Re: SOSTIENE LA DEIFICAZIONE DI GESU’ CRISTO?
Walter.Simoni, 25/12/2009 17.31:
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Riporto di seguito uno studio inviatomi via mail da un lettore non iscritto al ns forum, il quale chiede una nostra considerazione sull'esattezza di questa analisi esegetica.
Siete invitati ad esprimere il vs parere, così, semmai l'utente in questione dovesse leggerci, avrà modo di conoscere il ns punto di vista.
Shalom
Walter
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EBREI 1: 8 e 9
SOSTIENE LA DEIFICAZIONE DI GESU’ CRISTO?
La deificazione del fondatore o della personalità più importante della formazione sociale alla quale si appartiene è abbastanza comune. Nell’antico Egitto i faraoni erano posti tra gli dei e nell’impero romano gli imperatori erano considerati delle divinità. Anche il Buddha, che pur aveva insegnato non esistesse alcun dio, ha finito per essere divinizzato da una parte dei buddisti, che accendono candele o offrono fiori davanti alla sua immagine nei templi a lui dedicati.
Nello stesso modo, nei primi tre secoli della nostra era, venne attuato un processo di deificazione di Gesù Cristo, trasformandolo dal “figlio di Dio” dei Vangeli in “Dio il Figlio”. Questo è stato attuato attribuendo ad alcuni brani delle Sacre Scritture significati discutibili e, talvolta, persino traducendoli in modo sbagliato.
Lo constateremo esaminando il brano della lettera agli Ebrei, capitolo 1, versetti da 8 a 10. In primo luogo, citiamo tale brano quale appare nella traduzione ufficiale cattolica della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e nella traduzione detta Versione Riveduta, adottata dalle confessioni protestanti.
Nella traduzione della CEI si legge:
“… del Figlio invece afferma: Il tuo trono. O Dio, sta in eterno e: Scettro d‘equità è lo scettro del tuo regno; hai amato la giustizia e odiato l’iniquità. Perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni.”
Nella Versione Riveduta si legge:
“… parlando del Figlio dice: Il tuo trono o Dio dura di secolo in secolo, e lo scettro del tuo regno è un scettro di giustizia. Tu hai amato la giustizia e odiato l’iniquità: perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni.”
Cattolici e protestanti sono concordi nell’ attribuire l’espressione “o Dio” del versetto 8 a Gesù, quantunque nel versetto 9 si legga che il Figlio ha un dio sopra di se: il Padre. Naturalmente si cerca di aggirare l’ostacolo sostenendo che il versetto 9 si riferirebbe a Gesù come uomo, in quanto tale sottoposto a Dio.
Resta comunque da vedere se il testo greco originario giustifica le suddette traduzioni. A tale scopo, nella pagina che segue verrà riprodotto il testo greco del brano della lettera agli Ebrei, il testo di una traduzione interlineare sbagliata e il testo di una traduzione interlineare corretta. A tale fine si riporta il testo greco del “Nuovo testamento” di Nestle-Aland (nei righi 1, 4, 7, 10, 13 e 16) la traduzione parola per parola che figura nel “NUOVO TESTAMENTO INTERLINEARE” delle Edizioni San Paolo (nei righi 2, 5, 8, 11, 14 e 17) e, di seguito, (nei righi 3, 6, 9, 12, 15 e 18) viene riportata la traduzione interlineare corretta. In seguito verrà spiegato dove sta l’errore nel tradurre il testo greco dal quale deriva la pretesa deificazione di Gesù Cristo:
1. πρòς δε τòν υιός, Ό θρόνος σου ο θεός εις τòν
2. a invece il Figlio: Il trono di te, o Dio, per la
3. verso invece il Figlio: Il trono di te il Dio per le
4. αιωνα του αιωνος, και η ράβδος της ευθύτητος
5. eternità dell’ eternità, e lo scettro di rettitudine
6. età delle età, e lo scettro di rettitudine
7. ράβδος της βασιλείας σου. ηγάπησας δικαιοσύνην
8. (lo) scettro del regno di te. Hai amato (la) giustizia
9. scettro del regno di te Hai amato giustizia
10. και εμίσησας ανομίαν˙ δια τουτο έχρισέν σε ο
11. e hai odiato (l’) iniquità; per questo unse te -
12. e hai odiato iniquità per questo unse te il
13. θεός ο θεός σου έλαιον αγαλλιάσεως παρα τους
14. Dio. Il Dio di te con olio di esultanza piuttosto che i
15. Dio, il Dio di te, olio di esultanza a fianco i
16. μετόχους σου.
17. compagni di te.
18. compagni di te.
