Gli orfani di Dio, di Umberto Polizzi.

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Roberto Carson
00mercoledì 27 maggio 2009 19:25
Considerazione sull'omicidio di Desirè Piovanelli.

Una mia riflessione!

Dalla mia lontana terra d'origine sento suonare il campanello della porta di casa! Il campanello della mia coscienza mi scuote e mi getta nel paradosso. Oggi registro una ferale notizia.

Una scatola di sardine con uno spago che faceva da traino era il giocattolo… la macchinina di noi bambini negli anni quaranta. A lume di candela, specialmente nelle uggiose sere invernali, la famiglia attorno a quel tavolo quasi sempre privo di tutto, ascoltava estasiata il babbo raccontare le sue belle favole che quasi sempre finivano in grandi feste con grande abbuffate e vino a garganelle dei principi, principesse innamorate e regnanti convenuti . Le fantasie ricorrevano anche a quel solo e tanto desiderato minestrone con le fave e quando qualche volta avveniva il miracolo, c'era un pezzettino di carne di pecora fatta al sugo. Si perché quella volta che avvenne il miracolo fu perché una pecora aveva attraversato il binario della ‘Linea tranviaria' che collegava Lucca -Capannori fu investita e molti rifiutarono l'animale ucciso in quella maniera.

Desirée, giovane quattordicenne del piccolo paesino di Leno in provincia di Brescia, già un po' più grandicella di quella nostra età, era vissuta in un contesto molto dissimile da quello nostro tracciato poc'anzi. Era di cultura Occidentale, dove l'informazione, il benessere che porta agiatezza derivata dai mezzi di consumo disponibili, dove tutto diventa possibile, l'avrebbe potuto distrarre dai sacri valori che comporta l'essere ‘puri'. "Peccato che era di una religione differente da quella cattolica…sarebbe divenuta una santa", commentò una… brava persona non ancora fuori dell'antico retaggio delle inquisizioni. Forse Desirée non inseguiva il minestrone con le fave distratta com'era dal consumismo di questo terzo millennio, ma come Maria Goretti vissuta quasi cento anni dopo è incorsa in una tragedia dai risvolti mostruosi nel senso che entrambe adolescenti, sono state uccise per non sottostare a uno stupro. Cosa vi è in comune fra questi due delittuosi eventi? Quell'atto funesto in quel secolo spaventò e sbalordì il mondo. Goretti, la giovane laziale divenne santa! Quando visitai la sua tomba sentivo brividi freddi accapponarmi la pelle. Guardai quel viso marmorio disteso su quel catafalco e riuscii, anche se quel viso era scolpito nel freddo marmo, a recepire la tremenda tragedia che dovette subire quella nobile creaturina.

Oggi mi trovo a rivivere quel tracciato fatto di emozioni con tempi e luoghi diversi; con costumi e sistemi di aggregazione sociale diversa. Se un fatto così criminoso potè avvenire quasi cento anni fa, che non potrà mai essere giustificato, non so come sia possibile concretizzarlo e ripetersi oggi dove il sesso non costituisce più una norma dell' assoluta virtù per cui non si configura in alcun tabù.

Ho cercato nel linguaggio degli addetti ai lavori che si sono alternati nelle rubriche televisive di trovare una circostanza parallela, una connessione tra due fatti sconvolgenti. Di parallelo c'è solo la purezza e l'innocenza delle vittime.

La mattanza è avvenuta nel medesimo ambiente dove è vissuta la vittima. L'età degli assassini era l'età dei miei giochi con la scatoletta vuota di sardine trainata con lo spago. C'è, in effetti, qualcosa che ci differisce. Le favole fantasiose del babbo a lume di candela sono contrapposte ai Videogame dei nostri giovani d'oggi, dove il successo a punteggio sta nel maggior numero di vittime possibili che schizzano sangue e visceri da tutte le parti; motorini con testate truccate per essere i più veloci; capi di vestiario delle grandi firme e modi di vestire tutti uguali, basta che sia uguale a quel personaggio giovane definito il ‘fico' televisivo; l'informazione mediatica apparecchia il nostro desco mentale e trova appetibile lo scoop nel massacro di Tel Aviv con palestinesi che si fanno esplodere ammazzando i senza colpa; polizia che rastrella prostitute per le strade con le natiche scoperte…; linguaggio del più scurrile da più fonti e da persone di alto consenso popolare. Ai giovani viene sollecitata l'immagine del dominante, l'essere di colui che conta. Così nonostante tutta la cultura, l'informazione, il benessere, ci sia ancora chi trova fantastico esaltante il possedere un coltello per giungere a essere il ‘differente' della gran massa dei ‘nessuno', cioè il ‘capo-branco'. Il suo linguaggio, il linguaggio di Nico è ora è più risoluto. Forse la presenza del 36enne avrebbe potuto mettere in discussione la sua leadership che deve ora manifestare l'incontrastabilità dei suoi possibili massimi livelli. Armato e temuto com'è, nessuno oserà contraddirlo e nessuno mai potrà tacciarlo di banalità congenita come stava dimostrando, lì presente, il bambocione adulto 36enne ideatore di quella macabra impresa! I tre ragazzi si esaltano: hanno finalmente un vero Capo! Con il capo-branco equipaggiato di potenza risolutiva, avevano bisogno di emulare qualcosa che esuli dagli schemi usuali. Era, per Nico, necessario sperimentare emozioni nuove, non più essere spettatore passivo di gesta altrui. Provengono tutti da famiglie di media condizione sociale; troppo poco per chi vuole differenziarsi con il compiere l'assurdo e l'esaltante avventura. L'ambiente cittadino è quello di una provincia opulenta dove tutto è piatto, liscio… perché tutto è possibile e tutto in diretta senza frustrazioni e sacrifici dove tutto è racchiuso da schemi tradizionali e mai nulla di nuovo, mai nulla di eccitante.

