CHI HA UCCISO GESU'? PIÙ COLPEVOLE PONZIO PILATO, I GIUDEI O NOI?

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Roberto Carson
00domenica 11 aprile 2010 16:17
Dialogo fra Fernando De Angelis e Alberto Nuzzolo

Caro Fernando, (25/3/10)
Riguardo alla morte di Gesù, ho letto in un tuo studio che «la massima responsabilità giuridica fu di Pilato» (“Prima Serie”, cap. 1 “Dalle chiese giudeo-cristiane antiche a quelle odierne”, par. 2). Più che sulle questioni strettamente giuridiche, vorrei soffermarmi sul fatto che spesso si vuole nascondere la colpevolezza dei Giudei, dicendo che la colpa è di tutti noi. Sul fatto che gli ebrei siano incolpati della morte di Gesù, lo si evince dalle Scritture: dov’è ripetuto più volte, da diverse persone e in diverse situazioni.
Luca 9:22. «Bisogna che il Figlio dell'uomo soffra molte cose e sia respinto dagli anziani, dai capi dei sacerdoti, dagli scribi, sia ucciso, e risusciti il terzo giorno». Non respinto dai Romani.
Luca 23:20-24. «Pilato parlò loro di nuovo perché desiderava liberare Gesù; ma essi gridavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” Per la terza volta egli disse loro: “Ma che male ha fatto? Io non ho trovato nulla in lui, che meriti la morte. Perciò, dopo averlo castigato, lo libererò”. Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso; e le loro grida finirono per avere il sopravvento. Pilato decise che fosse fatto quello che domandavano» (cf. Marco 15:12-15). Pilato, contro la sua volontà, decise di accontentare il popolo.
Giovanni 19:10-12. «Pilato gli disse: “Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?” Gesù gli rispose: “Tu non avresti alcun'autorità su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto; perciò chi mi ha dato nelle tue mani, ha maggior colpa”. Da quel momento Pilato cercava di liberarlo». Pilato è colpevole, ma non quanto i Giudei.
Atti 2:22-23. «Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste».
Atti 3:13-14. «Il Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi metteste nelle mani di Pilato e rinnegaste davanti a lui, mentre egli aveva giudicato di liberarlo. Ma voi rinnegaste il Santo, il Giusto e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti» (cf. Atti 10:39-41; 13:26-31). Pietro afferma: voi Giudei avete messo Gesù nelle mani di Pilato, voi lo rinnegaste, voi lo uccideste.
1Tessalonicesi 2:14-16. «Anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei, i quali hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, e hanno cacciato noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di parlare agli stranieri perché siano salvati. Colmano così senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l'ira finale. Anche Paolo infine conferma che i Giudei hanno ucciso Gesù.

Conclusioni. Pilato aveva l’obbligo di liberare un prigioniero per la Pasqua e desiderava liberare Gesù, perché lo riteneva innocente, ma poi decise che fosse fatto quello che i Giudei chiedevano. Gesù preannunciò la sua sofferenza per causa degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi (e la Bibbia lo afferma in molte parti); disse poi personalmente a Pilato che i Giudei avevano maggior colpa. Su chi siano i maggiori colpevoli, per me non c’è nessun dubbio!

