Giovanni 2:4

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Roberto Carson
00sabato 3 ottobre 2009 16:58
Giovanni 2:4

«Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (CEI).

Può sembrare singolare il fatto che Gesù in questo passo si rivolse a sua madre chiamandole "donna", apparentemente sembra una mancanza di rispetto. Ma sicuramente c'è stata una motivazione ben precisa.

Inoltre cosa intendeva con quel "Non è ancora giunta la mia ora?"
monseppe1
00venerdì 16 ottobre 2009 01:34
Re:
Roberto Carson, 03/10/2009 16.58:

Giovanni 2:4

«Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (CEI).

Può sembrare singolare il fatto che Gesù in questo passo si rivolse a sua madre chiamandole "donna", apparentemente sembra una mancanza di rispetto. Ma sicuramente c'è stata una motivazione ben precisa.

Inoltre cosa intendeva con quel "Non è ancora giunta la mia ora?"



La risposta di Gesù non era irrispettosa, ma era severa. Richiamò all'ordine la sua stessa madre. Gesù non era al suo servizio. Era Geova che stabiliva per lui cosa dovesse fare, come dovesse farlo e quando dovesse farlo.

(Giovanni 5:19) ...Perciò, rispondendo, Gesù proseguì e disse loro: “Verissimamente vi dico: Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre. Poiché qualunque cosa Egli faccia, questa fa pure il Figlio in modo simile.

Di quale "ora" parlava Gesù? Si riferiva certamente a quell'ora che avrebbe dato il via alla sua estesa opera di predicazione che lo evrebbe poi portato a glorificare il Padre fino alla sua stessa morte.

(Giovanni 2:11) ...Gesù compì questo in Cana di Galilea come principio dei suoi segni, e rese la sua gloria manifesta; e i suoi discepoli riposero fede in lui.

Stranamente Gesù, però sembra poi ubbidire al alla richiesta di sua madre, appunto compiendo il suo primo miracolo. Non fu per il suggerimento di sua madre che fece lo stesso il mircacolo. Probabilmente Geova colse quell'occasione per comandare a suo figlio di iniziare la sua opera manifestandosi come "figlio di Dio".

Gesù era "ospite" ad una festa nunziale. Una circostanza così gioiosa, non sarebbe stato bello che fosse stata turbata dalla mancanza di un servizio da rendere agli ospiti.

Per "illustrare" quindi quanto sarebbe poi stata gioiosa e sicuramente non afflitta da alcun turbamento una più grande festa nunziale che poi lo stesso Geova avrebbe celebrato, Gesù ricevette il comando di provvedere al vino che sarebbe mancato. Il battista illustrò molto bene questo punto:

(Giovanni 3:29-30) ...Chi ha la sposa è lo sposo. Comunque, l’amico dello sposo, quando sta ad ascoltarlo, prova molta gioia a motivo della voce dello sposo. Questa mia gioia è stata perciò resa piena. 30 Egli deve continuare a crescere, ma io devo continuare a diminuire”.

In quell'occasione Gesù era un "amico" dello sposo o della sposa, lo dimostra il fatto che furono invitati anche i suoi discepoli. Tale gioia dello sposo non doveva essere turbata.
Nella più grande celebrazione di un sì tal gioioso evento, non dovranno mai mancare i servizi da rendere agli invitati.

(Rivelazione 22:17) 17 E lo spirito e la sposa continuano a dire: “Vieni!” E chi ode dica: “Vieni!” E chi ha sete venga; chi lo desidera prenda l’acqua della vita gratuitamente.

Ritengo che sia per questo motivo che Gesù volle comunque intervenire in quella circostanza.

Questo io comprendo.



pavel43
00venerdì 16 ottobre 2009 17:37


La risposta di Gesù non era irrispettosa, ma era severa. Richiamò all'ordine la sua stessa madre. Gesù non era al suo servizio. Era Geova che stabiliva per lui cosa dovesse fare, come dovesse farlo e quando dovesse farlo.
....................................................................
Probabilmente Geova colse quell'occasione per comandare a suo figlio di iniziare la sua opera manifestandosi come "figlio di Dio".


Non ti pare di vedere un Padre poco amorevole ed un Figlio troppo succube?

