosa di non dimostrato ma preso a volte per vero amore dell’argomento: dev’essere ancora dimostrata che possa essere conforme ai fatti. Ciò nondimeno, a volte si asserisce che una semplice ‘teoria’ sia un fatto.
La teoria dell’evoluzione rientra in questa categoria! Si sono scritte migliaia di pagine , versati fiumi d’inchiostro sull’evoluzione biologica della specie umana. Il silenzio ha dominato in assoluto su quella grande e straordinaria verità ancora tutta riscontrabile e riproponibile che è l’evoluzione culturale. Sarebbe necessario, quindi, dedicare maggiore attenzione, applicarsi con più proposito allo studio della Natura, le cui leggi non cessano di arricchirci. Dovremmo fare in modo che queste Leggi Immutabili del Creato diventino patrimonio culturale dell’uomo perchè fatto a ‘immagine e somiglianza del suo Dio’.
Non desidero affatto ripropormi un amletico quesito anche perchè non ho ambizioni filosofiche o titoli accademici. Desidero solo presentare la documentazione di una ricerca che mi ha pienamente soddisfatto su di un tema ricorrente, di attualità, specialmente discussa nelle aule scolastiche dove appare quasi dottrinale e scientifica l’accettazione della ‘teoria’ dell’evoluzione come un ‘fatto’!
In anni recenti alcuni comitati scolastici europei e americani hanno sollevato obiezioni sul fatto che l’evoluzione viene imposta nelle scuole pubbliche come un fatto scientifico inappellabile e certo.
Alcuni Comitati di Istruzione statale decidono quello che si deve includere nei libri di testo delle scuole pubbliche dietro raccomandazioni da vari gruppi di esperti in vari campi.
Un Comitato Consultivo dello Stato americano per l’Istruzione Scientifica presentò uno schema dove veniva raccomandato il soggetto dell’evoluzione affinché fosse insegnato come un ‘fatto’, non solo come teoria.
Fu presto battaglia aperta. Il Comitato per l’Istruzione non fu d’accordo. Esso ordinò responsabilmente che l’evoluzione fosse insegnata come teoria invece che come fatto. Ordinò pure di menzionare nei libri di testo la ‘creazione’ come un’altra spiegazione sull’origine della vita avente ‘qualche’ spiegazione scientifica.
Il Comitato scientifico reagì in modo poco ortodosso, dicendo, in effetti: “Non c’è dubbio che l’evoluzione è un fatto. Ne vediamo esempi ogni giorno. É un fatto quanto il sorgere e il tramontar del sole, quanto la gravita e gli atomi!”
Alcune espressioni di un componente il Comitato paragonò addirittura il credere nella creazione al credere che le cicogne portano i bambini, nell’astrologia e nelle favole della nonna.
Sull’altro fronte, il professore della New York University, Irving Kristol affermava: “Se l’evoluzione fosse insegnata nelle scuole pubbliche come teoria - poiché altro non è - anziché come un fatto - poiché non lo è - non ci sarebbe la disputa ora in atto fra evoluzione e creazionismo. É quasi fuori dubbio che è stato questo dogmatismo pseudoscientifico a provocare l’attuale reazione nei vari ambienti culturali”.
“Sebbene questa teoria sia insegnata di solito come verità scientifica assodata”, dice Kristol, “non lo è assolutamente. Ha troppe lacune. Le prove geologiche non ci forniscono la gamma di specie intermedie che ci aspetteremmo. Inoltre, gli esperimenti di laboratorio rivelano che è praticamente impossibile che una specie si evolva in un’altra, pur ammettendo un incrocio selezionato e alcune mutazioni genetiche… La graduale trasformazione della popolazione di una specie in un’altra è un’ ‘ipotesi’ biologica, non un fatto biologico.”
In realtà sono stato sempre affascinato dal soggetto per cui ho cercato di pormi il quesito cercando l’obiettività assoluta, rigettando strascichi educativi tradizionali che avrebbero potuto influenzare l’accettazione dell’una o dell’altra tesi . “Credere o non credere”!
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 13:28
PARTE 2

Le ricerche e le fatiche degli scienziati e dell’uomo della strada sono la naturale risposta dell’uomo a un bisogno così fondamentale come il bisogno del cibo, alloggio e vestiario: il bisogno di conoscere la risposta a certe domande sul futuro e sullo scopo della vita, sul perché delle cose e dove siamo diretti.
Per prima cosa volli iniziare l’indagine dal mio ultimo figlio; il ragazzo era terribilmente confuso per cui sentii la necessità di aiutarlo.
Ritenni informarlo di alcune mie ricerche nel campo con l’aggiunta di alcune interviste fatte in casa di amici e nel circolo culturale che frequento da anni. Non mi aspettavo risposte determinate da lui perché è ancora molto giovane e agli studi dovrà corredarsi ulteriormente di meditazione e maturità.
