L'Ascenzione di Cristo, di Umberto Polizzi.

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Roberto Carson
00mercoledì 27 maggio 2009 18:12
Dal nostro corrispondente dall'Australia, dott. Umberto Polizzi, giornalista e scrittore.
Riceviamo e pubblichiamo.



Molti giovani d’oggi sono annoiati della vita. Alcuni si danno allo sport e ai divertimenti, mentre altri vanno in paesi lontani in cerca d’avventura. Purtroppo molti si sentono frustrati e privi di uno scopo.
Anch’io da giovane ho viaggiato. Lasciai la Cirenaica per motivi di guerra, per lidi lontani migliaia di chilometri, come l’Italia e l’Australia. Oltre ad avere molte avventure, col tempo trovai anche qualcosa che mi diede vera soddisfazione. Questo perché trovai uno scopo per cui vivere e che potei perseguire maggiormente andando in Australia. Ma lasciate che cominci dal principio.

GIOVINEZZA E VIAGGI IN TEMPO DI GUERRA

Sebbene i miei genitori non fossero praticanti di alcuna forma di religione, ma non atei, mi allevarono con profondo rispetto per la Bibbia e i suoi meravigliosi principi. In quelle serate invernali com’era piacevole ascoltare la mamma attorno a un bel fuoco mentre leggeva racconti biblici e ne sottolineava la morale! Nella mia giovane mente veniva recepito il tutto come una favola piacevole e nello stesso tempo riusciva a farmi anelare un qualcosa che ancora non aveva una ben determinata fisionomia. Di certo, accesero in me il desiderio di verità per concretizzare una fede.
Poi, nell’Ottobre del 1941 la seconda guerra mondiale, con spaventosa subitaneità, sconvolse la nostra vita di tutti i giorni. La RAF e gli Alleati cominciarono il loro carosello di morte e sofferenze con i loro bombardamenti sulla città di Bengasi.
Col passar degli anni, assistei alle funzioni di vari gruppi religiosi e ascoltai gli evangelici agli angoli delle strade, e preti dai loro pulpiti, ma pareva sempre che mancasse qualcosa. Le religioni della cristianità erano per me chitarre stonate dove ognuna si riteneva maestra e depositaria della Verità. Nessuno dei loro motivi strampalati aveva carattere da indurmi alla riflessione. Le contraddizioni soffocavano il senso del vero; troppi dogmi, misteri privi di buon senso rendevano la verità predicata come un qualcosa per pochi eletti. Non mi sono mai ritenuto uno di questi baciati e sorretti dallo spirito santo per cui mi affidai al mio senso critico sulla morale cristiana. Credetemi, mi sento libero con il mio ‘libero arbitrio’!
Nel 1993 ormai avanti negli anni cercai di rivedere quei luoghi della mia triste infanzia ma non resistetti al desiderio di vedere la Palestina, la Terra Promessa. In modo sorprendente tanti di noi trovandosi in determinate località geografiche, ricordavamo gli avvenimenti biblici. Istruiti dalle guide, in verità alcune ben preparate altre no, a Gaza, rammentavano che Sansone aveva portato via la porta della città; a Beer-Seba, ci ricordavano Abraamo; a Betleem, Gesù, e a Gerusalemme, Davide. In una parentesi del giorno lessi nella Bibbia l’episodio di Emmaus, e da Gerusalemme mi recai ‘ non’ a piedi (che sia ben chiaro), immaginandomi Gesù che parlava a quei due discepoli incontrati sulla via.
Raccolsi, per via, una pietruzza affinché nel tempo mi fosse da testimone di quel viaggio nella terra calpestata da Gesù e dagli apostoli.
Preciso: Solo per ricordare quel viaggio, e non per farmene una reliquia…! Ma al ritorno mi chiedevo ancora qual era il senso della Bibbia. –In Luca 24,13-32. Bibbia S. Garofalo cattolica menziona ciò che avvenne sulla strada che porta a Emmaus. Ivi c’è tutta la storia.
