Francia: Il Ministero della Giustizia perde un’altra manche contro i Testimoni di Geova

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Roberto Carson
00lunedì 6 giugno 2011 16:10
Continua il braccio di ferro tra i Testimoni di Geova e il Ministero della Giustizia francese. Lunedi 30 maggio la Corte amministrativa d’appello di Parigi ha richiesto al guardasigilli di rivede entro il termine di due mesi le domande presentate da tre Testimoni di Geova di esercitare come cappellani volontari di carcere. In mancanza di risposta, il Ministero sarà condannato a pagare una multa pari a 100 euro al giorno.

Il Ministero della Giustizia si è finora rifiutato di aderire a questa specifica richiesta, in particolare considerando troppo basso il numero di persone coinvolte e assicurando che i detenuti Testimoni di Geova possono praticare la loro religione in carcere. Il portavoce dell’Associazione dei Testimoni di Geova, Jean-Claude Pons a sua volta stima in “un centinaio” le richieste ricevute a livello nazionale e sottolinea situazioni differenti a seconda dei luoghi di detenzione e delle regioni.

Il Ministero della Giustizia “prende atto di tale decisione che sarà analizzata”, ha detto il portavoce dell’ufficio del guardasigilli. “Il Ministero si riserva il diritto di ricorrere in cassazione dinanzi al Consiglio di Stato”, ha aggiunto.

RICONOSCIUTA COME ASSOCIAZIONE RELIGIOSA

Da otto anni, presentando una trentina di casi di questo tipo dinanzi ai giudici, l’associazione dei Testimoni di Geova ha fatto di questo diritto uno delle ultime tappe nel proprio processo di riconoscimento da parte dei pubblici poteri. Inserite nel 1995 nella lista delle 172 “sette”, pubblicata dalla Assemblea Nazionale e considerata in seguito non più in vigore, le associazioni locali dei Testimoni di Geova sono state riconosciute come associazioni religiose dal Consiglio di Stato nel 2000, mentre alcuni decreti prefettizi hanno conferito questo status alle autorità nazionali del movimento.

La giurisprudenza degli ultimi anni è andata regolarmente nella stessa direzione. Alla fine di febbraio 2010, l’Alta Autorità per la lotta contro le discriminazioni (Halde) ha inoltre constatato che il rifiuto ai cappellani era “atto a limitare l’esercizio della libertà religiosa dei detenuti”.

Contestando l’argomentazione dell’esiguo numero dei Testimoni di Geova detenuti nei penitenziari, la Halde ha anche ricordato che tale argomentazione, che non viene usata per le altre religioni, “costituisce una violazione dell’uguaglianza dinanzi alla legge”. La Corte d’appello del Tribunale amministrativo di Parigi richiede al Ministero della Giustizia di pronunciarsi “tenendo conto delle aspettative della popolazione carceraria e della distribuzione a livello interregionale dei permessi richiesti e rilasciati ai ministri di culto interessati”.

“RELIGIONI MINORITARIE”

Nel mese di aprile 2011 l’Ispettore Generale dei luoghi di privazione della libertà, da parte sua, ha sottolineato la mancanza di cappellani in diversi casi: per le “religioni minoritarie” e l’Islam ma anche per i culti che l’amministrazione penitenziaria non riconosce come tali, nonostante delle decisioni giudiziarie, come i Testimoni di Geova.

Ha inoltre ritenuto che non spetta all’amministrazione penitenziaria determinare cosa costituisce un culto. Dal 1997, sei religioni sono autorizzate a intervenire nelle carceri: cattolici, musulmani, protestanti, ebrei, ortodossi e buddisti.

Traduzione a cura della redazione di TdG News dell’articolo di Stéphanie Le Bars pubblicato su www.lemonde.fr

Fonte: www.tdgnews.it/portal/?p=3922
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:07.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com