Alberto Nuzzolo
Roberto Carson
00domenica 11 aprile 2010 21:27
Caro Alberto, (7/4/10)
ti ringrazio per aver deciso di leggere con ordine i complessi studi biblici che sto portando avanti. Mi fa poi molto piacere che il tuo argomentare si rifaccia strettamente alla Scrittura. Scusami se non sto a darti una risposta molto articolata e vorrei limitarmi a segnalarti altre parti scritte sull’argomento, aggiungendo sotto qualche frase che possa farci riflettere.
Riguardo al materiale già elaborato da suggerirti, c’è il cap. 8 “Antico Testamento o ebraismo rabbinico?”, che fa parte della “Terza Serie” riguardante la Trinità. C’è poi un dialogo con Mera che ho intitolato “Meglio Bar Kochba o Gesù?” (invio DAF28).
Hai indubbiamente ragione sul fatto che il Nuovo Testamento dà la maggior colpa della morte di Gesù ai Giudei, ma qui e oggi, come e perché si dovrebbe presentare questa verità biblica? Non basta andare in cucina, prendere un buon ingrediente e metterlo sul piatto dell’ospite: potrebbe essere peperoncino puro o sale! Non basta che una verità sia biblica per affermarla tranquillamente, perché deve essere biblico anche il modo di farlo. Mi sorgono perciò domande e riflessioni che non indirizzo a te in modo specifico, ma avendo presente un quadro più generale.
1.Gesù, Stefano e Paolo criticarono aspramente i Giudei, ma lo fecero sapendo che ciò sarebbe loro costata la vita: per usare liberamente quei pensieri dovrei avere la loro stessa disponibilità a dare la mia vita per gli accusati.
2.Gesù fu pieno non solo di verità, ma anche di grazia (Giovanni 1:14). Quando uso la verità, la “condisco” a sufficienza con la grazia? Verità e giustizia sono virtù cristiane, ma non sono “gerarchicamente” precedute dalla misericordia (Matteo 9:13; Luca 10:37; Giacomo 2:13) e dall’amore (1Corinzi 13:13)?
3.Ci sono attrezzi molto utili, ma che sono un pericolo per i bambini o per le persone con poco senno. Noi italiani abbiamo recentemente usato quei pensieri biblici per mettere in atto le leggi razziali, collaborando con Hitler nel far passare dei nostri concittadini per i camini delle camere a gas!
4.Se un Giudeo di oggi è colpevole della morte di Gesù, noi non siamo colpevoli dei cristiani dati in pasto ai leoni, dell’Inquisizione e del punto precedente?
5.Gesù non diceva ai peccatori che lo erano, ma li accoglieva con amore ed erano loro stessi a confessare i loro peccati. Tanto più io devo astenermi dall’accusare i peccatori, mentre penso che dovrei essere il primo a confessare i miei peccati, dando l’esempio e incoraggiando l’altro a fare altrettanto. Perché il popolo di Dio non è fatto da “santi”, ma da peccatori amati e che si amano.
6.Le colpe dei Giudei non trasformano in innocente Pilato, che deve comunque rispondere di “concorso in omicidio”. Né le loro colpe eliminano le nostre ed a sostenere l’accusa sia un innocente, non chi è “meno colpevole”.
7. Gesù è venuto «per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti»; «Gesù Cristo ha dato se stesso per i nostri peccati»; «Il Figlio di Dio mi ha amato e a dato se stesso per me»; «Cristo ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce». (Matteo 20:28; Galati 1:4; 2:20; 1Pietro 2:24).

Fernando De Angelis
Topsy
00martedì 13 aprile 2010 02:48
Ma quando si riuscira` a fare un discorso meno puerile su argomenti come questo che ancora generano odio e pregiudizio nei confronti di chi non ha alcuna colpa di tutto quanto e` accaduto in un lontano passato specificamente compiuto da altri? Gesu e altri come lui (perche non fu l`unico) vennero condannati esclusivamente da coloro che parteciparono materialmente alla sua morte, Romani inclusi (o non furono loro che lo flaggellarono, lo disprezzarono, e lo crocifissero?). Questo si chiama concorso di persone nel reato. Non siamo noi, gli "italiani" i responsabili della morte di Falcone e Borsellino, ma eslcusivamente coloro che all`epoca sentendosi minacciati da questi ultimi, decretarono e si attivarono materialmente per eliminarli. Io come "italiana", non ho avuto alcuna voce in capitolo nella strage di Capaci e Via d`Amelio, e come "giudea" altrettanto nella morte di Gesu.
Ancora con queste vecchie e ridicole accuse? La storia non ha insegnato proprio nulla?
Roberto Carson
00martedì 13 aprile 2010 08:31
Cara Topsy, sono pienamente d'accordo con te.
Roberto Carson
00martedì 13 aprile 2010 19:27
Caro Fernando, (10/4/10)
ho letto le osservazioni fatte da Alberto Nuzzolo e vorrei riconsiderare quanto riportato da Matteo: «Ma egli riprese: “Che male ha fatto?” Ma quelli sempre più gridavano: “Sia crocifisso!”. Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: “Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi”. E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» (Matteo 27:23-25).
Pilato aveva il dovere di decidere e, pur cosciente delle conseguenze, se ne lava le mani, permettendo così la morte di un innocente. Cosa diremmo di un giudice chiamato a giudicare, se andasse via dall’aula lasciando che a decidere fosse l’eccitata folla lì presente? Non ho dubbi che in questo caso avremmo due colpevoli (giudice e folla), ma più si è in grado di decidere maggiore è la colpa. Grazie per il tuo gradito lavoro.

Guerrino Marcati
Roberto Carson
00martedì 13 aprile 2010 19:28
Caro Fernando,(9/4/10)
aggiungo solamente che non mi posso sentire colpevole per gli italiani che hanno provocato l’Inquisizione, come non credo che possa essere colpevole un Giudeo oggi per la morte di Gesù; i colpevoli erano i capi del popolo che lo avevano condannato a morte e tutti quelli che davanti a Pilato gridavano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”.

