Giudici 11

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kirinu_94
00giovedì 17 dicembre 2009 18:25
Ciao. Ho un dubbio leggendo Giudici al capitolo 11.
Riporto la parte che mi interessa del paragrafo 18, pag. 49 che troviamo nel libro Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile:

18 [...]Lo spirito di Geova scende ora su Iefte, ed egli fa voto che, al ritorno in pace da Ammon, dedicherà a Geova la prima persona che gli verrà incontro uscendo da casa sua. Iefte sottomette Ammon facendo una grande strage. Quando torna a casa a Mizpa,è sua figlia a corrergli per prima incontro gioiosa per la vittoria di Geova. Iefte adempio il suo voto (attenzione adesso) non con un sacrificio umano secondo i riti pagani di Baal, ma dedicando quest'unica figlia all'esclusivo servizio nella casa di Geova, a Sua lode.

Da queste parole sembra che Geova Dio abbia gradito questo sacrificio umano. O che comunque sia lecita come cosa. [SM=g27994]
Non è in contrasto con quello che la Bibbia dice in Deuteromonio 18:10? [SM=g27993]

10 Non si deve trovare in te alcuno che faccia passare suo figlio o sua figlia attraverso il fuoco, alcuno che usi la divinazione, né praticante di magia né alcuno che cerchi presagi né stregone,

Come spiegare quindi questo punto?
Grazie in anticipo a chi interverrà.
Shalom

(SimonLeBon)
00giovedì 17 dicembre 2009 20:11
Re:
kirinu_94, 12/17/2009 6:25 PM:

Ciao. Ho un dubbio leggendo Giudici al capitolo 11.
Riporto la parte che mi interessa del paragrafo 18, pag. 49 che troviamo nel libro Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile:

18 [...]Lo spirito di Geova scende ora su Iefte, ed egli fa voto che, al ritorno in pace da Ammon, dedicherà a Geova la prima persona che gli verrà incontro uscendo da casa sua. Iefte sottomette Ammon facendo una grande strage. Quando torna a casa a Mizpa,è sua figlia a corrergli per prima incontro gioiosa per la vittoria di Geova. Iefte adempio il suo voto (attenzione adesso) non con un sacrificio umano secondo i riti pagani di Baal, ma dedicando quest'unica figlia all'esclusivo servizio nella casa di Geova, a Sua lode.

Da queste parole sembra che Geova Dio abbia gradito questo sacrificio umano. O che comunque sia lecita come cosa. [SM=g27994]
Non è in contrasto con quello che la Bibbia dice in Deuteromonio 18:10? [SM=g27993]

10 Non si deve trovare in te alcuno che faccia passare suo figlio o sua figlia attraverso il fuoco, alcuno che usi la divinazione, né praticante di magia né alcuno che cerchi presagi né stregone,

Come spiegare quindi questo punto?
Grazie in anticipo a chi interverrà.
Shalom



Per quel che ci riguarda è tutto scritto nel testo che hai citato. Ma non l'hai letto?

Simon
kirinu_94
00giovedì 17 dicembre 2009 20:36
Re: Re:
(SimonLeBon), 17/12/2009 20.11:



Per quel che ci riguarda è tutto scritto nel testo che hai citato. Ma non l'hai letto?

Simon




Simon, vedi io l'ho detto, è che non capisco come mai Geova Dio abbia accettato un sacrificio umano.
Cioè non credo sia lecito uccidere. Infatti non capisco il punto.
Mi sembra che uccidere la propria figlia non sia una cosa bella. Correggimi se sbaglio [SM=g27988]

Shalom
(SimonLeBon)
00giovedì 17 dicembre 2009 21:53
Re:
kirinu_94, 12/17/2009 8:36 PM:



Simon, vedi io l'ho detto, è che non capisco come mai Geova Dio abbia accettato un sacrificio umano.
Cioè non credo sia lecito uccidere. Infatti non capisco il punto.
Mi sembra che uccidere la propria figlia non sia una cosa bella. Correggimi se sbaglio [SM=g27988]

Shalom



Tu stessi citi:


Iefte adempio il suo voto (attenzione adesso) non con un sacrificio umano secondo i riti pagani di Baal, ma dedicando quest'unica figlia all'esclusivo servizio nella casa di Geova, a Sua lode.



Simon
kirinu_94
00giovedì 17 dicembre 2009 22:19
Re: Re:
(SimonLeBon), 17/12/2009 21.53:

kirinu_94, 12/17/2009 8:36 PM:



Simon, vedi io l'ho detto, è che non capisco come mai Geova Dio abbia accettato un sacrificio umano.
Cioè non credo sia lecito uccidere. Infatti non capisco il punto.
Mi sembra che uccidere la propria figlia non sia una cosa bella. Correggimi se sbaglio [SM=g27988]

Shalom



Tu stessi citi:


Iefte adempio il suo voto (attenzione adesso) non con un sacrificio umano secondo i riti pagani di Baal, ma dedicando quest'unica figlia all'esclusivo servizio nella casa di Geova, a Sua lode.



