Da Adamo ed Eva a ... Darwin. Dalla speranza cristiana al vuoto ateismo.

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Roberto Carson
00sabato 20 giugno 2009 16:17
Dal nostro corrispondente dall'Australia, Dott. Umberto Polizzi.
Riceviamo e pubblichiamo.

Caro Professore,
Sei un ‘Biologo’ docente e per me domande come quella postami: “Da Adamo e Eva a…Darwin” mi crea, come è logico aspettarsi, un certo imbarazzo. Il pastorello Davide, prima che divenisse Re, ebbe a confrontarsi con il gigante Golia; e culturalmete, a proposito, io mi sento ancor più fragile di Davide inerme e culturalmente nano nei tuoi confronti. Ciò che mi accingo a fare è il cercare di avvalermi di una simbolica ‘fionda’ (Bibbia a cura e sotto la Direzione di mons. Salvatore Garofalo) che in certi versi spesso è riuscita se non ad abbattere ma a far meditare anche il più saggio degli interlocutori. (Da quello che sono riuscito a documentarmi)
LA TERRA pullula di vita. Dai ghiacci dell’Artide alla foresta pluviale amazzonica, dal deserto del Sahara alle paludi delle Everglades, dal buio degli abissi oceanici alle assolate cime dei monti, la vita abbonda. E non finisce mai di stupirci. La sua varietà di forme e dimensioni e la sua abbondanza sfidano l’immaginazione. Ma ancor più stupefacente della piacevole varietà che ci circonda è la profonda unità che lega tutte le forme di vita. I biochimici, che studiano le creature viventi sotto il profilo chimico,( e qui puoi salire in cattedra e insegnarmi), spiegano che tutti gli esseri viventi — che si tratti di amebe o di esseri umani -dipendono da uno straordinario “lavoro di squadra”: L’interazione tra acidi nucleici (DNA e RNA) e molecole proteiche. Le complesse reazioni che coinvolgono questi componenti si verificano praticamente in tutte le cellule del nostro organismo, come pure nelle cellule dei colibrì, dei leoni e delle balene. Quest’unica interazione dà luogo a un fantastico caleidoscopio di forme viventi. Da dove proviene questa armoniosa organizzazione della vita? Anzi, come è nata la vita? Probabilmente si accetta l’idea che un tempo non c’era vita sulla terra. Questo è quanto sostengono anche gli scienziati, come pure molti testi religiosi.(Bibbia compresa) D’altra parte, mi rendo conto che queste due fonti — la scienza e la religione - spiegano in modo diverso come ha avuto origine la vita sulla terra.
Milioni di persone di ogni grado di istruzione credono che sia stato un Creatore intelligente, l’originale Progettista, a creare la vita sulla terra. Io sono uno di quelli! Molti scienziati, invece, affermano che la vita sia sorta gradualmente dalla materia inanimata grazie a una serie di reazioni chimiche, in maniera del tutto casuale. Chi ha ragione?
Non dovremmo pensare che la questione non ci riguardi e che non abbia nulla a che vedere con la nostra ricerca di una vita più significativa. Abbiamo già visto che una delle domande fondamentali a cui gli uomini hanno cercato di dare una risposta è: Da dove veniamo noi esseri umani?
In genere nei corsi di scienze, e tu caro Professore, m’insegni autorevolmente, si dà molto risalto all’adattamento e alla sopravvivenza degli esseri viventi anziché alla questione più fondamentale dell’origine stessa della vita. Avrai notato che nel tentativo di spiegare da dove è venuta la vita di solito vengono usati termini molto vaghi, del tipo: ‘Nel corso di milioni di anni, le collisioni tra molecole hanno dato luogo in qualche modo alla vita’. Ma è per te una spiegazione soddisfacente? In altre parole, grazie all’energia proveniente dal sole, da fulmini o da vulcani, della materia inanimata si sarebbe mossa, si sarebbe organizzata e alla fine avrebbe cominciato a vivere: e tutto questo senza nessun aiuto esterno. Che salto enorme sarebbe stato! Dalla materia inanimata a un essere vivente! È possibile che le cose siano andate così? Nel Medioevo una spiegazione del genere non avrebbe destato perplessità perché la gente credeva nella generazione spontanea, ovvero che la vita potesse sorgere spontaneamente dalla materia inanimata. Poi, nel XVII secolo, il medico italiano Francesco Redi dimostrò che nella carne in putrefazione comparivano i vermi solo dopo che le mosche vi avevano deposto le uova. Se la carne era fuori della portata delle mosche, i vermi non si sviluppavano. Se animali delle dimensioni delle mosche non comparivano dal nulla, che dire dei microbi che si sviluppavano in continuazione nel cibo, che questo fosse coperto o no? Anche se esperimenti successivi indicarono che i microbi non apparivano per generazione spontanea, la questione rimaneva aperta. Poi ci fu l’opera di Louis Pasteur.
Tu mi insegnerai, (sei nel tuo paradiso), il contributo dato da Pasteur alla soluzione di problemi legati alla fermentazione e alle malattie infettive. Egli condusse anche esperimenti per determinare se era possibile che forme di vita microscopiche comparissero spontaneamente. Come certamente avrai letto e studiato perché lo insegni, Pasteur dimostrò che se l’acqua era sterilizzata e protetta da contaminazioni non vi si formavano nemmeno minuscoli batteri. Nel 1864 annunciò: “La dottrina della generazione spontanea – disse Pasteur- non si riprenderà mai dal colpo mortale infertole da questo semplice esperimento”. Questa affermazione continua ad essere valida. Nessun esperimento ha mai prodotto la vita dalla materia inanimata.
Come poté quindi nascere la vita sulla terra? I tentativi moderni di dare una risposta a questa domanda si possono far risalire agli anni ’20, all’opera del biochimico russo Aleksandr I. Oparin. –(Scienze 1991 tradotto da Bompiani) – Da allora lui e altri scienziati hanno proposto quello che assomiglia al copione di un dramma in tre atti che descrive ciò che sarebbe avvenuto sulla scena del pianeta Terra. Nel primo atto si assiste alla trasformazione degli elementi chimici presenti sulla terra — le materie prime — in gruppi di molecole. Poi si salta alle molecole più grandi. E nell’ultimo atto avviene il salto che porta alla prima cellula vivente. Ma le cose sono andate davvero così?
Una premessa essenziale in questo dramma è che anticamente l’atmosfera terrestre fosse molto diversa da com’è oggi. Secondo una teoria l’ossigeno libero era praticamente assente, mentre azoto, idrogeno e carbonio formavano ammoniaca e metano. In un’atmosfera fatta di questi gas e di vapore acqueo, sotto l’effetto di fulmini e della luce ultravioletta si sarebbero formati zuccheri e amminoacidi. Non dimentico, però, che questa è solo una teoria o sbaglio? Forse tu potrai dimostrarmi che non è così!
Secondo questo dramma ipotetico, queste molecole più complesse furono trasportate dalla pioggia negli oceani o in altri specchi d’acqua. Col tempo zuccheri, acidi e altri composti si concentrarono dando luogo a un “brodo prebiotico” in cui gli amminoacidi, per esempio, si unirono a formare proteine. Proseguendo in questa ipotetica sequenza di avvenimenti, altri composti chiamati nucleotidi formarono delle catene e diventarono acidi nucleici, come il DNA. Tutto questo avrebbe preparato la scena per l’ultimo atto del dramma molecolare.
Quest’ultimo atto, che non è documentato, è un po’ come una storia d’amore. Le molecole proteiche e quelle di DNA si incontrano per caso, si riconoscono e si abbracciano. Infine, quando sta già per calare il sipario, nasce la prima cellula vivente. Se fossi tra il pubblico che assiste a questo dramma, potrei chiedermi: ‘È una storia vera o inventata? È davvero possibile che la vita sulla terra sia nata in questo modo?’
Creata la vita in laboratorio?
Nei primi anni ’50 gli scienziati si diedero da fare per verificare sperimentalmente la teoria di Aleksandr Oparin. Era un fatto assodato che la vita proviene solo dalla vita, tuttavia gli scienziati ipotizzavano che se in passato le condizioni fossero state diverse, la vita sarebbe potuta sorgere lentamente dalla materia inanimata. Si poteva dimostrare una cosa del genere? Lo scienziato Stanley L. , ( a proposito sai qualcosa di questi tentativi? Se sì, vorrei documentarmi…Grazie) lavorando nel laboratorio di Harold Urey, nel 1953, prese idrogeno, ammoniaca, metano e vapore acqueo (partendo dal presupposto che fossero stati questi i componenti dell’atmosfera primitiva), li chiuse ermeticamente in un’ampolla sul cui fondo ribolliva dell’acqua (a rappresentare il mare), e fece passare attraverso quei vapori delle scariche elettriche (che simulavano i fulmini). Nel giro di una settimana c’erano tracce di una sostanza appiccicosa e rossastra: Miller l’analizzò e scoprì che era ricca di amminoacidi, i “mattoni” fondamentali delle proteine.(The Mystery of Life’s Origin: Reassessing Current Theories – Bompiani Ed.)