In greco l’articolo determinativo, singolare, maschile è:
Ό (se maiuscolo) oppure ο (se minuscolo).
Sempre in greco, l’ interiezione vocativa “o” si scrive:
Ώ (se maiuscola) oppure ω (se minuscola).
Ne consegue che nel rigo 1 la traduzione di “ο θεός” è “il Dio”, e non “o Dio” e che la “ο” del rigo 10 dovrebbe anch’essa essere tradotta “il” e non sostituita con un semplice trattino. Del resto il traduttore del “NUOVO TESTAMENTO INTERLINEARE” dimostra, quando vuole, di saper ben tradurre “ο θεóς” in quanto al rigo 14 lo traduce “il Dio”. Perché allora al rigo 2 lo traduce “o Dio” come se fosse un’invocazione a Gesù? Evidentemente il pregiudizio teologico della deificazione di Gesù ha preso il sopravvento sulla correttezza nella traduzione. E’ appena il caso di aggiungere che in greco l’invocazione “o Dio” sarebbe stata scritta “ω θεός”.
La citazione in Ebrei 1:8,9 è tratta dal Salmo 45:7,8. Nemmeno nel testo ebraico dei Salmi ricorre l’invocazione “o Dio”. Nella traduzione francese del testo ebraico, l’ebraista André Chouraqui così traduce:
“Ton trône, Elohîm, est à jamais. Le sceptre de ton royaume est sceptre de rectitude. Tu aime la justice, tu hais le crime. Ainsi Elohîm, ton Elohîm, t’a messié d’huile d’exultation plutot que tes associés.” (Il tuo trono, Dio, è per sempre. Lo scettro del tuo regno è scettro di rettitudine. Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto di olio di esultanza piuttosto che i tuoi compagni.)
Due cose vanno notate in questo testo ebraico: in primo luogo, che Dio viene indicato con Elohim, plurale intensivo che viene applicato al singolare all’Iddio onnipotente e non ad esseri deificati; in secondo luogo, che non vi ricorre Elohim con il vocativo “o Dio”.
Dio è alla base di ogni autorità costituita, anche delle autorità umane. Ne costituisce per così dire il trono, come è scritto nell’epistola di Paolo ai Romani 13:1. A maggior ragione Dio è il fondamento, il trono, del ben più durevole regno del Messia
Non si può quindi concludere per la deificazione di Gesù Cristo richiamandosi ad Ebrei 1:8 e 9.
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Ma dove l'avete pescato questo tizio?
Secondo lui i traduttori di traduzioni autorevoli come quelle citate si sono sbagliate?
Conosce il greco koinè questo personaggio?
Senza dilungarmi troppo preciso che il vocativo non è fatto solo dalla omega, come sostiene costui, ma anche dalla omicron e dalla eta, ecco alcuni esempi che lo smentiscono inesorabilmente, userò proprio la TNM:
Ebrei 10:7 "Quindi ho detto: ‘Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio [gr:ho theos], la tua volontà’”."
luca 18:11,13 11 Il fariseo stando in piedi pregava fra sé in questo modo: ‘O Dio[gr:ho theos], ti ringrazio che non sono come il resto degli uomini, rapaci, ingiusti, adulteri, e neanche come questo esattore di tasse. 13 Ma l’esattore di tasse stando a distanza non voleva neanche alzare gli occhi al cielo, anzi si batteva il petto, dicendo: ‘O Dio[gr:ho theos], sii misericordioso verso di me peccatore’.
bastano o devo continuare?
E' il contesto e la posizione che determinano il vocativo, nel caso in questione la ripetizione del doppio articolo può rendere uno di loro un vocativo:
ho theos, ho theos sou...
può essere tradotto come:
[perciò] o Dio, il tuo Dio...
oppure:
[perciò] Dio, il tuo Dio...
Entrambe sono lecite dal punto di vista gtrammaticale, il punto non è tanto nel verso 9, ma nel verso 8, pensare che il padre sia il trono di Cristo è una figura alquanto improbabile, Non esiste nessun altro caso in cui Dio è il trono di qualcuno.
Metzger sostiene che quì ho theos può essere considerato come vocativo (come hanno compreso la maggioranza dei traduttori) oppure come predicato nominale (una minoranza tra cui la tnm) ma lui personalmente ritiene "
altamente improbabile" la seconda scelta (a textual commentary pag 593).
Il testo ebraico del salmo sembra propendere per la versione con il vocativo, anche la traduzione di Aquila, e i padri madrelingua come Ireneo, Giustino, Tertulliano e Gerolamo scelsero il vocativo.
Insomma le cose non sono mai così semplici e assolute come si vuol far credere.
ciao