Il DNA e... il Nome di Dio

Nel libro "Il Codice della Vita", il noto scienziato Gregg Braden espone un'incredibile scoperta: esiste una correlazione fra gli alfabeti biblici di lingua ebraica e araba e il nostro alfabeto genetico che rivela la presenza dentro di noi di un codice perduto, in grado di fornire elementi decisivi sul mistero delle nostre origini. Questo codice, se decifrato adeguatamente, rivela che nel DNA umano vi è inciso il nome di Dio YHWH.
Voi testimoni di Geova, che siete indubbiamente il movimento religioso che valorizza più di ogni altro l'importanza del nome di divino, come vi ponete dinnanzi alle rivelazioni del Prof. Braden?

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Anche in questo caso riteniamo che il campo investigativo in oggetto interessi più l'esoterismo o la mistica che la vera scienza.

L'idea è abbastanza datata e risale a circa 40 anni fa.
Si basa su concetti cabalistici e cerca d'interpretare dati scientifici attraverso tradizioni e presunzioni che con la scienza hanno ben poco a che fare.

Che sia in antinomia con la chiara rivelazione del testo biblico è facilmente desumibile dal Salmo 83° verso 18 in cui si afferma che Dio ha un nome e non 72 o più come quelli reinterpretati dalla cabala e dal fantasioso rimescolamento delle basi azotate dei nucleotidi alla ricerca di un'evidenza del nome o dei nomi divini per attestare una traccia di trascendente nell'immanente.

I testimoni di Geova credono che la testimonianza della creazione vada ricercata scientificamente e trovata nelle molteplici evidenze biologiche come la chiralità e la peculiare assenza di enantiomorfismo negli amminoacidi, i mattoni della vita.

Cordialità.