Alberto Nuzzolo
Roberto Carson
00martedì 13 aprile 2010 19:28
Cari Guerrino e Alberto, (13/4/19)
non riesco a pensare alle colpe di Pilato, né a quelle dei Giudei, perché mi sento sopraffatto dalle mie. Dio mi considera colpevole del peccato di Adamo (Romani 5:12) e, se da lì mi è venuta la vita, non posso prendermi solo quella. Devo anche scontare il peccato commesso a Babele (Genesi 11:7) e così non posso più parlare liberamente con tutti gli uomini (un cane inglese e uno italiano, invece, si capiscono subito). Sono colpevole del peccato di noi uomini quando abbiamo voluto darci delle guide umane (1 Samuele 8:7-9) e così ora, quando peccano i nostri capi, siamo colpevoli pure noi (1Cronache 21:1-15). Sono colpevole anche dei peccati dei miei genitori (Giosuè 7:24-26) e, dato che mia nonna faceva di cognome Marani (tipico cognome dato agli Ebrei) va a finire che sono colpevole anche di tutti i loro peccati. Certo, questa impostazione della Bibbia la rende indigeribile alla mentalità moderna, ma Dio ci può dare la forza di cambiare, perché non sarà certo lui ad adeguarsi a noi.
Sono colpevole dei peccati dei miei progenitori anche perché ci sono in me molti dei loro atteggiamenti distorti (anche se me ne accorgo difficilmente perché a me sembrano giusti). I peccati che hanno commesso gli altri e io no, poi, non li ho commessi perché sono migliore di loro o perché mi sono ritrovato in circostanze migliori? Qualcuno ha detto: «Non c’è peccato commesso da qualcuno che non avrei potuto commettere pure io».
Come cristiano, comunque, mi sento in dovere di prendermi anche tutte le colpe alle quali potrei sottrarmi, dato che il mio “modello” Gesù le colpe se l’è prese tutte pur non avendone nessuna. La donna che spiritualmente mi colpisce di più nella Bibbia è Abigail, che andò ad incontrare Davide prendendo su di sé colpe che non aveva (1Samuele 25:24,28). Anche Daniele sembra senza colpe, eppure confessava a Dio tanti peccati usando il “noi” (9:5-16).
Sono però fortunato, perché quando mi prendo tutte le colpe, trovo poi chi me le toglie tutte: anzi c’è una stranezza, più mi carico di colpe e più Gesù mi fa sentire leggero!
Grazie di questa opportunità di dialogo.

Fernando De Angelis
Topsy
00martedì 13 aprile 2010 21:39
Ho sempre compreso che quanto accade a Gesù, in quell'epoca risulta essersi ripetuto in altre epoche nella storia di Israele, e non solo di Israele, ma ovunque un popolo subisce la dominazione straniera. Era accaduto anche all'epoca dei Maccabei. Al momento dell'occupazione, l'aristocrazia locale, il gran sacerdozio, l'alto ceto, finì con il collaborare con l'occupante per tentare di mantenere in un modo o nell'altro i privilegi di rango che gli appartengono, a scapito del resto della popolazione, la massa di ebrei pii che di voce in capitolo non ne ha alcuno.
E' lampante che non si deve addebitare alcunché agli ebrei dell'epoca, a tutto il popolo indistintamente, quanto fu deciso dal partito aristocratico giudaico filo-romano del tempo, con la partecipazione dei Romani che condannarono e misero a morte Gesù.

E questo si evince già dal momento del suo arresto, al quale parteciparono, secondo il Vangelo di Giovanni, una coorte romana, il tribuno e le guardie dei Giudei. Sempre Giovanni mette in bocca a Pilato un espressione che la dice lunga sulla sua autorità quando si rivolge a Gesù: "Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocefiggerti?"

Gesù fu consegnato da coloro che temevano il consenso delle folle che Gesù avevano attorno, e difatti si decidono di catturarlo ma, "Non durante la festa, affinché non avvenga un tumulto nel popolo". Costoro temevano la folla, poichè sapevano che non tutte le loro decisioni coincidevano con la volontà del popolo. Quanto a Pilato, ordina la morte di Gesù seppure, lo ritenesse "innocente". Grave colpa. I sacerdoti quanto meno ne richiesero la morte credendolo colpevole ("Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui. Allora verranno i Romani, e distruggeranno il Tempio e la nostra nazione!").