È molto probabile che anche tu hai insegnato ai tuoi allievi questo esperimento, perché per anni è stato citato nei libri di testo e nelle lezioni di scienze come se spiegasse in che modo ebbe inizio la vita sulla terra. Ma lo spiega veramente? Ti chiedo: Se anche tu credi a questo, ti soddisfa?
In effetti, oggi il valore dell’esperimento di Miller viene messo seriamente in discussione. Nondimeno, il suo apparente successo portò ad altri esperimenti in cui furono prodotti persino componenti degli acidi nucleici (DNA e RNA). Gli specialisti in questo campo erano ottimisti, poiché in apparenza avevano replicato il primo atto del dramma molecolare. E sembrava che sarebbero seguite le versioni in laboratorio degli altri due atti. Un professore di chimica affermò: “Siamo ormai vicini a spiegare l’origine di un organismo vivente primitivo in virtù di meccanismi evoluzionistici”.
E un divulgatore scientifico ha scritto: “I luminari del momento ipotizzarono che entro breve tempo scienziati come il dottor Frankenstein di Mary Shelley (classico fantascientifico) avrebbero potuto ottenere nei loro laboratori organismi viventi e descrivere così nei particolari le tappe attraverso cui ha avuto origine la vita”.
Molti pensavano che il mistero dell’origine spontanea della vita fosse risolto. O cercato di capire, nelle ricerche che faccio, cosa sono le molecole degli amminoacidi destrogire e levogire. Spero che tu abbia qualcosa che possa chiarirmi come funzionano e perché quando gli scienziati sintetizzano gli amminoacidi in laboratorio, imitano quello che ritengono potrebbe essere successo in un brodo prebiotico, trovano un uguale numero di molecole destrogire e levogire. “ Questo tipo di distribuzione in parti uguali”, riferisce un articolo scientifico apparso nel New York Times, “ non è caratteristico della vita, la quale dipende solamente da amminoacidi levogiri. Perché gli organismi viventi siano formati solo da amminoacidi levogiri è un ‘mistero’ “.
Le opinioni cambiano, gli interrogativi restano.
Negli anni successivi, però, quell’ottimismo è svanito. Sono passati decenni, e i segreti della vita continuano a sfuggire ai ricercatori. Una quarantina d’anni dopo il suo esperimento, il prof. Miller ha detto a Scientific American: “Il problema dell’origine della vita . . . si è rivelato ben più complesso di quanto io e molti altri potessimo immaginare”.
Anche altri scienziati hanno cambiato opinione. Il biologo Dean H. Kenyon, ad esempio, nel 1969 fu coautore del libro Biochemical Predestination (Predestinazione biochimica… scusami la traduzione). Più di recente, però, è giunto alla conclusione che è “fondamentalmente non plausibile che materia ed energia si siano organizzate spontaneamente in sistemi viventi”.
In effetti, le esperienze di laboratorio confermano l’osservazione di Kenyon secondo cui c’è “un difetto fondamentale in tutte le attuali teorie sull’origine chimica della vita”. Dopo che Miller e altri ebbero sintetizzato gli amminoacidi, gli scienziati si misero al lavoro per costruire proteine e DNA, che sono entrambi essenziali per la vita sulla terra. Dopo migliaia di esperimenti condotti in condizioni cosiddette prebiotiche, qual è stato il risultato? Un libro che fa il punto sulle conoscenze attuali in proposito, e che io ho prestato a un sedicente … amico ingrato, dice: “Vi è un sorprendente contrasto fra il notevole successo nel sintetizzare amminoacidi e il costante fallimento dei tentativi di sintetizzare proteine e DNA”. Questi ultimi tentativi sono caratterizzati da “continui fallimenti”. — The Mystery of Life’s Origin: Reassessing Current Theories. (Qui non faccio parentesi per tradurre )
Se voglio essere realista con me stesso, il mistero non è solo come si siano formate le prime molecole proteiche e i primi acidi nucleici (DNA o RNA). È anche come le due cose collaborino. “È solo la collaborazione delle due molecole che rende possibile l’attuale vita sulla Terra”, afferma la New Encyclopædia Britannica che puoi trovare sul tuo C.D. Fra qualche giorno l’avrò in italiano per cui avrò modo di sollazzarmi a mio piacimento! Tuttavia questa stessa enciclopedia osserva che il modo in cui possa essere nata questa collaborazione continua ad essere “un problema cruciale e irrisolto per quanto riguarda l’origine della vita”. Proprio così.
L’Appendice A, “La vita: Un lavoro di squadra” passa in rassegna alcuni aspetti fondamentali dell’affascinante collaborazione che esiste tra proteine e acidi nucleici nelle nostre cellule.
(SCUSAMI- Non devo dirtele io queste cose…ma li trascrivo per farti sapere come la penso.)
Anche uno sguardo così rapido a ciò che accade all’interno delle cellule suscita ammirazione per il lavoro compiuto dagli scienziati in questo campo. Essi hanno fatto luce su processi straordinariamente complessi a cui ben pochi di noi, specialmente a uno sprovveduto come me, pensano, ma che sono all’opera in ogni momento della nostra vita. D’altra parte, questo alto grado di complessità e di precisione ci porta nuovamente a chiederci: Come ha avuto origine tutto questo?
Probabilmente, come tu ben sai, gli scienziati che studiano l’origine della vita non hanno smesso di cercare di formulare una sceneggiatura plausibile per il dramma relativo alla prima comparsa della vita. I loro nuovi copioni, però, non sembrano convincenti . Ad esempio, Klaus Dose, dell’Istituto di Biochimica di Magonza, in Germania, ha detto: “Attualmente tutti i dibattiti sulle principali teorie e sui più importanti esperimenti in questo campo conducono a un punto morto o a un’ammissione di ignoranza”.
“Il principio della saggezza è il riconoscersi ‘ignoranti’! “
Non è una mia sentenza, come tu ben sai! Molti ‘Uomini di eccelsa cultura ‘ oggi l’adottano!
Nemmeno alla Conferenza Internazionale sull’Origine della Vita tenuta nel 1996 furono presentate soluzioni. Al contrario, la rivista Science riferì che i quasi 300 scienziati convenuti si erano “arrabattati con l’interrogativo di come comparvero le prime molecole [di DNA e RNA] e come si evolsero in cellule capaci di autoriprodursi”. Le Scienze, aprile 1991, p. 79.
Per studiare ciò che accade a livello molecolare nelle nostre cellule, e anche solo per cominciare a spiegarlo, ci sono volute intelligenza e grande istruzione. È ragionevole credere che dei processi complicati si siano verificati per la prima volta in un “brodo prebiotico” senza nessuna guida, in maniera del tutto spontanea e casuale? O ci volle dell’altro?
Perché tanti interrogativi come Adamo e Eva verso…> Darwin?
Oggi si può riflettere su quasi mezzo secolo di ipotesi e su migliaia di tentativi fatti per dimostrare che la vita iniziò spontaneamente. Chi lo fa sarà senz’altro d’accordo con ciò che ha detto il premio Nobel Francis Crick a proposito delle teorie sull’origine della vita, ovvero che “ci sono tante speculazioni che corrono dietro a pochi fatti”. Dichiarazione attinta da Internet del 20 novembre 1999 di Michele Santoro. È comprensibile, quindi, che alcuni scienziati che esaminano i fatti arrivino alla conclusione che la vita è di gran lunga troppo complessa per saltar fuori anche in un laboratorio attrezzato: tanto meno in un ambiente non controllato.
Se la ricerca scientifica più avanzata non è in grado di dimostrare che la vita può essere nata spontaneamente, perché alcuni scienziati continuano a difendere queste teorie?
“Qualche decennio fa”, spiega il prof. Cassano dell’Università di Pisa, “il prof. John D. Bernal fece un’osservazione molto significativa nel suo libro L’origine della vita: “Applicando in questo caso [alla generazione spontanea della vita] i rigidi canoni del metodo scientifico, è possibile dimostrare in certi punti della trattazione come la vita non si sia potuta originare. Le improbabilità perché nascesse sono troppe, le possibilità troppo piccole”. E aggiunse: “Purtroppo per questo punto di vista si deve constatare che la vita invece esiste qui sulla Terra in tutta la sua molteplicità di forme e di attività, e che le discussioni devono essere condotte sul come spiegarne l’esistenza” “.(L’origine della vita, trad. di B. Vitale, Garzanti, Milano, 1983, p. 140.)