L’ubicazione di Emmaus è comunque incerta. Le località proposte dalle nostre guide turistiche sono almeno una mezza dozzina. La principale è ‘Imwas sulla strada per Tel Aviv-Giaffa. Ma ‘Imwas si trova circa 175 stadi (32 km) a Ovest-Nord-Ovest di Gerusalemme, quasi il triplo della distanza menzionata dall’evangelista Luca. Lu 24, 13-33 dice che il villaggio distava “sessanta stadi” (7,5 miglia romane [11 km]) da Gerusalemme. Fi figurate che camminassi per 11 Km.?- Ma siamo matti?
Un’altra località spesso proposta specialmente dalle guide tedesche, Qalunyah, situata lungo la strada principale che porta a Tel Aviv-Giaffa e considerata l’Ammaoùs di Giuseppe Flavio, si trova a circa 35 stadi (6,5 km) da Gerusalemme e quindi troppo vicino per corrispondere alla descrizione dell’evangelista Luca; ma pur sempre distanze astronomiche per me. Alcune guide perciò preferiscono identificare Emmaus con El-Qubeiba, situata lungo una strada romana più settentrionale rispetto alle altre località suggerite. Qui sono state trovate rovine che a quanto pare risalgono al periodo delle Scritture Greche. Il luogo, circa 60 stadi (11 km) a Nord-Ovest di Gerusalemme, si presta all’identificazione con la città biblica. Al momento, comunque, non è possibile identificarla con certezza.
Gesù ascese realmente in cielo? (Molti lo considerano un miracolo: forse è questo che molti intendono?)
Fra i luoghi interessanti indicati ai visitatori di Gerusalemme è la Cappella dell’Ascensione. situata sul monte degli Ulivi, fuori delle mura orientali della vecchia città di Gerusalemme, contiene “la pietra che si dice abbia l’impronta del piede di Cristo”, il “posto effettivo sul quale da ultimo stette e dal quale egli si innalzò”. Bisogna davvero essere dei creduloni o semplicioni per credere a una tale assurda leggenda. Quante donnette e anche distinti signori s’inginocchiavano fino a posare le labbra per baciare la zona circostante quell’impronta recintata. Che peso dovrebbe avere una persona per marcare l’impronta del proprio piede su un masso di roccia?
Molti ecclesiastici della cristianità vanno all’estremo opposto. Come ci viene detto in “The Interpreter’s Bible” (Vol. 10, pag. 633): “Che ne fa la chiesa moderna dell’ascensione di Cristo? Pochissima cosa, si potrebbe ben confessare. I sermoni pubblicati sull’Ascensione sono difficili da trovare. Eppure nel pensiero della chiesa primitiva l’Ascensione occupava un posto di cruciale importanza”.

L'ASCENZIONE DI CRISTO

Infatti, la tendenza odierna è quella di gettare il dubbio sull’ascensione di Cristo in cielo come avvenimento specifico. Alcuni inciampano sul fatto che la Bibbia dice che Gesù ascese o salì in cielo. E il “Dictionary of the Bible di Hastings” (Edizione riveduta in italiano classico) dice: “L’Ascensione del nostro Signore non è narrata come avvenimento nei Vangeli sinottici. . . . La sola narrazione dell’Ascensione come avvenimento separato si trova in Atti 1, 9-11, dove si legge : “ …9- Dopo queste parole, fu elevato in alto sotto il loro sguardo, finché una nuvola lo avvolse, nascondendolo ai loro occhi. 10- E mentre scrutavano il cielo ed egli si andava allontanando, improvvisamente due personaggi biancovestiti apparvero accanto a loro 11- e dissero: “ O Galilei, perché rimanete a guardare il cielo? Quel Gesù or ora salito al cielo ritornerà nello stesso apparato con cui lo avete visto andarvi”. (S.Garofalo)
Ciò che è precario [cioè, dubbio] circa la narrazione degli Atti è l’insinuazione che l’Ascensione sia un avvenimento distinto, separabile dalla Risurrezione, e che si ponga nella successione degli avvenimenti”. E, qui ho pensato ad un discusso ‘Tema’| Avvenimento distinto… perché?
Lo scrittore del libro di Atti, cioè Luca, non solo ‘insinua’ che l’ascensione di Gesù fosse in realtà un avvenimento separato dalla sua risurrezione ma è in proposito assai esplicito. Ci dà i particolari dell’avvenimento in maniera specifica, indicando quando, dove e come ebbe luogo.