E' sufficente leggere tutto il percorso che porta Gesù alla crocifissione per scorgervi come la moltitudine di gente che lo segue e si batte il petto lamentandosi, dinnanzi alla ferocia dei soldati romani, che lo flaggellano, lo insultano, lo scherniscono, lo umiliano, sino alla crocefissione. Tutta violenza gratuita romana, non ebraica. Eppure quella folla riunita in un cortile che urlò poco prima per la liberazione di Barabba e la morte di Gesù "istigata" dai sacerdoti, diviene tutti "i Giudei", tutto il "popolo" nei racconti degli autori del NT, includendo coloro che amavano Gesù, seppure non fossero suoi seguaci (cristiani), ebrei pii che non ebbero voce in capitolo in tutta questa faccenda e non ne vollero affatto l'uccisione, ebrei che vivevano in diaspora e neppure avevano mai sentito neppure nominare Gesù...
Roberto Carson
00giovedì 15 aprile 2010 21:39
Topsy, 13/04/2010 2.48:

Ma quando si riuscira` a fare un discorso meno puerile su argomenti come questo che ancora generano odio e pregiudizio nei confronti di chi non ha alcuna colpa di tutto quanto e` accaduto in un lontano passato specificamente compiuto da altri? Gesu e altri come lui (perche non fu l`unico) vennero condannati esclusivamente da coloro che parteciparono materialmente alla sua morte, Romani inclusi (o non furono loro che lo flaggellarono, lo disprezzarono, e lo crocifissero?). Questo si chiama concorso di persone nel reato. Non siamo noi, gli "italiani" i responsabili della morte di Falcone e Borsellino, ma eslcusivamente coloro che all`epoca sentendosi minacciati da questi ultimi, decretarono e si attivarono materialmente per eliminarli. Io come "italiana", non ho avuto alcuna voce in capitolo nella strage di Capaci e Via d`Amelio, e come "giudea" altrettanto nella morte di Gesu.
Ancora con queste vecchie e ridicole accuse? La storia non ha insegnato proprio nulla?



Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

Cara Topsy, (14/4/10)
mi fa molto piacere che continui ad essere in qualche modo presente e che prendi parte alla discussione. Entro poco nel merito di quel che scrivi, sia perché mi sembra che tu ti riferisca più a quanto espresso da Nuzzolo che alla mia replica, sia perché nel frattempo c’è stato un ulteriore sviluppo del dialogo (interventi di Nuzzolo e Marcati, con mia risposta), così ormai penso di essermi chiarito a sufficienza (Nuzzolo ha poi precisato che non ritiene colpevoli i Giudei di oggi).
Non vorrei forzare le sintonie, ma sul piano logico-giuridico il tuo discorso è ineccepibile. Spostandomi su un altro piano, sembra che io affermi il contrario, perché tu dici che oggi nessuno è colpevole, mentre io dico che lo siamo tutti: conosci però il noto detto: “Tutti colpevoli, nessun colpevole”.
Sul fatto che siamo tutti potenzialmente capaci di fare tutti i mali, mi viene da pensare a due autori ebrei che credo tu ben conosca: Sigmund Freud e Hannah Arendt. Pure sul piano biblico trovo che la peccaminosità umana sia data come per scontata: te ne intendi meglio di me, ma l’olocausto del mattino e quello della sera, mi pare che venissero offerti come espiazione perché il popolo (come TUTTI i popoli) era considerato peccatore per natura, non perché avesse fatto qualche specifico peccato.
Una “presenza ebraica” come la tua, ci aiuta ad elevare il dibattito e te ne sono molto grato. Perdonami se vado fuori tema, ma il fatto che un evangelico come me scriva su un forum di Testimoni di Geova e lì dialoghi con ebrei e cattolici, mi sembra così straordinario che non riesco ad abituarmici e continuo a sospettarci qualche “significato nascosto”. Perché non siamo, come a volte sembrano certi gruppi ecumenici, un “coacervo di indistinti” che annacquano le loro convinzioni, ma ciascuno è un “osservante” convinto della propria fede. Da parte mia, non “giro le spalle” a chi la pensa diversamente perché sono certo che l’altro non ha mai tutti i torti e che le sue critiche mi arricchiscono comunque.

Fernando De Angelis



(Gladio)
00venerdì 16 aprile 2010 13:22
Certo l'argomento è sempre spinoso...ha portato ad accse di deicidio agli ebrei e si è scritto anche troppo su chi sia il colpevole.

Bhè a volte mi chiedo noi al loro posto cosa avremmo fatto.

IO fariseo e custode delle tradizioni dei padri,rigido osservante della legge mosaica.....

Io governatore romano ,nominato dall'imperatore a cui devo garantire entrate fiscali e pacificzioni in territori bollenti.....

POI i soliti 4 straccioni che vanno dietro a quelli che gridano più forte........(come ieri nulla è cambiato)

Legalmente uccide Gesù la mano Romana.

Moralmente le elite sacerdotali spingono affinchè sia fatta giustizia....(ovviamente la loro).

Il modo in cui viene ucciso e da chi è del tutto secondario al motivo della sua morte e quello che poi questa morte ha generato .