Simon



Scusa se non ci arrivo, ma non capisco!
Cioè Geova ha accettato questo sacrificio o è stato un errore di Iefte?
Il punto che non comprendo è se è giusto che Iefte abbia ucciso sua figlia. Se sì, perché?
Come leggiamo non è stato Dio a richiedere questa cosa, quindi potrebbe essere un errore, no?
Roberto Carson
00giovedì 17 dicembre 2009 22:27
Caro Kirinu, guarda che hai frainteso il punto.
Iefte non ha affatto ucciso sua figlia, ma l'ha dedicata a Geova mandandola a svolgere servizio nel tempio.
alejandro 77
00giovedì 17 dicembre 2009 22:40
kirinu, forse ti sta sfuggendo il fatto che Simon sta cercando di spiegarti,che Iefte no ha ucciso la figlia,ha solo permesso che svolgesse il servizio nel tempio di Geova!! se leggendo il versetto 40 dello stesso capitolo vedrai che capirai cosa intendeva dire Iefte quando dice:(Se immancabilmente mi dai in mano i figli di Ammon, 31 deve anche avvenire che chi esce, chi mi esce incontro dalle porte della mia casa quando torno in pace da presso i figli di Ammon, deve anche divenire di Geova, e io lo devo offrire come un olocausto”.)
il versetto 40 dice : Di anno in anno le figlie d’Israele andavano a lodare la figlia di Iefte il galaadita, quattro giorni all’anno.

Ciao [SM=g27985]
.:mErA:.
00giovedì 17 dicembre 2009 23:37
Re:
Roberto Carson, 17/12/2009 22.27:

Caro Kirinu, guarda che hai frainteso il punto.
Iefte non ha affatto ucciso sua figlia, ma l'ha dedicata a Geova mandandola a svolgere servizio nel tempio.


Cosa?
E allora perchè dice "lo darò in olocausto?"
Tra l'altro il padre si dispera quando vede la figlia venirgli incontro, e anche le donne Israelite osservavano un lutto per la scelta di Iefte piangendo la povera figlia uccisa.
(Non capisco perchè nella TNM è scritto che andavano a lodarla)

Ma la cosa più importante è un'altra: Nella Torah non esistono sacerdotesse. Il servizio nel Tempio è un lavoro assegnato ai figli maschi di Levì e in particolare ai figli di Aharon.
Le donne non potevano entrare nel Tempio, ma soltanto i Cohanim e i Levìm.

Shalom.
bruciolis
00giovedì 17 dicembre 2009 23:53
Re: Re:
.:mErA:., 17/12/2009 23.37:


Cosa?
E allora perchè dice "lo darò in olocausto?"
Tra l'altro il padre si dispera quando vede la figlia venirgli incontro, e anche le donne Israelite osservavano un lutto per la scelta di Iefte piangendo la povera figlia uccisa.
(Non capisco perchè nella TNM è scritto che andavano a lodarla)

Ma la cosa più importante è un'altra: Nella Torah non esistono sacerdotesse. Il servizio nel Tempio è un lavoro assegnato ai figli maschi di Levì e in particolare ai figli di Aharon.
Le donne non potevano entrare nel Tempio, ma soltanto i Cohanim e i Levìm.

Shalom.



quindi, secondo te, Iefte, in caso di vittoria, avrebbe promesso
al Padreterno un sacrificio umano!!!

in che senso le donne "non potevano entrare nel Tempio"?


Roberto Carson
00giovedì 17 dicembre 2009 23:57
Re: Re:
.:mErA:., 17/12/2009 23.37:


Cosa?
E allora perchè dice "lo darò in olocausto?"
Tra l'altro il padre si dispera quando vede la figlia venirgli incontro, e anche le donne Israelite osservavano un lutto per la scelta di Iefte piangendo la povera figlia uccisa.
(Non capisco perchè nella TNM è scritto che andavano a lodarla)

Ma la cosa più importante è un'altra: Nella Torah non esistono sacerdotesse. Il servizio nel Tempio è un lavoro assegnato ai figli maschi di Levì e in particolare ai figli di Aharon.
Le donne non potevano entrare nel Tempio, ma soltanto i Cohanim e i Levìm.

Shalom.



Caro mErA,
questa tua interpretazione non va in netto contrasto con l'esplicito divieto della Torah di non fare sacrifici umani?


barnabino
00giovedì 17 dicembre 2009 23:59
Caro Mera,


Non capisco perchè nella TNM è scritto che andavano a lodarla




“Piangere”, LXX; con una correzione del M, “andavano a rispondere a (a conversare con)”. Vedi 5:11 dove ricorre lo stesso verbo ebr., tanàh, ‘raccontare’.