Cosa mancava in realtà? Cosa manca, a questi ragazzi? Chi potrebbe azzardare una colpa al raptus che esplode senza alcuna motivazione apparente? L'omicidio fa stupore e questa è la vera forza scatenante in chi finalmente possiede l'arma che lo renderà ‘diverso' dal branco. Sì. Lo intuisce. Sarà lui l'invincibile, il ‘Capo-branco' di quel gruppetto amorfo e senza carattere di sbandati come si sentiva frustrato prima! Desirée? Che differenza far centro perfetto su Desirée o su un piccione che svolazza alto o un cane randagio? L'importante è imporre il gesto, l'intuizione del ‘Capo' che ottiene ciò che si prefigge, come una «cosa» da possedere, da consumare, usare. C'è anche il sesso! Desirée minacciata ha gridato in faccia a Nico: «Sei il più stupido del paese» - Ebbene questo è quanto basta! Il ‘Capo' è lui, ed è lui che impone il gesto anche se motivato dal suo istinto primario. E poi, cosa c'è di più certo ed esaltante per celebrare la propria ‘autorità' se non il possedere con ‘autorità' ciò che per la vittima è "cosa" sacra? Anche il sesso, quel sesso sollecitato da una valanga di pubblicità e di trasmissioni televisive ammiccanti se non addirittura esplicite, trova ancor oggi qualcuno che lo custodisce sacro nella sua interezza sacra, da non volgarizzare. Nico non parla di amore. Nico reagisce e uccide. Desirée aveva ardito ridimensionarlo dinanzi al branco, addirittura lo aveva insultato. Nico aveva chiamato i suoi amici per dimostrare il carattere imperativo del suo modo di essere il ‘Capo'.

Altri giovani lo hanno fatto per un giubbotto o un paio di scarpe di marca o il telefonino all'ultimo grido. Il fatto che si trattasse di una persona era l'ultima idea forse anche un fatto casuale. Ma c'è anche da domandarsi: "E perché quel coltello?"

Molti sono i giovani che hanno i coltelli nelle loro tasche perché il ‘coltello' li fa sentire, quasi li certifica ‘Macio' e ‘virili' ! Probabilmente quando Nico acquistò il coltello era questa la ragione: avere il coltello in tasca che gli dava ‘sicurezza', ‘potenza' e ‘prestigio'. In quella malaugurata occasione il possederlo fu un fattore scatenante e l'usò su colei che rappresentava, in quel momento, il fallimento della sua immagine! Il gesto, per Nico, fu dimostrativo della sua potenza e della sua priorità! Nessuno del gruppo ardì contestare il "Capo". Egli è, ora, veramente il loro "Capo".

Il gruppo, già. Il cosiddetto branco. Nico, solo, senza la presenza d'altri, molto probabilmente avrebbe risolto tutto con qualche rossore in viso e qualche rancore. Il ‘gruppo' specialmente per i giovani adolescenti in cerca della loro specifica individuazione e maturità è scatenante delle peggiori azioni fino anche all'omicidio.

Da ciò che ho potuto raccogliere dai commenti degli psicanalisti convenuti a frotte nei convegni televisivi, il problema dei giovani è determinato da fattori etico-sociali ascendenti e discendenti ma nessuno è riuscito a convergere in un solo punto. Alcuni sentenziarono: " Sono giovani emarginati!" - Altri: " Sono esibizionisti!" - Altri ancora incolpano la scuola, la famiglia e la società!" - "Il non ‘uccidere' è stato scritto su pietra" ma Mosè la frantumò dinanzi alla corruzione del ‘Popolo Eletto' quasi presagendo il grave collasso di una società attuale, moderna senza Dio.

In realtà, forse con vera presunzione, (potrebbe accusarmi qualcuno) il punto convergente di tutto questo penso d'averlo individuato: "I giovani hanno primariamente visto da noi adulti ‘uccidere Dio' nella ‘famiglia', nella ‘scuola' e nella ‘società'!"

Ciò che si semina si raccoglie!



- Umberto Polizzi -
Giornalista e scrittore
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