L'eco si sente ancora dopo 2000 anni.........è stato l'uomo più straordinaio che mai sia esistito,non vi è alcun dubbio.
Topsy
00venerdì 16 aprile 2010 15:50
Gesù e le cose che egli dice somigliano a quanto già detto dai Profeti prima di lui e successivamente dai grandi Tzaddik della storia ebraica. Ancora oggi scorgo nella letteratura le medesime controversie in seno all'ebraismo sulle medesime questione sulle quali polemizzavano Gesù e i Farisei e i Sacerdoti. Ed è indubbio che ogni qualvolta queste controversie toccano un Israele privo di autonomia politica, sogetto ad dominazione straniere, entrano in gioco altre problematiche che travalicano quelle prettamente religiose. La stessa sorte di Gesù capitò a Shabbatei Zevi.
Topsy
00venerdì 16 aprile 2010 16:59
Re:
Roberto Carson, 15/04/2010 21.39:



Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

...
Non vorrei forzare le sintonie, ma sul piano logico-giuridico il tuo discorso è ineccepibile. Spostandomi su un altro piano, sembra che io affermi il contrario, perché tu dici che oggi nessuno è colpevole, mentre io dico che lo siamo tutti: conosci però il noto detto: “Tutti colpevoli, nessun colpevole”.
...






Tutti siamo capaci di far del male. Affermazioni ovvie, diremmo noi oggi. Se vivessi all'epoca del II Tempio non avrei seguito Gesù come discepola. La Torah va liberamene dibattuta, e sostenere che un maestro ed uno solo, ha le chiavi ermeneutiche della Scrittura è un atteggiamento assai lontano dalla cultura religiosa ebraica. Su determinate prese di posizioni di Gesù posso anche ritrovarmi, su altre decisamente no; ma dal non condividere le convinzioni religiose di un maestro, a decretarne la morte, ce ne passa. Il caso di Gesù, non è stato certamente l'unico, di ebrei, mistici, tzaddik, patrioti, profeti, che hanno alzato la loro voce denunciando ciò che ritenevano un male in seno al proprio popolo, e vennnero eliminati a motivo di ciò, da chi, mirava eslusivamente a mantenere i propri privilegi di casta. Accade tra il popolo ebraico, come ovunque. Chi conosce la storia (o letto i Salmi) se ne sarà fatto certamente un'idea.

Siamo tutti colpevoli delle malefette di altri, di quei pochi che affliggono il proprio stesso popolo? Io direi piuttosto che ne siamo ciascuno in una certa misura, responsabili, anche se indirettatamente, allorchè abdichiamo al nostro dovere di vigilare, affinchè le ingiustizie sociali vengono denunciate e sanate. I racconti biblici ci rammentono come, quando il popolo viene meno agli obblighi (osservanza e custodia della Legge) che si è liberamente assunto ai piedi del Sinai, è punito con l’esilio o l’occupazione militare e politica.



Roberto Carson
00domenica 18 aprile 2010 11:36
Re:
Topsy, 13/04/2010 21.39:

Ho sempre compreso che quanto accade a Gesù, in quell'epoca risulta essersi ripetuto in altre epoche nella storia di Israele, e non solo di Israele, ma ovunque un popolo subisce la dominazione straniera. Era accaduto anche all'epoca dei Maccabei. Al momento dell'occupazione, l'aristocrazia locale, il gran sacerdozio, l'alto ceto, finì con il collaborare con l'occupante per tentare di mantenere in un modo o nell'altro i privilegi di rango che gli appartengono, a scapito del resto della popolazione, la massa di ebrei pii che di voce in capitolo non ne ha alcuno.
E' lampante che non si deve addebitare alcunché agli ebrei dell'epoca, a tutto il popolo indistintamente, quanto fu deciso dal partito aristocratico giudaico filo-romano del tempo, con la partecipazione dei Romani che condannarono e misero a morte Gesù.

E questo si evince già dal momento del suo arresto, al quale parteciparono, secondo il Vangelo di Giovanni, una coorte romana, il tribuno e le guardie dei Giudei. Sempre Giovanni mette in bocca a Pilato un espressione che la dice lunga sulla sua autorità quando si rivolge a Gesù: "Non sai che ho il potere di liberarti e il potere di crocefiggerti?"

Gesù fu consegnato da coloro che temevano il consenso delle folle che Gesù avevano attorno, e difatti si decidono di catturarlo ma, "Non durante la festa, affinché non avvenga un tumulto nel popolo". Costoro temevano la folla, poichè sapevano che non tutte le loro decisioni coincidevano con la volontà del popolo. Quanto a Pilato, ordina la morte di Gesù seppure, lo ritenesse "innocente". Grave colpa. I sacerdoti quanto meno ne richiesero la morte credendolo colpevole ("Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui. Allora verranno i Romani, e distruggeranno il Tempio e la nostra nazione!").

