Il Geova del VT è il Gesù del NT?

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Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:43
E’ consuetudine fra i sostenitori della trinità, relazionare versetti biblici del Vecchio Testamento che spesso fanno riferimento a Geova Dio, con Scritture del Nuovo Testamento che si applicano a Gesù Cristo. Questo avviene per tentare di dimostrare che Gesù sia in realtà Geova, e quindi affermare una base scritturale a sostegno della dottrina trinitaria. Il risultato che spesso ne esce sono delle fuorvianti forzature.
Di seguito riporteremo alcuni esempi.
Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:44
Salmo 23:1 - Giovanni 10:11

Il Salmo 23:1 dice: “Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca”. Mentre il Vangelo di Giovanni 10:11 dice: “Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore.” Nella prima Scrittura menzionata il salmista fa riferimento a Geova Dio chiamandolo “pastore”, nella seconda Scrittura si leggono le parole di Gesù che si autodefinisce “il buon pastore”. Dal momento che nella Bibbia il titolo di “pastore” viene applicato sia a Geova cha a Gesù, vuol forse significare che essi siano lo stesso Dio? No. Tale titolo può benissimo essere attribuito ad entrambi senza che questo dimostri che essi siano la medesima entità. Si noti che tale appellativo viene dato anche al re Davide: “Porrò sopra di esse un solo pastore che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore” (Ezechiele 34:23). Il re Davide, anch’egli “pastore” fa parte della stessa entità che compongono Geova e Gesù? Indubbiamente no! Allora perché dovremmo credere che Geova e Gesù siano lo stesso Dio per il fatto che entrambi vengano chiamati pastori? Non esistono motivazioni logiche per accettare un concetto del genere.
Dall’analisi di questo primo confronto riscontriamo una banale forzatura, un tentativo mal riuscito di dimostrare un concetto molto astratto.
Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:46
Isaia 6:1, 3, 5 - Giovanni 12:37-41

Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 12, i versetti da 37 a 41, si legge quanto segue: “Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?
A chi è stato rivelato il braccio del Signore?» Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca». Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò”.
Secondo i trinitari, in questo passo biblico ci sarebbero le prove che Gesù fosse il Geova del Vecchio Testamento, perché nei versetti del Vangelo di Giovanni appena menzionati, si troverebbero delle citazioni del libro di Isaia che, a detta di alcuni sarebbero riferite a Dio. Ma in realtà le cose non stanno così, infatti l’autore del volantino invita a fare un confronto del passo di Giovanni appena menzionato con le Scritture di Isaia 6:1, 3, 5 che dicono rispettivamente quanto segue: “Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio… L'uno gridava all'altro e diceva: «Santo, santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!»… Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il SIGNORE degli eserciti!»”. Questi passi del libro di Isaia fanno indubbiamente riferimento a Geova Dio, ma si noti che in Giovanni 12:37-41 non sono assolutamente questi ad essere menzionati. Nel passo del Vangelo in questione le Scritture di Isaia menzionate sono in ordine le seguenti: Isaia 53:1; 6:9 -10.
La prima dice: “Chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE?”. Cosa si intende per “braccio del SIGNORE” o “braccio di Geova” (TNM)? Esso è riferito alla potenza di Geova, con la quale manifesta la propria autorità. Il capitolo 53 di Isaia racchiude tutta una serie di profezie riguardanti la venuta del Messia Gesù Cristo. Egli è rivestito di autorità e potenza da Dio, e in qualità di Giudice e Giustiziere, Geova manifesta la Sua potenza, rappresentata dal Suo “braccio”. Quindi il riferimento ad Isaia contenuto in Giovanni 12:38 non dimostra che Gesù sia Dio, ma bensì che Cristo rappresenta la potenza di Geova.
Isaia 6:9-10 dice: Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo: "Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!" Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda con i suoi occhi, non oda con i suoi orecchi, non intenda con il cuore, non si converta e non sia guarito!»” Questo passo citato in Giovanni 12:40 è un’altra profezia messianica, ma non si riscontra assolutamente nessun elemento per il quale si potrebbe pensare che Gesù sia Dio.
Nell’esaminare questo secondo confronto di Scritture, abbiamo visto che come nel primo caso non si giunge ad alcun indizio trinitario. Anche in questo caso sono necessarie madornali forzature per far quadrare il concetto di trinità.
Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:47
Isaia 8:13-14 - 1 Pietro 2:7-8