“Una scimmia - argomentai con il mio giovane figlio studente - è fatta di protoni, neutroni ed elettroni che sono identici ai protoni, neutroni ed elettroni delle nostre cellule e del nostro corpo. Anche un falco, l’aquila, un cagnolino, gli oceani, le colline che tu vedi tutt’attorno a noi sono fatti di protoni, neutroni ed elettroni. Guarda su nel cielo. Tutto ciò che i tuoi occhi possono vedere sono composti di protoni, neutroni ed elettroni, etc. etc. e identici ai tuoi. Dovresti concludere che vale anche per queste forme di materia inerte o vivente l’evoluzione culturale che ci ha portati alle soglie del Supermondo?
Quanti milioni di anni dovremmo aspettare per riuscire a vedere l’evoluzione biologica a quando evoluzioni il falco a volare a velocità supersonica o il cagnolino a vedere la faccia nascosta della Luna? O i figli dei pronipoti dei tuoi pronipoti a studiare con falchi e cagnolini - o altre forme di materia vivente - la Logica che regge tutti i fenomeni, dal nucleo dell’atomo ai confini dell’Universo infinito? - Pensaci, figlio mio… e non tardare a darti una risposta! L’evoluzione biologica della specie umana non avrebbe mai portato l’uomo sulla Luna”.
“Credo nell’evoluzione, - mi disse un distinto signore - perché la scienza ha investigato a fondo il soggetto e l’ accetta unanimemente come un fatto”.
“Lei ripone grande fiducia negli scienziati per cognizione di fatto. Perché in effetti le hanno fornito dati scientifici incontestabili o…” - tentai di osservare, ma fui interrotto.
“La loro preparazione attesta che sono fidati, non pensa?”, rispose.
Durante la mia ricerca sentii ripetere sovente la ragione per cui molti credono nell’evoluzione perché è stato detto loro che tutte le persone intelligenti e preparate ci credono. Non certo mancarono persone, ovviamente istruite e preparate, che mi posero con sfida la domanda:
“Quali titoli ha lei per discutere le scoperte di esperti scienziati?”
Credetemi, queste sono domande, che poi sono insinuazioni inquietanti, da far venire il prurito al naso e i brividi in tutto il corpo.
Un distinto signore di mia conoscenza ebbe titoli a rispondere ad una banale domanda di un’impiegata al Consolato di Melbourne : “Ma, lei chi è? A che titolo pretende una mia risposta?”
Il distinto signore, in verità sempre manifestamente umile e composto, non ritenne civile l’insinuazione volgare e meschina della sprovveduta impiegata, per cui le rispose: “Sono l’Ingegnere, Dottore, ecc.ecc., e, se non bastasse, sono anche una persona civile…”
Non posseggo titoli, come l’illustre mio conoscente di cui sopra, ma cerco di essere razionale con l’erudirmi attraverso ricerche e tanta e poi tanta buona volontà per soddisfare i miei innumerevoli interrogativi perché accumulati nello svolgersi dei miei tanti anni di vita vissuta.
All’insinuazione, a mia volta, risposi: “Prima, mi lasci dire che costoro non sembrano sempre scientificamente allineati e concordi fra loro e molte sono le discussioni su quando accadde un ‘accidente evolutivo’, perché accadde, come accadde, con quanta rapidità accadde e, se mai accadde! Ora, - continuai - rispondo alla domanda in merito ai miei titoli:
“Quali sono i titoli di un giudice o di un semplice componente una giuria in un processo penale o civile che deve decidere di una causa relativa a controversie mediche in cui non ha alcuna conoscenza ed esperienza? Se è intelligente e obiettivo, ascolta gli argomenti degli esperti a favore e contro, e poi decide in base alle testimonianze e alle evidenze presentate. Molti componenti la giuria non hanno titoli accademici, ma ciò non li squalifica a giudicare.
Vi sono state giurie in tribunali penali dove gli inquisiti sono stati condannati a morte e nessun componente della giuria era fornito di titoli accademici in giurisprudenza o altro. In quale altro modo si potrebbe decidere su gli innumerevoli campi dello scibile in quest’era illuminata?””
“Ma il soggetto dell’evoluzione è così vasto e particolare...”, protestò.
Replicai per quel poco che ero riuscito a documentarmi su di una dichiarazione liberatoria di un scienziato evoluzionista il quale disse: “L’opera degli scienziati è in gran parte incomprensibile per il profano medio, ma che l’evoluzione non lo è. L’evoluzione è una questione di biologia elementare”.
E George G. Simpson, altro eminente evoluzionista, sostiene che è “immorale” avere fede cieca, sia in una dottrina religiosa sia in una teoria scientifica. Egli dice pure che l’uomo ha la responsabilità di esaminare le scoperte degli addetti ai lavori e poi decidere e che non bisogna essere biologi ricercatori per valutare l’evidenza sull’evoluzione.