Da allora la situazione non è migliorata. Almeno io non sono riuscito a trovarne altre.
Ho riflettuto su cosa significa in realtà un ragionamento del genere. È come dire: ‘Da un punto di vista scientifico è corretto affermare che la vita non può essere nata spontaneamente. Tuttavia la generazione spontanea è l’unica possibilità che prenderemo in considerazione. Pertanto è necessario che le discussioni siano condotte in modo da sostenere l’ipotesi dell’origine spontanea della vita’. È un modo di ragionare che non mi convince! Mi sembra che richieda notevoli forzature!
Ad ogni modo, ci sono scienziati competenti e rispettati che non vedono la necessità di forzare i fatti per adattarli a una filosofia in voga circa l’origine della vita. Al contrario, lasciano che siano i fatti a indicare una conclusione ragionevole. Quali fatti, e quale conclusione?
Informazione e intelligenza (Adamo e Eva … verso > Darwin)
Intervistato nel corso di un documentario, il prof. Maciej Giertych, famoso genetista dell’istituto di dendrologia dell’Accademia Polacca delle Scienze, ha dichiarato: “Ci siamo resi conto dell’enorme quantità di informazione contenuta nei geni. La scienza non sa spiegare in nessun modo come tale informazione possa svilupparsi spontaneamente. Ci vuole un’intelligenza; non può nascere da eventi casuali. Non basta mischiare lettere per produrre parole”. E ha aggiunto: “Ad esempio, il complicatissimo sistema di replicazione di DNA, RNA e proteine all’interno della cellula dev’essere stato perfetto sin dall’inizio. Altrimenti non sarebbero potuti esistere esseri viventi. L’unica spiegazione logica è attribuire questa enorme mole di informazioni a un’intelligenza”.
Un esempio che mi rafforza è stato sempre quello dell’esplosione in una stamperia di una grande casa Editrice e che i caratteri di stampa una volta rientrati per forza di gravità sul pavimento si compongono dando corpo ad un’Enciclopedia. Sarà un esempio banale per te, ma a me rende perfettamente l’idea della improbabile creazione spontanea. In un’altra occasione Maciej confermò che se si volessero contare le sinapsi del nostro cervello impiegheremmo 12 milioni di anni a contarle una ogni decimo di secondo. Poi, come queste sinapsi si siano organizzate per contituire un perfetto collegamento neuronale, forse il...’caso’ è realmente fuori luogo e fuori ogni ragione!
Più cose si imparano sulle meraviglie della vita, più è logico accettare questa conclusione: la vita deve avere avuto origine da una fonte ‘Intelligente’. Quale fonte?
Come abbiamo visto, milioni di persone istruite, e non, sono giunte alla conclusione che la vita sulla terra dev’essere il prodotto di un’intelligenza superiore, di un Progettista. Sì, dopo aver esaminato l’argomento in maniera imparziale hanno riconosciuto che anche in quest’era scientifica è ragionevole essere d’accordo con il poeta biblico che tanto tempo fa disse a proposito di Dio: “Presso di te è la fonte della vita”. — Salmo 36, 10 (Bibbia monsignore Salv. Garofalo Edizione 1974).
Forse le citazioni delle scritture bibliche ti lasciano indifferente per il tuo dichiarato ateismo. No così certamente per chi crede è ha una forte fede cristiana e attinge quotidianamente in esse. Io sono uno di questi e ne traggo diletto spirituale.
Che sia già giunto a una chiara conclusione al riguardo o no, considero alcune meraviglie che mi chiamano in causa personalmente. Sarà molto utile, e potrà fare molta luce su questo argomento che ci riguarda da vicino.
Io non ho la tua cultura in materia, caro e illustre Professore, e come ignorante, mi baso maggiormente sulle cose che per me, e solo per me, hanno un senso logico.
L’atto del creare è portare all’esistenza qualcuno o qualcosa. Può anche indicare ciò che è stato creato o portato all’esistenza. L’ebraico barà´ e il greco ktìzo significano entrambi “creare” e sono usati esclusivamente con riferimento alla creazione divina.
Nelle Sacre Scritture Dio è identificato come il Creatore. Egli è “il Creatore dei cieli, . . . il Formatore della terra e il suo Fattore”. (Isaia 45, 18) È “il Formatore dei monti e il Creatore del vento” (Amos 4, 13) ed è “Colui che ha fatto il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi”. (Atti 4, 24; 14, 15; 17,24) “Dio . . . creò tutte le cose”. (Efesini 3, 9) - Gesù Cristo riconobbe il Padre come Colui che aveva creato gli uomini, facendoli maschio e femmina. (Matteo 19, 4; Marco 10, 6) Dio, JAHVE , è pertanto il solo ad essere giustamente chiamato “il Creatore”. — Isa 40, 28. (Taduzione cattolica ‘ Le Paoline’.)
È a motivo della volontà di Dio che tutte le cose “esisterono e furono create”. (Rivelazione 4,11) Prima che la creazione avesse inizio, Dio che è sempre esistito, era solo. — Salmo 90,1, 2; 1Tmoteo 1, 17.
Mentre Dio, che è uno Spirito (Giovanni 4, 24; -2Corinti 3, 17), è sempre esistito, non si può dire altrettanto della materia che compone l’universo. Perciò, nel creare i cieli fisici e la terra, JAHVE non usò materia preesistente. Lo si comprende da Genesi 1: 1, che dice: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. Se la materia fosse sempre esistita, non sarebbe esatto usare la parola “principio” in relazione alle cose materiali. Invece, dopo aver creato la terra, Dio formò in effetti “dal suolo ogni bestia selvaggia del campo e ogni creatura volatile dei cieli”. (Ge 2, 19) Formò inoltre l’uomo “dalla polvere del suolo”, soffiandogli nelle narici l’alito della vita affinché l’uomo divenisse un’anima vivente. — Genesi 2, 7.
Appropriatamente Salmo 33:6 dice: “Con la parola di JAHVE i cieli furono creati, e con il soffio della sua bocca tutto il suo apparato”. Mentre la terra era ancora “informe e vuota”, e “c’erano tenebre sulla superficie delle acque dell’abisso”, la forza attiva di Dio si muoveva sulla superficie delle acque. (Geremia 1: 2) Perciò Dio usò la sua forza attiva, o “spirito” (ebr. rùach), per realizzare la sua creazione. Le cose che ha creato testimoniano non solo la sua potenza ma anche la sua Divinità. (Geremia 10: 12; Romani 1:19, 20) E poiché Dio “non è un Dio di disordine, ma di pace” (1Corinti 14: 33), le sue opere creative sono caratterizzate dall’ordine anziché dal caos o dal caso. Il Signore Dio ricordò a Giobbe che Egli aveva compiuto passi specifici nel fondare la terra e nel barricare il mare, e indicò che esistevano “statuti dei cieli”. (Giobbe 38: 1, 4- 11: 31-33) Tutte le opere di Dio, incluse quelle creative, sono perfette. — Deuteronomio 32: 4; Ecclesiaste 3: 14.
Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio unigenito, affinché ognuno che crede il Lui non perisca ma abbia vita eterna ( Vangelo di Giovanni 3:16 Mons S. Garofalo), “il principio della creazione di Dio”. (Rivelazione 3: 14) Questi, “il primogenito di tutta la creazione”, fu impiegato da JAHVE nel creare tutte le altre cose, nei cieli e sulla terra, “le cose visibili e le cose invisibili”. (Colossesi 1: 15-17) L’ispirata testimonianza dell’apostolo Giovanni circa questo Figlio, la Parola, è che “tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui, e senza di lui neppure una cosa è venuta all’esistenza”; e la Parola, divenuta carne, è identificata con Gesù Cristo. (Vang. di Giovanni 1:1-4, 10:14, 17) Rappresentato dalla sapienza personificata, questi dice: “ Il Padre stesso mi produsse come il principio della sua via”, e rivela di essere stato accanto a Dio, il Creatore, in qualità di “artefice”. (Proverbi 8:12, 22-31) Data l’intima collaborazione che ci fu tra Dio Padre e il suo unigenito Figlio nelle opere creative, e poiché il Figlio è “l’immagine dell’invisibile Iddio” (Colossesi 1: 15; - 2Corinti 4: 4), JAHVE si stava evidentemente rivolgendo al Suo unigenito Figlio e artefice quando disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. Genesi 1: 26.
Come vedi mio caro ispiratore di temi a me tanto prediletti, non saranno scientifici, ma questa è la mia opinione: semplice e forse anche banale per te ma sinceramente importante per me quanto la stessa vita che ho dedicata a Colui che mi ha creato! Grazie.

