Concetti Filosofico-Religiosi implicati nell'equazione "Progetto Intelligente".

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Roberto Carson
00martedì 30 giugno 2009 20:01
Dal nostro corrispondente dall'Australia, Dott. Umberto Polizzi.
Riceviamo e pubblichiamo.

Un nuovo telescopio è stato inviato nello spazio al fine di scoprire l’origine dell’Universo a noi tanto sconosciuto!
“Di tutte le conquiste della scienza”, afferma il noto scrittore scientifico Lewis Thomas in un articolo apparso sul New York Times, “la maggiore è la scoperta che siamo profondamente ignoranti”. È un’esagerazione? Tutt’altro, come scrive Ely E. Pilchik in una lettera al Times: “In appoggio [all’affermazione di Lewis Thomas] vorrei citare alcune dichiarazioni fatte da una fonte piuttosto autorevole”. Egli afferma di aver rivolto il 20 maggio 1954 la seguente domanda al prof. Albert Einstein:
“Mi è stato riferito che il mese scorso ella ha avuto delle conversazioni con un ospite sul soggetto delle nostre conoscenze relative alle leggi dell’universo. Ella avrebbe detto che nonostante tutti i nostri recenti progressi la conoscenza che abbiamo continua a essere piuttosto scarsa, e per illustrarlo avrebbe fatto due esempi: primo, la nostra conoscenza aumenta in misura analoga a quella di un uomo che, volendo saperne di più sulla luna, si arrampica sul tetto di casa per guardarla più da vicino. Ecco che in questo caso la ‘filosofia’ e la ‘scienza’ trovano il loro contrasto con la ‘religione’.
“Secondo quanto mi è stato riferito, la seconda illustrazione della scarsa conoscenza che abbiamo dell’universo riguardava il momento in cui ella completò la sua formula della teoria generale della relatività. In quell’attimo una normalissima mosca si sarebbe posata sul foglio di carta. La riflessione da lei fatta sarebbe stata che, pur avendo scritto su quel foglio tutte le principali leggi fisiche universali - come a dire: ecco la chiave di tutti i segreti dell’universo - in realtà non si sa molto nemmeno sulla natura di quella piccola mosca.
Scusatemi ora se mi riferisco per un attimo alla Bibbia.
Anche se la conoscenza che l’uomo ha dell’universo continua ad aumentare, è sempre relativamente scarsa, e questo fa venire in mente le parole di Giobbe riguardo a Dio e alla sua creazione: “Questo non è che un lembo delle opere sue e quanto lieve è il sussurro che noi percepiamo: ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?” — Giobbe 26:14, Bibbia Tintori (cattolica)

Creazione: Ha avuto davvero un inizio? Come e da chi?-
NEL corso dei secoli molti hanno contemplato il cielo stellato con ammirazione. Anch’io nella mia profonda ignoranza specialmente quando sono in volo tra L’Australia e l’Italia godo dell’immenso panorama cosmico notturno. Mi sento sopraffatto dall’immensità e dalla straordinaria bellezza dell’universo. A chi o a che cosa dobbiamo tutto questo? Perché esiste? È sempre esistito o ha avuto un inizio?
Ed ecco alcuni riferimenti tratti da una mia ricerca:
David L. Block, docente di astronomia, ha scritto: “L’idea che l’universo non sia sempre esistito - che abbia avuto un inizio - non è sempre stata popolare”. Eppure negli ultimi decenni le prove raccolte hanno costretto la maggior parte dei cosmologi a concludere che l’universo ha avuto davvero un inizio. “Oggi praticamente tutti gli astrofisici”, scriveva la rivista U.S.News & World Report nel 1997, ritengono che “l’universo ebbe inizio con un big bang che scagliò la materia in tutte le direzioni”.
A proposito di questa conclusione generalmente accettata Robert Jastrow, che insegna astronomia e geologia alla Columbia University, scrisse: “Pochi astronomi avrebbero previsto che questo evento - la nascita improvvisa dell’universo - sarebbe diventato un fatto scientifico assodato, ma in seguito l’osservazione dei cieli mediante i telescopi li ha costretti a tale conclusione”.
“La nascita improvvisa dell’universo” è davvero “un fatto scientifico assodato”? Analizziamo insieme le prove che storicamente hanno portato a questa conclusione.
