Lettura fondamentalista della Bibbia

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amedeo.modigliani
00sabato 24 ottobre 2009 12:12
Cosa ne dite, è il nostro metodo oppure no?
Analizziamo per paragrafo ...


Fonte
www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19930415_interpretazione...

PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA

DOCUMENTO

L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa


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F. Lettura fondamentalista

La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.

La lettura fondamentalista ha avuto la sua origine, all’epoca della Riforma, da una preoccupazione di fedeltà al senso letterale della Scrittura. Dopo il secolo dei lumi, essa si è presentata, nel protestantesimo, come una salvaguardia contro l’esegesi liberale. Il termine “fondamentalista” si ricollega direttamente al Congresso Biblico Americano tenutosi a Niagara, nello stato di New York ne 1895. Gli esegeti protestanti conservatori definirono allora «cinque punti del fondamentalismo»: l’inerranza verbale della Scrittura, la divinità di Cristo, la sua nascita verginale, la dottrina dell’espiazione vicaria e la risurrezione corporale in occasione della seconda venuta di Cristo. Quando la lettura fondamentalista si propagò in altre parti del mondo, diede vita ad altri tipi di lettura ugualmente “letteralisti”, in Europa, Asia, Africa e America Latina. Questo genere di lettura trova sempre più numerosi aderenti nel corso dell’ultima parte del XX secolo, in alcuni gruppi religiosi e sette e anche tra i cattolici.

Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.

Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.

Il fondamentalismo insiste anche in modo indebito sull’inerranza dei dettagli nei testi biblici, specialmente in materia di fatti storici o di pretese verità scientifiche. Spesso storicizza ciò che non aveva alcuna pretesa di storicità, poiché considera come storico tutto ciò che è riferito o raccontato con verbi al passato, senza la necessaria attenzione alla possibilità di un significato simbolico o figurativo.

Il fondamentalismo tende spesso a ignorare o a negare i problemi che il testo biblico comporta nella sua formulazione ebraica aramaica o greca. È spesso strettamente legato a una determinata traduzione, antica o moderna. Omette ugualmente di considerare le “riletture” di alcuni passi all’interno stesso della Bibbia.

Per ciò che concerne i vangeli, il fondamentalismo non tiene conto della crescita della tradizione evangelica, ma confonde ingenuamente lo stadio finale di questa tradizione (ciò che gli evangelisti hanno scritto) con lo stadio iniziale (le azioni e le parole del Gesù della storia). Viene trascurato nello stesso tempo un dato importante: il modo in cui le stesse prime comunità cristiane compresero l’impatto prodotto da Gesù di Nazaret e dal suo messaggio. Invece abbiamo lì una testimonianza dell’origine apostolica della fede cristiana e la sua diretta espressione.

Il fondamentalismo snatura così l’appello lanciato dal vangelo stesso. Il fondamenta­lismo porta inoltre a una grande ristrettezza di vedute: ritiene infatti come conforme alla realtà, perché la si trova espressa nella Bibbia, una cosmologia antica superata, il che impedisce il dialogo con una concezione più aperta dei rapporti tra cultura e fede. Si basa su una lettura non critica di alcuni testi della Bibbia per confermare idee politiche e atteggiamenti sociali segnati da pregiudizi, per esempio razzisti, del tutto contrari al vangelo cristiano.

Infine, nel suo attaccamento al principio del “sola Scrittura”, il fondamentalismo separa l’interpretazione della Bibbia dalla Tradizione guidata dallo Spirito, che si sviluppa in modo autentico in unione con la Scrittura in seno alla comunità di fede. Gli manca la consapevolezza che il Nuovo Testamento si è formato all’interno della Chiesa cristiana e che è Sacra Scrittura di questa Chiesa, la cui esistenza ha preceduto la composizione dei suoi testi. Per questa ragione, il fondamentalismo è spesso antiecclesiale, ritenendo come trascurabili i credo, i dogmi e le pratiche liturgiche che sono diventate parte della tradizione ecclesiastica, così come la funzione di insegnamento della Chiesa stessa. Si presenta come una forma di interpretazione privata, la quale non riconosce che la Chiesa è fondata sulla Bibbia e attinge la sua vita e la sua ispirazione nelle Scritture.

L’approccio fondamentalista è pericoloso, perché attira le persone che cercano risposte bibliche ai loro problemi di vita. Tale approccio può includerle offrendo interpretazioni pie ma illusorie, invece di dire loro che la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata a ciascuno di questi problemi. Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio.
amedeo.modigliani
00sabato 24 ottobre 2009 12:13

La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.