Umberto Polizzi
fdalpa
00domenica 5 luglio 2009 17:18
L’intervento del dr. Polizzi riprende una serie di ben note argomentazioni apologetiche del passato, sulle quali i cristiani di ogni confessione si sono in qualche modo adagiati per molti decenni, soprattutto nella prima metà del Novecento. In pratica, ad un certo punto, essi hanno accettato (dovuto accettare!) molti elementi della immagine della natura costruita dalla scienza ‘atea’ e li hanno adattati al racconto biblico, con la pretesa che questo ne risultasse confermato nelle linee generali. Con evidente opportunismo, hanno lasciato perdere le precedenti argomentazioni a sostegno del creazionismo letterale, oramai indifendibili, e si sono lanciati ad attaccare i punti ‘deboli’ dell’evoluzionismo, ovvero si sono messi a speculare sulla presunta insufficienza delle spiegazioni ‘mterialistiche’.
E’ ovvio che la scienza non può spiegare tutto e subito, ma questa non è una prova della inconsistenza delle sue idee di fondo e delle sue linee di ricerca. Una chiara differenza ‘storica’ fra scienza è religione è che la scienza pone chiaramente sul campo i problemi e cerca di risolverli, mentre a religione li scotomizza o invoca il mistero’.
Che sulla terra pulluli la vita è palese. Ma questa vita è qualcosa di molto più complesso di quanto si potrebbe immaginare leggendo la Bibbia; le supposte divisioni fra i diversi ‘ordini’ del creato (piante, animali, uomo) non sono nette, ed esistono molte forme di vita che sfuggono ad ogni rigida classificazione.
Afferma Polizzi: “ancor più stupefacente della piacevole varietà che ci circonda è la profonda unità che lega tutte le forme di vita”. Cosa intende per vita? La vita biologica o la vita ‘anima’? Leggendo spassionatamente la Bibbia, è chiaro che tutti gli esseri viventi sono animati, ovvero hanno un’anima, e l’uomo è un essere animato come gli altri (a parte la ‘somiglianza’ con Dio, qualunque cosa significhi questo concetto sul quale c’è molto da discutere). Per quanto riguarda la ‘vita’ in sé, non esistono ‘salti ontologici’ fra l’uomo ed il resto dei viventi.
Ma se accettiamo la teoria del ‘salto ontologico’, questo salto è dovuto all’anima ‘razionale’, che ‘animerebbe’ il corpo materiale; questo salto postula che non vi è affatto unità fra tutte le forme della vita da una parte e l’uomo dall’altra. Ed a ben vedere, secondo la Bibbia non vi è unità neanche fra animali e piante, che sono infatti creati in ‘giorni’ diversi’, e solo gli animali vengono ‘animati’ (ma nella Bibbia ‘vita’ ed ‘animazione’ sono concetti piuttosto confusi).
La “profonda unità che lega tutte le forme di vita”, a differenza di quanto ritiene Polizzi, è un forte argomento contro il creazionismo.
Ma neanche la supposta “armoniosa organizzazione della vita” è un argomento a favore del creazionismo. La vita non è affatto armoniosa (che armonia c’è in una eruzione vulcanica o nel mangiarsi gli animali e l’uomo l’un l’altro?); siamo noi che vogliano vedere tutto in ‘armonia’ allorchè adottiamo un punto di vista ed un metro di giudizio antropocentrici. In realtà, imbevuti di ‘dottrina’ ed adusi a credere sempre in un certo ‘finalismo’ possiamo ritenere armonioso (e con precisi giustificazione e fine) tutto quello che vogliamo: anche lo schiavismo e la pena di morte un tempo rientravano nel presunto ordine della natura, ed infatti sono stati difesi per secoli dalla chiesa.
Afferma Polizzi: “Avrai notato che nel tentativo di spiegare da dove è venuta la vita di solito vengono usati termini molto vaghi, del tipo: ‘Nel corso di milioni di anni, le collisioni tra molecole hanno dato luogo in qualche modo alla vita’. Ma è per te una spiegazione soddisfacente?”. No caro Polizzi; non si tratta di una spiegazione insoddisfacente, ma solo di una spiegazione incompleta; l’idea di fondo (l’evoluzione) è infatti corretta, la spiegazione ‘esatta’ emerge invece gradualmente. Molto più insoddisfacente è invece la spiegazione avversa, il creazionismo, che non spiega proprio nulla; non a caso, infatti, le teorie creazioniste sono mutevoli; mentre un tempo si argomentava a favore della ‘fissità’ e contro l’evoluzione delle forme, oggi, con altrettanta sicumera, si argomenta a favore di una evoluzione ‘guidata’ delle forme, senza parlare più di ‘fissità’. Che credibilità può avere una teoria che ‘spiega’ indifferentemente una cosa ed il suo contrario?.
Afferma ancora Polizzi, riguardo l’origine della vita dalla materia: “Nel Medioevo una spiegazione del genere non avrebbe destato perplessità perché la gente credeva nella generazione spontanea, ovvero che la vita potesse sorgere spontaneamente dalla materia inanimata”. Il ricorso al senso comune, come egli fa, è però assolutamente da evitare. Per esempio, nel medioevo nessuno credeva che l’uomo potesse volare; oggi sappiamo invece che non è così. In ogni caso non ha senso confrontare le antiche idee sulla generazione spontanea con le odierne idee sulla origine materiale della vita. La generazione spontanea si riferiva alla nascita diretta dalla materia di esseri viventi belli e pronti (come le mosche o i vermi); l’evoluzionismo non ammette questa nascita, ma ritiene vi sia stata solo una lentissima evoluzione dal vivente al non vivente.
A proposito degli esperimenti condotti in laboratorio sul modo in cui ebbe inizio la vita sulla terra, Polizzi afferma: “ Se anche tu credi a questo, ti soddisfa?”. Ma qui non si tratta di essere soddisfatti, quanto piuttosto di prendere atto dell’evidenza. Se provate a leggere i testi di medicina cattolica di 70-80 anni fa vi renderete conto che all’inizio della genetica i credenti non davano alcun valore alle scoperte sui cromosomi, che secondo loro non potevano in alcun modo essere responsabili dei caratteri strettamente ‘umani’. Oggi, ovviamente, scelgono una linea di difesa diversa, restringendo il campo delle presunte qualità ‘spirituali’ (‘sovramateriali’) dell’essere umano.
Scrive Polizzi: “Oggi si può riflettere su quasi mezzo secolo di ipotesi e su migliaia di tentativi fatti per dimostrare che la vita iniziò spontaneamente”; “Se la ricerca scientifica più avanzata non è in grado di dimostrare che la vita può essere nata spontaneamente, perché alcuni scienziati continuano a difendere queste teorie?” Certamente gliscienziati riflettono, ma non per prendere atto del fallimento di queste spiegazioni, quanto piuttosto per orientare le ricerche sulla giusta via, che porterà un giorno a chiarire questo ‘mistero’. E’ tipico delle religioni (del cristianesimo in particolare) denigrare chi vuole spiegare ‘scientificamente’ (senza presunte ‘rivelazioni’) le cose; ma la storia del pensiero scientifico mostra a sufficienza come esso ha progressivamente spiegato (eliminato) un gran numero di ‘misteri’ che la religione pretendeva riservati alla teologia ed al ‘sacro’, e preclusi alla conoscenza ‘profana’.
D’altra parte, anche se per secoli l’uomo ha fallito nei suoi tentativi di volare Leonardo ha continuato caparbiamente a provarci, comportandosi esattamente come si comporta la scienza di oggi! Prova e riprova, anche le cose più oscure cessano di essere tali.
Probabilmente voi credenti preferite sostenere che “è a motivo della volontà di Dio che tutte le cose esisterono e furono create”. Questa sì che è una perfetta non-spiegazione! Forse tranquillizzante, ma inconcludente dal punto di vista conoscitivo.
Il lungo intervento del dr. Polizzi, mi sembra insufficiente nelle argomentazioni, e soprattutto piuttosto ‘datato’, rispetto al dibattito odierno fra creazionisti ed evoluzionisti. Oltre tutto, di confrontarsi con la scienza ‘non credente’, egli dovrebbe confrontarsi con tutti quei credenti ‘modernisti’ che oramai accettano sostanzialmente (inevitabilmente) tutta una serie di posizioni della scienza alle quali non sono in grado di controbattere, tante sono le prove a favore. In sostanza, quando ci si definisce creazionisti, si dovrebbe ben specificare a quale creazionismo si crede.