Shalom
alejandro 77
00venerdì 18 dicembre 2009 00:21
Re: Re:
.:mErA:., 17/12/2009 23.37:

Cosa? E allora perchè dice "lo darò in olocausto?" Tra l'altro il padre si dispera quando vede la figlia venirgli incontro, e anche le donne Israelite osservavano un lutto per la scelta di Iefte piangendo la povera figlia uccisa. (Non capisco perchè nella TNM è scritto che andavano a lodarla)


Vedi in primo Samuele 1:11 ne hai se vuoi la conferma.Qui si parla di Anna,anche lei come Iefte promise a Geova suo figlio,visto che la sua afflizione era che non poteva avere figli!i versetti dicono:(  E faceva un voto e diceva: “O Geova degli eserciti, se immancabilmente guarderai l’afflizione della tua schiava e in effetti ti ricorderai di me, e non dimenticherai la tua schiava e in effetti darai alla tua schiava una progenie, un maschio, io certamente lo darò a Geova per tutti i giorni della sua vita, e il rasoio non verrà sulla sua testa”. Questo dovebbe avvalorare il voto di Iefte!!
bruciolis
00venerdì 18 dicembre 2009 00:25
questo è quanto dice "Perspicacia"; il che mi sembra molto logico:

Alcuni critici e studiosi hanno condannato il voto di Iefte, nella convinzione che avesse seguìto l’usanza di altre nazioni immolando la figlia come olocausto umano. Ma non è quello che avvenne. Un letterale sacrificio umano sarebbe stato un insulto a Geova, un’azione disgustante in aperta violazione della sua legge. Egli aveva dato a Israele questo comando: “Non devi imparare a fare secondo le cose detestabili di quelle nazioni. Non si deve trovare in te alcuno che faccia passare suo figlio o sua figlia attraverso il fuoco . . . Poiché chiunque fa queste cose è detestabile a Geova, e a causa di queste cose detestabili Geova tuo Dio li caccia d’innanzi a te”. (De 18:9-12) Geova non avrebbe benedetto una persona del genere: l’avrebbe maledetta. Gli stessi ammoniti che Iefte combatteva facevano sacrifici umani al loro dio Molec. — Cfr. 2Re 17:17; 21:6; 23:10; Ger 7:31, 32; 19:5, 6.
Quando aveva detto “deve anche avvenire che chi esce, chi mi esce incontro dalle porte della mia casa . . . deve anche divenire di Geova”, Iefte aveva in mente una persona, non un animale, dal momento che gli animali usati per i sacrifici non venivano di norma tenuti in casa dagli israeliti, né erano liberi di scorrazzarvi. Inoltre l’offerta di un animale non sarebbe stata un segno di particolare devozione a Dio. Iefte sapeva che poteva benissimo essere la figlia a venirgli incontro. Si deve ricordare che in quel momento lo spirito di Geova era su Iefte; questo avrebbe impedito che facesse un voto sconsiderato. In che modo dunque la persona che fosse uscita incontro a Iefte per congratularsi con lui della vittoria doveva “divenire di Geova” ed essere offerta in “olocausto”? — Gdc 11:31.
Esseri umani potevano venir dedicati all’esclusivo servizio di Geova in relazione al santuario. Questo era un diritto che i genitori potevano esercitare. Samuele fu infatti promesso prima della nascita al servizio del tabernacolo da un voto della madre Anna. Questo voto ebbe l’approvazione di suo marito, Elcana. Non appena Samuele fu svezzato, Anna lo offrì al santuario. Con lui, Anna portò un sacrificio animale. (1Sa 1:11, 22-28; 2:11) Sansone fu un altro figlio specialmente dedicato al servizio di Dio come nazireo. — Gdc 13:2-5, 11-14; cfr. Nu 30:3-5, 16 circa l’autorità paterna su una figlia.
Quando Iefte portò sua figlia al santuario, che in quel tempo si trovava a Silo, senza dubbio ne accompagnò la presentazione con un olocausto animale. Secondo la Legge, l’animale offerto in olocausto veniva ucciso, scuoiato e tagliato a pezzi; gli intestini e le gambe venivano lavati; poi il corpo, la testa e tutto il resto veniva bruciato sull’altare. (Le 1:3-9) L’offerta dell’intero animale rappresentava la piena, incondizionata e sincera dedicazione a Geova e, quando accompagnava un’altra offerta (ad esempio quando l’olocausto accompagnava l’offerta per il peccato nel giorno di espiazione), costituiva una richiesta a Geova perché accogliesse l’altra offerta. — Le 16:3, 5, 6, 11, 15, 24.
Fu un vero sacrificio sia da parte di Iefte che di sua figlia, poiché egli non aveva altri figli. (Gdc 11:34) Perciò non avrebbe avuto un discendente che perpetuasse il suo nome e la sua eredità in Israele. A questo riguardo la figlia era l’unica speranza di Iefte. Essa pianse non la propria morte, ma la propria “verginità”, poiché era desiderio di ogni uomo e donna israelita avere figli e tener vivi il nome e l’eredità della famiglia. (Gdc 11:37, 38) La sterilità era una disgrazia. Ma la figlia di Iefte “non ebbe mai relazione con uomo”. Se queste parole si fossero riferite solo al tempo precedente l’adempimento del voto, sarebbero state superflue, dato che è precisato che era vergine. Che questa dichiarazione vada riferita all’adempimento del voto è dimostrato dal fatto che essa viene dopo la frase: “Egli adempì il voto che aveva fatto verso di lei”. In effetti il testo fa notare che essa rimase vergine anche dopo che il voto fu adempiuto. — Gdc 11:39; cfr. KJ; Dy; Yg.
Inoltre la figlia di Iefte veniva visitata “di anno in anno” dalle compagne che ‘la lodavano’. (Gdc 11:40) Il termine ebraico tanàh, qui usato, ricorre anche in Giudici 5:11, dove è tradotto ‘raccontare’ [NM], ‘celebrare’ [ATE; Ga], ‘proclamare’ [CEI], ‘enumerare’ [KJ]. In A Hebrew and Chaldee Lexicon (a cura di B. Davies, 1957, p. 693) il termine viene definito “ripetere, raccontare”. In Giudici 11:40 la “Bibbia del re Giacomo” (KJ) rende questo termine “lamentare”, ma in margine ha “parlare insieme”. Mentre la figlia di Iefte prestava servizio presso il santuario, senza dubbio come altri netinei (“dati”, dediti al servizio del santuario), c’era molto che poteva fare. Queste persone raccoglievano legna, attingevano acqua, eseguivano riparazioni e indubbiamente facevano molte altre cose come aiutanti dei sacerdoti e dei leviti. — Gsè 9:21, 23, 27; Esd 7:24; 8:20; Ne 3:26.
alejandro 77
00venerdì 18 dicembre 2009 00:44
Re: Re:
.:mErA:., 17/12/2009 23.37:




Ma la cosa più importante è un'altra: Nella Torah non esistono sacerdotesse. Il servizio nel Tempio è un lavoro assegnato ai figli maschi di Levì e in particolare ai figli di Aharon.
Le donne non potevano entrare nel Tempio, ma soltanto i Cohanim e i Levìm.

Shalom.




E, la stessa Anna che le scritture la chiamano profetessa?dove la mettiamo? LUCA 2:36-38 dice : Ora c’era Anna, una profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser (questa donna era molto avanti negli anni, e aveva vissuto col marito sette anni dopo la sua verginità, ed era una vedova di ottantaquattro anni), che non si assentava mai dal tempio, rendendo notte e giorno sacro servizio con digiuni e supplicazioni.  E in quella stessa ora si avvicinò e rendeva grazie a Dio, parlando del [bambino] a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme.

per quanto riguarda i leviti hai ragione ,pero' devi considerare che anche Anna era [Nome proprio femminile; dall’ebraico “Hannah”, che significa “favore, grazia”]. Madre del profeta Samuele. Anna viveva a Ramataim-Zofim nella regione montagnosa di Efraim col marito Elcana, levita
barnabino
00venerdì 18 dicembre 2009 08:41

Anna viveva a Ramataim-Zofim nella regione montagnosa di Efraim col marito Elcana, levita



Si parla di due Anna differenti... certo che se fosse bizzarro che una ragazza fosse in qualche modo dedicata a Dio, come una sorta di nazireato, ancora più strano sarebbe stato il suo "olocausto" letterale nel fuoco, specialmente visto quello che diceva la Legge... insomma, tra le due eventuali inrazioni la seconda mi sembrerebbe più improbabile, anche perché invece che piangere sulla morte sembra che sia messo in evidenza ilpiangere sulla verginità.

Shalom


Spener
00venerdì 18 dicembre 2009 09:24
Purtroppo non ho molto tempo in questo periodo per scrivere sul forum (Orto, ti devo una risposta e non me ne sono dimenticato).

In merito al passo di Giudici, ecco alcune mie personali riflessioni:

“Jefte fece un voto all'Eterno e disse: «Se tu mi dai nelle mani i figli di Ammon, ciò che uscirà dalle porte di casa mia per venirmi incontro quando tornerò vittorioso dai figli di Ammon, apparterrà all'Eterno, e io l'offrirò in olocausto».”
(Giudici 11:30,31 – ND)

וַיִּדַּר יִפְתָּח נֶדֶר לַיהוָה, וַיֹּאמַר: אִם-נָתוֹן תִּתֵּן אֶת-בְּנֵי עַמּוֹן, בְּיָדִי.
וְהָיָה הַיּוֹצֵא, אֲשֶׁר יֵצֵא מִדַּלְתֵי בֵיתִי לִקְרָאתִי, בְּשׁוּבִי בְשָׁלוֹם, מִבְּנֵי עַמּוֹן--וְהָיָה, לַיהוָה, וְהַעֲלִיתִיהוּ, עֹלָה.
(Giudici 11:30,31)

Gli elementi che impediscono di credere che Iefte offrì sua figlia in sacrificio cruento, sono molteplici.

1) Innanzitutto sarebbe stata una aperta violazione della legge mosaica:

“Quando l'Eterno, il tuo DIO, avrà sterminato davanti a te le nazioni che tu stai per andare a spodestare, e quando le avrai spodestate e dimorerai nel loro paese, guardati bene dal cadere nel laccio, seguendo il loro esempio, dopo che sono state distrutte davanti a te, e dall'informarti dei loro dèi, dicendo: "Come servivano queste nazioni i loro dèi? Farò anch'io così". Tu non farai così con l'Eterno, il tuo DIO, perché con i loro dèi esse hanno fatto tutto ciò che è abominevole per l'Eterno e che egli detesta; hanno persino bruciato nel fuoco i loro figli e le loro figlie, in onore dei loro dèi”. (Deuteronomio 12:29-31 - ND)

2) Inoltre, se Iefte avesse avuto intenzione di ucciderla, perché la figlia chiese due mesi per piangere la sua verginità?