Non siamo noi. Tutti d'accordo?
amedeo.modigliani
00sabato 24 ottobre 2009 12:15


La lettura fondamentalista ha avuto la sua origine, all’epoca della Riforma, da una preoccupazione di fedeltà al senso letterale della Scrittura. Dopo il secolo dei lumi, essa si è presentata, nel protestantesimo, come una salvaguardia contro l’esegesi liberale. Il termine “fondamentalista” si ricollega direttamente al Congresso Biblico Americano tenutosi a Niagara, nello stato di New York ne 1895. Gli esegeti protestanti conservatori definirono allora «cinque punti del fondamentalismo»: l’inerranza verbale della Scrittura, la divinità di Cristo, la sua nascita verginale, la dottrina dell’espiazione vicaria e la risurrezione corporale in occasione della seconda venuta di Cristo. Quando la lettura fondamentalista si propagò in altre parti del mondo, diede vita ad altri tipi di lettura ugualmente “letteralisti”, in Europa, Asia, Africa e America Latina. Questo genere di lettura trova sempre più numerosi aderenti nel corso dell’ultima parte del XX secolo, in alcuni gruppi religiosi e sette e anche tra i cattolici.



Divinità di Cristo a parte, che sarebbe un concetto da approfondire, direi che il resto coincide.
amedeo.modigliani
00sabato 24 ottobre 2009 12:17


Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.



Non saprei, sono combattuto.
amedeo.modigliani
00sabato 24 ottobre 2009 12:18


Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.



Questo punto è forse il più importante.
(Gladio)
00sabato 24 ottobre 2009 12:31
Io credo che la verità stà in mezzo........non possiamo pensare di prenderla tutta così com'è o rifiutare in toto questo metodo.......

I Tdg non sono fondamentalisti NELL'INTERPRETAZIONE BIBLICA COME ALCUNI VOGLIONO FAR CREDERE(vedi inferno di fuoco).

Saluti.
Roberto Carson
00sabato 24 ottobre 2009 12:39
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.13:


La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.




Non siamo noi. Tutti d'accordo?



Anche se per certi versi il paragrafo sembra sfiorare anche noi, fondamentalmente direi che questa definizione maglio si addica al fondamentalismo protestante.


Roberto Carson
00sabato 24 ottobre 2009 12:48
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.17:



Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.



Non saprei, sono combattuto.




"Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici."

Non mi sembra affatto il nostro caso. Il fatto stesso che la nostra teologia preveda un continuo aggiornamento progressivo, un miglioramento e perfezionamento della dottina, esclude il fatto che non siamo aperti a "ogni tipo di atteggiamento o ricerca critica".


Roberto Carson
00sabato 24 ottobre 2009 12:50
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.18:



Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.



Questo punto è forse il più importante.



Direi di si, forse meglio si addice alla nostra realtà.


Esperidia
00domenica 25 ottobre 2009 01:02
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.13:


La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.




Non siamo noi. Tutti d'accordo?


D'accordo!!!!!!!!!!!!!!


Esperidia
00domenica 25 ottobre 2009 01:04
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.15:



La lettura fondamentalista ha avuto la sua origine, all’epoca della Riforma, da una preoccupazione di fedeltà al senso letterale della Scrittura. Dopo il secolo dei lumi, essa si è presentata, nel protestantesimo, come una salvaguardia contro l’esegesi liberale. Il termine “fondamentalista” si ricollega direttamente al Congresso Biblico Americano tenutosi a Niagara, nello stato di New York ne 1895. Gli esegeti protestanti conservatori definirono allora «cinque punti del fondamentalismo»: l’inerranza verbale della Scrittura, la divinità di Cristo, la sua nascita verginale, la dottrina dell’espiazione vicaria e la risurrezione corporale in occasione della seconda venuta di Cristo. Quando la lettura fondamentalista si propagò in altre parti del mondo, diede vita ad altri tipi di lettura ugualmente “letteralisti”, in Europa, Asia, Africa e America Latina. Questo genere di lettura trova sempre più numerosi aderenti nel corso dell’ultima parte del XX secolo, in alcuni gruppi religiosi e sette e anche tra i cattolici.



Divinità di Cristo a parte, che sarebbe un concetto da approfondire, direi che il resto coincide.


Behhh bisogna vedere anche che cosa intendono per risurrezione corporale.

Esperidia
00domenica 25 ottobre 2009 01:12
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.17:



Benché il fondamentalismo abbia ragione di insistere sull’ispirazione divina della Bibbia, sull’inerranza della Parola di Dio e sulle altre verità bibliche incluse nei cinque punti fondamentali, il suo modo di presentare queste verità si radica in una ideologia che non è biblica, checché ne dicano i suoi rappresentanti. Infatti essa esige una adesione ferma e sicura ad atteggiamenti dottrinali rigidi e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.