“Troppi, - conclusi, - accettano semplicemente le opinioni di altri e ripetono pappagallescamente le loro idee anziché prendersi il tempo di esaminare i fatti. Non essere allineati oggi con gli evoluzionisti diviene un manifestato carico di ignoranza retrograda disonorevole quasi da terzo mondo culturale”.
Non ricevendo nessun commento aggiunsi: “Rimarrebbe sorpreso, apprendendo quanti sono quelli che credono nell’evoluzione senza saperne praticamente nulla !”.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 13:43
PATE 3

Prima di condurre la mia indagine fra coloro che credono nell’evoluzione, lessi innumerevoli libri sul soggetto. Ancor prima, però, avevo cercato per anni di tenermi al corrente degli sviluppi scientifici in questo campo fino ad esaminare recenti scritti di eminenti evoluzionisti.
Non mancarono le sorprese. Rimasi meravigliato dei metodi di intimidazione o ‘lavaggio del cervello’ usati da costoro. Un esempio di ciò è dato da un riassunto tratto da dodici libri scritti da altrettanti evoluzionisti:
“L’ evoluzione è accettata universalmente da scienziati competenti a giudicare. É riconosciuta da tutti gli scienziati responsabili. Tutti i biologi rispettabili convengono che è un fatto stabilito. Oggi nessuna mente informata nega che l’uomo discende dai pesci. (Recentemente un mio amico ingegnere mi ha telefonato dicendomi che hanno scoperto la nostra provenienza biologica dalle spugne… Dopo qualche tempo, sempre al telefono, mi disse che discendiamo dalle balene e che a loro volta le balene discendono dai… lupi!) Non è più oggetto di dubbio. L’ ‘evidenza’ è schiacciante. Chi è scevro da vecchie illusioni e un triste passato di certezze idiologiche quali che fossero pure e incontaminate come da tabù per essere discusse. Il risultato è storico. Teorie radicate e imbottite da necessità vitali quali il nazismo, il fascismo e infine il comunismo bolscevico erano ritenute risolutive per la sopravvivenza dei popoli alla ricerca di un loro ‘spazio vitale’, emancipati o meno, sono apparse nell’arco di quest’ultima generazione all’insegna del progresso evolutivo della specie per giungere poi all’olocausto di 100 milioni di persone.
La perentorietà di alcune certezze mi hanno motivato l’impressione che gli evoluzionisti cercano di scoraggiare l’opposizione e l’indagine con una retorica intimidatoria. Stessi toni e stesso stile dei precedenti.
Perchè tacciare d’incompetenza, di ‘non informato’, ‘prigioniero di vecchie illusioni e di antiche favole’, ‘aggiogato ai pregiudizi’ chi mette in dubbio una ‘teoria’? Una teoria rimarrà tale finché non giungono prove inconfutabili e riproducibili. Scienziati che avessero realmente i fatti si abbasserebbero a tattiche così poco scientifiche e così irragionevoli? É vero che questa “guerra psicologica”, questo “lavaggio del cervello” fa in effetti dei convertiti al credo evoluzionistico. Ma quasi tutti i convertiti sono di solito inermi davanti a chi resiste all’intimidazione e chiede delle prove.
Parlando ad una donna di sicura intelligenza e cultura, le chiesi: ”Perché crede nell’evoluzione?”
“Perché la vedo di continuo”, disse , e fece segno verso il suo cortile.
Ma quando cercai di farmi dire alcuni particolari del suo cortile, oggetti di una evidente evoluzione, il suo viso si coprì di rossore, per cui mi ritrassi con tatto.
Un signore attempato rispose che nel corso di molte generazioni questi adattamenti si accumulano e ne risultano infine nuovi tipi di organismi viventi.
“Questo è un pensiero accettato oggi!” - disse.
“La sua abbronzatura, ad esempio, non è stata trasmessa al suo bambino, né sono stati trasmessi i grossi bicipedi che ha sviluppato con la ginnastica e con il sollevare pesi, né le nozioni universitarie da lei acquisite. Molti anni fa l’evoluzionista francese Lamarck la pensava così. Anche Darwin la pensava come il suo predecessore. Ma oggi gli evoluzionisti sanno che le caratteristiche acquisite non vengono trasmesse con l’ereditarietà”.
“In quale altro modo poteva dunque avvenire l’evoluzione?” ribattè quasi infastidito.
“Spetta a lei dirlo. Sono di ben altro avviso per cui non potrei andar oltre”.
Dovetti riscontrare molte volte la stessa cosa. Coloro che dicevano di credere nell’evoluzione erano nell’assoluta incapacità di fornire evidenze e fatti per sostenere le loro credenze. La ragione principale per cui ci credevano era che ci credevano e l’insegnavano gli scienziati. Plagio completo, dunque! Ci troviamo sullo stesso piano degli innumerevoli tabù degli antichi popoli selvaggi. Se osserviamo e studiamo il quadro dei rapporti che intercorrevano tra gli uomini primitivi e i loro sacerdoti o i loro sovrani , si fa strada in noi l’idea che sarà facile interpretarlo dal punto di vista psico-analitico.