(Giovanni 5:19) ...Perciò, rispondendo, Gesù proseguì e disse loro: “Verissimamente vi dico: Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre. Poiché qualunque cosa Egli faccia, questa fa pure il Figlio in modo simile.

Queste parole non potrebbero sottolineare un’obbedienza come perfetta identità di volere?
Asgardiano
00venerdì 16 ottobre 2009 17:40
Caro Pavel, secondo il tuo punto di vista quale potrebbe essere una corretta esegesi del versetto di Giovanni 2:4?
pavel43
00venerdì 16 ottobre 2009 18:15

Come

«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio?»

Allo stesso modo

Giovanni 2:4
«Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (

Salvo poi...

(Giovanni 2:11) ...Gesù compì questo in Cana di Galilea come principio dei suoi segni, e rese la sua gloria manifesta; e i suoi discepoli riposero fede in lui.

Tenendo presente che l'obbedienza di Cristo consiste nella SUA opzione fondamentale di compiere sempre la volontà del Padre

Roberto Carson
00venerdì 16 ottobre 2009 18:26
Quello su cui si discute primariamente è capire il perchè Gesù si rivolse a Maria con queste parole apparentemente brusche:

"Che ho da fare con te, o donna?"

Perchè Gesù diede questa rista risposta diretta chiamando sua madre "donna"? Non poteva usare un tono più delicato?

Secondo te, perchè Cristo in quest'occasione agì così?
pavel43
00venerdì 16 ottobre 2009 18:34
Allora...
l'"occasione" del perchè compie poi il miracolo l'ha spiegato bene Monseppe, ma ci troviamo davanti al più "profondo" motivo delle risposte apparentemente scortesi di Gesù, e qui dissento da alcune osservazioni di Monseppe come potete leggere.
monseppe1
00venerdì 16 ottobre 2009 18:57
Ciao Pavel43.

Puoi dissentire liberamente. Io ho espresso ciò che comprendevo delle domande (erano due) poste da Roberto.

Riguardo al "tono brusco" in effetti include un severo tono di "rimprovero".

Ciò che Gesù rimproverava a sua madre era il fatto di avergli "suggerito", seppure nella necessità della circostanza che si era creata venedo a mancare il vino, di INIZIARE a mostrare che egli, Gesù, come "figlio di Dio" "poteva" fare tali cose.

In tale contesto, giustamente "ricorda" a sua madre, che lui, come "figlio di Dio" doveva attendere le disposizioni di suo padre al riguardo.
Un simile (brusco) comportamento infatti, Gesù lo ebbe verso Pietro quando gli "suggerì" qualcosa che non sarebbe stato in armonia col proposito di Dio per lui.

(Matteo 16:22-23) ...Allora Pietro lo prese in disparte, e cominciò a rimproverarlo, dicendo: “Sii benigno con te stesso, Signore; tu non avrai affatto questo [destino]”. 23 Ma egli, voltandogli le spalle, disse a Pietro: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei una pietra d’inciampo, perché non pensi i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”...

E, notate come fu "Pesante" in tale rimprovero, tenendo conto ch Pietro gli stava parlando in "disparte" o in "privato":

(Marco 8:32-33) ...Ma Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Egli si voltò e, guardati i suoi discepoli, rimproverò Pietro, dicendo: “Va dietro a me, Satana, perché non pensi i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”.

Marco specifica:
"Egli si voltò e, guardati i suoi discepoli, rimproverò Pietro".

Lo riprese "pubblicamente" in quell'occasione!
Eppure Gesù aveva grandissima stima per Pietro, non per nulla gli diede le chiavi del regno (Giudei e Gentili).

Questo io comprendo.

pavel43
00venerdì 16 ottobre 2009 20:19
Provo a spiegarmi un’ultima volta .
La domanda è


Può sembrare singolare il fatto che Gesù in questo passo si rivolse a sua madre chiamandole "donna", apparentemente sembra una mancanza di rispetto. Ma sicuramente c'è stata una motivazione ben precisa.



La mia attenzione va alla motivazione dell’apparente scortesia di Gesù, che in sostanza è la stessa che ha dato da fanciullo
«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio?»

In merito a questo leggo:



La risposta di Gesù non era irrispettosa, ma era severa. Richiamò all'ordine la sua stessa madre. Gesù non era al suo servizio. Era Geova che STABILIVA per lui COSA DOVESSE fare, COME DOVESSE farlo e QUANDO DOVESSE farlo.
....................................................................
Probabilmente Geova colse quell'occasione per COMANDARE a suo figlio di iniziare la sua opera manifestandosi come "figlio di Dio".