Quando ebbe luogo? Quaranta giorni dopo la risurrezione di Gesù, poiché Luca prosegue narrando l’ascensione di Gesù subito dopo aver fatto la dichiarazione: “Ad essi, dopo la sua passione, si era con molte prove dimostrato redivivo, manifestandosi loro per lo spazio di quaranta giorni e parlando di ciò che riguardava il regno di Dio.” - Atti 1, 3. - S.Garofalo
Dove ebbe luogo l’ascensione? Al monte degli Ulivi, poiché subito dopo averla narrata Luca continua a riferire: “Quindi”, i suoi discepoli che avevan visto l’ascensione, “tornarono a Gerusalemme dalla montagna chiamata monte degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme, essendo alla distanza di un sabato di viaggio”. — Atti 1, 12.
Come può un tale racconto esser definito “precario” o solo un’“insinuazione”? L’ascensione come avvenimento specifico è qui indicato ripetute volte. Si riferisce che Gesù fu “innalzato”. I suoi apostoli guardavano “mentr’egli se ne andava”. E i due angeli dissero che “questo Gesù che di fra voi è stato ricevuto in cielo” verrà di nuovo. Poteva alcuna cosa essere più esplicita di queste dichiarazioni?
Senza dubbio questa graduale dipartita di Gesù, che ascese verso l’alto dinanzi ai loro occhi, doveva dare risalto al fatto che in realtà ascendeva in cielo e che essi non potevano attendersi di vederlo di nuovo. Nelle sue precedenti apparizioni dopo la sua risurrezione, molto probabilmente scompariva all’improvviso alla loro vista come leggiamo che fece anche dopo aver confortato due discepoli diretti a Emmaus. Fattosi riconoscere da loro, “egli scomparve alla loro vista”. - Luca 24, 31.
Altra testimonianza.
Quelli che criticano il racconto dell’ascensione riportato in Atti, capitolo 1, mettono in dubbio l’autenticità del racconto parallelo di Luca 24, 50, 51, dicendo che solo Atti si riferisca all’ascensione come avvenimento separato. Ma fanno questo con sufficiente ragione o adeguato motivo? È vero che alcuni antichi manoscritti non contengono le parole “ascendendo al cielo”, ma molti altri come l’Alessandrino, il Vaticano 1209 e il Codex Ephraemi contengono effettivamente queste parole. I versetti nella loro interezza dicono: “Ma egli li condusse fuori fino a Betania [sul monte degli Ulivi], e alzate le mani li benedisse. Mentre li benediceva si dipartì da loro, e ascese al cielo”.
Il fatto è che gli eruditi Westcott e Hort, che compilarono uno dei più autorevoli testi della Bibbia Greca, inclusero le parole in questione nel loro testo. E com’è stato ben osservato, la differenza si “spiega più facilmente come un’omissione del testo occidentale anziché come un’aggiunta di quello orientale”.
C’è anche stata una considerevole discussione sul fatto che, secondo il racconto di Luca, capitolo 24, sembra che Gesù ascendesse in cielo il medesimo giorno che sorse dai morti. Perché si potrebbe pervenire a questa conclusione? Semplicemente perché non vi sono riportati gli avvenimenti intermedi. Ma in 1 Corinti 15, 4-8 son dati ulteriori particolari. Qui si afferma che Gesù apparve più volte ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione e prima della sua ascensione in cielo.
Gesù aveva dichiarato ripetute volte che sarebbe tornato al Padre suo in cielo: “Io me ne vado al Padre”. (Giov. 14,12, 28; - 7,33; -16,5, 10, 28) L’apostolo Pietro il giorno di Pentecoste richiamò l’attenzione sulla prova che Gesù era davvero asceso in cielo, dicendo: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato. E di ciò siamo testimoni noi tutti 33- poi, elevato al cielo mediante la destra di Dio e ricevuto da lui lo spirito santo promesso, egli lo ha effuso, come voi state vedendo e ascoltando.” Atti 2,32, 33.(S.Garofalo)
Rendono una testimonianza simile agli scritti di Luca, gli apostoli di Cristo. Essi narrano che Gesù è alla destra di Dio (Rom. 8,34; Efes. 1,20; Col. 3,1); che fu altamente esaltato (Filip. 2,9-11; Ebr. 7,26); che è nei cieli. (Efes. 6, 9; -Filip. 3,20; -Ebr. 4,14) In vista di tutta questa testimonianza, non può semplicemente esserci dubbio che la Bibbia insegna che Gesù non solo sorse dai morti ma anche che egli ascese nei cieli, dove da allora ha risieduto.