Prove che c’è stato un inizio, mi portano a una riflessione di carattere spirituale!
La teoria della relatività generale di Albert Einstein, pubblicata nel 1916, implicava che l’universo si stesse espandendo o contraendo. Questo concetto, però, contraddiceva in pieno l’idea allora in voga secondo cui l’universo era statico, idea che a quel tempo anche Einstein condivideva. Così lo scienziato introdusse nei suoi calcoli quella che chiamò “costante cosmologica”. Con questa correzione si proponeva di armonizzare la nuova teoria con l’idea accettata che l’universo fosse statico e stabile.
Le prove sperimentali che si andarono accumulando negli anni ’20, però, indussero Einstein a definire la correzione che aveva fatto alla teoria della relatività il suo “peggiore abbaglio”. L’installazione dell’enorme telescopio da 100 pollici di Mount Wilson, in California, permise di acquisire prove del genere.
Le osservazioni fatte negli anni ’20 con quel telescopio dimostrarono che l’universo si sta espandendo!
In precedenza, i telescopi più potenti erano in grado di identificare solo singole stelle all’interno della nostra galassia, la Via Lattea. È vero che si erano notate delle macchie luminose sfocate, le cosiddette nebulose, ma in genere queste venivano considerate vortici di materia gassosa all’interno della galassia. Sfruttando la potenza del telescopio di Mount Wilson, però, Edwin Hubble riuscì a identificare singole stelle all’interno di queste nebulose. Alla fine si riconobbe che quelle macchie luminose sfocate erano galassie simili alla Via Lattea. Oggi si calcola che esistano da 50 a 125 miliardi di galassie, ciascuna delle quali può contenere centinaia di miliardi di stelle!
Verso la fine degli anni ’20 Hubble scoprì anche che queste galassie si stanno allontanando da noi e che più sono distanti, maggiore è la velocità con cui si allontanano. Per determinare la velocità con cui una galassia si allontana gli astronomi usano lo spettrografo, uno strumento con cui si misura lo spettro della luce proveniente da oggetti stellari. La luce che proviene da stelle lontane viene fatta passare attraverso un prisma che la disperde nei vari colori di cui è composta.
La luce proveniente da un oggetto che si sta allontanando dall’osservatore è più rossa, e si dice che ha subìto uno “spostamento verso il rosso” (redshift). La luce proveniente da un oggetto in avvicinamento presenta, invece, uno “spostamento verso il blu”. Fatto significativo, ad eccezione di poche galassie vicine, tutte le galassie conosciute risultano emettere luce le cui righe spettrali sono spostate verso il rosso. Gli scienziati concludono dunque che l’universo si sta espandendo in maniera ordinata. La velocità di questa espansione si desume misurando l’entità dello spostamento verso il rosso delle righe spettrali.
A quale conclusione porta il fatto che l’universo si stia espandendo? Ebbene, uno scienziato ha invitato a immaginare di invertire questo processo. In altre parole, proviamo a visualizzare che aspetto avrebbe il film dell’universo in espansione se venisse proiettato al contrario, in modo da farci vedere la storia passata dell’universo. Si vedrebbe l’universo contrarsi anziché espandersi. Alla fine, l’universo si ridurrebbe a un unico punto d’origine. Quanto era grande questo punto d’origine o di partenza? Chi ha dato origine a questo agglomerato e quale dimensione aveva?
Nel suo libro Buchi neri e universi neonati e altri saggi, pubblicato in inglese nel 1993, il famoso fisico Stephen Hawking giungeva alla conclusione che “la scienza poteva predire che l’universo doveva avere avuto un inizio”.
Alcuni anni fa, però, molti non credevano che l’universo avesse avuto un inizio. Fred Hoyle era un famoso scienziato che non condivideva l’idea che l’universo fosse venuto all’esistenza per mezzo di quello che definì sprezzantemente un “big bang”, una “grande esplosione”. Tra le altre cose, Hoyle sosteneva che se ci fosse stato un inizio così dinamico, da qualche parte nell’universo dovrebbe essere rimasta una traccia di questo evento. Nello spazio ci dovrebbe essere, per così dire, qualche “radiazione fossile”, qualche debole “eco” di tale esplosione. Cosa ha rivelato la ricerca di tale radiazione di fondo?
