Omosessualità nell'Ebraismo

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Roberto Carson
00mercoledì 20 gennaio 2010 22:42
Come viene vista l'omosessulità nell'odierno Ebraismo?
.:mErA:.
00sabato 23 gennaio 2010 13:23

Come viene vista l'omosessulità nell'odierno Ebraismo?


Praticare rapporti omosessuali è contrario alla Torah, in particolare tra uomini.
Tuttavia nei gruppi meno estremisti dell'Ebraismo ortodosso le persone con tendenze omosessuali vengono accolte ed aiutate, non demonizzate.

Shalom.
Roberto Carson
00sabato 23 gennaio 2010 13:50
L'omosessualità maschile e femminile vengono considerate errate allo stesso livello?
.:mErA:.
00sabato 23 gennaio 2010 15:06
Quella maschile è più grave perchè comporta una penetrazione e una fuoriuscita di seme. Per questa tragressione può essere prevista la pena di morte, ma nè la Bibbia nè la Tradizione attestano che sia mai stata applicata.

L'omosessualità femminile è considerata una perversione e la pena prevista è una frustata. Dunque una punizione molto meno grave.
Secondo un Maestro Talmudico una donna che ha praticato il lesbismo non può sposare il Sommo Sacerdote, ma questa opinione non è stata accettata.

Shalom.
(SimonLeBon)
00sabato 23 gennaio 2010 22:55
Re:
.:mErA:., 1/23/2010 3:06 PM:

Quella maschile è più grave perchè comporta una penetrazione e una fuoriuscita di seme. Per questa tragressione può essere prevista la pena di morte, ma nè la Bibbia nè la Tradizione attestano che sia mai stata applicata.

L'omosessualità femminile è considerata una perversione e la pena prevista è una frustata. Dunque una punizione molto meno grave.
Secondo un Maestro Talmudico una donna che ha praticato il lesbismo non può sposare il Sommo Sacerdote, ma questa opinione non è stata accettata.

Shalom.



Veramente mi pare che la Torah preveda proprio la pena di morte, senza altre alternative. E lo stesso anche per chi pratica la "bestialità", cioè ha rapporti con bestie. Vengono messe piu' o meno sullo stesso piano.

Nel testo non si trovano esempi pratici di applicazione, ma il fatto che esista la legge mi fa proprio pensare che sia anche accaduto...

Simon
Topsy
00domenica 24 gennaio 2010 00:08
Re:
(SimonLeBon), 23/01/2010 22.55:



Veramente mi pare che la Torah preveda proprio la pena di morte, senza altre alternative. E lo stesso anche per chi pratica la "bestialità", cioè ha rapporti con bestie. Vengono messe piu' o meno sullo stesso piano.

Nel testo non si trovano esempi pratici di applicazione, ma il fatto che esista la legge mi fa proprio pensare che sia anche accaduto...

Simon




Ognuno ha le sue idee su cosa sia l'ebraismo. Per alcuni si riduce nel ritrovare nel testo scritto l'autorizzazione a tirar sassi contro il trasgressore di turno, per gli ebrei è tutt'altro :-)

(SimonLeBon)
00domenica 24 gennaio 2010 08:29
Re: Re:
Topsy, 1/24/2010 12:08 AM:



Ognuno ha le sue idee su cosa sia l'ebraismo. Per alcuni si riduce nel ritrovare nel testo scritto l'autorizzazione a tirar sassi contro il trasgressore di turno, per gli ebrei è tutt'altro :-)



Capisco che per gli ebrei di oggi è tutt'altro. E' lecito pero' anche chiedersi perchè gli ebrei di ieri hanno scritto e trasmesso tali norme.