Non saprei, sono combattuto.


Perchè?
La Bibbia tenta di sviluppare il senso critico delle persone, ma ne condanna lo spirito critico. I gruppi fondamentalisti li condannano entrambe; noi a parole non siamo fondamentalisti, ma spesso nei fatti invece ..............

Esperidia
00domenica 25 ottobre 2009 01:14
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.18:



Il problema di base di questa lettura fondamentalista è che rifiutando di tener conto del carattere storico della rivelazione biblica, si rende incapace di accettare pienamente la verità della stessa Incarnazione. Il fondamentalismo evita la stretta relazione del divino e dell’umano nei rapporti con Dio. Rifiuta di ammettere che la Parola di Dio ispirata è stata espressa in linguaggio umano ed è stata redatta, sotto l’ispirazione divina, da autori umani le cui capacità e risorse erano limitate. Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.



Questo punto è forse il più importante.


Ho capito ............ sono fondamentalista [SM=g27987] !!!!!!!!!!


Methatron
00domenica 25 ottobre 2009 08:14
Re:
amedeo.modigliani, 24/10/2009 12.13:


La lettura fondamentalista parte dal principio che la Bibbia, essendo Parola di Dio ispirata ed esente da errore, dev’essere letta e interpretata letteralmente in tutti i suoi dettagli. Ma per “interpretazione letterale” essa intende un’interpretazione primaria, letteralista, che esclude cioè ogni sforzo di comprensione della Bibbia che tenga conto della sua crescita nel corso della storia e de suo sviluppo. Si oppone perciò all’utilizzazione del metodo storico-critico per l’interpretazione della Scrittura, così come ad ogni altro metodo scientifico.




Non siamo noi. Tutti d'accordo?



Invece siamo proprio noi. In special modo il grassetto. Noi evitiamo accuratamente il metodo storico-critico e ogni altro metodo scientifico per la sua interpretazione non in senso assoluto ma sicuramente nel senso che se la Bibbia dice qualcosa che il metodo storico critico o la scienza non condividono noi preferiamo a questi la letteralità del testo piuttosto che una spiegazione che ne veda le radici in un contesto culturale isolato e anacronistico.

Vedi ad esempio l'insistenza sulla letteralità del racconto genesiaco o sulla universalità del Diluvio e numerose altre interpretazioni letterali che i metodi summenzionati non considerano tali.

Il problema si pone nel momento in cui si preferisca il metodo di analisi del testo come revisore dello stesso, poiché nasce un conflitto sull'ispirazione del testo: o è ispirato e dove non c'è ragione esegetica o filologica per comprenderne la stesura metaforica occorre prenderlo per quello che è, o non è ispirato e allora l'evoluzione dell''interpretazione guidata dal metodo storico-critico e scientifico ne stravolgono certe parti rendendole più o meno letterali alla luce di significati e interpretazioni extratestuali.

Methatron
00domenica 25 ottobre 2009 08:26
Re: Re:
Roberto Carson, 24/10/2009 12.50:


Per questa ragione, tende a trattare il testo biblico come se fosse stato dettato parola per parola dallo Spirito e non arriva a riconoscere che la Parola di Dio è stata formulata in un linguaggio e una fraseologia condizionati da una data epoca. Non accorda nessuna attenzione alle forme letterarie e ai modi umani di pensare presenti nei testi biblici, molti dei quali sono frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo e porta il segno di situazioni storiche molto diverse.

Direi di si, forse meglio si addice alla nostra realtà.



Ma come si addice ala nostra realtà! No. Noi siamo perfettamente consci che la Bibbia non è stata dettata "lettera per lettera". Tuttavia il paragrafo significa qualcosa che va oltre questa evidenza: sebbene noi crediamo che le parole dell'epoca siano in un certo modo specchio del contesto in cui lo scrittore visse crediamo anche che altrettanto liberamente esprimano concetti che travalicano quel limite intendendo ispirato proprio il messaggio che portano. Non accettiamo che siano frutto di una elaborazione che si è estesa su lunghi periodi di tempo sebbene accettiamo una certa e limitata flessibilità di variazioni testuali.
Per inciso: il messaggio era utentico allora come lo è oggi anche se lievemente variato su alcune (poche) variazioni testuali.

Non accettiamo infatti la teoria documentaria o altre analisi testuali che ne minino il valore miracolistico o profetico: per cui Isaia scrisse Isaia, Giovanni scrisse il suo vangelo etc. etc.