Il New York Times dell’8 marzo 1998 riferiva che verso il 1965 “gli astronomi Arno Penzias e Robert Wilson scoprirono l’onnipresente radiazione di fondo, il bagliore residuo dell’esplosione primordiale”. L’articolo aggiungeva: “La teoria [del big bang] sembrava dimostrata in maniera irrefutabile”.
Negli anni successivi alla scoperta di Penzias e Wilson, alcuni si chiesero come mai, se il modello del big bang era davvero corretto, non si erano osservate delle leggere irregolarità nella radiazione di fondo. Perché si formassero le galassie, nell’universo ci sarebbero dovute essere delle regioni più fredde e più dense in cui la materia avrebbe potuto aggregarsi. Gli esperimenti condotti da Penzias e Wilson dalla superficie terrestre, però, non rivelarono simili irregolarità.
Per questo motivo nel novembre 1989 la NASA, l’ente spaziale americano, mise in orbita il satellite COBE (Cosmic Background Explorer). Le scoperte compiute grazie a questo satellite sono state definite eccezionali. Il prof. Block ha spiegato: “Le increspature registrate dal radiometro differenziale per microonde a bordo del COBE erano proprio le fluttuazioni impresse nel cosmo che miliardi di anni fa portarono alla formazione delle galassie”.
Ciò che le prove implicano
Cosa possiamo dedurre dal fatto che l’universo ebbe un inizio? Robert Jastrow disse: “Si può chiamarlo big bang, ma si può anche chiamarlo a ragione il momento della creazione”. Penzias, uno degli scopritori della radiazione di fondo nell’universo, osservò: “L’astronomia ci porta a un evento singolare, a un universo creato dal nulla”. E George Smoot, che ha diretto l’équipe di scienziati del COBE, ha osservato: “Quella che abbiamo trovato è la prova della nascita dell’universo”.
È ragionevole concludere che se c’è stato un inizio dell’universo, o una creazione, c’è stato un Originatore, un Creatore? Molti ritengono di sì. A proposito delle scoperte fatte dal COBE, Smoot dichiarò: “È come contemplare Dio”. Se sei uno studioso ateo anche tu che mi leggi o un adoratore di Dio, con il tuo ingegno e la tua professionalità, hai diritto di esprimerti o in un verso o nell’altro.
Naturalmente, anche senza le prove scientifiche che sono venute alla luce negli ultimi decenni, milioni di persone hanno riposto fede nelle parole iniziali della Bibbia: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. — Genesi 1:1. Io sono fra questi !

Ora faccio parlare uno Scienziato.
INTERVISTA di un Giornalista della Rivista scientifica “NATURE”.
Creazionismo o evoluzionismo esiste una terza via? «La scienza ha scoperto che nella natura c’è un progetto». Parla il biochimico Behe, che testimonierà come esperto nel processo di Harrisburg (Usa)
Darwin nella trappola per topi
«Chi vede i presidenti Usa scolpiti sul monte Rushmore capisce che non è erosione; la stessa cosa avviene davanti alla complessità di una cellula. Disegno intelligente vuol dire che certi fenomeni si spiegano meglio come frutti di razionalità»
Nove anni fa mosse le acque del dibattito sull'evoluzionismo con il suo Darwin's Black Box («La scatola nera di Darwin»). Da allora la teoria del «progetto» (o disegno, come ormai si traduce) «intelligente» (Intelligent Design, ID) ha fatto un salto di qualità e di popolarità, finendo con l'essere saldata (e spesso confusa) con le posizioni creazioniste del fondamentalismo riformato, che vuole bandire il darwinismo dalle scuole.
Eppure Michael J. Behe, docente di biochimica alla Lehigh University, in Pennsylvania, rifiuta il creazionismo letteralista, pensa che l'evoluzione debba essere studiata da tutti e che la scienza sia un'alleata del cristianesimo. Su questi temi sarà chiamato testimoniare come esperto di parte nell'infuocato processo in corso a Harrisburg (Usa) proprio sull'insegnamento del darwinismo.
Professor Behe, che cos'è l'argomento del «disegno intelligente»? Quali sono le prove a suo sostegno?