Questi rapporti, tristemente complessi che hanno marcato la Storia, non priva di contraddizioni con un triste pedaggio di soprusi, inibizioni e morte di milioni di esseri umani coinvolti, si accordano parallelamente all’attuale situazione che intercorre tra ‘l’Uomo qualunque’ e ‘l’Uomo Illuminato’ nella conoscenza scientifica. A quest’ultimi si accordano ampi privilegi. Sono persone di altissimo prestigio e carisma, per cui, fra loro in mutuo accordo, si concedono ampi privilegi. Dinanzi a quest’Ara di misticismo culturale diviene d’obbligo prostrarsi nella medesima maniera del primitivo suddito al despota sovrano o del selvaggio pellerossa al ‘totem’.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:08
PARTE 4

Un’altra particolare contraddizione, più problematica a doverle dare un senso logico, sta nel fatto che, pur attribuendo all’Illuminato un gran potere carismatico di certezze e affidabilità, ci si ritiene obbligati a proteggerlo con particolare cura contro i pericoli che lo minacciano dalla “Vera Scienza”: “la Scienza provata”.
L’uomo di scienza oggi è d’attualità! Si è sostituito a quell’antica classe di privilegiati, sacerdoti e re, creandosi un ‘paradiso’ accessibile solo per pochi eletti stabilendo tabù e dogmi per l’uomo della strada, mentre elargisce onore e gloria a chi si adagia a fornirgli solidi supporti pseudoscientifici e ancor’altro economici.
É l’antica storia che si ripete anche se con temi diversi.
“Si presuppone che…” è la frase ricorrente nelle analisi dei fossili ritenuti pietra miliare di tutta la teoria evoluzionistica.
In alcune occasioni si cerca di ovviare la mancanza di testimonianze fossili cercando di semplificare le cose per non creare confusioni.
La domanda pertinente è : “Chi potrebbe avere confuse argomentazioni? In realtà per evitare di creare confusioni si ricorre a semplificare le cose con poi esagerarle fino al punto di falsificarle?”
La verità, qualunque essa sia, è sempre lineare, mai discordante, mai ampollosa, mentre le teorie hanno bisogno di essere costruite su di una solida base di ragionamento e che non abbiano a mostrare spigolature fastidiose nell’ambito dell’accettato pensiero pseudoscientifico corrente.
Comunque l’evidenza dei fossili non testimonia affatto che la vita si evolvesse nel modo descritto dagli scienziati. Mancano i fatti e le prove.
“Il problema dell’origine della vita affonda le proprie radici sin dai primi approcci…”, scrisse C. Darwin, il “padre” della moderna evoluzione. Egli risolse il problema nella frase conclusiva del suo “Origin of Species” attribuendola a Dio, concedendo che la vita fu “in origine alitata dal Creatore in alcune forme o in una”.”
Alcune costanti fisiche necessarie per l’esistenza della vita, qui, sul nostro pianeta, dovrebbero farci ipotizzare che in questo processo si nasconda qualche misteriosa tendenza, magari frutto dell’operato di una forza intelligente e intenzionale che ha stabilito con cura l’universo fisico per accoglirci nel proprio grembo. Un’altra osservazione circostanziata sul soggetto fu fatta da Freemam Dyson nel suo libro, “Disturbing the Universe”, pagina 250 nel quale si legge: “Più esamino l’universo e studio i particolari della sua struttura, più trovo prove del fatto che l’universo in certo qual modo doveva essere a conoscenza che noi stavamo per venire al mondo”. (La controversia sull’origine dell’universo )
Altrettanto essenziale è il rapporto fra l’intensità della forza elettromagnetica e quella delle altre tre forze. Ad esempio, alcuni fisici stimano che questa forza sia 10.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 (10 alla quarantesima) di volte più intensa di quella gravitazionale. Potrebbe sembrare che faccia ben poca differenza aggiungere un altro zero a tale numero (ottenendo 10 alla quarantunesima). Eppure se così fosse la forza gravitazionale sarebbe proporzionalmente più debole, con le conseguenze descritte dall’astrofisico Reinhard Breuer: “Se la forza gravitazionale fosse più debole le stelle sarebbero più piccole, e la pressione gravitazionale al loro interno non genererebbe una temperatura sufficiente a innescare le reazioni di fusione nucleare: il sole non potrebbe splendere”. Potete immaginare cosa significherebbe questo per noi?
E se la forza gravitazionale fosse proporzionalmente più intensa, così che il numero visto prima avrebbe solo 39 zeri (10 alla trentanovesima)? “Basterebbe questa piccola modifica”, prosegue Breuer, “e la vita media di una stella come il sole risulterebbe drasticamente ridotta”. E altri scienziati ritengono che la calibrazione sia ancora più precisa.