In quale direzione? (Qui subentra l’aspetto scientifico).
Alcuni fanno obiezione all’insegnamento biblico che Gesù ascese in cielo, dicendo che sia irragionevole credere che il cielo sia in alto rispetto alla terra senza tener conto di dove ci si trovi. Ma questa obiezione non è saggia. Il “Times” di New York, riferendo uno dei viaggi fatti da certi astronauti, dichiarò che erano “ascesi a 739 miglia nautiche”, mentre in effetti si erano allontanati di tale distanza dalla terra.
Senza dubbio l’ascesa di Gesù cominciò con un movimento verso l’alto (in realtà all’infuori), come fecero anche gli astronauti, dal luogo dove gli apostoli si trovavano. In seguito Gesù prese logicamente la direzione richiesta per raggiungere la presenza del suo Padre celeste. I termini sono specificamente fisici per l’esperienza degli umani, quindi vanno spiegati con termini umani. È interessante che a volte la Bibbia usa il termine ‘partire’ quando parla di angeli che lasciano la scena terrestre.- Luca 2,15; Atti 12, 10.
Comunque, si deve ammettere che la nostra conoscenza del mondo spirituale è in realtà limitata. Perciò sembra bene pensare che Gesù ascese non solo in senso direzionale, anche, se vogliamo, in senso simbolico, ma anche in quanto alla sfera d’attività e al livello di esistenza nel reame spirituale, sino all’effettiva presenza di Dio. Quel reame, dopo tutto, non è legato a leggi, fattori o limitazioni fisici o materiali.
Con quale corpo?
Significa il fatto che i suoi apostoli videro Gesù andare in cielo che egli ascendesse alla presenza di Dio con un corpo umano? Questo è il generale consenso nella cristianità, ma non è quanto avvenne. Perché no? Per parecchie ragioni. Ci vien detto che “Cristo morì una volta per sempre . . . essendo messo a morte nella carne, ma essendo reso vivente nello spirito”. (1 Piet. 3,18) Ecco perché poteva apparire in mezzo agli apostoli anche quando le porte erano sprangate e a volte ‘scomparire alla loro vista’. (Luca 24,31; Giov. 20,26) Per giunta, abbiamo l’assicurazione biblica che “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio”. Quindi Gesù non poté entrare in cielo con un corpo carnale. -1 Cor. 15, 50 della Bibbia cattolica S.Garofalo, recita: “Ma questo io affermo o fratelli: né la carne e il sangue possono entrare in possesso del regno di Dio né la corruzione venire in possesso dell’incorruttibilità”.
Per di più, Gesù disse che dava la sua “carne a favore della vita del mondo”. Avendo Gesù così deposto il suo corpo umano come “riscatto corrispondente per tutti”, ne consegue che non poteva essere risuscitato con il suo precedente corpo umano e con l’altrettanta precedente vita umana senza rendere privo di valore il sacrificio di riscatto che aveva offerto. - Giov. 6, 51; 1 Tim. 2, 5, 6. É disonesto dare un oggetto per riscatto di una cosa e poi riprendersela, non vi pare? Il riscatto non avrebbe alcun valore!
Ma qualcuno può chiedere: Come mai? Non sono gli spiriti invisibili all’uomo, e non vanno e vengono come il vento, come anche Gesù disse a Nicodemo? (Giov. 3, 8) Tuttavia Gesù apparve ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione in forma umana. È vero, ma quella fu solo la materializzazione di un corpo umano per l’occasione. Per questo non fu riconosciuto da Maria né dagli apostoli nella spiaggia di Galilea. (Giov. 20,15-17; - 21,4) Questo non era nulla di inaudito, poiché più volte gli angeli avevano materializzato corpi umani, come quando uno “apparve” a Mosè, un altro a Giosuè e un altro ai genitori di Sansone, per non menzionarne che alcuni. (Gios. 5,13-15; Giud. 13,3-20; Atti 7,35) Così Gesù rassicurantemente comunicò con i suoi apostoli, comparendo in un corpo che si potesse vedere, sì, e sentire, come nel caso di Tommaso. - Giov. 20,26-29.