«L'ID (Intelligent Designe) è l'affermazione che alcune parti della natura vengono meglio spiegate come il prodotto dell'azione deliberata di un agente intelligente. Un buon esempio è quello del monte Rushmore, su cui sono scolpiti i volti di quattro presidenti americani. Vedendoli, anche un turista che non ne avesse mai sentito parlare capirebbe che sono il frutto di un progetto, non del vento e dell'erosione. In biologia accade una cosa simile: la scienza ha scoperto che parti della natura danno la forte impressione di essere il risultato di un progetto. La ricerca ha provato che il fondamento della vita, la cellula, è gestita da una complessa e sofisticata macchina molecolare. Ci sono, letteralmente, piccoli camion e piccoli autobus molecolari che lavorano nella cellula e piccoli motori fuoribordo che le permettono di muoversi. Di tali aspetti si dà un migliore resoconto considerandoli prodotto di un progetto piuttosto che del caso e della selezione naturale».
Per sostenere l'inadeguatezza del darwinismo nel dare conto dell'evoluzione, lei ha introdotto i concetti di «scatola nera» di Darwin e di complessità irriducibile. Di che cosa si tratta?
«La scatola nera è la cellula. Darwin, come altri scienziati dell'epoca, ne aveva scarsa conoscenza e pensava che fosse molto semplice. Oggi sappiamo invece che è enormemente sofisticata e complessa, dando la forte impressione di essere stata esplicitamente progettata. La complessità irriducibile è legata al fatto che tutte le macchine, per funzionare, hanno bisogno di vari componenti e si fermano se vengono private di quelli indispensabili. Pensiamo a una semplice trappola meccanica per topi. La sua complessità è irriducibile perché, se fosse più semplice, sarebbe inservibile. Tali sistemi non possono essere costruiti gradualmente, come vuole il modello darwiniano, in quanto la funzione compare solo dopo che molte parti sono state assemblate. La macchina cellulare in questo è simile a una trappola per topi: ha bisogno di molte parti per funzionare. È quindi difficile immaginare in che modo - secondo la prospettiva darwiniana - sia possibile costruirla aggiungendo un pezzo alla volta».
I biologi darwinisti sostengono che vi è un enorme mole di prove paleontologiche a sostegno dell'evoluzione tramite selezione naturale. Si sbagliano tutti?
«Si sbagliano a metà. Vi è un'enorme mole di prove paleontologiche a favore dell'idea di una discendenza comune: tutti gli organismi discendono da un unico antenato. Lo pensavano anche scienziati precedenti a Darwin. Egli però sostenne che l'evoluzione non è teleologica, bensì guidata da mutazione casuale e selezione naturale prive di un fine. Tuttavia, non c'è prova della selezione naturale nei reperti fossili, dai quali è impossibile evincere quale meccanismo possa averne causato i cambiamenti nel tempo».
Il disegno intelligente è una forma mascherata di creazionismo?
«No. Non sono mai stato un creazionista in senso letterale. L'ID è semplicemente una teoria che cerca di dare conto del fatto che nella vita ci sono forti indizi di un progetto».
Se qualche forza esterna (i miracoli) interviene nel corso naturale degli eventi e lo modifica, come possiamo fare affidamento sulla scienza e sulle leggi di natura? Non siamo costretti a rinunciare alla scienza così come la conosciamo?
«No. In apparenza, per la maggior parte del tempo, la natura segue leggi regolari. Ma non sempre. È un dato di fatto che il Big Bang non è una "legge regolare". Costituisce una singolarità, l'inizio della natura. Anche altri aspetti sono unici: la forza di gravità e la carica dell'elettrone. Il solo fatto che alcuni caratteri della vita siano il frutto di un progetto non implica che la scienza non possa esaminarli».
Non ritiene che il dibattito tra evoluzionisti e sostenitori dell'ID sia falsato da visioni filosofiche e teologiche sottostanti?
«Uno scienziato dovrebbe mettere da parte, il più possibile, filosofia e teologia. Penso comunque che un teista sia in una posizione migliore rispetto a un ateo. Quest'ultimo deve pensare che la natura sia auto-sufficiente e far rientrare tutti i risultati sperimentali in tale schema. Un teista può ritenere che forse Dio ha posto la natura in modo che sia auto-sufficiente o che forse non l'ha fatto. Per cui deve valutare le prove e giungere a una conclusione. È quello che io sto cercando di fare».