3) E perché l’agiografo sentì il bisogno di specificare ulteriormente che “Essa non aveva conosciuto uomo”? (Giudici 11:39b – BG)

4) Se invece ella pianse la sua verginità nel senso che pianse il fatto che sarebbe morta in stato di verginità allora, avendo Iefte la facoltà di concederle una proroga (come si evince chiaramente dal contesto), perché non le concesse, ad esempio, 20 anni invece di solo 2 mesi?

La lettura che vede Iefte uccidere la figlia crea molti più problemi di quanti non ne crei la lettura che interpreta l’avvenimento come un voto di verginità.

E’ vero che la parola “olocausto” è sempre riferita ad offerte cruente, ma personalmente dubito che in questo caso si riferisca alla figlia.
Nel versetto 30, Iefte non disse “la persona che uscirà dalle porte di casa mia”, ma disse “ciò che uscirà dalle porte di casa mia”. E’ difficile supporre che Iefte trascurasse l’eventualità di incontrare, ad esempio, i suoi greggi di pecore piuttosto che le mandrie di bovini. L’espressione “… dalle porte di casa mia per venirmi incontro” è da intendersi in senso lato, ed indica semplicemente “incontrare qualcosa che mi appartiene”.
Come si può notare da numerosi versetti biblici (es. Isaia 41:23) la congiunzione copulativa “e” può a volte assumere il valore della congiunzione disgiuntiva “o”.

Quindi non si può escludere che la lettura di Giudici 11:31 possa verosimilmente assumere il senso di:

“… apparterrà all'Eterno [nel caso di una persona], oppure io l'offrirò in olocausto [nel caso di un animale]”.

Shalom
.:mErA:.
00venerdì 18 dicembre 2009 13:41

Caro mErA,
questa tua interpretazione non va in netto contrasto con l'esplicito divieto della Torah di non fare sacrifici umani?


Certo.
Iefte commise infatti un grave peccato sacrificando sua figlia.

Il commentatore Ebreo Radak offre una spiegazione simile alla vostra e afferma che la figlia fu mandata sui monti a vivere in eremitaggio.
Rashi, il Midrash e Nachmanide non sono affatto d'accordo e confermano l'idea del sacrificio umano.

Bisogna tener conto del fatto che nella Torah non esistono "suore" e non è previsto alcun voto di castità sacerdotale.
Le donne non potevano entrare nel Tempio, per loro c'era solo un cortile chiamato atrio delle donne in cui si pregava e si ossservavano le celebrazioni delle feste.

Nel Midrash è scritto che per questo sacrificio umano furono puniti sia Iefte (che fu fatto a pezzi) sia Phineas, il Sommo Sacerdote dell'epoca che avrebbe dovuto annullare il voto ma non lo fece. A costui fu tolto lo Spirito di Dio.
La punizione di Iefte si intravede anche nella Bibbia poichè è scrito che egli fu sepolto nelle città di Galaad (al plurale). Rashi spiega che ciò indica che le diverse parti del suo corpo furono sepolte in luoghi diversi, e questa è una grave ignominia per l'Ebraismo.

Shalom.
barnabino
00venerdì 18 dicembre 2009 14:06

Rashi, il Midrash e Nachmanide non sono affatto d'accordo e confermano l'idea del sacrificio umano



E' però bizzarro che in 1 Samuele 12:11 venga menzionato come liberatore mandato da Geova ed in Ebrei 11:32 sia elencato nel “nuvolo di testimoni” fedeli (Eb 12:1).

Non è possibile che l'esegesi medievale ed il Midrash siano state influenzate da altri elementi?

Shalom
.:mErA:.
00venerdì 18 dicembre 2009 15:08

E' però bizzarro che in 1 Samuele 12:11 venga menzionato come liberatore mandato da Geova


In questo versetto è scritto che i personaggi citati liberarono Israele e lo fecero tornare a vita tranquilla. Nulla è detto sulla loro moralità individuale.
Lo stesso David commise degli errori e quello di Iefte fu dovuto alla sua ignoranza della Torah.



Non è possibile che l'esegesi medievale ed il Midrash siano state influenzate da altri elementi?


Io credo piuttosto che l'interpretazione alternativa sia influenzata dal bisogno teologico di salvare la reputazione di Iefte.
Non vedo perchè trasformare un olocausto in un voto di castità (come se si trattasse di Cattolicesimo). Oloausto è una parola con un significato ben preciso.

Shalom.
barnabino
00venerdì 18 dicembre 2009 15:43
Caro Mera,


In questo versetto è scritto che i personaggi citati liberarono Israele e lo fecero tornare a vita tranquilla



Che però Paolo, o chi scrisse la lettera agli Ebrei, lo prenda ad esempio di fede mi pare davvero molto strano...


