E il Figlio disse: ’Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh / Egò eimi ho on

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amedeo.modigliani
00mercoledì 29 luglio 2009 20:21
Sarò brevissimo. Per i TdG il Figlio di Dio disse "Egò eimi ho on" o per essere più precisi "Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh".



(Esodo 3:14) ...A ciò Dio disse a Mosè: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE”....





Ebbene sì, la nostra congregazione insegna che a parlare in quell'occasione fu molto probabilmente il Figlio di Dio.

*** it-2 p. 491 Parola, La ***
Similmente il Figlio primogenito di Dio servì senza dubbio come Bocca o Portavoce del Padre suo, il grande Re d’Eternità. Era la Parola di Dio in quanto serviva a trasmettere le informazioni e le istruzioni agli altri figli spirituali e umani del Creatore. È ragionevole credere che Dio, in molte delle occasioni in cui aveva comunicato con gli uomini prima che Gesù venisse sulla terra, si fosse servito della Parola come di un suo portavoce angelico. (Ge 16:7-11; 22:11; 31:11; Eso 3:2-5; Gdc 2:1-4; 6:11, 12; 13:3)
Roberto Carson
00mercoledì 29 luglio 2009 20:31
Tenendo conto che nel contesto di Esoso 3:14 il Figlio svolgeva un ruolo di portavoce del Padre, le parole "Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh" vanno comunque attribuite a Geova, sia come pronunciatore ufficiale, sia come appellativo o nome che da a se stesso.

Quindi a mio avviso non vi è alcun collegamento con "Egò eimi" che successivamente Gesù pronunciò durante la sua permanenza terrena.
amedeo.modigliani
00mercoledì 29 luglio 2009 20:41
Re:
Roberto Carson, 29/07/2009 20.31:

Tenendo conto che nel contesto di Esoso 3:14 il Figlio svolgeva un ruolo di portavoce del Padre, le parole "Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh" vanno comunque attribuite a Geova, sia come pronunciatore ufficiale, sia come appellativo o nome che da a se stesso.

Quindi a mio avviso non vi è alcun collegamento con "Egò eimi" che successivamente Gesù pronunciò durante la sua permanenza terrena.




Il punto è proprio questo, per la nostra teologia il fatto che il Figlio dica di sé stesso anche solo ipoteticamente una cosa del tipo "io sono Geova Dio Onnipotente, Creatore dei cieli e della terra" non fa ne freddo ne caldo.

Ma vado oltre! Nella nostra teologia qualunque cristiano fedele e dedicato potrebbe dire "io sono Geova"... ma ovviamente anche qualunque angelo! Persino qualunque uomo, anche un idolatra! Purché sia in missione per conto di Dio! Non so se mi sono spiegato.

Il dato teologico, che è nostro ovviamente, è accertato e fuori da ogni discussione, se poi per qualche ragione non lo si condivide o in qualche maniera non lo si comprende (e parlo dei fratelli in generale) a me la cosa tocca fino ad un certo punto, se si parla di Testimoni di Geova si deve parlare di Testimoni di Geova e non del loro "ologramma". [SM=g27989]
barnabino
00giovedì 30 luglio 2009 00:54
Corretto quello che dici, ci sono altre espressioni simili nelle Scritture, tutte giocate sul ruolo di mediatore/rappresentante di certi esseri umani o spirituali.

Per esempio in Genesi 24:52 si dice "E avvenne che quando il servitore di Abraamo ebbe udito le loro parole, si prostrò subito a terra davanti a Geova", quando Abraamo si prostra davanti all'angelo rappresentante di Geova, o che parlava/agiva per conto di Geova, come Geova.

In Dt 19:17 si dice "i due uomini che hanno la disputa devono stare allora davanti a Geova, davanti ai sacerdoti e ai giudici che saranno in carica in quei giorni", qui andare "davanti a Geova" indicava portare la causa ai giudici e sacerdoti che rappresentavano Geova, possedevano la Legge di Geova, e dunque giudicavano come Geova.

Ancora in Esodo 22:9 "Riguardo a qualunque caso di trasgressione, circa toro, asino, pecora, veste, qualunque cosa perduta di cui egli dica: ‘È questa!’ la causa di tutt’e due deve venire al [vero] Dio. Colui che Dio dichiarerà malvagio dovrà dare un compenso doppio al suo prossimo" anche qui la causa deve venire al vero Dio, e dio lo dichiarerà malvagio ovvero tale caso era presentato agli anziani della città, che agivano da rappresentanti di Dio nell’emanare un giudizio su tali cose. Mediante indagine scoprivano come stavano le cose, quindi applicavano la legge. Anche qui il rappresentante è identificato come "vero Dio" poiché applicando la Legge agisce come se fosse Dio.

Shalom

Onesimo
00lunedì 31 agosto 2009 13:13
Un altro esempio può essere Isaia 43:12: "Voi siete dunque i miei testimoni [...] e io sono Dio". In tutti i libri profetici maggiori (eccezion fatta per Daniele) i profeti dichiarano "questo è ciò che ha detto Geova" (e varianti) e poi parlano in prima persona. Non credo che Isaia si attribuisse prerogative divine. Vale la pena ricordare che che Esodo 3:14 contiene la locuzione ebraica "Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh", mentre le traduzioni ebraiche di Giovanni 8:58 leggono "'Ani hu", quindi qualcosa di differente.
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