In effetti, due notevoli caratteristiche del sole e di altre stelle sono l’efficienza e la stabilità a lungo termine. Facciamo una semplice analogia. Si sa che, per funzionare bene, il motore di un’automobile ha bisogno di carburante e aria in un preciso rapporto; gli ingegneri progettano complessi sistemi meccanici ed elettronici per ottimizzare il rendimento. Se questo vale per un semplice motore, che dire delle stelle come il sole, che “bruciano” in maniera così efficiente? Le principali forze in gioco sono calibrate con grande precisione, e sono ottimizzate per permettere la vita. Questa precisione è del tutto casuale? Nell’antichità a Giobbe fu chiesto: “Fosti tu a emanare i decreti che governano i cieli, o a stabilire le leggi della natura sulla terra?” (Giobbe 38, 33, The New English Bible) Nessun essere umano potrebbe rispondere di sì a queste domande. E allora da dove proviene questa precisione?
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:23
PARTE 5

La struttura dell’universo richiede molto di più della calibrazione delle sole forze gravitazionale ed elettromagnetica. Ci sono altre due forze che influiscono sulla nostra vita. Queste due forze agiscono all’interno del nucleo dell’atomo, e sono una chiara dimostrazione di lungimiranza. Prendiamo il caso della forza nucleare forte, che tiene uniti protoni e neutroni nel nucleo dell’atomo. Grazie a questo legame si possono formare vari elementi, sia leggeri (come elio e ossigeno) che pesanti (come oro e piombo). A quanto pare, basterebbe che questa forza fosse del 2 per cento più debole e potrebbe esistere solo l’idrogeno. Viceversa, se fosse appena un po’ più intensa esisterebbero solo gli elementi più pesanti, ma non l’idrogeno. Questo influirebbe sulla nostra vita? Ebbene, se nell’universo non ci fosse idrogeno il sole non avrebbe il combustibile di cui ha bisogno per irraggiare energia vivificante. E noi, naturalmente, non avremmo né acqua né cibo, dato che l’idrogeno è un componente essenziale di entrambe le cose.
La quarta forza, detta forza nucleare debole, regola il decadimento radioattivo. Inoltre, influisce sulle reazioni termonucleari all’interno del sole. ‘Questa forza è ben calibrata?’, potreste chiedervi. Il matematico e fisico Freeman Dyson spiega: “L’interazione [o forza] debole è milioni di volte meno intensa della forza nucleare. La sua intensità è esattamente sufficiente a permettere che l’idrogeno solare bruci in modo lento e uniforme. Se questa interazione fosse molto più forte o molto più debole, le forme di vita che dipendono da stelle come il sole sarebbero ancora una volta in difficoltà”.
Sì, la velocità con cui il sole “brucia” l’idrogeno è proprio quella giusta per riscaldare la terra - senza incenerirla - e per mantenerci in vita.
In più, gli scienziati ritengono che la forza debole entri in gioco nelle esplosioni delle supernova e, esplosioni che sono considerate il meccanismo responsabile della produzione e della distribuzione della maggior parte degli elementi. “Se queste forze nucleari fossero in qualsiasi modo leggermente diverse da come sono, le stelle non sarebbero in grado di formare gli elementi di cui voi e io siamo fatti”, spiega il fisico John Polkinghorne.
Si potrebbe continuare, ma probabilmente abbiamo compreso il punto. Queste quattro forze fondamentali sono calibrate con una precisione straordinaria. “Tutt’intorno ci sembra di vedere la prova che la natura ha fatto le cose per bene”, ha scritto il prof. Paul Davies.
Sì, la precisione con cui sono calibrate le forze fondamentali ha reso possibili l’esistenza e il funzionamento del sole, del nostro splendido pianeta e, su quest’ultimo, dell’acqua e dell’atmosfera, indispensabili per la vita, nonché di un gran numero di preziosi elementi chimici.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:27
PARTE 6

Ma mi chiedo: ‘Perché esiste tanta precisione, e da dove proviene?
L’astronomo e docente di cosmologia G. Greenstein , ha fatto un lungo elenco di costanti fisiche nel suo libro “L’Universo simbiotico”.