A cui aggiungo dall’ultimo intervento



lui, come "figlio di Dio" DOVEVA ATTENDERE le disposizioni di suo padre al riguardo.


Ora mi pare di vedere un Padre col telecomando puntato sul Figlio

Non pensate che l’obbedienza del Figlio sia una sua LIBERA ADESIONE alla volontà del Padre?
Meglio ancora se Lui e il Padre sono una cosa sola uno sola è la volontà.

Questo comprendo io.
monseppe1
00venerdì 16 ottobre 2009 23:57
pavel43, 16/10/2009 20.19:

Provo a spiegarmi un’ultima volta .
La domanda è


Può sembrare singolare il fatto che Gesù in questo passo si rivolse a sua madre chiamandole "donna", apparentemente sembra una mancanza di rispetto. Ma sicuramente c'è stata una motivazione ben precisa.



La mia attenzione va alla motivazione dell’apparente scortesia di Gesù, che in sostanza è la stessa che ha dato da fanciullo
«Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio?»

In merito a questo leggo:



La risposta di Gesù non era irrispettosa, ma era severa. Richiamò all'ordine la sua stessa madre. Gesù non era al suo servizio. Era Geova che STABILIVA per lui COSA DOVESSE fare, COME DOVESSE farlo e QUANDO DOVESSE farlo.
....................................................................
Probabilmente Geova colse quell'occasione per COMANDARE a suo figlio di iniziare la sua opera manifestandosi come "figlio di Dio".


A cui aggiungo dall’ultimo intervento



lui, come "figlio di Dio" DOVEVA ATTENDERE le disposizioni di suo padre al riguardo.


Ora mi pare di vedere un Padre col telecomando puntato sul Figlio

Non pensate che l’obbedienza del Figlio sia una sua LIBERA ADESIONE alla volontà del Padre?
Meglio ancora se Lui e il Padre sono una cosa sola uno sola è la volontà.

Questo comprendo io.




Bella l'idea del telecomando... fossimo pure noi, così sincronizzati con la volontà di Dio.... ma non lo siamo.

Ciò che io dicevo, non è mio. Lo ha detto Gesù stesso:

(Giovanni 5:19-20) 19 Perciò, rispondendo, Gesù proseguì e disse loro: “Verissimamente vi dico: Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre. Poiché qualunque cosa Egli faccia, questa fa pure il Figlio in modo simile. 20 Poiché il Padre ha affetto per il Figlio e gli mostra tutte le cose che egli stesso fa, e gli mostrerà opere più grandi di queste, affinché vi meravigliate.

Se questo sincronismo col Padre piaceva a Gesù, non vedo dove stia il problema.
Certo, che Gesù non è un Robot che agisce su "telecomando".
Con tali parole egli ci insegna una cosa che solo un uomo perfetto saprà fare, infatti solo Gesù riuscì a farla.

La volontà (intesa come suo proposito) di Dio in tutto e per tutto.
Gesù non accelerò i tempi, e tantomeno li ritardò. Quando stava spirando sul palo, lo fece capire benissimo dicendo:
"E' compiuto!"

(Giovanni 19:30) 30 Quando ebbe dunque ricevuto il vino acido, Gesù disse: “È compiuto!” e, chinando la testa, rese lo spirito...


No, In cielo i rapporti Padre figlio sono certamente più liberali.
Tale stretta dipendenza Gesù la volle mentre era sulla terra al fine che TUTTO ciò che Geova aveva nel suo proposito di fare, fosse fatta.

Non dobbiamo dimenticare che in una difficilissima situazione Gesù espresse un certo dissenso, chiedendo se fosse possibile una diversa soluzione, rimettendosi poi comunque alle decisioni di suo Padre.

(Luca 22:41-44) 41 Ed egli stesso, allontanatosi da loro circa un tiro di pietra, piegò le ginocchia e pregava, 42 dicendo: “Padre, se lo desideri, rimuovi da me questo calice. Tuttavia si compia non la mia volontà, ma la tua”. 43 Quindi gli apparve un angelo dal cielo e lo rafforzò. 44 Ma, entrato in agonia, continuò a pregare più intensamente; e il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano al suolo.

