Nati di nuovo.

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Roberto Carson
00sabato 30 maggio 2009 18:00
L'esperto risponde: Giovanni 3:3
Sono un evangelico pentecostale, consacrato al Signore da oltre trent'anni. Ho avuto modo di visionare il vostro sito e l'ho trovato interessante, anche se condivido poco della vostra religione.
Una cosa comunque mi preme domandarvi: leggendo una vostra pubblicazione ricevuta di recente, ho capito che non vi considerate nati di nuovo. Dal momento che riconoscete di non esser nati di nuovo, in qual modo sperate di vedere il regno di Dio? (vedi Giovanni 3:3).


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Roberto Carson
00sabato 30 maggio 2009 18:03
Una notte, un uomo, membro della corte suprema giudaica e studioso di diritto religioso di nome Nicodemo, andò da Gesù, il quale gli disse la seguente affermazione: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio” (Giovanni 3:3). Perplesso da queste parole apparentemente illogiche, Nicodemo chiese a Gesù: “Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?” Gesù a sua volta gli rispose: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo”.’ ” (Giovanni 3:4-7).
Nell’ambito del protestantesimo odierno, in particolar modo negli ambienti pentecostali, milioni di persone ritengono di aver compreso cosa significhi “nascere di nuovo” e son convinte di aver vissuto in prima persona questa esperienza. Essi la descrivono come una fortissima sensazione interiore, un totale coinvolgimento della potenza dello Spirito. In molti casi, la fase successiva è il manifestarsi del fenomeno detto glossolalia: “ l’esperienza religiosa che consiste nell’emettere una serie di suoni o parole che non corrispondono ad alcuna lingua conosciuta” (Massimo Introvigne, I pentecostali, Elledice, 2004, pag 29).
Ma davvero Gesù intendeva tutto questo col “nascere di nuovo”? Significava forse vivere una forte esperienza a livello emotivo? William Sargant, studioso dell’effetto delle emozioni sulla mente dice che “il cervello può giocare brutti scherzi” e quindi ritiene necessario “guardarsi dalle credenze acquisite mentre si è in uno stato di eccitazione emotiva”.
La Bibbia, comunque, se analizzata attentamente, da una spiegazione del tutto differente sull'essere “nati di nuovo”. Cosa intendeva quindi Cristo con tale affermazione? Innanzitutto è importante evidenziare il fatto che Gesù mise in relazione l’essere “nati di nuovo” con l’essere “nati d’acqua e di spirito”. Nel nascere d’acqua Gesù, all’infuori di ogni dubbio, si riferiva al battesimo in acqua per immersione effettuato da ogni suo discepolo subito dopo essersi sinceramente pentito dei propri peccati. La nascita in spirito invece avvenne a partire dalla pentecoste del 33 d.c. con l’unzione che i discepoli ricevettero tramite lo spirito santo di Dio (Atti 2:1-4). Una volta ricevuto il battesimo in acqua e il versamento dello spirito santo, questi discepoli di Cristo nacquero di nuovo con la speranza di ricevere una resurrezione celeste dopo la morte terrena, “una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile… in cielo”, come disse l’Apostolo Pietro sotto ispirazione divina, anch’egli erede di questa meravigliosa speranza (1 Pietro 1:4).
Comunque i “nati di nuovo”, oltre ad ottenere l’immortalità in cielo, usufruiranno anche di un altro importantissimo privilegio. L’apostolo Paolo disse: “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui” (Romani 8:16,17). Incontestabilmente queste parole ispirate fanno comprendere come i “nati di nuovo” diverranno coeredi di Cristo Gesù nell’ottenere il potere reale in cielo. L’apostolo Giovanni nell’Apocalisse al capitolo 20 versetto 6 dice che “saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille anni”. Sempre lo stesso libro biblico rivela il numero esatto dei “nati di nuovo”: “centoquarantaquattromila, che sono stati riscattati dalla terra” (Apocalisse 7:4; 14:1-3).
Come abbiamo visto i primi tra questi 144.000 furono i discepoli che ricevettero l’unzione dello spirito santo alla pentecoste del 33 d.c., il radunamento completo di questi “nati di nuovo” si è protratto sino ai nostri giorni.
Dopo aver chiarito chi sono realmente i “nati di nuovo” vediamo che speranza hanno i cristiani Testimoni di Geova che non si identificano come tali. La Bibbia indica che oltre ai “nati di nuovo” coeredi di Cristo, esiste un’altra classe di cristiani fedeli che godranno delle benedizioni divine, ma che hanno una speranza differente da coloro che otterranno l’immortalità in cielo. L’Apocalisse di Giovanni li identifica come “una folla immensa… proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue”, i quali “hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello” (Apocalisse 7:9; 14). Costoro saranno “i giusti” che “erediteranno la terra e l’abiteranno per sempre” (Salmo 37:29), quando il mondo verrà trasformato in paradiso terrestre in cui “non ci sarà più la morte, ne cordoglio, ne grido, ne dolore” (Apocalisse 21:4).
Quindi i Testimoni di Geova che non sono “nati di nuovo” non potranno vedere la parte celeste del regno di Dio con i propri occhi, ma potranno comunque avere la sublime speranza di vivere in eterno godendo delle benedizioni che il glorificato Gesù Cristo e i suoi coeredi “nati di nuovo” elargiranno sulla terra tramite il regno affidatogli da Dio.
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