E' sufficente leggere tutto il percorso che porta Gesù alla crocifissione per scorgervi come la moltitudine di gente che lo segue e si batte il petto lamentandosi, dinnanzi alla ferocia dei soldati romani, che lo flaggellano, lo insultano, lo scherniscono, lo umiliano, sino alla crocefissione. Tutta violenza gratuita romana, non ebraica. Eppure quella folla riunita in un cortile che urlò poco prima per la liberazione di Barabba e la morte di Gesù "istigata" dai sacerdoti, diviene tutti "i Giudei", tutto il "popolo" nei racconti degli autori del NT, includendo coloro che amavano Gesù, seppure non fossero suoi seguaci (cristiani), ebrei pii che non ebbero voce in capitolo in tutta questa faccenda e non ne vollero affatto l'uccisione, ebrei che vivevano in diaspora e neppure avevano mai sentito neppure nominare Gesù...



Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

Cara Topsy, (16/4/10)
è scontato che sul popolo Ebreo non la penso al 100% come te, ma non è affatto scontato che un cristiano possa avere così ampie zone di convergenza da definirsi “sionista”. Sono un “cristiano sionista” perché per me la “Terra Santa” è ancora oggi prioritariamente una “Terra Promessa”: ad Abramo e ad i suoi discendenti e «per sempre» (Genesi 13:15). Certi cristiani si considerano come “il vero Israele”, ma per essere il “vero” Israele bisognerebbe essere almeno “Israele”, cioè Ebrei.
Una “prima dose” di benedizione mi è arrivata attraverso l’ebreo Gesù ed Ebrei erano anche gli apostoli. Sono stato benedetto come ospite nella casa d’Israele ed il tentativo di appropriarmene per farla prosperare sarebbe inutile: solo attraverso Israele si può portare a termine l’opera nella casa di Israele.
Essendo stato inizialmente benedetto in Israele, non contro Israele, potrò godere la benedizione completa e finale solo con Israele, cioè quando Dio porterà a compimento il suo piano per quello che è ancora il suo “popolo eletto”. Perciò tutti i tentativi di arrivare al “Regno di Dio” senza Israele o contro Israele sono falliti e falliranno.
Ecco perché sono a favore dello Stato di Israele: non tanto e non solo per quello che è, ma per quello che Dio ne farà (come promesso nella sua Parola). Ecco perché sono iscritto ad EDIPI (Evangelici D’Italia Per Israele). Ecco perché mi sento rappresentato dalla Ambasciata Cristiana a Gerusalemme, l’unica ambasciata che ha sede a Gerusalemme (e non a Tel Aviv), come segno della convinzione che tutti dovrebbero riconoscere quella città come “Capitale eterna del popolo di Israele”. Ecco perché simpatizzo con gli Stati Uniti, cioè col popolo più influenzato dal cristianesimo “non territoriale”, cioè da quel cristianesimo che non si considera erede delle promesse territoriali fatte ad Abramo e che perciò ha una “necessità teologica” di appoggiare lo Stato di Israele (del cui futuro si sente idealmente parte).
Un Ebreo è perciò per me, in definitiva, una persona con la quale simpatizzare e possibilmente aiutare, perché se il mio Dio ha in vista per lui una “benedizione finale”, devo possibilmente essergli anch’io di benedizione.

Fernando De Angelis


Roberto Carson
00domenica 18 aprile 2010 11:37
Re: Re:
Topsy, 16/04/2010 16.59:

Roberto Carson, 15/04/2010 21.39:



Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

...
Non vorrei forzare le sintonie, ma sul piano logico-giuridico il tuo discorso è ineccepibile. Spostandomi su un altro piano, sembra che io affermi il contrario, perché tu dici che oggi nessuno è colpevole, mentre io dico che lo siamo tutti: conosci però il noto detto: “Tutti colpevoli, nessun colpevole”.
...






Tutti siamo capaci di far del male. Affermazioni ovvie, diremmo noi oggi. Se vivessi all'epoca del II Tempio non avrei seguito Gesù come discepola. La Torah va liberamene dibattuta, e sostenere che un maestro ed uno solo, ha le chiavi ermeneutiche della Scrittura è un atteggiamento assai lontano dalla cultura religiosa ebraica. Su determinate prese di posizioni di Gesù posso anche ritrovarmi, su altre decisamente no; ma dal non condividere le convinzioni religiose di un maestro, a decretarne la morte, ce ne passa. Il caso di Gesù, non è stato certamente l'unico, di ebrei, mistici, tzaddik, patrioti, profeti, che hanno alzato la loro voce denunciando ciò che ritenevano un male in seno al proprio popolo, e vennnero eliminati a motivo di ciò, da chi, mirava eslusivamente a mantenere i propri privilegi di casta. Accade tra il popolo ebraico, come ovunque. Chi conosce la storia (o letto i Salmi) se ne sarà fatto certamente un'idea.