Oloausto è una parola con un significato ben preciso



Indicava un sacrificio bruciato offerto completamente a Dio, potrebbe essere solo una metafora del fatto che tutta l'anima (o vita) della fanciulla compresa la sua verginità (per altro essa era l'unica che avrebbe assicurato la posterità di Iefte) veniva offerta a Dio, in modo completo come un olocausto. Insomma, che si parli di olocausto come di una metafora.

Shalom

.:mErA:.
00venerdì 18 dicembre 2009 16:48

Indicava un sacrificio bruciato offerto completamente a Dio, potrebbe essere solo una metafora del fatto che tutta l'anima (o vita) della fanciulla compresa la sua verginità (per altro essa era l'unica che avrebbe assicurato la posterità di Iefte) veniva offerta a Dio, in modo completo come un olocausto. Insomma, che si parli di olocausto come di una metafora.


Quello della verginità offerta a Dio è un concetto Cattolico, non Ebraico.
Nella Torah inoltre non sono le figlie femmine a rappresentare la continuità della discendenza del padre, ma soltanto i maschi. Le femmine assicurano invece la continuità del popolo eletto.
Se si trattasse di un olocausto metaforico sarebbe un caso unico in tutta la Bibbia e anche in tutta la letteratura Ebraica in generale.

Sono convitno invece che si tratti di un sacrifico umano ed è solo una delle tragiche stavaganze menzionate nel libro dei Giudici.
kirinu_94
00venerdì 18 dicembre 2009 18:13
Re:
bruciolis, 18/12/2009 0.25:

questo è quanto dice "Perspicacia"; il che mi sembra molto logico:

Alcuni critici e studiosi hanno condannato il voto di Iefte, nella convinzione che avesse seguìto l’usanza di altre nazioni immolando la figlia come olocausto umano. Ma non è quello che avvenne. Un letterale sacrificio umano sarebbe stato un insulto a Geova, un’azione disgustante in aperta violazione della sua legge. Egli aveva dato a Israele questo comando: “Non devi imparare a fare secondo le cose detestabili di quelle nazioni. Non si deve trovare in te alcuno che faccia passare suo figlio o sua figlia attraverso il fuoco . . . Poiché chiunque fa queste cose è detestabile a Geova, e a causa di queste cose detestabili Geova tuo Dio li caccia d’innanzi a te”. (De 18:9-12) Geova non avrebbe benedetto una persona del genere: l’avrebbe maledetta. Gli stessi ammoniti che Iefte combatteva facevano sacrifici umani al loro dio Molec. — Cfr. 2Re 17:17; 21:6; 23:10; Ger 7:31, 32; 19:5, 6.
Quando aveva detto “deve anche avvenire che chi esce, chi mi esce incontro dalle porte della mia casa . . . deve anche divenire di Geova”, Iefte aveva in mente una persona, non un animale, dal momento che gli animali usati per i sacrifici non venivano di norma tenuti in casa dagli israeliti, né erano liberi di scorrazzarvi. Inoltre l’offerta di un animale non sarebbe stata un segno di particolare devozione a Dio. Iefte sapeva che poteva benissimo essere la figlia a venirgli incontro. Si deve ricordare che in quel momento lo spirito di Geova era su Iefte; questo avrebbe impedito che facesse un voto sconsiderato. In che modo dunque la persona che fosse uscita incontro a Iefte per congratularsi con lui della vittoria doveva “divenire di Geova” ed essere offerta in “olocausto”? — Gdc 11:31.
Esseri umani potevano venir dedicati all’esclusivo servizio di Geova in relazione al santuario. Questo era un diritto che i genitori potevano esercitare. Samuele fu infatti promesso prima della nascita al servizio del tabernacolo da un voto della madre Anna. Questo voto ebbe l’approvazione di suo marito, Elcana. Non appena Samuele fu svezzato, Anna lo offrì al santuario. Con lui, Anna portò un sacrificio animale. (1Sa 1:11, 22-28; 2:11) Sansone fu un altro figlio specialmente dedicato al servizio di Dio come nazireo. — Gdc 13:2-5, 11-14; cfr. Nu 30:3-5, 16 circa l’autorità paterna su una figlia.
Quando Iefte portò sua figlia al santuario, che in quel tempo si trovava a Silo, senza dubbio ne accompagnò la presentazione con un olocausto animale. Secondo la Legge, l’animale offerto in olocausto veniva ucciso, scuoiato e tagliato a pezzi; gli intestini e le gambe venivano lavati; poi il corpo, la testa e tutto il resto veniva bruciato sull’altare. (Le 1:3-9) L’offerta dell’intero animale rappresentava la piena, incondizionata e sincera dedicazione a Geova e, quando accompagnava un’altra offerta (ad esempio quando l’olocausto accompagnava l’offerta per il peccato nel giorno di espiazione), costituiva una richiesta a Geova perché accogliesse l’altra offerta. — Le 16:3, 5, 6, 11, 15, 24.
Fu un vero sacrificio sia da parte di Iefte che di sua figlia, poiché egli non aveva altri figli. (Gdc 11:34) Perciò non avrebbe avuto un discendente che perpetuasse il suo nome e la sua eredità in Israele. A questo riguardo la figlia era l’unica speranza di Iefte. Essa pianse non la propria morte, ma la propria “verginità”, poiché era desiderio di ogni uomo e donna israelita avere figli e tener vivi il nome e l’eredità della famiglia. (Gdc 11:37, 38) La sterilità era una disgrazia. Ma la figlia di Iefte “non ebbe mai relazione con uomo”. Se queste parole si fossero riferite solo al tempo precedente l’adempimento del voto, sarebbero state superflue, dato che è precisato che era vergine. Che questa dichiarazione vada riferita all’adempimento del voto è dimostrato dal fatto che essa viene dopo la frase: “Egli adempì il voto che aveva fatto verso di lei”. In effetti il testo fa notare che essa rimase vergine anche dopo che il voto fu adempiuto. — Gdc 11:39; cfr. KJ; Dy; Yg.
Inoltre la figlia di Iefte veniva visitata “di anno in anno” dalle compagne che ‘la lodavano’. (Gdc 11:40) Il termine ebraico tanàh, qui usato, ricorre anche in Giudici 5:11, dove è tradotto ‘raccontare’ [NM], ‘celebrare’ [ATE; Ga], ‘proclamare’ [CEI], ‘enumerare’ [KJ]. In A Hebrew and Chaldee Lexicon (a cura di B. Davies, 1957, p. 693) il termine viene definito “ripetere, raccontare”. In Giudici 11:40 la “Bibbia del re Giacomo” (KJ) rende questo termine “lamentare”, ma in margine ha “parlare insieme”. Mentre la figlia di Iefte prestava servizio presso il santuario, senza dubbio come altri netinei (“dati”, dediti al servizio del santuario), c’era molto che poteva fare. Queste persone raccoglievano legna, attingevano acqua, eseguivano riparazioni e indubbiamente facevano molte altre cose come aiutanti dei sacerdoti e dei leviti. — Gsè 9:21, 23, 27; Esd 7:24; 8:20; Ne 3:26.