Perché Gesù ascese in cielo?
Tutte le precedenti evidenze e ragioni sono grandemente rafforzate quando consideriamo perché Gesù dovette semplicemente ascendere in cielo. Per il più appropriato motivo. Gesù aveva lasciato di sua volontà la gloria celeste, era venuto sulla terra come uomo, aveva grandemente sofferto e aveva dato in sacrificio la sua vita umana. (Filip. 2, 5-8; Matt. 20, 28; Ebr. 5, 8) Dobbiamo concludere che per tutto ciò Dio non l’avrebbe ricompensato ma l’avrebbe lasciato nella tomba o solo sulla terra? L’apostolo Paolo ci assicura che Dio non è immemore dei sacrifici che i suoi servitori compiono. (Ebr. 6, 10) Non possiamo dunque concludere in modo diverso se non che Dio avrebbe ricompensato appropriatamente Gesù per la sua condotta altruistica.
Infatti, Gesù attendeva di tornare alla gloria che aveva avuta presso il Padre suo, come si può vedere pure dalla preghiera che disse la notte che fu tradito: “Padre, glorificami . . . con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”. (Giov. 17, 5) Dio non solo esaudì questa preghiera ma diede a Gesù una gloria ancor più grande: “E per questa stessa ragione Dio l’ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome ch’è al di sopra d’ogni altro nome, onde nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio . . . e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”. - Filip. 2,9-11.
E ci sono ragioni anche più impellenti. Gesù diede il proprio corpo e la propria vita umana in sacrificio per i peccati dell’uomo, ma anche per essere in grado di applicare i meriti di quel sacrificio in qualità di sommo sacerdote così che il genere umano fosse in grado di riceverne il beneficio doveva esser destato dai morti e ascendere in cielo. E pertanto leggiamo: “Cristo entrò non in un luogo santo fatto con mani . . . ma nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. E ancora: “Se qualcuno commette peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. — Ebr. 9,24; 1 Giov. 2,1.
Per di più, affinché gli innumerevoli milioni di morti che sono nelle tombe commemorative ricevano il beneficio del sacrificio di riscatto di Cristo, è necessario che siano destati dai morti, e Dio ha dato questo privilegio al suo Figlio. Anche il ‘Credo’ cattolico tratta della risurrezione della carne…- Tale grande miracolo della risurrezione dev’esser compiuto da una persona spirituale dotata di ‘ogni autorità in cielo e sulla terra’. –Riporto la scrittura Giov. 5,28, 29 dalla Bibbia S.Garofalo che si legge: “ Non vi meravigli questo, perché viene l’ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quelli che bene operarono per una risurrezione di vita, quelli che male operarono per una risurrezione di condanna.” ; Matt. 28,18 si legge: “Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo: ” A me fu dato ogni potere in cielo e sulla terra.”
Ulteriormente, Gesù parlò di continuo del regno di Dio; infatti, questo fu il tema di tutta la sua predicazione. Nella sua preghiera modello indicò che lo scopo del Regno era quello di santificare il nome di Dio e far compiere la volontà divina sulla terra come in cielo. Per rendere possibile sulla terra il dominio di tale regno, Gesù Cristo e i suoi eserciti celesti devono prima porre fine a questo attuale sistema di cose malvagio, invisibile e visibile. In Matt. 6,9, 10 è scritto : “Voi, dunque, pregate così: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.” ; Apoc. 16,14, 16; - 19, 11-21.