Perciò poi, spirando, disse:
"E'compiuto".

Anche noi, quando saremo perfetti, e Geova ci chiederà di fare qualcosa di importante, la faremo in modo consono alla sua volontà e potremo anche noi dire (senza dover morire) "E' compiuto!"

ma non ora.

pavel43
00sabato 17 ottobre 2009 15:29
Il rapporto del Padre con il Figlio è un rapporto d’amore.
L’obbedienza di Gesù è certamente disponibilità docile e incondizionata alla volontà del Padre ma è anche un’obbedienza responsabile e libera non formale e servile.
Tutte le citazioni che porti concordano con le mie affermazioni.
Forse dietro alcune espressioni di commento che mi lasciano perplesso diciamo la stessa cosa.
Io chiuderei qui
ciao
Filadelfia.
00domenica 18 ottobre 2009 10:02
ciao, ho riflettato un pò su quello che già avete risposto, da mio punto di vista ,,pavel" è riuscito dare una spiegazione giusta, logica. Mi affianco al suo pensiero.
Filadelfia.
monseppe1
00domenica 18 ottobre 2009 10:36

Il commento che segue esula leggermente dal tema, ma lo ritengo necessario perché implica aspetti molto profondi nel rapporto fra Geova e Gesù mentre era nella carne.

Essendo mio il commento credo che non ci siano problemi, altrimenti il moderatore lo potrà cancellare tranquillamente.
Il commento era sul tema Croce/Palo.
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Inoltre, si può pure spiegare ciò che fu la causa del sudore di sangue e la richiesta di Gesù di evitare il calice se era possibile.

(Deuteronomio 21:22-23) 22 “E nel caso che in un uomo ci sia un peccato che meriti la sentenza di morte, ed egli sia stato messo a morte, e tu l’abbia appeso a un palo, 23 il suo corpo morto non dovrebbe restare sul palo per tutta la notte; ma lo devi senz’altro seppellire quel giorno, perché colui che è appeso è qualcosa di maledetto da Dio; e non devi contaminare il tuo suolo, che Geova tuo Dio ti dà in eredità.

Gesù non stava pensando alle sofferenze fisiche che avrebbe dovuto sopportare da lì a poco, in paragone a questo, per lui, quelle erano una passeggiata.

Ciò che fu difficilissimo per il Cristo di sopportare, era proprio questo: morire come un "maledetto da Dio", Proprio lui che in tutto e per tutto aveva sempre desiderato e cercato di far piacere al suo Dio e Padre Geova. Per questo gli disse:

(Matteo 26:38-39) 38 Quindi disse loro: “L’anima mia è profondamente addolorata, fino alla morte. Restate qui e vigilate con me”. 39 E andando un po’ avanti cadde sulla sua faccia, pregando e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Tuttavia, non come io voglio, ma come tu vuoi”.

meglio ci aiuta a capire Luca:

(Luca 22:41-44) ...Ed egli stesso, allontanatosi da loro circa un tiro di pietra, piegò le ginocchia e pregava, 42 dicendo: “Padre, se lo desideri, rimuovi da me questo calice. Tuttavia si compia non la mia volontà, ma la tua”. 43 Quindi gli apparve un angelo dal cielo e lo rafforzò. 44 Ma, entrato in agonia, continuò a pregare più intensamente; e il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano al suolo.

Benché ricevette la visita di un angelo che lo rafforzasse, tanto era gravoso per il Cristo di dover morire come un maledetto da Dio che arrivò perfino a sudare sangue.

Geova stesso, dovendo adempiere la stessa sua parola, dovette mostrarsi allontanto da gesù, al lmomento che fu appeso al palo, dovendolo considerare appunto come un "maledetto".
Gesù percepì pienamente e tremandamente questa angosciosa mancanza di presensa da parte di suo padre quando infatti succedde ciò che narra Matteo.