Ti ringrazio per la spiegazione riportata in Perspicacia!
Io avevo capito che Iefte aveva ucciso sua figlia, come un animale insomma (sgozzamento, dispersione di sangue sull'altare ecc.). XD
Grazie anche agli altri. Adesso mi è chiaro il punto [SM=g27987]
E adesso capisco anche perché Simon sottolineava quel punto.

Shalom

(SimonLeBon)
00venerdì 18 dicembre 2009 21:29
Re:
Caro :mErA,

.:mErA:., 12/18/2009 3:08 PM:


E' però bizzarro che in 1 Samuele 12:11 venga menzionato come liberatore mandato da Geova


In questo versetto è scritto che i personaggi citati liberarono Israele e lo fecero tornare a vita tranquilla. Nulla è detto sulla loro moralità individuale.
Lo stesso David commise degli errori e quello di Iefte fu dovuto alla sua ignoranza della Torah.



Si, ma David non fu fatto a pezzi e seminato in posti diversi...

:mErA:

Io credo piuttosto che l'interpretazione alternativa sia influenzata dal bisogno teologico di salvare la reputazione di Iefte.
Non vedo perchè trasformare un olocausto in un voto di castità (come se si trattasse di Cattolicesimo). Oloausto è una parola con un significato ben preciso.

Shalom.



Secondo me il bisogno di salvare qualcosa c'è, ma si tratta della reputazione di Dio! Come avrebbe potuto accettare il Dio di Israele un sacrificio umano e per giunta del proprio figlio?
E' risaputo che Dio non ha mai approvato queste cose e se lo avesse fatto si sarebbe messo sullo stesso piano di Baal.

Mi sembra strano affermare che Iefte era timorato di Dio ma non ne conosceva la legge.

:mErA:

Se si trattasse di un olocausto metaforico sarebbe un caso unico in tutta la Bibbia e anche in tutta la letteratura Ebraica in generale.



Se si trattasse di un adoratore del vero Dio che sacrifica in modo letterale il proprio figlio, sarebbe un caso unico in tutta la Bibbia. Non so nel resto della letteratura ebraica...

Simon
.:mErA:.
00venerdì 18 dicembre 2009 23:20
Dio non ha accettato il sacrificio. La Bibbia non lo dice. Iefte non conosceva la proibizione e pensava che un simile atto sarebbe stato gradito agli occhi del Creatore, e tutto questo perchè al tempo dei Giudici ognuno faceva ciò che voleva.


Se si trattasse di un adoratore del vero Dio


Iefte non era un "santo" e non aveva avuto una vita da Ebreo pio.
Era nato da una prostituta e per questo fu scacciato dai suoi fratelli.
Aveva vissuto nel paese di Tob, non in Israele, e passava il tempo libero facendo scorrerie con gli amici (Giudici 11:1-3). Tornò in Terra Santa solo alla condizione che fosse eletto capo di Gaalad.
A quanto pare non era neppure monoteista poichè credeva in Camos, dio degli Ammoniti (Giudici 11:24).


