CROCIFISSO IN AULA

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Walter.Simoni
00martedì 3 novembre 2009 12:27
Ritenete opportuno che in un'era di pluralismo sociale e religioso, si continui a mantenere il crocifisso in aula?

Un sondaggio su Virgilio, consente a ciascuno di esprimere la propria opinione.

Vai al sondaggio: http://notizie.virgilio.it/community/dilatua/sondaggio.html?1704

pavel43
00martedì 3 novembre 2009 17:22
"A me pare - ha commentato mons. Paglia (CEI) su Avvenire - a proposito della sentenza - che parta da un presupposto di una debolezza umanistica oltre che religiosa del tutto evidente: perché la laicità - ha spiegato - non è l'assenza di simboli religiosi ma la capacità di accoglierli e di sostenerli di fronte al vuoto etico e morale che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi". "Pensare di venire in loro aiuto facendo tabula rasa di tutto - ha proseguito - mi pare davvero miope anche perché presuppone una concezione di cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla o ha solo quello che rimane sradicando da ogni storia, tradizione, patrimonio".

E' un parere che va oltre alle tre domandine del sondaggio.
amedeo.modigliani
00martedì 3 novembre 2009 17:34
Re:
pavel43, 03/11/2009 17.22:

"A me pare - ha commentato mons. Paglia (CEI) su Avvenire - a proposito della sentenza - che parta da un presupposto di una debolezza umanistica oltre che religiosa del tutto evidente: perché la laicità - ha spiegato - non è l'assenza di simboli religiosi ma la capacità di accoglierli e di sostenerli di fronte al vuoto etico e morale che spesso noi vediamo anche nei nostri ragazzi". "Pensare di venire in loro aiuto facendo tabula rasa di tutto - ha proseguito - mi pare davvero miope anche perché presuppone una concezione di cultura che è libera solo nella misura in cui non ha nulla o ha solo quello che rimane sradicando da ogni storia, tradizione, patrimonio".

E' un parere che va oltre alle tre domandine del sondaggio.




ragionamento valido anche per la stella di David ebraica, squadra e compasso massonico, etc.etc.
Roberto Carson
00martedì 3 novembre 2009 17:40
Re: Re:
amedeo.modigliani, 03/11/2009 17.34:




ragionamento valido anche per la stella di David ebraica, squadra e compasso massonico, etc.etc.



Concordo con Amedeo. Se quanto afferma mons. Paglia dovesse essere attuato pienamente, allora ogni istituto scolastito dovrebbe fare un indagine interna, comprendere quante realtà religiose sono presenti fra gli allievi, il personale docente e non docente e apporre in ogni aula un simbolo religioso per ogni credo riscontrato.


pavel43
00martedì 3 novembre 2009 17:43
Va rispettata ogni fede religiosa ed ogni altra concezione non religiosa.
Riguardo ai simboli esposti pensate che tutti abbiano lo stesso richiamo etico-religioso nel nostro contesto culturale?
Roberto Carson
00martedì 3 novembre 2009 17:51
Re:
pavel43, 03/11/2009 17.43:

Se vuoi...
Se pensi che abbiano lo stesso richiamo etico-religioso nel nostro contesto culturale.



In una istituzione laica non vi dovrebbe essere nessun richiamo etico-religioso (anzi, etico direi di si), o per lo meno dovrebbe essere fatto in un contesto puramente culturale, ad esempio sostituendo l'ora di religione cattolica, con l'ora di religioni in un'ottica storico-sociologica.


Roberto Carson
00martedì 3 novembre 2009 17:59
Re:
pavel43, 03/11/2009 17.43:

Va rispettata ogni fede religiosa ed ogni altra concezione non religiosa.
Riguardo ai simboli esposti pensate che tutti abbiano lo stesso richiamo etico-religioso nel nostro contesto culturale?



Questo non ha importanza, quello che conta davvero è la pluralità culturale, la quale non dovrebbe essere direttamente proporzianate al numero di aderenti ad una certa religione all'interno di una struttura scolastica o qualsivoglia istituzione.

Se in una scuola ci sono mille cattolici e venti musulmani, il rispetto culturale dovrebbe essere pari anche a quella minoranza.


pavel43
00martedì 3 novembre 2009 18:08


In una istituzione laica non vi dovrebbe essere nessun richiamo etico-religioso (anzi, etico direi di si), o per lo meno dovrebbe essere fatto in un contesto puramente culturale, ad esempio sostituendo l'ora di religione cattolica, con l'ora di religioni in un'ottica storico-sociologica.