E sinceramente non comprendo come l'appoggiarsi a tali strumenti che essendo scientifici accettano il metodo dell'ateismo metodologico come processo da seguire nelle loro analisi e contemporaneamente sostenere l'ispirazione divina del testo. Mi sembrano due concetti antitetici che giustamente noi separiamo preferendo o l'uno o l'altro.
Methatron
00domenica 25 ottobre 2009 08:31

e impone, come fonte unica d’insegnamento riguardo alla vita cristiana e alla salvezza, una lettura della Bibbia che rifiuti ogni tipo di atteggiamento o ricerca critici.



Dipende cosa s'intenda con "atteggiamento o ricerca critico". Diciamo che si è critici e ricercatori pur iniziando questa ricerca con dei paletti ben fermi: uno dei quali è l'inenarranza e l'ispirazione. Può essere limitante, ma non lo definirei assanza di criticità. E' una critica con assiomi incriticabili. Del resto ogni struttura logica verte su degli assiomi e la nostra ricerca critica del testo non ne è esente.
Sicuramente è un modo di approcciarsi diverso da di chi scrive, ma non per questo meno valido, a mio avviso.
amedeo.modigliani
00domenica 25 ottobre 2009 14:59
Dal nostro punto di vista il testo ispirato è l'originale vergato direttamente dal profeta, che è teoricamente 'perfetto' ed esente da fallacie di tipo storico, teologico o scientifico.

Dal punto di vista del moderno cattolicesimo, che tra le altre cose solo negli ultimi decenni si è aperto al metodo storico-critico altrimenti fortemente osteggiato, ispirato non è tanto l'ipotetico originale ma il risultato finale se riconosciuto come tale dalla chiesa stessa. Ne consegue che rimaneggiamenti, pseudoepigrafie, etc.etc. non necessariamente intaccano il valore spirituale del testo.

Secondo me entrambe le visioni portano sia vantaggi che svantaggi.

E' vero che il credo religioso di un fondamentalista può stridere in svariati modi rispetto al contesto scientifico attuale (proprio perché vorrebbe assurgere al presente quelle che per moltissimi sono solo "verità passate", ad esempio il Diluvio Universale) ma non di meno quello che il fondamentalista desidera è lo svelamento della verità religiosa del passato appunto in quanto ragione stessa del suo stesso essere. Questo al meno in teoria!

Quindi "fondamentalismo" nel senso di "ritorno al passato", e non interpretazione del passato alla luce del presente, ... sempre in teoria ovviamente.
Methatron
00domenica 25 ottobre 2009 22:11
Un lettore che si definisce "nn fondamentalista" mi scrive tra l'altro il sunto di quanto in grassetto:

Per fede non si intende il credere a tutto quello che la bibbia afferma, riguardo ad esempio ai miracoli o ai miti genesiaci, il fatto che non crediamo alla letteralità di questi non smuove di un millimetro la nostra fede verso Dio,

E cosa significa? Cristo è risorto? E' un miracolo incredibile per l'analisi storico-critica. Credi o non credi al Cristo risorto? Se sì cosa ti impedisce di credere al resto dei miracoli? Se no, come si costruisce la tua fede? Come discerneresti allora i miracoli realmente accaduti da quelli mitologici? Che differenza c'è tra due miracoli in quanto tali?

In ogni modo sei perdente come fedele se rifiuti "di credere alle favole".

[SM=g8119]
amedeo.modigliani
00domenica 25 ottobre 2009 23:09
Re:
Methatron, 25/10/2009 22.11:

Un lettore che si definisce "nn fondamentalista" mi scrive tra l'altro il sunto di quanto in grassetto:

Per fede non si intende il credere a tutto quello che la bibbia afferma, riguardo ad esempio ai miracoli o ai miti genesiaci, il fatto che non crediamo alla letteralità di questi non smuove di un millimetro la nostra fede verso Dio,

E cosa significa? Cristo è risorto? E' un miracolo incredibile per l'analisi storico-critica. Credi o non credi al Cristo risorto? Se sì cosa ti impedisce di credere al resto dei miracoli? Se no, come si costruisce la tua fede? Come discerneresti allora i miracoli realmente accaduti da quelli mitologici? Che differenza c'è tra due miracoli in quanto tali?

In ogni modo sei perdente come fedele se rifiuti "di credere alle favole".

[SM=g8119]




Esatto, per quale ragione infatti non potremmo relegare anche gli episodi evangelici riguardanti la risurrezione di Cristo ad uno specifico genere letterario? Perché non fare la stessa cosa con il concepimento per opera dello spirito santo?
Se non fossi cristiano avrei tutte le ragioni per chiamare questi episodi "favole", perché un Mar Rosso che si divide o un diluvio universale non sono per nessun motivo più assurdi di una risurrezione dai morti! Per molti è più facile credere a un Dio che si fa uomo che credere nella reale esistenza del re Davide, che potrebbe persino essere un personaggio mitologico...

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