L’elenco comprende costanti calibrate con tale precisione che se fossero anche solo leggerissimamente diverse non sarebbero mai potuti esistere né atomi, né l’universo per cui tanto meno la possibile esistenza dell’uomo. Queste relazioni sono elencate alle pagine 256-7 del sopracitato libro. Esse sono: “La carica dell’elettrone dev’essere uguale e di segno contrario a quella del protone che ha come raggio un decimo di millesimo di miliardesimo di centimetro con una massa di centosessantasette centesimi di milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di grammo; il neutrone deve avere una massa leggerissimamente superiore a quella del protone; la temperatura del sole e le proprietà di assorbimento della clorofilla devono essere “sintonizzate” perché possa aver luogo la fotosintesi; se la forza nucleare forte fosse solo un po’ più debole il sole non potrebbe generare energia attraverso le reazioni nucleari, ma se fosse un po’ più forte il combustibile necessario per generare energia diventerebbe violentemente instabile; se non fosse per due diversi e notevoli fenomeni di risonanza tra i nuclei atomici nel cuore delle stelle giganti rosse, non si sarebbe potuto formare nessun elemento più pesante dell’elio; se lo spazio avesse avuto meno di tre dimensioni le connessioni necessarie per la circolazione sanguigna e il sistema nervoso sarebbero impossibili, mentre se avessero avuto più di tre dimensioni, i pianeti non avrebbero potuto girare intorno al sole percorrendo orbite stabili. “I valori quantitativi di molte costanti fisiche fondamentali che definiscono l’universo - ad esempio la carica dell’elettrone, la velocità costante della luce, o il rapporto tra le intensità delle forze fondamentali in natura - sono straordinariamente precisi, in alcuni casi fino a 120 decimali. Lo sviluppo di un universo capace di generare la vita è estremamente sensibile a queste caratteristiche. Basta una minima variazione, un nanosecondo qui, un angstrom là, e l’universo avrebbe potuto benissimo essere morto e sterile. Rimane evidente dunque: non è solo l’uomo adattato all’universo, ma lo stesso universo è adattato all’uomo”.
Man mano che l’elenco si allungava, Greenstein si sentiva confuso. Egli esclamò: “Quante coincidenze! Più leggevo, e più mi convincevo che queste ‘coincidenze’ non potevano essersi verificate per caso. Ma mentre cresceva in me questa convinzione, cresceva anche qualcos’altro. Tuttavia trovo difficile esprimere questo qualcosa a parole. Era un’intensa repulsione, a volte quasi di natura fisica. Mi sentivo terribilmente a disagio. …É possibile che all’improvviso ci siamo imbattuti senza volerlo nella prova scientifica dell’esistenza di un Essere Supremo? Fu Dio a intervenire e a progettare il cosmo in maniera così provvidenziale per nostro beneficio?”
Inorridito e disgustato da questo pensiero, Greenstein ritrattò subito, ricuperò la sua “ortodossia” scientifica e proclamò: “Dio non è una spiegazione”! Non addusse nessuna ragione: quell’idea gli ripugnava tanto che non riusciva a mandarla giù e basta!
Caro Lettore, questa è la forza dell’orgoglio di colui che non vede e non vuol vedere qualcuno o qualcosa al di sopra di lui. Si sente troppo scienziato e troppo intelligente per riconoscersi secondo a qualcuno.
Mi sento quasi a doverlo perdonare per questa sua momentanea… sbandata! E’ troppo comune quest’attitudine negli uomini orgogliosi del loro sapere! Qualche iniezione di umiltà farebbe loro un bene profondo.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:41
PARTE 7

Passarono decenni, si approfondirono fantasiosi studi, ma le prove non venivano. In seguito, A.C. Seward ammise che la testimonianza dei fossili “non dice nulla sull’origine della vita”. E, sino a questo giorno, nulla è mutato.
Di tanto in tanto giornalisti, preoccupati di riempire spazi dei loro giornali con qualche notizia sensazionale, annunciano che è imminente la creazione della vita in laboratorio.
Colpo ad effetto sicuro sempre per gli sprovveduti, perché ‘creare’ vuol dire portare ad essere un qualcosa dal ‘nulla’. Unire elementi esistenti per combinare un nuovo prodotto non rientra nella funzione creativa bensì in una combinazione chimica come è già più volte avvenuto. Esempio: la plastica (comune… molto comune) ed altre materie facili a trovarsi in commercio.
Gli scienziati, abbandonando anche il pensiero darwiniano il quale attribuiva a Dio l’origine della vita, si sono allineati ad un concetto più ardito e fantastico, cioè quello della “generazione spontanea”. (Sembra che ci sia un’assoluta volontà di cancellare definitivamente Dio da ogni contesto scientifico).
Ma concediamo loro quella prima particella di vita a cui non possono risalire e tantomeno creare in laboratorio. Concediamo loro anche i fantastici passi avanti da quella prima vita microscopica all’esplosione di migliaia e milioni di forme diverse di vita altamente specializzate. Concesso loro tutto questo, possono guardare alla testimonianza dei fossili e avere almeno alcune risposte su come suppongono si evolvessero successive forme di vita? Quando vennero all’esistenza le piante terrestri, la testimonianza dei fossili fu evidente, non tacque ma ne parlò. Tuttavia, la testimonianza dei fossili non rivela assolutamente nessun tipo “primitivo” circa i loro antenati. “L’Enciclopedia Britannica” aggiornata al 1984 confermava: “La testimonianza dei fossili non dà nessuna informazione sull’origine degli insetti”. Questi apparvero a migliaia di tipi istantaneamente senza l’evidenza di alcun periodo di transazione. Molti… “purtroppo” nelle dichiarazioni degli evoluzionisti sono le certe evidenze di un tracciato biologico da fantascienza.