I versetti di Isaia 8:13-14 riportano quanto segue: “Santificate il SIGNORE degli eserciti!
Sia lui quello per cui provate timore e paura! Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d'intoppo, un sasso d'inciampo per le due case d'Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme.” I trinitari collegano la summenzionata Scrittura con quella di 1 Pietro 2:7-8 che dice: “Per voi dunque che credete essa è preziosa; ma per gli increduli «la pietra che i costruttori hanno rigettata è diventata la pietra angolare, pietra d'inciampo e sasso di ostacolo». Essi, essendo disubbidienti, inciampano nella parola; e a questo sono stati anche destinati.” Il collegamento che viene fatto riguarda le espressioni che compaiono rispettivamente nei due passi “pietra d’intoppo” e “pietra d’inciampo”. Oltre alla Scrittura di 1Pietro spesso si fa riferimento anche ad un collegamento con Romani 9:32: “Perché? Perché l'ha ricercata non per fede ma per opere. Essi hanno urtato nella pietra d'inciampo”. Anche in questo passo compare il termine “pietra d’inciampo”.
Quindi i trinitari, vedendo che in Isaia 8:14 la “pietra d’intoppo” a cui si fa riferimento è Geova, mentre in 1 Pietro 2:8 e in Romani 9:32 è Gesù Cristo, concludono che Geova e Gesù devono essere la medesima entità. Ma se teniamo conto del contesto ci accorgiamo che le cose stanno diversamente. Romani 9:33 dice: “come è scritto: «Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso»”. Come si può ben vedere, è Dio a mettere “un sasso di scandalo e una pietra d’inciampo”, non è lui stesso ad esserlo.
Allora anche in questo caso si riscontra una differenza fra Geova Dio e Gesù Cristo.
Anche in questo terzo caso non troviamo nessun significativo indizio a favore di una presunta trinità.
Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:48
Isaia 40:3-4 - Matteo 3:3

L’evangelista Matteo, nel libro che porta il suo nome, nel terzo versetto del terzo capitolo parla di Giovanni battista e scrive: “Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri"»”. Il passo di Isaia citato da Matteo è quello di Isaia 40:3 che dice: “La voce di uno grida: «Preparate nel deserto la via del SIGNORE [Geova TNM], appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio!”
Per i trinitari questo parallelismo scritturale è una prova che il “SIGNORE” Geova menzionato nel libro di Isaia sia il “Signore” Gesù per il quale Giovanni preparò la via. Ma se le cose starebbero davvero così allora dovremmo concludere che anche Giovanni battista sia in realtà il profeta Elia. Perché? Il passo di Matteo 17:10-13 dice: “E i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?» Egli rispose: «Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto; così anche il Figlio dell'uomo deve soffrire da parte loro». Allora i discepoli capirono che egli aveva parlato loro di Giovanni il battista.” Come giustamente compresero i discepoli di Gesù, il riferimento che veniva fatto ad Elia nei riguardi di Giovanni battista era puramente simbolico. Allo stesso modo possiamo dire che il riferimento fatto a Gesù in merito al “SIGNORE” di Isaia 40:3 è anch’esso un simbolismo profetico inerente la venuta del Messia, il quale rappresentava il Padre e venne nel suo nome. Infatti, a conferma di ciò, Gesù disse le parole riportate nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 8, versetto 29: “E colui che mi ha mandato è con me; egli non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono”.
Nemmeno in questo quarto confronto scritturale troviamo nulla che si avvicini anche lontanamente agli insegnamenti professati dai trinitari.
Roberto Carson
00lunedì 25 maggio 2009 23:53
Isaia 42:5-6 - Giovanni 8:12

Nel Vangelo di Giovanni, capitolo 8, versetto 12, Gesù si auto identifica come “la luce del mondo”: “Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»”. Di solito il trinitario associa questa Scrittura con quella di Isaia 42:5-6: “Così parla Dio, il SIGNORE, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce, che dà il respiro al popolo che c'è sopra e lo spirito a quelli che vi camminano. «Io, il SIGNORE, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per la mano; ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni”.
Probabilmente il trinitario pensa che l’espressione “luce delle nazioni” contenuta nella parte finale del sopraccitato passo di Isaia si riferisce a Geova Dio, e che quindi l’associazione a Giovanni 8:12, laddove Gesù si proclama “luce del mondo”, dimostrerebbe che Geova e Gesù sia lo stesso Dio. Se l’autore pensa questo si sbaglia di grosso! Infatti nella Scrittura di Isaia 42:6 l’appellativo “luce delle nazioni” è rivolto profeticamente al futuro Messia Gesù Cristo e non a Geova Dio. In ogni caso, anche se tale appellativo fosse stato rivolto a Geova questo di per se non avrebbe costituito prova alcuna del fatto che Gesù fosse Dio, per il semplice motivo che il titolo “luce del mondo” Gesù stesso lo attribuì anche ai suoi discepoli (Matteo 5:14), senza che questi fossero Dio!
E’ davvero un tentativo sconcertante quanto inutile associare Geova a Gesù come medesimo Essere utilizzando come prova i presunti appellativi che avrebbero in comune. Neanche in questo quinto confronto troviamo alcun riscontro trinitario.
Roberto Carson
00martedì 26 maggio 2009 00:00
Ezechiele 34:11-12 - Luca 19:10