Inoltre ci vien detto che “egli deve regnare finché Dio non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. Come ultimo nemico, sarà ridotta a nulla la morte”. Questo significherà che Dio per mezzo di Cristo avrà asciugato ogni lagrima dagli occhi umani, che la morte adamica non ci sarà più, né ci saranno più cordoglio né grido né pena. Tale glorioso adempimento del proposito di Dio riguardo alla terra e all’uomo potrà avvenire solo per mezzo di un re celeste, del celeste re Gesù Cristo. Paolo scrivendo ai corinti nella sua prima lettera disse: “25 É necessario infatti che, finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, egli regni. 26 L’ultimo nemico a essere distrutto sarà la morte.” -1 Cor. 15,25, 26; Apoc. 21,4.

Il nome che porta alla vera fede

Dopo che Pietro e Giovanni avevano guarito uno zoppo, i capi religiosi giudei chiesero loro: “Con quale potere o nel nome di chi avete fatto questo?” Pietro espresse allora la sua fede nell’autorità e nel potere rappresentati dal nome di Gesù dichiarando che l’avevano fatto “nel nome di Gesù Cristo il Nazareno”. “Mediante lui”, disse, “quest’uomo sta sano qui davanti a voi”. — Atti 3,1-10; 4, 5-10.
Ora mi spiego, (come posso) del perché di per sé i miracoli non producono fede.
I capi religiosi giudei e poi altri respinsero le prove miracolose indicanti che i seguaci di Gesù avevano il favore di Dio. Per esempio, quando gli apostoli guarirono un uomo zoppo dalla nascita, i componenti dell’alta corte giudaica si chiesero infuriati: “Che faremo con questi uomini? Perché, infatti, è avvenuto mediante loro un segno degno di nota, manifesto a tutti gli abitanti di Gerusalemme; e noi non lo possiamo negare. Ma, affinché la cosa non si diffonda ulteriormente fra il popolo, diciamo loro con minacce di non parlare più a nessun uomo in base a questo nome”. (Atti 3, 1-8; 4, 13-17) Chiaramente quel miracolo straordinario non aveva prodotto fede nel loro cuore.
Ambizione, orgoglio e avidità sono alcuni fattori che inducono molti a chiudere il loro cuore. Sembra sia stato così per Cora, Datan e Abiram, menzionati nei trascorsi biblici per la loro insensibilità di cuore. Gelosia, timore e vari altri atteggiamenti errati sono stati d’inciampo per altri. Ricordiamo anche gli angeli disubbidienti, i demoni, che un tempo avevano il privilegio di vedere la faccia stessa di Dio. (Matteo 18,10) Essi non dubitano dell’esistenza di Dio. Anzi, “i demoni credono e rabbrividiscono”. (Giacomo 2, 19) Eppure non hanno fede in Dio.
Mi chiedo: Cos’è per voi la vera fede?
Molti si esprimono dicendo d’aver fede. Se la fede non è basata sulla conoscenza, allora si tratta di semplice credulità che conduce al fanatismo; e il fanatismo e in perfetta antitesi all’amore! Credo che ci sia bisogno di dimostrare di quanto fanatismo sono intessute le religioni del mondo?
La Fede è più che semplice credenza, ed è anche qualcosa di più della reazione emotiva del momento di fronte a un miracolo. Ebrei 11, 1 dice: “ É poi la fede sostanza di cose sperate e argomento di quelle che non si vedono.” -S.Garofalo.
Chi ha fede è convinto nel suo cuore che qualsiasi cosa Jahve l’Iddio Onnipotente prometta è come se si fosse già adempiuta, è l’evidente dimostrazione di realtà testimoniataci dalla Creazione visibile. Inoltre la prova innegabile delle realtà non vedute è così potente che, ci viene detto, la fede stessa equivale a tale evidenza. Sì, la fede è basata su prove. E nel passato i miracoli ebbero il loro peso nel far crescere la fede o nell’edificarla. I segni compiuti da Gesù servirono a convincere la gente che egli era il promesso Messia. (Matteo 8, 16, 17; Ebrei 2, 2-4) Similmente i doni dello spirito santo o forza attiva di Dio, come quello delle guarigioni miracolose e quello del parlare in lingue, dimostrarono che gli ebrei non avevano più il suo favore ma che ora la sua approvazione era sulla congregazione cristiana, istituita da suo Figlio Gesù Cristo. - 1 Corinti 12, 7-11.


Umberto Polizzi
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