E’ un’istituzione laica ma con finalità educative e vedo che ti ricredi sull’etico ma pensi di attuarlo su una base storico sociologica, con cui potrai tutt’al più offrire un’educazione alla convivenza democratica. Scopo nobile si intende, ma all’etica bisogna offrire motivazioni più profonde.
pavel43
00martedì 3 novembre 2009 18:13

Se in una scuola ci sono mille cattolici e venti musulmani, il rispetto culturale dovrebbe essere pari anche a quella minoranza.


Su questo sono pienamente d’accordo.
Roberto Carson
00martedì 3 novembre 2009 19:13
Re:
pavel43, 03/11/2009 18.08:



In una istituzione laica non vi dovrebbe essere nessun richiamo etico-religioso (anzi, etico direi di si), o per lo meno dovrebbe essere fatto in un contesto puramente culturale, ad esempio sostituendo l'ora di religione cattolica, con l'ora di religioni in un'ottica storico-sociologica.


E’ un’istituzione laica ma con finalità educative e vedo che ti ricredi sull’etico ma pensi di attuarlo su una base storico sociologica, con cui potrai tutt’al più offrire un’educazione alla convivenza democratica. Scopo nobile si intende, ma all’etica bisogna offrire motivazioni più profonde.



Caro Pavel,
certi principi etici dovrebbero essere universali, intrinsechi nella coscienza umana indipendentemente dalla appartenenza religiosa.
Quindi una buona educazione in tal senso può essere senz'altro offerta anche a scuola senza accostarla alla teologia di alcuna religione.


pavel43
00martedì 3 novembre 2009 20:59


certi principi etici dovrebbero essere universali, intrinsechi nella coscienza umana indipendentemente dalla appartenenza religiosa.
Quindi una buona educazione in tal senso può essere senz'altro offerta anche a scuola senza accostarla alla teologia di alcuna religione.


In quarant’anni di scuola mai sentito parlare di teologia.
Un simbolo che testimonia un atto d’amore mi sembra fondante di un principio etico universale.
Roberto Carson
00martedì 3 novembre 2009 21:03

In quarant’anni di scuola mai sentito parlare di teologia.



Nelle lezioni di religione si parla anche di quello, lo so per esperienza diretta.


Un simbolo che testimonia un atto d’amore mi sembra fondante di un principio etico universale.



Pensi che i musulmani siano d'accordo con te su tale simbolo? O gli ebrei? E gli atei?
amedeo.modigliani
00martedì 3 novembre 2009 21:24
in ogni caso come TdG non facciamo obiezioni di alcun genere all'esposizione di simboli religiosi. E' bene chiarirlo.
Non facciamo quindi alcuna campagna contro il crocifisso negli edifici pubblici.
(SimonLeBon)
00martedì 3 novembre 2009 23:23
Re:
pavel43, 11/3/2009 5:43 PM:

Va rispettata ogni fede religiosa ed ogni altra concezione non religiosa.
Riguardo ai simboli esposti pensate che tutti abbiano lo stesso richiamo etico-religioso nel nostro contesto culturale?



Secondo la mia esperienza e quella dei miei (ex) compagni di classe, la presenza o assenza del crocefisso è del tutto irrilevante.
Questo vale per i prof. e gli allievi cattolici, cosi' come i non cattolici. Nemmeno dell'ora di religione cattolica, che a suo tempo ho frequentato con buon profitto, si è mai fatto cenno al crocefisso appeso al muro.

Forse i tempi sono cambiati e questi oggetti hanno fatto il loro tempo e possono essere eliminati. D'altra parte è ammesso anche per parte cattolica che si tratta solo di ausili visivi per facilitare l'adorazione, ma non si deve attribuire eccessiva importanza all'oggetto in sé.

Simon
barnabino
00martedì 3 novembre 2009 23:24
Bravo Amedeo, a me il crocifisso non reca alcun disturbo, in caso non lo uso ma è una questione privata, lo Stato faccia quello che vuole, IO crocifisso o no resto cristiano, mi fa un pò pena chi per sentirsi cristiano ha bisogno di esporre dei simboli in luoghi pubblici.