F. D’Alpa
Roberto Carson
00domenica 5 luglio 2009 18:23
Gentil Professore,
innanzitutto mi permetta di ringraziarla per il suo significativo intervento.
Vorrei fare alcune precisazioni. Lei scrive:


L’intervento del dr. Polizzi riprende una serie di ben note argomentazioni apologetiche del passato, sulle quali i cristiani di ogni confessione si sono in qualche modo adagiati per molti decenni, soprattutto nella prima metà del Novecento. In pratica, ad un certo punto, essi hanno accettato (dovuto accettare!) molti elementi della immagine della natura costruita dalla scienza ‘atea’ e li hanno adattati al racconto biblico, con la pretesa che questo ne risultasse confermato nelle linee generali. Con evidente opportunismo, hanno lasciato perdere le precedenti argomentazioni a sostegno del creazionismo letterale, oramai indifendibili, e si sono lanciati ad attaccare i punti ‘deboli’ dell’evoluzionismo, ovvero si sono messi a speculare sulla presunta insufficienza delle spiegazioni ‘mterialistiche’.



Questo non è il caso dei Testimoni di Geova.
E' vero che nella cristianità odierna, in primis nel cattolicesimo, si è cercato di adattare le teorie evoluzioniste al concetto creazionista, creando una dottrina che propone una simbiosi delle due ideologie. Una sorta di sincretismo tra ateismo evoluzionista e cristianesimo creazionista in cui si è cercato di spiegere che Dio avrebbe si creato la vita, ma guidando il processo evolutivo.
I TdG prendono completamente le distanze da tale tesi e si attengono alla descrizione creazionista contenuta in quella che essi considerano la pura rivelazione divina, ossia la Bibbia.
I TdG si discostano ideologicamente anche dai creazionisti fondamentalisti che interpretano la Genesi con una sorta di letterarietà forzata, cercano invece di dare il giusto intendimento alla narrazione biblica non sottovalutando nemmeno l'osservazione scientifica obiettiva.
Roberto Carson
00domenica 5 luglio 2009 18:33

E’ ovvio che la scienza non può spiegare tutto e subito, ma questa non è una prova della inconsistenza delle sue idee di fondo e delle sue linee di ricerca. Una chiara differenza ‘storica’ fra scienza è religione è che la scienza pone chiaramente sul campo i problemi e cerca di risolverli, mentre a religione li scotomizza o invoca il mistero’.



Su questo siamo d'accordo.
La scienza non spiega tutto e subito, ma nel tempo ha dato nei notevoli contributi al progresso e all'evoluzione sociale delle civiltà.
Per contro le religioni maggioritarie, soprattutto negli scorsi secoli, hanno cercato di soffocare la scienza e incoraggiato l'ignoranza e l'oscurantismo ideologico.
Ma questo non può dirsi dei Testimoni di Geova, i quali tengono in alta considerazione il progresso scientifico.
Noti cosa dice una pubblicazione ufficiale edita dai TdG:

Non mettiamo in discussione la scienza
Prima di andare avanti, può essere utile chiarire una cosa: Non intendiamo mettere in discussione la scienza e i suoi successi. Ogni persona informata sa che gli scienziati hanno ottenuto risultati sorprendenti in molti campi. La ricerca scientifica ha accresciuto in modo straordinario la nostra conoscenza sia dell’universo che della terra e dei viventi. Lo studio del corpo umano ha permesso di curare meglio malattie e traumi. I rapidi progressi nel campo dell’elettronica ci hanno introdotto nell’èra del computer, cosa che sta cambiando il nostro modo di vivere. Gli scienziati hanno compiuto imprese straordinarie, mandando addirittura uomini sulla luna e facendoli tornare sulla terra. È più che giusto apprezzare le loro capacità, dal momento che hanno notevolmente accresciuto la nostra conoscenza del mondo che ci circonda, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande.

Tratto dal libro: "Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?"
Roberto Carson
00domenica 5 luglio 2009 18:41

Leggendo spassionatamente la Bibbia, è chiaro che tutti gli esseri viventi sono animati, ovvero hanno un’anima, e l’uomo è un essere animato come gli altri



La Bibbia dice che tutti gli esseri viventi sono anime, non che hanno un'anima. Nella Sacra Scrittura infatti non si fa menzione alcuna di un'anima immortale che fuoriesce dal corpo al momento della morte, ne per l'uomo ne per ogni altra forma di vita animale o vegetale che sia.
Il concetto di "anima immortale" che vive dentro il corpo e che sopravvive alla morte del corpo per poi trasferirsi in un reame spirituale non è assolutamente accettato dai TdG, perchè non trova riscontro nella Bibbia.
L'uomo è un anima vivente, come lo sono gli animali o le piante.
Roberto Carson
00domenica 5 luglio 2009 18:45

nella Bibbia ‘vita’ ed ‘animazione’ sono concetti piuttosto confusi



In che senso ritiene che "vita" e "animazione" nella Bibbia sono concetti confusi? Vorrei che approfondisse meglio questo suo punto di vista.
Roberto Carson
00domenica 5 luglio 2009 18:49

Afferma Polizzi: “Avrai notato che nel tentativo di spiegare da dove è venuta la vita di solito vengono usati termini molto vaghi, del tipo: ‘Nel corso di milioni di anni, le collisioni tra molecole hanno dato luogo in qualche modo alla vita’. Ma è per te una spiegazione soddisfacente?”. No caro Polizzi; non si tratta di una spiegazione insoddisfacente, ma solo di una spiegazione incompleta; l’idea di fondo (l’evoluzione) è infatti corretta, la spiegazione ‘esatta’ emerge invece gradualmente. Molto più insoddisfacente è invece la spiegazione avversa, il creazionismo, che non spiega proprio nulla; non a caso, infatti, le teorie creazioniste sono mutevoli; mentre un tempo si argomentava a favore della ‘fissità’ e contro l’evoluzione delle forme, oggi, con altrettanta sicumera, si argomenta a favore di una evoluzione ‘guidata’ delle forme, senza parlare più di ‘fissità’. Che credibilità può avere una teoria che ‘spiega’ indifferentemente una cosa ed il suo contrario?.
Afferma ancora Polizzi, riguardo l’origine della vita dalla materia: “Nel Medioevo una spiegazione del genere non avrebbe destato perplessità perché la gente credeva nella generazione spontanea, ovvero che la vita potesse sorgere spontaneamente dalla materia inanimata”. Il ricorso al senso comune, come egli fa, è però assolutamente da evitare. Per esempio, nel medioevo nessuno credeva che l’uomo potesse volare; oggi sappiamo invece che non è così. In ogni caso non ha senso confrontare le antiche idee sulla generazione spontanea con le odierne idee sulla origine materiale della vita. La generazione spontanea si riferiva alla nascita diretta dalla materia di esseri viventi belli e pronti (come le mosche o i vermi); l’evoluzionismo non ammette questa nascita, ma ritiene vi sia stata solo una lentissima evoluzione dal vivente al non vivente.




In risposta a quanto scrive ritengo sia utile che ascolti quanto ha da dire il Prof. Catalano:

www.youtube.com/watch?v=Ktx2uLfMAto
fdalpa
00domenica 5 luglio 2009 20:02
errata corrige
Nel testo inviato oggi, la frase:

"ritiene vi sia stata solo una lentissima evoluzione dal vivente al non vivente."

va ovviamente corretta così:
"ritiene vi sia stata solo una lentissima evoluzione dal non vivente al vivente."

F D'Alpa
Methatron
00lunedì 6 luglio 2009 16:39

No caro Polizzi; non si tratta di una spiegazione insoddisfacente, ma solo di una spiegazione incompleta; l’idea di fondo (l’evoluzione) è infatti corretta, la spiegazione ‘esatta’ emerge invece gradualmente.



Egregio Dottore, se la spiegazione fosse solo incompleta significherebbe che a determinati assunti della teoria corrisponderebbero prove sperimentali che la verificherebbero, almeno in parte.

Dato che il contesto in cui è inserita la Sua affermazione si concentra sul passo dalla chimica prebiotica a quella metabolica, vorrei che mi citasse almeno un esperimento mediante il quale tale passo congetturale (quello dalla chimica prebiotica ad una metabolica in ambiente prebiotico) sia almeno verificato in parte.

In mancanza di ciò l'aggettivo "insoddisfacente" usato dal Polizzi è assolutamente calzante e scientificamente corretto.
Roberto Carson
00lunedì 6 luglio 2009 18:06
Risposta del Dott. Umberto Polizzi.