Da un punto di vista strettamente scientifico perché Dio non potrebbe aver scelto di lasciar evolvere il mondo dagli amminoacidi all'uomo?
«Avrebbe potuto farlo. Ma abbiamo prove che non è stato così».
Il filosofo della biologia Michael Ruse argomenta che «se l'ID è vero, Dio ha avuto una parte nel creare ciò che è molto complesso e ciò che è buono; ma allora dovremmo ritenerlo responsabile di aver fatto sì, o permesso che, nascesse ciò che è molto semplice o ciò che è cattivo, come ad esempio le malattie genetiche». Che cosa replica?
«Ritenga pure Dio non responsabile. (esperienza assolutiva della creazione del male da parte di Dio di Enstain) Questo è un problema per i teologi. Io sono uno scienziato e vedo il progetto nella cellula. Se ciò produce risultati dannosi, non da parte certamente di Dio, ciò non significa che non vi sia progetto».
A questo enigmatico concetto della creazione del “male” responsabilmente da cristiano e adoratore di Jahvè non posso attribuirla al Creatore di ogni cosa buona. Se una persona a bordo della sua macchina con l’intera sua famiglia a tutta velocità passerebbe con il rosso ad un incrocio, non potrebbe dare la colpa all’amministrazione comunale che avrebbe provveduto il semaforo per la regolarizzazione del traffico che in quell’arco di tempo segnava il divieto con il rosso, e , molti hanno sempre ignorato l’etica morale e cristiana per preservarsi dalla corruzione e dal male.
Che cosa si dovrebbe allora insegnare a scuola?
«Dovremmo insegnare la teoria non più prevalente (il darwinismo), le prove che vanno in direzione opposta e perché così tanta gente è in disaccordo con il modello darwiniano».
Spesso si accusano i cristiani di essere ostili alla scienza moderna, che nega Dio. Lei è uno scienziato affermato, qual è la sua posizione?
«La storia occultata della scienza moderna dice che essa indica una realtà oltre la natura: “Il progetto”. Un secolo fa i cosmologi pensavano che l'universo fosse eterno, oggi sappiamo che ha avuto un inizio, come insegna il cristianesimo. Un secolo fa si riteneva che l'universo fosse insignificante, oggi abbiamo scoperto che per molti aspetti è finemente predisposto per la vita. L'immagine pubblica della scienza è stata alterata per sostenere l'ateismo, ma si tratta di una falsa rappresentazione della realtà. I risultati attuali della scienza portano decisamente a Dio. I cristiani non devono avere paura. La vera scienza è una loro alleata».
Mi edifica sapermi uomo creato, un “ Progetto intelligente!” e non il derivato da un casuale ammasso non progettato di aminoacidi e, pertanto, glorifico JAHVE’ il mio Dio con tutto il mio cuore e con tutta la mia mente!
A Dio, solo sapiente, sia la gloria per mezzo di Gesù Cristo per sempre. — Rom. 16:27.
Scrivendo ai cristiani di Roma, l’apostolo Paolo approfondì l’argomento della sapienza divina, incluso il “sacro segreto” relativo al proposito di Geova di redimere l’umanità fedele e santificare il suo nome mediante il Regno messianico. (Rom. 11:25) Cosa pensava Paolo della sapienza dell’Iddio che aveva concepito tale proposito? Egli concluse la sua lettera con le parole della scrittura di oggi vent’uno dicembre 2008. Paolo capiva che Geova è il “solo sapiente”: l’Essere più sapiente dell’universo. Quale uomo imperfetto potrebbe escogitare un modo migliore per risolvere qualsiasi problema, per non parlare poi della più difficile sfida mai lanciata alla sapienza divina? Dobbiamo dunque aiutare le persone ad avere lo stesso timore reverenziale che proviamo noi per l’Iddio che è “saggio di cuore”. (Giob. 9:4) Meglio comprenderemo la sapienza di Geova, più confideremo che il suo modo di affrontare i problemi è il migliore. — Prov. 3:5, 6.
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