Shalom
(SimonLeBon)
00martedì 3 novembre 2009 23:46
Re:
barnabino, 11/3/2009 11:24 PM:

Bravo Amedeo, a me il crocifisso non reca alcun disturbo, in caso non lo uso ma è una questione privata, lo Stato faccia quello che vuole, IO crocifisso o no resto cristiano, mi fa un pò pena chi per sentirsi cristiano ha bisogno di esporre dei simboli in luoghi pubblici.

Shalom



Mah, sinceramente, a parte la questione politica di principio, non riscontro un tale attaccamento tra il cristiano "di strada".
Per quanto vedo, il crocefisso è piu' usato come simbolo scaramantico che per l'adorazione. Soprattutto nelle classi!

Simon
Spener
00mercoledì 4 novembre 2009 09:01
Attenzione a sta storia.... perchè oggi tocca al crocifisso del cattolici, domani magari alla nostra predicazione pubblica.

Si sta imboccando una strada pericolosa per tutti.
(anche se sappiamo che è lì che finiremo).

(Oreste)
00mercoledì 4 novembre 2009 11:21
Re:
Spener, 04/11/2009 9.01:

Attenzione a sta storia.... perchè oggi tocca al crocifisso del cattolici, domani magari alla nostra predicazione pubblica.

Si sta imboccando una strada pericolosa per tutti.
(anche se sappiamo che è lì che finiremo).




Si, sono d'accordo con Spener. Se si tende ad essere troppo aggressivi nel laicizzare il mondo che ci circonda, presto ogni tipo di tolleranza religiosa andrà completamente sfumando.

barnabino
00mercoledì 4 novembre 2009 14:09
Il problema è che i difensori del crocifisso nelle aule (per la verità non tutti) lo fanno più facendo leva su una sorta di "diritto esclusivo" della religione cristiana (e direi cattolica, perché il crocifisso non è la croce vuota protestante) che su un più generale problema di libertà di culto, messo in discussione da una laicità esasperata.

Shalom
pavel43
00mercoledì 4 novembre 2009 17:26


mi fa un pò pena “chi per sentirsi cristiano” ha bisogno di esporre dei simboli in luoghi pubblici.


Detto così sono d’accordo.
Come sono d’accordo che a “chi si sente cristiano” fa piacere vedere esposto un crocefisso anche in un luogo pubblico.
barnabino
00mercoledì 4 novembre 2009 17:31
Caro Pavel,


Come sono d’accordo che a “chi si sente cristiano” fa piacere vedere esposto un crocefisso anche in un luogo pubblico



Lo capisco, ma mi chiedo quanto in tutta questa polemica vi sia di religioso, spirituale e quanto vi sia di meramente politico, una politica che passa anche per i simboli, con i soliti partiti pronti a partire per le crociate...

Personalmente non ho nulla contro il crocifisso nelle aule, o altrove, non mi piace solo questa strumentalizzazione di un simbolo per fini che sono ben lontani dal figlio di Dio che sacrifica se stesso per l'umanità...

Shalom
Filadelfia.
00mercoledì 4 novembre 2009 19:06
Ho pensato un pò quando ho sentito al telegiornale. Ogniuno è libero da fare quello che sente, però , come cristiani, deve dare conto di tutto, con spiegazione:perché e per cosa? Elesiasto 11:9, (consiglio per i giovani, ma non solo), 1Pietro3:15. Anche a me piace mettere come simbolo, la croce e la corona. Se qualcuno mi sta domandando, so rispondere, spiegare il simbolo di ogniuno. Se per loro, i cristiani catolici non e un mito, una semplice abitudine, se rapressenta la vera dottrina del prezzo di riscatto, e una bella testimonianza da spiegare ogni cristiano catolico ai altri che li da fastidio, dell'importantissimo atto che il caro nostro Signore ha fatto per noi tutti.
,,perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio...ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui"
Filadelfia
Roberto Carson
00giovedì 5 novembre 2009 22:23

Se per loro, i cristiani catolici non e un mito, una semplice abitudine, se rapressenta la vera dottrina del prezzo di riscatto, e una bella testimonianza da spiegare ogni cristiano catolico ai altri che li da fastidio, dell'importantissimo atto che il caro nostro Signore ha fatto per noi tutti.
,,perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio...ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui"



Quanto dici potrebbe essere condivisibile qualora tale simbolo venisse piazzato in un ambiente interamente cattolico. Ma in una istituzione laica, il cristiano cattolico che apprezza il significato racchiuso in quel simbolo, non può imporre che esso venga accettato da chi non condivide tale fede.
(SimonLeBon)
00giovedì 5 novembre 2009 23:41
Re: Re:
(Oreste), 11/4/2009 11:21 AM:


Si, sono d'accordo con Spener. Se si tende ad essere troppo aggressivi nel laicizzare il mondo che ci circonda, presto ogni tipo di tolleranza religiosa andrà completamente sfumando.