Siamo tutti colpevoli delle malefette di altri, di quei pochi che affliggono il proprio stesso popolo? Io direi piuttosto che ne siamo ciascuno in una certa misura, responsabili, anche se indirettatamente, allorchè abdichiamo al nostro dovere di vigilare, affinchè le ingiustizie sociali vengono denunciate e sanate. I racconti biblici ci rammentono come, quando il popolo viene meno agli obblighi (osservanza e custodia della Legge) che si è liberamente assunto ai piedi del Sinai, è punito con l’esilio o l’occupazione militare e politica.






Risposta del Prof. Fernando De Angelis:

Cara Topsy, (17/4/10)
nell’Antico Testamento trovo che Dio sa distinguere le responsabilità. Per esempio, il pessimo re Acab aveva molte colpe, ma era istigato al male dalla moglie Izebel, perciò quando in qualche modo si pentì, Dio arrivò addirittura ad usargli benevolenza (1Re 21:25-29). Viene anche spesso messo in evidenza come Dio prenda le difese dei poveri, accusando i potenti per i soprusi ad esso fatti (Isaia 29:19; Amos 2:6; 8:4; Sofonia 3:12).
Ciò però non toglie il principio generale, continuamente dato per scontato, che la classe dirigente di un popolo agisca in nome di tutto il popolo: Amalec, Moab e Israele stesso sono ripetutamente considerati non come una somma di individui, ma come fossero un tutt’uno solidale (Esodo 17:8-14; Deuteronomio 23:3-5; Geremia 2; Osea 11). L’espressione estrema di questo principio è quando Davide pecca e Dio punisce il popolo (1Cronache 21:1-14).
Fai bene a sottolineare il “concorso di colpa” da parte dei Romani e c’è un “segno” che per me rappresenta la responsabilità universale della condanna di Gesù: l’iscrizione in tre lingue (ebraico, latino e greco) messa sopra la croce (Giovanni 19:20): quella scritta significa che a Gerusalemme si incrociavano in quel momento tre mondi (religione ebraica, politica romana e cultura greca) e questi tre mondi (sintesi della Storia passata e sui quali si fonderà la storia futura) hanno concordemente rifiutato Gesù. Da parte della cultura greca il rifiuto è più nascosto, ma si manifesta chiaramente quando Gesù va nella Decapoli, che era zona di lingua greca (Marco 5:1-20); ne è poi una controprova la sufficienza con la quale Paolo è ascoltato dai filosi di Atene (Atti 17:32). Questi tre mondi, che non hanno accolto Gesù, sono stati comunque sconvolti dalle novità portate da Gesù e così, dopo un tempo più o meno lungo, risulteranno profondamente trasformati.
La simpatia delle folle per Gesù è abbastanza nota, mentre è spesso sottaciuto (proprio dai cristiani) il fatto che anche le prime predicazioni degli apostoli suscitarono una forte simpatia da parte del popolo, che ne rese difficile anche in questo caso l’arresto (Atti 2:47; 4:21; 5:13,26). Tutto ciò mostra come il cristianesimo sia nato ed abbia compiuto i primi passi completamente all’interno dell’ebraismo (ciò mette in imbarazzo sia i cristiani che gli Ebrei, mentre si sta tutti più tranquilli se si pensa a due religioni separate).
Sull’uso che il Nuovo Testamento fa della parola “Giudei” ho trovato indicativo quanto è contenuto negli Atti (cito ancora questo libro, che mi appare sempre più come quello teologicamente centrale del Nuovo Testamento, ma spero di metterne presto a disposizione un commento). Quando Paolo andava in una città greca, cominciava la sua predicazione in una sinagoga, si rivolgeva cioè ai “Giudei”. Una minoranza accettava il messaggio, mentre la maggioranza vi si opponeva decisamente. La sinagoga evidentemente rimaneva in mano alla maggioranza anticristiana , mentre gli Ebrei che avevano accettato il messaggio si trovavano uniti ai pagani divenuti cristiani (“cristiani” è una parola che Luca considera appropriata solo per quelli che non erano di provenienza ebraica, cf. Atti 11:26). Dopo la predicazione di Paolo, insomma, “Giudei” indicò quelli che non avevano accettato Gesù come Messia e non credo che, in questa scelta di linguaggio, ci siano intenti particolari, ma solo una naturale conseguenza dell’evolversi della situazione, che viene descritta in modo senz’altro approssimato, ma non con scopi ingannevoli perché il significato di “Giudei” è reso chiaro dal contesto (vedere, per esempio, Atti 13:43-45).