Ritengo necessario precisare per quanti mi onorano leggermi, che tutto quanto scrivo non ha carattere apologetico. Non ho pretesa di difendere, abbattere e discutere o elogiare alcuna religione, ma pretendo di voler riflettere e capire nei limiti della mia formazione etico-culturale di persona non ‘religiosa’ ma solo adoratrice per cui riesce a creare un “dialogo” costruttivo con il suo Dio!
Desidero iniziare un particolare discorso intorno a una mia modesta cognizione letteraria e scientifica che lascia il tempo che trova e non ha alcuna pretesa di assolutismo, ma ancora soggetta a sviluppi scientifici come l’illustrissimo Professore F. D’ALPA puntualizza nel Suo colto intervento.
Domanda: “C’è qualcuno che ascolta le mie preghiere?”
Le preghiere non possono avere risultati se non vengono udite. Quando io prego, ( intendo come adoratore di quel Dio Creatore…), evidentemente credo che qualcuno nell’invisibile reame spirituale m’ascolti. Ma le preghiere mentali non si propagano come le onde sonore. Molti credono che c’è qualcuno che può addirittura leggere i pensieri di chi prega. Chi può essere?
Per i ricercatori è in gran parte un mistero come abbiano origine i pensieri nei miliardi di neuroni che formano la corteccia cerebrale. Tuttavia è per me ragionevole credere che Colui che ha progettato il cervello, possa farlo.
Molti neuroni hanno una lunga “coda” detta assone. Le altre fibre che partono dal neurone sono minuscoli dendriti, che assomigliano alle ramificazioni di un albero. È grazie ad essi che un tipico neurone è dotato di migliaia di collegamenti con altri neuroni. I neuroni in realtà non si toccano mai fra loro. Sono separati da piccoli spazi, detti sinapsi, attraverso cui scorrono minuscole quantità di sostanze chimiche, il che rende ancora più complesso il sistema. Non riesco a concepire come il fatidico “CASO” assolutamente privo di un “Disegno Intelligente” possa aver assemblato tutto questo con estremo ordine e precisione dando inizio ad un sviluppo matematico ad ogni creatura vivente.
Secondo un esperto, “il numero delle possibili combinazioni di connessioni sinaptiche fra i neuroni” del cervello “è superiore al numero totale delle particelle atomiche che costituiscono l’Universo conosciuto” tutto quest’amplesso racchiuso in una esimia scatola cranica dove un illustre scienziato ebbe a dichiarare che il conteggio di questi occorrerebbero circa 12 milioni d’anni.
Le cellule cerebrali (dette neuroni) sono così piccole che per osservarle ci vuole un potente microscopio. Immaginate di tentare di contare non solo i neuroni, ma le ancor più minuscole connessioni tra neuroni (sinapsi), che nel caso di certi neuroni possono essere ben 250.000.
Il dott. Peter Huttenlocher, usando un potente microscopio elettronico, ha fatto un lavoro pionieristico contando le connessioni sinaptiche in campioni di tessuto cerebrale provenienti da autopsie di feti, bambini e persone anziane. Fatto sorprendente, tutti i campioni, grandi all’incirca quanto la capocchia di uno spillo, contenevano più o meno lo stesso numero di neuroni: circa 70.000.
Dopo ciò Huttenlocher si è messo a contare le connessioni sinaptiche in quei minuscoli campioni. I neuroni fetali avevano 124 milioni di connessioni; quelli di un neonato ne avevano 253 milioni; un bambino di otto mesi ne aveva 572 milioni. Huttenlocher ha scoperto che in seguito, con la crescita, nei bambini il numero gradualmente diminuiva. Perchè? Non mi aspetto che sia la Bibbia a spiegarmelo, ma un nuovo ‘Leonardo’ a portarmi nei meandri pindarici della ‘creazione’ ancor oggi sconosciuti.
Queste scoperte rivestono un certo interesse alla luce di quanto la Bibbia dice della risurrezione. (Giovanni 5:28, 29) Un adulto ha, in tutto il cervello, circa un milione di miliardi di sinapsi: un numero che si scrive con 1 seguito da 15 zeri che non solo appena alzatosi dal letto si deve organizzare fino a giungere l’armadio e scegliersi di che vestirsi fra tanti impicci che creano gli attacca-panni, ma programmarsi l’intera giornata in maniera metodica e costruttiva frutto della dote dell’intelligenza. Secondo un’enciclopedia, il numero totale delle stelle nell’universo sarebbe di 200 miliardi di miliardi, ovvero 2 seguito da 20 zeri. (The World Book Encyclopedia)
Anche se la corteccia cerebrale con tutti i suoi neuroni è probabilmente la parte meglio conosciuta del cervello, che dire delle parti che stanno sotto di essa? Il corpo calloso, per esempio, ha l’importantissima funzione di collegare i due emisferi cerebrali, sinistro e destro. Vicino ad esso ci sono il talamo (dal termine greco per “stanza interna”), attraverso il quale passano la maggior parte delle informazioni che arrivano al cervello, l’ipotalamo (dal termine greco per “sotto la stanza interna”), che è collegato al talamo e contribuisce a regolare la pressione del sangue e la temperatura corporea, nonché una piccola escrescenza detta ipofisi. Quest’ultima è la “ghiandola-capo” che, secernendo sostanze chimiche dette ormoni, controlla il sistema endocrino influendo sull’attività di tutte le altre ghiandole. Ci sono poi il ponte, che elabora informazioni sui movimenti compiuti, e il midollo allungato, che controlla respirazione, circolazione sanguigna, battito cardiaco e digestione. Tutte queste attività avvengono senza che nemmeno ce ne rendiamo conto! Se a noi uomini intelligenti e presuntuosi del sapere fosse dato una diretta resposabilità amministrativa di ogni nostra attività celebrale, saremmo morti prima di nascere. Ecco perchè io “CREDO”.
F. Catalano
00mercoledì 8 luglio 2009 18:40
Caro Francesco D’Alpa,
cerco di riassumere rozzamente una parte del tuo intervento: la scienza al momento non è in grado di comprendere tutti i meccanismi evolutivi e l’origine della vita, ma in futuro troverà una spiegazione, come del resto è avvenuto per altri “misteri” del passato. E’ un ragionamento molto caro allo scientismo ma contiene diversi elementi deboli, dal mio punto di vista:

1) vizio epistemologico

La scienza sarà in grado di comprendere in futuro ciò che adesso non è in grado di spiegare: sulla base di quale criterio interpretativo della realtà? nel solco già scavato di quale teoria? Le nuove future scoperte, in buona sostanza, verranno a completare il quadro di quale teoria attualmente incompleta? Della teoria dell’evoluzione? se è così, ed è così, allora questa teoria non è falsificabile in quanto ogni futuro esperimento o scoperta essendo organica, a priori, a questa teoria, non consente ad uno sperimentatore neutrale di giudicare tra essa teoria ed una teoria rivale.
Mi spiego meglio con clamorosi esempi del passato: Darwin riteneva che i fossili mancanti si sarebbero trovati in futuro. Forti di questa certezza gli evoluzionisti formularono la sintesi neodarwiniana. Quando i fossili non furono trovati , negli anni settanta del secolo scorso, venne formulata la teoria degli equilibri punteggiati di S. J. Gould, per spiegare tale mancanza, ad hoc propter hoc. Dunque di fronte ad una nuova situazione che ne consentirebbe la confutazione, la teoria non viene abbandonata ma reinterpretata. Risulta così non falsificabile e quindi si sottrae al criterio di falsificabilità di Popper. Ad una recente conferenza all’Università del Massachusset la nota biologa Linn Margulis ha chiesto ai biologi evoluzionisti presenti di indicare anche solo un fossile che fosse inequivocabilmente la testimonianza di una transizione macroevolutiva. Nessuno ha avuto il coraggio di rispondere! Ma la teoria dell’evoluzione rimane comunque in piedi perché in ballo c’è molto di più della verità scientifica….
Un altro esempio? Che dire degli organi vestigiali considerati testimonianze ancestrali del nostro passato scimmiesco? Ricordiamo l’appendice e la plica semilunare. C’è qualche serio medico che avrebbe il coraggio di affermare che questi organi/strutture non servono a niente? Ma quando ci si accorse che le cose non stavano così la teoria viene forse cambiata? No, perché è appunto non confutabile a priori.

2) deficit cognitivo da colmare in futuro o limite invalicabile ?