D'altra parte siamo in una fase dove si costruiscono moschee e minareti in Europa, forse anche per questo motivo ci sono queste reazioni "allergiche" quando si toccano i simboli.

Simon
amedeo.modigliani
00venerdì 6 novembre 2009 09:41
Da "Il fatto quotidiano" di Marco Travaglio


Ma io difendo quella croce


5 novembre 2009

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.

Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”.

Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).

Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo.

Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.

A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.

da Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009

christofer2006
00venerdì 6 novembre 2009 09:57

Notizie Avventiste
Settimanale del sito www.avventisti.it
Anno XII - N 36 5-11-2009


Reazioni favorevoli della Chiesa avventista alla sentenza sul crocifisso nelle scuole

Notizie Avventiste – Martedì scorso, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito con una sentenza che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione della libertà dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”, accogliendo il ricorso presentato da Soile Lautsie, cittadina italiana, nel 2006.
La Chiesa avventista ha accolto con favore la sentenza, ritenendo che la scuola è il luogo dove si formano i bambini e i ragazzi di qualunque appartenenza religiosa o anche di nessuna. La scuola è inoltre pubblica e quindi un servizio dello Stato per tutta la cittadinanza; deve pertanto tenere conto di tutte le espressioni religiose e non solamente di una. Bisogna che la scuola affronti l’argomento della religione da un punto di vista culturale e non cultuale. In Italia vi è un grande bisogno di un insegnamento della storia delle religioni per offrire agli studenti maggiori elementi di conoscenza che li aiutino ad affrontare la vita.



christofer2006
00venerdì 6 novembre 2009 12:10

Notizie Avventiste
Settimanale del sito www.avventisti.it
Anno XII - N 36 5-11-2009


Le dichiarazioni infuocate sul crocifisso ignorano le coordinate del problema

Tiziano Rimoldi - “Attacco mortale all’Europa dei valori e dei diritti”, “negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del cristianesimo nella società e nell’identità italiana”, “queste decisioni ci allontanano dall’idea di Europa di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Di questo passo il fallimento politico è inevitabile”. Queste e altre ancora le reazioni di molti leader politici, quasi che davvero l’esposizione del crocifisso sui campanili, sulle vetrate e sugli altari delle chiese, agli angoli delle strade, nelle classi delle scuole cattoliche, nei chiostri dei conventi, sulle montagne, nei santuari, al collo dei fedeli, ecc., fosse stata messa al bando!
Nelle dichiarazioni infiammate che si leggono in questi giorni sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso emerge una sostanziale mancanza di conoscenza o la deliberata volontà di ignorare le coordinate del problema, che a mio modesto avviso sono le seguenti:
1. L’esposizione del crocifisso è prescritta da disposizioni di carattere amministrativo, non da leggi. In particolare l’art. 118 del Regio Decreto n. 965 del 1924 prevede per le scuole medie che “Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re”, mentre per le scuole elementari l’allegato C del Regio Decreto n. 1297 del 1928 prevede tra gli arredi delle classi “1. Il Crocifisso. 2. Il ritratto di S. M. il Re”. Queste disposizioni sono state confermate da una circolare ministeriale del 1967 sugli arredi scolastici.
2. Le disposizioni amministrative sopra citate sono state emanate in un periodo nel quale era vigente il principio della confessionalità dello Stato. Infatti lo Statuto albertino, al suo articolo 1, recitava: “Art. 1. La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi”. È di tutta evidenza che uno Stato che adotta come sua sola religione quella cattolica si faccia carico di esporne i simboli accanto a quelli dell’autorità regia, in questo caso il ritratto del Re.
3. Le disposizioni suddette sono state emanate da governi presieduti da Benito Mussolini, Duce del fascismo, che aveva interesse ad accattivarsi le simpatie della Chiesa cattolica e che sarà l’artefice, per parte italiana, della Conciliazione e della firma dei Patti lateranensi nel 1929. In particolare il Trattato fra la Santa Sede e l’Italia ribadisce all’art. 1 che “L’Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell’art. 1 dello Statuto del Regno 4 marzo 1848, nel quale la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato”.
4. L’Accordo di Villa Madama del 1984 che ha modificato i Patti lateranensi, nel suo protocollo addizionale, stabilisce “In relazione all’articolo 1…Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano”. Dal 1984 quindi l’Italia non è più uno Stato confessionale.
5. La Corte costituzionale, con sentenza 12 aprile 1989, n. 203, ha affermato che la laicità rientra tra i principi supremi dell’ordinamento costituzionale. Tale sentenza è stata resa nell’ambito della valutazione della costituzionalità dell’insegnamento della religione cattolica e ha stabilito che gli alunni che frequentano la scuola dell’obbligo si trovano, rispetto alla frequenza dei corsi di religione cattolica impartiti a spese dello Stato per effetto delle disposizioni concordatarie (che sono leggi, non provvedimenti amministrativi), nello stato di non-obbligo, cioè innanzitutto non vi è l’obbligo di assistere a tali lezioni: “Il principio di laicità, quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di relig ione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”.
Per concludere: l’Italia non è più uno Stato confessionale. Al contrario, l’Italia è uno Stato laico, che tutela il pluralismo religioso. Anche quando impartisce l’insegnamento della religione cattolica, garantisce però, in nome del pluralismo e della libertà religiosa, la possibilità di non essere costretti ad assistervi. Ecco perché, al di là di chi si offende o di chi non si offende (è molto antipatico etichettare la sensibilità degli altri come “eccessiva” o “ideologica” quando si parte da posizioni dominanti), lo Stato garantirebbe meglio la laicità delle istituzioni smettendo di prescrivere che ogni aula sia dotata di un crocifisso (per il ritratto di Sua Maestà il Re per fortuna si è già provveduto in tal senso).