Provo un doppio “morso alle viscere” nel dire che considero un Ebreo di oggi come legato agli Ebrei di 2.000 anni fa. Prima di tutto perché sappiamo quanto questo pensiero sia stato usato per tentare di distruggere gli Ebrei. Nel vedere però quanto insisti sulla “scissione di responsabilità” mi sento colpevole (in quanto membro della “società cristiana”) di aver costretto gli Ebrei a tentare di salvarsi… con una specie di “suicidio” (che è peggio dell’uccidere). È infatti essenziale dell’essere Ebrei il sentirsi parte di una storia e di un popolo che sono cominciati 4.000 anni fa con Abramo, per poi proseguire con Mosè e il Sinai, ai piedi del quale anche tu mi pare che ti senta d’aver sottoscritto un patto; poi Davide, Ester, Daniele, Nehemia… fino alla shoa. È una storia che l’Ebreo sente intrecciata con la sua carne (o sbaglio?) allora la difesa non può incentrarsi sull’uso delle forbici.
Considerandomi parte del “collegio difensivo”, mi verrebbe da proporre un’altra strategia. All’accusa «Voi Ebrei siete colpevoli!», si potrebbe rispondere: «È vero, ma chi non è colpevole? Lei saprà che anche Pilato ha avuto la sua parte. Comunque un Ebreo ritenuto sicuramente innocente c’è ed è Gesù. Fra gli Ebrei colpevoli bisognerebbe metterci anche gli apostoli, che lo abbandonarono e fecero finta di non conoscerlo. Per uccidere Pietro e Paolo (e quelli che venivano dati alla belve nel Colosseo) i Romani comunque fecero tutto da soli, così anche su questa Penisola non è andato sempre tutto liscio. Forse è meglio pensare alle nostre proprio colpe, perché è di quelle che dovremo rispondere davanti a Dio, che riguardo al nostro simile ci ha dato il famoso comandamento di “amare il prossimo come noi stessi”: un comandamento dato sia agli Ebrei che ai cristiani (Levitico 19:18; Matteo 22:39). Perché non proviamo a metterlo in pratica? Forse proprio così potremmo migliorare il mondo».

Saprai che ho fatto della “continuità” fra Antico e Nuovo Testamento una bussola per orientarmi in una nuova comprensione della Bibbia. I miei fratelli cristiani sono però di una superficialità disarmante, perché deriviamo da una “Lettura antiebraica del Nuovo Testamento” che da quasi 2.000 anni si inventa contrasti che sono inconsistenti e inesistenti. Vedendo che tu conosci anche il Nuovo Testamento e che lo citi in modo appropriato, mi faresti un grande piacere se mi dicessi quali sono le posizioni di Gesù che ti suscitano un deciso “no”. Sono infatti convinto che i supposti contrasti derivino da un’errata comprensione dell’Antico e/o del Nuovo Testamento e le obiezioni dei cristiani non hanno fatto che rafforzarmi nella convinzione. Vorrei allora vagliare quei miei presupposti usufruendo del punto di vista dei fratelli Ebrei (dico “fratelli”, perché proprio a voi dobbiamo l’insegnamento che in Adamo lo siamo tutti). Ti chiederei però di sorvolare sulla questione della divinità di Gesù, sia perché su di essa mi sono già soffermato, sia perché nel Nuovo Testamento è una dottrina che viene esposta alla fine di un percorso, non all’inizio (perciò, volendo, se ne potrebbe riparlare in seguito).
L’argomento della “esclusività di Gesù”, come fattore ebraicamente inaccettabile, lo trovo inadeguato. Perché è Mosè stesso ad apparire come “innovatore unico”, che annuncia un successivo avvento di qualcuno simile a lui (Deuteronomio 18:15; 34:10). Ciò evidentemente non dimostra che Gesù sia “simile a Mosè”, ma la sua unicità non può essere una pregiudiziale negativa. Tanto più che Gesù non è apparso sulla scena in modo autoritario come nel caso di Mosè (da subito chiaramente nelle vesti di salvatore), ma si è presentato con tutta umiltà, cominciando a raccogliere discepoli come un qualsiasi rabbi ebraico, discutendo con tutti e facendo appello non alla sua autorità, ma riferendosi alla Parola di Dio ed ai miracoli fatti. Anche gli apostoli presentarono Gesù indicandolo per lo più come “Gesù”, “un uomo”, “quello di Nazaret”, “il Servo” (per esempio, Atti 2:22-23; 3:26; 4:10; 10:38; 13:23; 22:8; 26:9; 28:23).
Comunque, al di là delle singole questioni, percepisco una “sintonia di atteggiamenti” che mi fanno essere fiducioso sulla possibilità di approfondire il dialogo.

Fernando De Angelis



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