Tra tutte le forzature fino ad ora riscontrate nei primi cinque confronti che i sostenitori della trinità propongono tra Scritture del Vecchio Testamento riferite a Geova e le Scritture del Nuovo Testamento rivolte a Gesù, nella disperata ricerca di qualche elemento che lasciasse pensare anche lontanamente ad una trinità, quello che stiamo per analizzare li supera tutti. In questo caso il trinitario ci propone di confrontare Ezechiele 34:11-12 con Luca 19:10. La prima Scrittura dice: “Infatti così dice DIO, il Signore: Eccomi! io stesso mi prenderò cura delle mie pecore e andrò in cerca di loro. Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore e le ricondurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre”. In questo brano si fa riferimento a Geova Dio e si mette in risalto l’amorevole cura che Egli manifesta nei confronti dei suoi fedeli. Nella Scrittura di Luca 19:10 leggiamo: “perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”. In questo passo si fa chiaramente riferimento a Gesù Cristo e al fatto che è venuto sulla terra per “salvare ciò che era perduto”, ossia l’umanità con il suo sacrificio di riscatto.
I trinitari, associando la summenzionata Scrittura di Ezechiele che dice che Geova “va in cerca del suo gregge”, con quella di Luca che dice che Gesù “è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”, vorrebbero forse intendere che Geova è Gesù siano lo stesso Dio perché entrambi hanno a cuore la salvezza dei meritevoli? E’ a dir poco assurdo azzardare un’ipotesi del genere. Il fatto che entrambi provino amore verso gli esseri umani e cerchino di salvare i meritevoli non può mica costituire una prova che essi siano il medesimo Essere!
La mancanza di logica che si riscontra nell’analizzare certe congetture, è una chiara dimostrazione di come i sostenitori della dottrina della trinità, dinnanzi all’evidente mancanza di prove empiriche, tentino disperatamente di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare l’indimostrabile, e questo sesto confronto scritturale della nostra trattazione ne dimostra la schiacciante evidenza.
Roberto Carson
00martedì 26 maggio 2009 00:06
Gioele 2:32 - Romani 10:9, 13

La Scrittura di Gioele 2:32 dice: “Chiunque invocherà il nome del SIGNORE sarà salvato”. Il titolo “SIGNORE” scritto interamente in maiuscolo tutte le volte che si incontra nel Vecchio Testamento nella traduzione biblica Nuova Riveduta, va a sostituire il sacro nome di Dio “Geova”. Nella seguente discussione: tdgstoriasoctel.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...
abbiamo visto quanto sia importante che il nome di Dio venga usato nell’adorazione. A conferma di ciò, anche l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Romani, al capitolo 10, versetto 13, citando il passo di Gioele scrive: “Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”.
I trinitari sostengono che il “Signore” menzionato nella Scrittura di Romani sia Gesù e quindi questo, associato al fatto che il “SIGNORE” di Gioele sia Geova, costituirebbe prova che Cristo sia Dio. Ma da cosa i sostenitori della trinità concludono che il “Signore” di Romani sia Gesù e non considerano che Paolo magari stesse solo citando la Scrittura di Gioele in relazione alla salvezza associata al nome di Geova Dio? Dal fatto che in Romani 10:9 leggono che il titolo di “Signore” viene dato a Gesù: “perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”.
Come abbiamo già visto, il titolo “Signore” nella Bibbia, oltre che ad essere dato a Geova viene dato anche a Gesù, ma questo di per se non costituisce prova che essi siano lo stesso Dio. Infatti il titolo “Signore” nella Bibbia viene dato anche ad angeli, a uomini o addirittura a false divinità. Si noti inoltre che l’attributo “Signore” a Gesù è stato dato direttamente da Geova, coma anche quello di “Cristo” , questo lo leggiamo nella Scrittura di Atti 2:36 che dice: “Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. Inoltre quello di “Signore” non è l’unico titolo che Gesù e Geova hanno in comune, come abbiamo visto hanno anche in comune “pastore” e persino “Dio”, ma questo non dimostra che essi siano effettivamente lo stesso Dio, visto che comunque gli appena menzionati appellativi vengono nella Bibbia dati anche ad altri, come al re Davide “pastore” (Ezechiele 34:23), o a Satana “dio” (2 Corinti 4:4).
Quindi, il fatto che in Romani 10:9 viene detto che Gesù è Signore non costituisce alcuna prova che Egli sia Dio, inoltre nella stessa Scrittura viene detto che “Dio [a Gesù] lo ha resuscitato dai morti”. Da ciò è evidente che Gesù non è Dio, che invece lo ha resuscitato.
Anche in quest’ultimo confronto di Scritture non abbiamo trovato nessuna dimostrazione che Gesù sia Dio. Credo che quanto analizzato possa convincere chiunque abbia un minimo di buon senso che non esiste nessuna trinità.
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