Certo su alcune questioni è legittimo sperare nell’accrescimento del sapere scientifico per accertare la verità; ma questa speranza è estensibile proprio a tutti gli argomenti? Per semplificare, potresti dire che in futuro sarà possibile risolvere un sistema in cui il numero delle equazioni è inferiore al numero delle incognite? Che sarà possibile realizzare il moto perpetuo di prima specie?
La domanda è: se invece fosse letteralmente e razionalmente impossibile trovare una spiegazione scientifica a certi fenomeni, in primis quello dell’origine della vita, perché gli algoritmi pongono dei limiti alla nostra conoscenza? Il fatto che si brancoli nel buio per l’abiogenesi da che cosa dipende?
Per restare nella metafora, la soluzione del sistema c’è ma nessuno l’ha ancora trovata o non c’è perché è matematicamente impossibile che ci possa essere?
Quanto all’origine della vita , la Teoria Algoritmica dell’Informazione fissa dei limiti a ciò che può fare il cieco caso. Se un evento ha una complessità superiore a 166 bit (che corrisponde alla probabilità di verificarsi di ) allora l’evento non può essere considerato casuale ma richiede una progettazione intelligente. Hai una pallida idea della complessità in bit, non dico di una cellula, ma solo di una proteina come l’emoglobina? in termini di probabilità vale .
Ma perché quando due impronte digitali sono uguali, quella sulla scena del delitto e quella dell’imputato, un giudice può condannare l’imputato alla sedia elettrica? Si ragiona che la probabilità che appartengano a due persone diverse è minima. Ma sai che è enormemente maggiore di quella della formazione casuale dell’emoglobina? Dove voglio arrivare? A questo: quando affrontiamo questioni di probabilità “ordinarie” dove basta il buon senso per capire, ci troviamo tutti d’accordo. Però poi quando affrontiamo la questione dell’origine della vita allora l’evoluzionista cambia atteggiamento e dice: no, se la probabilità non è matematicamente zero allora l’evento è potuto accadere. Hai ragione sul piano squisitamente matematico, ma a questo punto ti chiedo : se il mio è un atto di fede nel Creatore, il tuo cos’è? non è forse un atto di fede ancora più assoluta nel Dio-Caso?
fdalpa
00sabato 11 luglio 2009 20:05
La soluzione al problema della origine della vita non è certo raggiungibile adagiandosi su di un testo arcaico e ridicolizzando le pretese (e le speranze) della scienza di capire gradualmente ciò che c’è da ancora capire.
Nel coso degli anni ho avuto l’accortezza di comperare e leggere, prima di intervenire in qualunque dibattito, innumerevoli libri di religione e sulla religione, soprattutto libri scritti da religiosi e teologi.
Una delle cose che più mi ha interessato in queste letture è capire come in passato venivano controbattute ipotesi scientifiche che oggi neanche la stessa chiesa rifiuta più. Faccio un esempio banale: la natura e le proprietà dell’anima, ivi incluse il ragionamento e la memoria, che nessun teologo ha accettato fino a pochi decenni fa come dipendenti dalla materia, fino al giorno in cui nessuno ha potuto più controbattere le evidenze scientifiche.
Lo stesso problema si è posto con la genetica, ed oggi si pone con l’evoluzionismo.
Non è certo argomentanto ‘razionalmente’ che si può sconfiggere l’ipotesi evoluzionistica, ma solo con i fatti ed i dati concreti.
Certo è, tanto per cominciare, che la scienza ha sempre saputo trovare la spiegazione ‘materiale’ di cose che la religione ha ostinatamente definito eccedenti le proprietà della materia; per i teologi il pensiero e la memoria non potevano essere il prodotto del cervello, allo steso modo di come la bile è il prodotto del fegato (questo è un classico paragone apologetico).
Ma le cose non stanno così, ed oggi nessun prete si appella più al vecchio ritornello.
Cosa c’entra questo con l’evoluzionismo? C’entra nel senso che non basta dire che il gioco delle probabilità è contro l’ipotesi della generazione spontanea della vita, occorre una dimostrazione contraria della sua impossibilità, che non c’è. Come sostiene Dawkins (vedasi: L’orologiaio cieco) l’ipotesi che la vita sia cominciata con una reazione casuale non è neanche quantificabile: purtuttavia tutto ciò è avvenuto una volta e questo è bastato ad innescare quella serie di eventi che avrebbero portato alla’vita’; eventi che non partono da una reazione ‘biotica’ o ’vitale’ in ambiente ‘prebiotico’, ma da un livello fisico-chimico più elementare. I miei interlocutori sapranno bene che fino a metà dell’Ottocento si riteneva esistesse in chimica un limite invalicabile fra l’inorganico e l’organico; poi questo limite fu abbattuto con la sintesi in laboratorio dell’urea, che non aveva bisogno per essere prodotta di un ambiente ‘biotico’, nonostante la sua presunta natura ‘vitale’.
La vita non è nata con degli organismi, ma con ‘oggetti’ ben diversi; aggregati di sabbie, piccole molecole aggregatesi in complessi plurimolecolari, e così via, fino alla acquisizione della capacità di ‘moltipicarsi’ come strutture ben definite (Dawkins dimostra che ciò è valido anche per le sabbie).

Le teorie scientifiche (a differenza di quelle teologico-razionali) non nascono dal sentimento, ma cercano di collegare e spiegare le evidenze. Le varie tappe ‘evolutive’ (gli approfondimenti) della teoria dell’evoluzione non sono tentativi maldestri di salvare una costruzione preconcetta. Ogni nuova ‘fase’ della teoria fa salvo quanto finora vi è di solido e riformula quanto non collima più con i dati osservazionali; è aperta a qualunque correzione, senza alcun preconcetto (salvo magari quelli personali di qualche studioso).
Catalano sostiene che la teoria dell’evoluzione ”non è falsificabile in quanto ogni futuro esperimento o scoperta essendo organica, a priori, a questa teoria, non consente ad uno sperimentatore neutrale di giudicare tra essa teoria ed una teoria rivale”. Si tratta di una accusa a mio avviso senza fondamento. A tutt’oggi non esiste nessuna teoria scientifica alternativa; né il creazionismo può essere ritenuto ‘teoria alternativa’, in quanto i suoi assunti non consentono in alcun modo di spiegare i fatti biologici.
Contrariamente a quanto obiettato, la teoria dell’evoluzionismo è assolutamente falsificabile; lo dimostra appieno il fatto che sia stata più volte modificata e migliorata in alcuni suoi aspetti; non altrettanto falsificabile è invece il creazionismo.
Certamente “Darwin riteneva che i fossili mancanti si sarebbero trovati in futuro”. Si è sbagliato? Non direi. Pensava a ciò con l’intelligenza del suo tempo. Non poteva prevedere il futuro!
Infatti i fossili si sono trovati, e sono fossili viventi. I fossili che Darwin non poteva minimamente immaginare sono le sequenze di DNA, presenti in tutti i viventi, che hanno consentito finora la costruzione di un abbastanza minuzioso albero genealogico che parte dal cosiddetto LUCA (l’antenato comune ancestrale di tutti i viventi) ed arriva fino a noi. Resta da definire come si è arrivati a LUCA, ma anche qui sembra solo questione di tempo.
Lo studio del DNA rende pressoché inutile, in termini interpretativi generali, la ricerca dei fossili intermedi, che al più sarà un giorno (quando ne avvenisse il ritrovamento) solo ‘confermativa’ della teoria attuale.
Le ‘testimonianza di una transizione macroevolutiva’ probabilmente già esistono. Oggi sappiamo infatti che piccole variazioni di un singolo gene hanno effetti pleiotropi, ovvero su molti organi e tessuti, un poco come succede nella matematica dei frattali, dove cambiare solo una cifra porta a forme assolutamente diverse dall’originale.
Il guaio è che ci ostiniamo a cercare macrodifferenze in organismi molto differenziati, mentre invece queste macrodifferenze probabilmente si sono generato ben prima nella catena evolutiva, in organismi molto meno differenziati ma già con un ricchissimo patrimonio genetico comune al nostro (e predecessore del nostro).

Il discorso sugli organi vestigiali, non può essere affrontato su di una base così semplicistica. Innanzitutto è opportuno ribadire che l’uomo non è l’evoluzione della scimmia, ma piuttosto la scimmia e l’uomo hanno una origine comune, il che è ben diverso.
Gli organi vestigiali nell’uomo sono molti di più di quelli citati: il cervello è pieno di formazioni che sono molto più sviluppate ed attive nei pesci o in altri mammiferi (ad esempio quelle del bulbo olfattivo, o altre parti dell’archiencefalo). Nell’uomo è presente anche una coda rudimentale, e le anomalie di sviluppo embrionale possono produrre strutture somiglianti a quelle di altri animali (ad esempio la fusione dei due tratti escretori di urine e feci che da luogo alla ‘cloaca’). Se tutto questo avviene in fisiologia ed in patologia è proprio perché certi piani di sviluppo del corpo sono comuni ad uomo ed animali, o possono riemergere in conduzioni patologiche (cosa che non sarebbe possibile se uomo ed aninali avessero statuto ‘ontologico’ diverso ed incompatibile).
In ogni casi non è affatto vero che l’appendice non serve a nulla, in quanto essa è una delle strutture del sistema immunitario presenti nell’intestino, non indispensabili ad una vita normale, ma non per questo privi di una qualche funzione.