Alcuni brevi esempi di prove delle testimonianze dei fossili sull’evoluzione dei mammiferi, incluso l’uomo:
“I fossili, purtroppo, rivelano pochissimo delle creature che consideriamo i primi mammiferi”. ( The Mammals, pag 37) .
“… purtroppo, la testimonianza fossile che ci permette di tracciare la comparsa delle scimmie è ancora irrimediabilmente incompleta… !”
“…purtroppo, i primi stadi del progresso evolutivo dell’uomo lungo la sua propria linea individuale restano un totale mistero”. (The Primates).
“Anche questa storia relativamente recente (dalle creature simili a scimmie fino all’uomo o le balene discendere dai lupi) ha un certo ascendente su personalità a carattere debole e instabile.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:47
PARTE 8

Da tempo ero in rapporto amichevole e confidenziale con un giovane dottore in ‘biochimica’. L’ho sempre ritenuto persona timida e riservata non disposta ad aprirsi socialmente con alcuno, sempre alle dipendenze delle personalità forti di uno o dell’altro. Gli anni dell’università e gli studi compiuti avrebbero dovuto renderlo maggiormente più sicuro di sè. In effetti non era cambiato. Gli anni dell’università gli avevano dato una parvenza di stabilità emotiva ma in effetti era rimasto il bambaccione di sempre. Si era sposato! La moglie, compagna di corso all’Università, mostrava un’attitudine ed un carattere del tutto diverso dal marito. Lavorava al C.N.R. di Velletri nello stesso laboratorio biochimico della moglie. Entrambi con la stessa laurea esplicavano gli stessi compiti di ricerca biologica specializzata. Riconoscendogli un certo grado di interesse spirituale e religioso, volli conferma essendo egli ora conoscitore profondo delle meravigliose opere di un Creatore incomparabile. “Purtroppo, amico caro, - fu la sua risposta - ora più che mai ho la convinzione di essere un “accidente chimico” voluto dal caso, dove la sua parabola è destinata, per ‘entropia’, a terminare”. Sentii un forte senso di disgusto, quasi che la mia dignità di creatura pensante subisse un collasso d’interessi. Anche l’amore per le cose più care, gli interessi affettivi, assunsero carattere precario, vacui, privi di ogni senso logico. Fu veramente una rivelazione sconcertante dalle dimensioni paradossali e disumane.
“Io… un accidente chimico! E Dio? Dio, dov’è? Perché amo, perché desidero, perchè voglio? Perché vivo? Dove andrò a finire? Che senso hanno queste cose se così fosse?”.
Lo sconforto e lo sgomento, in realtà, furono grandi ma di breve durata! Non volli adagiarmi senza reagire a un simile insulto fatto al mio intero ‘essere’, alla creazione di un Dio che ritengo incomparabile, meraviglioso. Cercai di trovare le risposte non tanto nei sentimenti quanto nella ragione. Fu la moglie di costui ad incentivare la mia ricerca. Stessa laurea, stesso lavoro di ricerca biochimica nello stesso laboratorio del marito.
“Patrizia, - le chiesi quasi che fossi ispirato, - cos’è per uno scienziato in un laboratorio di ricerca biochimica, come nel tuo caso, la scoperta degli innumerevoli “accidenti chimici” che permettono l’esistenza della vita animale qui sulla terra come quella dell’uomo, per esempio?”.
“Premetto, - rispose la mia ospite - di non ritenere un “accidente chimico” intesa come incidente di percorso l’esistenza fisica di ogni essere vivente e specialmente dell’uomo così come lo conosciamo noi. Nella ‘creazione’ sono evidenti sistemi di progettazione terribilmente fuori della portata intellettiva di noi uomini, per cui, la nostra umiltà dovrebbe associarsi a quella di Aristotele, il quale anche dinanzi alla complessità delle cose più vili, ebbe a dire: “…La mia conoscenza delle cose create che mi circondano mi rendono testimonianza della profondità della mia ignoranza”. Certamente la conoscenza scientifica di Aristotele era limitata al suo tempo e al progresso tecnologico quasi inesistente di quel tempo, per cui era quasi d’obbligo indossare una veste umile e dimessa. Oggi l’uomo si è fatto grande, veste la mantellina d’ermellino e si fa beffa di Dio; ma io desidero mantenere in me la certezza di un meraviglioso Creatore e umilmente mi prostro alla sua volontà con la certezza di continuare nel suo proposito”.
Stessa laurea, lo stesso mestiere nella stessa ricerca di laboratorio del marito, ma con un cuore certamente diverso!