christofer2006
00venerdì 6 novembre 2009 12:12


NEV NOTIZIE EVANGELICHE

Le Chiese evangeliche accolgono con favore la sentenza sul crocifisso nelle scuole


Nev – Oltre alla Chiesa avventista, anche tutto il mondo evangelico ha reagito positivamente alla sentenza della Corte europea che boccia il crocifisso nelle scuole pubbliche.
“Dopo le polemiche sul credito scolastico per chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, e dopo quelle sull’ora di islam, scoppia ora con clamore un caso sul crocifisso. Una sentenza che vediamo favorevolmente perché ribadisce l’idea che la libertà religiosa e il rispetto di tutte le fedi sono alla base di un’Europa pacifica e civile”, ha affermato Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), in un comunicato diramato all’indomani della sentenza.
La moderatora della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede, dalle pagine del sito web dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, ha dichiarato: “È una sentenza che tutela i diritti di chi crede, di chi crede diversamente dalla maggioranza e di chi non crede. Ancora una volta emerge la fragilità, logica prima e giuridica dopo, della tesi secondo cui il crocefisso imposto nelle aule italiane non è un simbolo religioso ma sarebbe l’espressione della cultura nazionale. La sfida oggi è invece quella del pluralismo delle culture e della convivenza tra chi crede e chi non crede nel quadro del valore costituzionale della laicità”.
Per la pastora Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi): “Ridurre Cristo crocifisso in un segno di appartenenza che marca il territorio di uno Stato e difenderlo come simbolo nazionale significa aver completamente travisato la fede cristiana. Cristo si affidò a una parola nuda da annunciare, non a simboli nazionali da preservare. I cristiani dovrebbero farsi portatori disarmati di questa parola e non pretendere niente”.
Il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), pastore Holger Milkau, ha affermato che “lo spazio pubblico non è il luogo dove esprimere prepotenze. Ovviamente la croce e il crocifisso sono simboli fondamentali del cristianesimo, ma non devono diventare motivo per oppressioni o liti”.
Infine, l’Alleanza evangelica Italiana (Aei), in un suo comunicato, ha considerato “molto positivamente” la sentenza della Corte europea.


barnabino
00venerdì 6 novembre 2009 12:43
Che bella la sobrietà e la neutralità dei TdG! Non entriamo in questi conflitti politici, che personalmente ritengo ridicoli per quanto spocchiosi... e la cosa ci fa solo onore. Comunque ritengo che il governo attuale, e qualuqnue altro per altro, difenderà il crocifisso... o gli avventisti votano radicale o niente!

Shalom [SM=g27988]


barnabino
00venerdì 6 novembre 2009 13:46
Comunque ho visto il sondaggio segnalato, sembra che oltre l'80% sia contrario alla sentenza europea. Toglietemi tutto ma non il mio crocifisso!

Shalom
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