Sostiene ancora Catalano: “Certo su alcune questioni è legittimo sperare nell’accrescimento del sapere scientifico per accertare la verità; ma questa speranza è estensibile proprio a tutti gli argomenti?”
Ecco un’altra argomentazione ‘logico-razionale’ che non porta da nessuna parte. Posso portare la prova di centinaia di testi in cui questa frase era utilizzata in altri ambiti: dalla struttura dell’universo, alla generazione dei viventi, alle attività dell’anima, e così via). Affermazione seccamente smentita dall’incremento delle conoscenze scientifiche. Chi avrebbe mai potuto pensare che l’uomo sarebbe andato sulla luna, che avrebbe generato dei viventi in provetta?
Ancora Catalano: “se invece fosse letteralmente e razionalmente impossibile trovare una spiegazione scientifica a certi fenomeni, in primis quello dell’origine della vita, perché gli algoritmi pongono dei limiti alla nostra conoscenza? Il fatto che si brancoli nel buio per l’abiogenesi da che cosa dipende?”. Altra affermazione preconcetta. Per quello che riguarda l’abiogenesi, oggi ne sappiamo sicuramente molto più di una volta. Il problema è di prospettiva: qualcuno vorrebbe forse vedere direttamente prodotta in vitro una cellula vivente. Ma la vita comincia molto prima: anche un virus, pur essendo una forma vivente sui generis, è già fin troppo complesso per essere posto al limite della abiogenesi. Lo stesso un fago, che è semplice porzione di un virus. Occorre andare molto più in là; ma non è vero che la scienza non sia stata capace fino ad oggi di capire. Manca il risultato definitivo? E’ solo una questione di tempo.

Catalano: “quando affrontiamo la questione dell’origine della vita allora l’evoluzionista cambia atteggiamento e dice: no, se la probabilità non è matematicamente zero allora l’evento è potuto accadere. Hai ragione sul piano squisitamente matematico, ma a questo punto ti chiedo : se il mio è un atto di fede nel Creatore, il tuo cos’è? non è forse un atto di fede ancora più assoluta nel Dio-Caso?”.
Ne ho già scritto prima, l’evento pressoché improbabile è potuto accadere proprio perché comunque poteva accadere. Ma quale è l’alternativa? Quella suggerita dalla fantasia di qualche poeta o scriba, che nulla prova ma nega tutto il resto?

Secondo l’immagine scientifica della natura il mondo è molto più complesso di quanto profanamente si immagini. Faccio un banale esempio: nelle cellule umane esistono degli organelli chiamati mitocontri che provvedono alle reazioni di ricambio energetico. Sono parte di noi stessi, ma in realtà sostanzialmente non ci appartengono, giacchè non li genera il nostro DNA. Si tratta infatti di veri e propri batteri che il nostro organismo ha incorporato. Sapete spiegarmi qual è il limite fra queste due creature (l’uomo ed il batterio) che per il creazionismo dovrebbero essere assolutamente separate ontogeneticamente e fisicamente? E che dire dei tanti virus (o dei tanti pezzi di virus) incorporati nel nostro patrimonio genetico, parte di noi stessi eppure simbionti?

f. d’alpa
Methatron
00lunedì 13 luglio 2009 11:44
Nel frattempo che il Prof. Catalano legga e risponda commento:


Oggi sappiamo infatti che piccole variazioni di un singolo gene hanno effetti pleiotropi, ovvero su molti organi e tessuti, un poco come succede nella matematica dei frattali, dove cambiare solo una cifra porta a forme assolutamente diverse dall’originale.



Constatare l'effetto pleiotropo di geni preposti alla regolazione a cascata ed affermare che essi svolgono una funzione di macroevoluzione presupponendo che si ottengano organi o tessuti diversi dall'originale è un'estensione impropria e assolutamente infondata.

Ripeto la domanda di cui ut sopra e a cui non ho ricevuto risposta: esiste un singolo esperimento che dimostri quanto quotato?

Inoltre mi faccia capire bene:


Lei afferma:


Non è certo argomentanto ‘razionalmente’ che si può sconfiggere l’ipotesi evoluzionistica, ma solo con i fatti ed i dati concreti.




Ne ho già scritto prima, l’evento pressoché improbabile è potuto accadere proprio perché comunque poteva accadere. Ma quale è l’alternativa? Quella suggerita dalla fantasia di qualche poeta o scriba, che nulla prova ma nega tutto il resto?



Mi sembrano due atteggiamenti in antinomia: prima considera giustamente che l'ipotesi vada contrastata dall'evidenza dei fatti, poi sostiene che se anche i dati e i fatti neghino la probabilità dell'ipotesi essa DEVE necessariamente essere supportata in quanto vi è SOLO quell'ipotesi. Mi parrebbe più corretto dal punto di vista intellettuale anteporre una dichiarazione d'ignoranza piuttosto che continuare a difendere un'ipotesi a oltranza. Altre teorie sono state fatte vacillare per molto meno nonostante dati osservativi cogenti come quella del Big Bang. Perché l'evoluzione gode invece di tanto veemente privilegio? La risposta travalica l'epistemologia.

Ne convengo che ci siano tutti i crismi di un ragionamento circolare. Sembra essere caduto nello stile razionale che contraddistingue quello da Lei stesso biasimato: quello fideistico.

Cordialità.





Methatron
00lunedì 13 luglio 2009 12:19

qualcuno vorrebbe forse vedere direttamente prodotta in vitro una cellula vivente.



Guardi, per iniziare a parlare seriamente su base scientifica basterebbe un singolo esperimento in assenza di know-how chimico che produca amminoacidi con assenza di enantiomorfismo.

Cordialità.
F. Catalano
00giovedì 16 luglio 2009 19:37
caro Francesco, riprendo alcune tue affermazioni :
"Cosa c’entra questo con l’evoluzionismo? C’entra nel senso che non basta dire che il gioco delle probabilità è contro l’ipotesi della generazione spontanea della vita, occorre una dimostrazione contraria della sua impossibilità, che non c’è. Come sostiene Dawkins (vedasi: L’orologiaio cieco) l’ipotesi che la vita sia cominciata con una reazione casuale non è neanche quantificabile: purtuttavia tutto ciò è avvenuto una volta e questo è bastato ad innescare quella serie di eventi che avrebbero portato alla’vita’;"

E poi ancora scrivi :


Catalano sostiene che la teoria dell’evoluzione ”non è falsificabile in quanto ogni futuro esperimento o scoperta essendo organica, a priori, a questa teoria, non consente ad uno sperimentatore neutrale di giudicare tra essa teoria ed una teoria rivale”. Si tratta di una accusa a mio avviso senza fondamento. A tutt’oggi non esiste nessuna teoria scientifica alternativa; né il creazionismo può essere ritenuto ‘teoria alternativa’, in quanto i suoi assunti non consentono in alcun modo di spiegare i fatti biologici.




In soldoni : siccome la vita c'è allora quell'unica infinitesima probabilità si è verificata. Ma questo modo di ragionare parte dal presupposto che non vi siano alternative al caso. E invece non è cosi.

Non credo che tu sia ben informato quando affermi che non c'è una dimostrazione contraria: la teoria sintropica della vita il cui fondamento non troverai nè nella Bibbia nè in altri libri di religione, ma nella soluzione retrograda dell'equazione delle onde di D'Alambert, confermata successivamente dall'equazione di Dirac per l'antiparticella. Esattamente, razionalmente, senza voli fideistici, proprio come piace a te.
Qui non si tratta di speculazioni del pensiero logico-matematico, ma di realtà fisiche la cui ripetibilità è attestata ampiamente. Basterà che tu ti documenti.
Quanto agli organi vestigiali, ho solo ricordato che il vecchio adagio evoluzionista secondo cui l'ontogenesi ricapitola la filogenesi si è dimostrato assolutamente privo di fondamento. A tal proposito ti devo ricordare che anche l'ultimo (in ordine di tempo) nato , l'introne considerato come DNA "spazzatura" è morto prematuramente: vedi Scientific American ott/2008 (o numero successivo, in questo momento vado a memoria. La questione però è sempre questa: quando ci si accorge che certe scoperte non vanno nella direzione che ci si aspettava allora semplicemente si fa finta di niente, il paradigma resta immutato.Non so per te ma per me questo è puro dogmatismo.
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