24 ore o tempo indeterminato?
Ciao spener e mera
Non conosco per nulla l'ebraico o l'aramaico, e ormai la mia testa non ci stà più per adeguarmi anche a quella lingua.
Non contesto quindi minimamente le vostre oservazioni.
solo devo necessariamente far presente questo fatto:
Se il "testo" ebraico volesse realmente intendere un tempo di 24 ore, letterali o 86.400 secondi, trovo qualcosa che non mi torna.
Dal punto di vista puramente
letterale, si fece "sera" (ore 18 secondo usanza ebraica) e si fece "mattina" ore 06, Ovvero l'intero arco della notte, il tempo sarà allora di sole 12 ore e non di 24 ore.
Se pertanto gli ebrei si riferiscono ad un giorno di 24 ore, pure loro devono considerare la dizione: "erev e boker" come "simbolica" e non letterale.
Se quindi è simbolica, come contestualmente suggeriscono i tempi scentifici (indipendentemente da interventi divini) tale periodo deve essere un "tempo indeterminato" che oggi lo stimiamo con il tempo già trascorso in probabili 7000 anni.
Il fatto che l'espressione includa la notte, come dicevo nel post, suggerisce bene che la cosa era da fare, non era ancora formata o finita. Quindi l'espressione "mattino" (o boker) suggerisce che la cosa era ora stata fatta, finita.
Questo io comprendo, anche se, ovviamente, non contesto che gli ebrei considerano tali espressioni come un giorno di 24 ore. Infatti da notte a notte successiva, per forza ci sono 24 ore.
Poi, pensavo: se Dio operava davvero durante un giorno di ventiquatt'ore letterali (cosa possibile per lui), non avrebbe dovuto essere scritto: "Si fece sera. E Dio fece ...(ciò che fece).... e si fece mattina (finito di fare ciò che doveva fare), un primo giorno"? o qualcosa del genere.
Invece, la scrittura "Prima" dice ciò che Dio fece (e ciò da solo implica possibili tempi indeterminati), "poi", per assemblare l'intero operato in una aspressione indeterminata di tempo, usa l'espressione di "giorno" con (erev e boker).
questo comprendo, senza nulla togliere alle diverse opinioni.
monseppe