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 14:54
PARTE 9

Gli evoluzionisti rifiutano, pure, di ammettere il dilemma in cui si trovano, che è un serio dilemma: la testimonianza dei fossili mostra che l’evoluzione è una spiegazione inadeguata dell’improvvisa comparsa di complesse forme di vita. Ma la creazione speciale corrisponde esattamente alla testimonianza, tuttavia è emotivamente inaccettabile agli evoluzionisti. Diviene per loro una fattore ascientifico l’idea che potrebbero essere in errore, che, in realtà, potrebbe esserci un ‘Creatore’, una ‘Potenza’ superiore al loro cervello che produsse organismi viventi nel Suo proprio modo e ordine! L’evoluzione è una ‘vacca sacra’ per i suoi promotori. Ma le vacche sacre possono essere demolite dal progredire della verità. Come un martello, la verità frantuma infine gli altari su cui sono state innalzate dottrine demoniche incongruenti.
Alcuni scienziati obiettano che proponendo Dio come “soluzione” di un problema si perde l’incentivo per fare ulteriori ricerche. Tuttavia, chi riconosce Dio come Creatore dei Cieli e della Terra, ha un’abbondanza di altri affascinanti particolari da scoprire e appassionati misteri da svelare. É come aver il via per fare meravigliose scoperte e accrescere la propria conoscenza. I misteri dell’universo mi affascinano e la loro bellezza mi tocca il cuore! ‘Credere’ nell’evoluzione rientra nel formalismo dell’etica corrente. Non ‘Credere’ nell’evoluzione, sono necessarie condizioni estremamente soggettive e oggettive di carattere per non adagiarsi e conformarsi alle direttive dei “plagiatori sacri”.
Credo nella Creazione come frutto di una divina volontà, perché s’inquadra nella sua complessa struttura intelligente che va oltre l’uomo stesso.
Non credo nell’evoluzione perché è una catastrofica contraddizione di possibili combinazioni accidentali e di un possibile ‘caso’… non intelligente!
“L’evoluzione: una moderna religione sostenuta solo dal dogmatismo scientifico”.
La cultura dominante scientistica, che sia bene differire dalla vera Scienza, ha posto il tema dell’evoluzione biologica della specie umana sul piedistallo di una grande verità scientifica in contrasto alla Creazione. Eppure l’evoluzione biologica della specie umana non avrebbe mai portato l’uomo sulla Luna, né a viaggiare con velocità supersonica; tanto meno a scoprire la scienza.
Roberto Carson
00martedì 2 giugno 2009 15:00
PARTE 10

“Tirando le conclusioni da tutto quanto detto finora una sola cosa à sicura: questa forma di materia vivente detta ‘Uomo’, da diecimila anni a oggi è rimasta esattamente identica a se stessa, come se il tempo si fosse fermato.
La risposta che gli studiosi danno a questa difficoltà è che l’evoluzione biologica della specie umana richiede tempi lunghissimi. Questa risposta non è il risultato di una elaborazione teorica fondata su dati sperimentali. Essa è un’ipotesi la cui Logica è la tautologia: i tempi sono lunghissimi perchè sono lunghissimi. Tempi lunghissimi perchè si osserva che la specie umana, in diecimila anni, non ha dato alcun segno di evoluzione biologica. Non perchè i tempi lunghi siano il risultato della legge evolutiva espressa in equazioni matematiche.” - di A. Zichichi
Per la nostra esistenza materiale c’è un dettaglio su cui riflettere. Tante cose sono cambiate in appena diecimila anni.
Cosa ha cambiato il complesso e straordinario meccanismo che ha permesso all’uomo di viaggiare a velocità supersoniche, andando addirittura a finire sulla Luna?
Questo meccanismo è l’evoluzione culturale. Mentre i tracciati culturali ci hanno permesso di spaziare nei campi sempre più ampi della fisica e della matematica, nulla di strutturale e evoluzionistico è cambiato nell’Uomo in diecimila anni della sua tracciata storia .
Sarebbe possibile parlare di evoluzione biologica della specie umana se fosse stata costruita una teoria corroborata da fatti sperimentali prima dell’alba della civiltà per cui terribilmente lacunosi e dal punto di vista scientifico, solo un’ipotesi. Interessante e discutibile quanto si vuole; ad essa però manca il vaglio delle prove sperimentali riproducibili.
Nessuna scoperta scientifica ha mai messo in dubbio l’esistenza di un ‘Divino Fattore’.
Né la Scienza né la Logica permettono di concludere che Dio non esiste.. La Scienza è la fonte di valori che sono in comunione, non in antitesi con l’insegnamento delle Sacre Scritture. Credere in un Onnipotente Creatore è più logico e più scientifico che credere nel nulla. Non ci è possibile dimostrare l’esistenza di Dio tramite una logica matematica, Dio sarebbe l’equivalente di una grande scoperta scientifica per cui si potrebbe giungere alla dimostrazione matematica dell’esistenza di Dio: Al ‘Teorema Supremo’.
Sarà meglio ricondursi nei giusti livelli di umiltà, ben consoni delle nostre dimensioni corroborati dall’atto di Ragione dell’Immanente.


Umberto Polizzi
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