Shalom.

alejandro 77
00venerdì 18 dicembre 2009 23:32
Re:
barnabino, 18/12/2009 8.41:


Anna viveva a Ramataim-Zofim nella regione montagnosa di Efraim col marito Elcana, levita



Si parla di due Anna differenti... Shalom





Si chiedo scusa me ne sono accorto tardi di aver fatto un copia incolla di piu' heheheh!!!perdonate l'errore elementare !!!! comunque credo che chi voleva capire abbia afferrato il punto!!
Methatron
00venerdì 18 dicembre 2009 23:42
Scusa Mera, ma come fai a dire che Iefte era all'oscuro della Legge quando conoscendo bene la storia di Israele, Iefte dimostra con abilità che le rivendicazioni ammonite sono illegittime? Dice che quando lasciarono l’Egitto gli israeliti non molestarono né Ammon né Moab né Edom; e al tempo dell’esodo di Israele il territorio conteso non apparteneva ad Ammon. A quell’epoca era occupato dagli amorrei, ma Dio diede Sihon, il loro re, nelle mani di Israele. Inoltre gli israeliti vivevano in quella zona da 300 anni ed egli chiede: Perché gli ammoniti la rivendicavano solo ora?
Uno che conoisce la storia del suo popolo così bene vuoi che trascuri la Legge? Mi sembra inverosimile.

Inoltre quando cita il dio Camos lo fa solo per far riflettere e desistere gli ammoniti, non certo perché credesse in lui: così come Geova gli concesse di spodestarli 300 anni addietro e Camos non agì in favore degli ammoniti perché adesso Camos il loro dio dovrebbe agire per spodestare gli israeliti?

Anche l'essere capo in Galaad è un'offerta che fecero gli israeliti a Iefte quando cercarono di persuaderlo a fare guerra con loro e non fu un'iniziativa di Iefte.

Tutto dal racconto non sembra presagire nulla di sconveniente nei confronti di Iefte che adora Geova "Chemos TUO dio... Geova NOSTRO Dio" e sembra conoscere molto bene la storia del suo popolo.

Ancora, quando Iefte fece il suo voto lo spirito di Dio agiva su di lui (Giudici 11:29) e anche il suo operato fu benedetto da Dio. Le Scritture lodano Iefte per la sua fede e per il ruolo che ebbe in relazione al proposito divino. (1 Samuele 12:11; Ebrei 11:32-34)

Io credo che alla luce di tutto ciò, Dio non lo avrebbe né menzionato con favore né avrebbe potuto accettare un sacrificio umano: nel qual caso lo avrebbe di sicuro impedito così come impedì ad Abraamo di sacrificare suo figlio Isacco.

E' impensabile per il Giudice di tutta la terra un simile abominio.
.:mErA:.
00sabato 19 dicembre 2009 00:20

Scusa Mera, ma come fai a dire che Iefte era all'oscuro della Legge quando conoscendo bene la storia di Israele, Iefte dimostra con abilità che le rivendicazioni ammonite sono illegittime?


Tutti quegli avvenimenti erano accaduti solo poco tempo prima.
Al tempo di Iefte l'Esodo era storia recente e non c'era bisogno di leggere la Bibbia per venire a conoscenza della storia del popolo di Israele.

Riguardo al dio Camos Iefte sembra parlare con il presupposto che costui esista.
"Come Caomos vi ha concesso questo, allo stesso modo Hashem ci ha concesso quest'altro"
Non si trovano frasi simili nei discorsi di Abramo, di David e di altri uomini di Dio.


Io credo che alla luce di tutto ciò, Dio non lo avrebbe né menzionato con favore né avrebbe potuto accettare un sacrificio umano: nel qual caso lo avrebbe di sicuro impedito così come impedì ad Abraamo di sacrificare suo figlio Isacco.


Tanti Israeliti menzionati nel libro dei Re e in Geremia sacrificarono i loro figli e praticarono usanze pagane. Eppure Dio non intervenne.
Con Isacco le cose erano ben diverse.


Poi ognuno è libero di interpretare la Bibbia come la mente gli ispira di comprenderla.

Shalom.
Methatron
00sabato 19 dicembre 2009 10:12

Tutti quegli avvenimenti erano accaduti solo poco tempo prima.



Tre secoli sono tanti dall'esodo al giudice Iefte.


Tanti Israeliti menzionati nel libro dei Re e in Geremia sacrificarono i loro figli e praticarono usanze pagane. Eppure Dio non intervenne.



Certo, ma costoro non vengono citati come esempi di buona condotta. Iefte sì.
Topsy
00sabato 19 dicembre 2009 15:07
Perdonate ma, il passo in questione tradotto con "olocausto", in ebraico non riporta il termine "olah"? Se riporta questa parola allora si riferisce al sacrificio che va consumato interamente sull'altare (Lev. 1,1-9).
.:mErA:.
00sabato 19 dicembre 2009 15:22
Re:
Topsy, 19/12/2009 15.07:

Perdonate ma, il passo in questione tradotto con "olocausto", in ebraico non riporta il termine "olah"? Se riporta questa parola allora si riferisce al sacrificio che va consumato interamente sull'altare (Lev. 1,1-9).


Sì, ma i tdG (e anche Radak) sostengono che si tratti di un'olah metaforico.

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