Re:
Spener, 20/10/2009 13.59:
Buongiorno Professore e grazie per la sua risposta.
Mi permetta un ultimo reply e poi le lascerò volentieri i commenti finali.
Lei dice:
"ma la mia affermazione esprime un concetto direi “universalmente” condiviso".
Diciamo solo che ai nomi da Lei fatti (Oriana Fallaci, Pera, Ferrara, ecc.), personalmente non assegno alcun ruolo di rapresentanza "universale", ma questo è un altro dicorso.
Il punto però al quale volevo rispondere è il suo seguente:
"Se comunque lei ha presente qualche società non cristiana che abbia una laicità propria (cioè non come frutto dell’influenza occidentale), me la nomini e se ne può discutere: io non la conosco"
Io conosco molto bene la società e la cultura Turca, ad esempio. Nel loro "mondo" la divisione fra la sfera religiosa e quella laica è molto forte.
Anche nell'attuale mondo ebraico c'è una ben marcata divisione fra le due sfere. Affermare che queste culture debbano il loro "senso" di laicità al Cristianesimo, mi pare onestamente offensivo nei loro confronti. Mi perdoni per averLe esposto apertamente il mio punto di vista. Le lascio l'eventuale ultimo commento e la saluto con stima.
Francesco
Risposta del Prof. Fernando De Angelis:
Caro Francesco,
quando qualcuno pone domande ed esprime opinioni come fa lei, sono io il primo a ringraziare. Anche io cerco di lasciare all’altro l’ultima parola, ma finché ne vale la pena è meglio proseguire a chiarirci.
Evidentemente mi sono espresso male. È universalmente accettato che il cristianesimo sia l’unica religione a separare la sfera religiosa da quella politica e questo non sto a dimostrarlo, ma invito solo a documentarsi meglio. Ho citato gli atei, perciò, come esempi che dovrebbero far riflettere: se anche loro lo ammettono...
Anche le sue argomentazioni successive (mi perdoni la franchezza) mi fanno pensare ad una insufficiente documentazione (forse è di giovane età?). Riguardo alla Turchia moderna, è noto che il suo fondatore, Kemal Mustafa detto Ataturk, ruppe con la tradizione islamico-ottomana ispirandosi all’Europa: «Nel 1926 la vecchia legge religiosa islamica fu sostituita dai moderni codici, modellati su quelli europei; nel 1928 venne proclamata l’eguaglianza di tutte le religioni [...] e la laicizzazione dello stato. Seguirono l’introduzione del calendario gregoriano, dell’alfabeto latino, del sistema metrico-decimale, il riconoscimento della parità della donna e il suffragio universale» (Enciclopedia Europea, voce Kemal Ataturk).
Accanto a questa nuova Turchia europeizzante, però, è in qualche modo sopravvissuta la vecchia Turchia islamizzante (specie in alcuni settori culturali e sociali), sulla quale ha fatto ora larga presa un fondamentalismo islamico che in qualche misura è al governo e che ha un atteggiamento di crescente persecuzione verso i cristiani, con programmi televisivi che incitano a “vigilare” e che è sfociato anche nella trucidazione di alcuni cristiani.
La Turchia che conosce lei credo che sia solo una parte della Turchia, d'altronde Ataturk si fidava così poco dell’appoggio sociale alle sue riforme che le attuò dittatorialmente, affidando la preservazione della laicità dello Stato all’esercito, che tutt’ora supervisione e controlla.
Riguardo al mondo ebraico riconosco che mi ha colto un po’ in castagna, ma il discorso qui si fa complesso. Prendendo come punto di riferimento lo Stato d’Israele (perché è di Stati che stiamo parlando) essendo comparso di recente non è facile distinguere ciò che proviene dalla cultura moderna e ciò che gli è proprio. Credo comunque che sia utile guardare il problema da due punti di vista: quello biblico e quello storico.
Per lo Stato di Israele è l’Antico Testamento, di fatto, la vera costituzione. Perciò uno come me, che va ripetendo la continuità del Nuovo Testamento con l’Antico, non può pensare ad una laicità cristiana come del tutto nuova. Sia Giuseppe in Egitto (prima della legge di Mosè) che Daniele in Babilonia (dopo Mosè) riconobbero l’autonomia delle autorità politiche, di fronte alle quali si disponevano al servizio e che rispondevano del loro operato direttamente a Dio. Anche quando Geremia invitò a sottomettersi al re di Babilonia ed a fare il bene della città nella quale erano stati dispersi (Geremia 27:8; 29:4-7), indicò una separazione fra il fedele ed il cittadino.
Sul piano storico, però, è noto come i fondatori dello Stato d’Israele fossero degli ebrei europei poco religiosi e molto laicizzati, che ispirarono le istituzioni del nuovo Stato alle grandi democrazie occidentali, anche se certamente non rinnegando la propria cultura.
Comunque anche in Israele, come in Turchia, stanno emergendo gruppi di religiosi che hanno sempre più influenza e che hanno cominciato a perseguitare gli ebrei che si convertono a Gesù, usando intimidazioni di vario genere e, a volte, anche la violenza. Credo sia significativo che, anche nella laica Tel Aviv, le nuove chiese cristiane preferiscano non esporre nessuna insegna all’ingresso dei loro locali di culto.
Non ho certamente dimostrato le mie affermazioni, ma d’altronde la materia si presta poco a farlo. Ho solo mostrato le convinzioni che mi sono fatte in un campo che ho seguito come insegnante di Geografia e per passione, documentandomi sulle persecuzioni soprattutto attraverso
Porte Aperte.
Grazie comunque del sereno dialogo.
Fernando De Angelis