(Matteo 27:45-46) 45 Dalla sesta ora caddero le tenebre su tutto il paese, fino alla nona ora. 46 Verso la nona ora Gesù chiamò ad alta voce, dicendo: “Elì, Elì, lamà sabachthàni?” cioè: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Io, personalmente, credo che proprio per quella estrema ed angosciosa situazione nella quale Gesù si trovò, sentendo che il suo cuore stava cedendo, ebbe almeno la consapevolezza di aver adempiuto sotto ogni aspetto il gravoso compito che gli era stato affidato:

(Giovanni 19:28-30) ...Dopo ciò, comprendendo Gesù che ormai ogni cosa si era compiuta, affinché si compisse la scrittura disse: “Ho sete”. 29 C’era lì un vaso pieno di vino acido. Perciò posero una spugna piena di vino acido su un [ramo di] issopo e gliela portarono alla bocca. 30 Quando ebbe dunque ricevuto il vino acido, Gesù disse: “È compiuto!” e, chinando la testa, rese lo spirito.

Egli ha quindi preso su di se la "maledizione" che era su tutto il genere umano, la condanna a morte, riscattando tutti coloro che avessero riposto fiducia in Dio e che avrebbero con gratitudine guardato al sacrificio di ricatto pagato dal figlio.
Adempiendo pure in tal modo il modello profetico tipicamente illustrato da Mosè col serpende di rame appeso an'asta o palo.
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Se non si riesce intravvedere in questa difficile situazione il forte legame di amore che esisteva Fra Geova e Gesù, allora penso che sia il caso di ricominciare a leggere tutta la bibbia daccapo, e forse più di una volta.

Pertanto, concordo anche io con pavel, anche se stavo cercando di trattare lo specifico rapporto o reazione di Gesù sia con sua madre che con Pietro.

Per esempio di "telecomando" intendevo mettere in risalto questo punto:

Se io ho un telecomando, mi serve perché possa cambiare canale o per attivare nuove funzioni in un apaprecchio. se premendo il pulsante, il comando non è eseguito.. ho cambio le pile.. o butto il telecomando, perché non funziona. Certo, il paragone è bestialmente terra terra, ma ciò che volevo mettere in risalto era che Gesù attendeva l'ordine da Geova prima di iniziare importanti aspetti del suo ministero. Per tale motivo disse ciò che disse a sua madre Maria.

questo io comprendo.

Spener
00domenica 18 ottobre 2009 20:06
Re:

"Che ho da fare con te, o donna?"

Perchè Gesù diede questa rista risposta diretta chiamando sua madre "donna"? Non poteva usare un tono più delicato?



Noi continuiamo a pensare con schemi mentali che non appartengono al mondo della Bibbia. Oggi se ti rivolgi a una collega di lavoro o a una qualsiasi "femmina" chiamandola "donna" l'effetto che ne risulta non è sovrapponibile a quello che leggiamo in Gv 2:4.

Se richiamiamo alla memoria il racconto di Gesù con la donna fenicia: "Allora Gesù le disse: O donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi. E da quell'ora la sua figliuola fu guarita"

Vi pare che l'uso del termine "donna" sia connotato in maniera offensiva?

Per quanto concerne "Che ho a che fare con te?", notiamo altri versetti biblici:

Gse 22:24 Egli sa se non l'abbiamo fatto, invece, per tema di questo: che, cioè, in avvenire, i vostri figliuoli potessero dire ai figliuoli nostri: Che avete a far voi con l'Eterno, con l'Iddio d'Israele

Gdc 11:12 Poi Jefte inviò de' messi al re de' figliuoli di Ammon per dirgli: 'Che questione c'è fra me e te che tu venga contro di me per far guerra al mio paese?'

2Cr 35:21 Ma Neco gli inviò dei messaggeri per dirgli: "Che c'è fra me e te, o re di Giuda? Io non salgo oggi contro di te, ma contro una casa con la quale sono in guerra; e Dio mi ha comandato di far presto; bada dunque di non opporti a Dio, il quale è con me, affinché egli non ti distrugga

Vogliamo forse dire che la frase "che ho a che fare con te", che evidentemente era un modo di dire comune (מה־לי ולך), pronunciata da Neco verso il re di Giuda esprimesse qualche avversità? Esattamente il contrario.

O vogliamo forse dire che la stessa frase usata dai demoni in Mar 5,7: e a gran voce disse: "Che c'è fra me e te, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi", esprimesse avversità verso Gesù? Tutt'altro, costituiva invece una supplica.

Quando Gesù rivolge quelle parole a sua madre, lo fa evidentemente per prendere le distanze da una certa linea di pensiero che non poteva condividere. Tutto il resto, è un di più.

Imho.




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