Simon
Topsy
00domenica 24 gennaio 2010 15:05
Re:
Oggi come in passato, il sistema penale ebraico si basa su quanto disposto dalla Torah. Per comprenderlo è semplicemente necessario studiare Torah, i suoi principi generali e i suoi criteri direttivi, e il suo sistema penale, così come oggi non ci si dovrebbe limitare a leggere la nostra Carta Costituzionale, bensì il codice di diritto penale e di procedura penale, nonchè le massime sentenze della Corte di Cassazione in materia, per avere un'idea di come funzioni il nostro sistema penale.
Il diritto penale ebraico non si riduce ad un solo versetto del Deut. o di Levitico, in cui è scritto:" sia messo a morte". Se ci si limitasse ad un solo passo, eslcudendo tutto il resto, si è portati erroneamente a credere che le condanne a morte fossero all'ordine del giorno o altrettanto erroneamente che, limitare il ricorso alla pena capitale fosse addirittura non biblico o antiscritturale, ect...
barnabino
00domenica 24 gennaio 2010 21:24
Dunque come veniva trattati nel diritto ebraico, quando la nazione aveva la possibilità di applicare la pena di morte, i casi di omosessualità?

Shalom
Topsy
00domenica 24 gennaio 2010 21:39
Re:
barnabino, 24/01/2010 21.24:

Dunque come veniva trattati nel diritto ebraico, quando la nazione aveva la possibilità di applicare la pena di morte, i casi di omosessualità?

Shalom




Se ne limitava il ricorso, poichè sebbene la pena capitale è prescritta per determinati reati dalla Torah, l'accertamento della colpevolezza fu resa proceduralmente complessa poichè i dottori della Legge e la tradizione farisaica prima, e la giurisprudenza rabbinica dopo, hanno inteso diversi precetti biblici come il rafforzamento del valore della vita,piuttosto che un mezzo per privarne qualcuno.
barnabino
00domenica 24 gennaio 2010 21:43
Cara Topsy,


Se ne limitava il ricorso, poichè sebbene la pena capitale è prescritta per determinati reati dalla Torah, l'accertamento della colpevolezza fu resa proceduralmente complessa poichè i dottori della Legge e la tradizione farisaica prima, e la giurisprudenza rabbinica dopo, hanno inteso diversi precetti biblici come il rafforzamento del valore della vita, piuttosto che un mezzo per privarne qualcuno



Questo in epoca rabbinica, ma in epoca pre-rabbinica e prima della dominazione romana come ci si comportava? E comunque con quale pena era condannata l'omosessualità.

Shalom
Topsy
00domenica 24 gennaio 2010 21:45
Re:
barnabino, 24/01/2010 21.43:

Cara Topsy,


Se ne limitava il ricorso, poichè sebbene la pena capitale è prescritta per determinati reati dalla Torah, l'accertamento della colpevolezza fu resa proceduralmente complessa poichè i dottori della Legge e la tradizione farisaica prima, e la giurisprudenza rabbinica dopo, hanno inteso diversi precetti biblici come il rafforzamento del valore della vita, piuttosto che un mezzo per privarne qualcuno



Questo in epoca rabbinica, ma in epoca pre-rabbinica e prima della dominazione romana come ci si comportava? E comunque con quale pena era condannata l'omosessualità.

Shalom



Anche in epoca pre-rabbinica.

.:mErA:.
00domenica 24 gennaio 2010 22:15
I Profeti come Ezechiele ci tennero molto a valorizzare la vita e la misericordia, quindi i Farisei e i Rabbini furono solo continuatori di questa mentalità che è biblica.

barnabino
00domenica 24 gennaio 2010 22:16
Cara Topsy,


Anche in epoca pre-rabbinica



Che in epoca tarda fosse come tu dici mi pare patente (se ben ricordo una corte era stigmatizzata come "assassina" se condannava più di un individuo ogni sette anni!) ma da quali fonti possiamo dedurre che anche in epoca pre-rabbinica vi fosse una limitazione di questo tipo? Inoltre, quale pena sostitutiva veniva comminata in caso di omosessualità?

Shalom
(SimonLeBon)
00domenica 24 gennaio 2010 22:56
Re:
.:mErA:., 1/24/2010 10:15 PM:

I Profeti come Ezechiele ci tennero molto a valorizzare la vita e la misericordia, quindi i Farisei e i Rabbini furono solo continuatori di questa mentalità che è biblica.



Il principio e il valore della vita umana non sono mai messi in dubbio nella Torah, almeno per come la conosco io.

Diverso è dire che la pena di morte non ci fosse o che veniva applicata solo in casi estremi.
Ad esempio quando leggo della disposizione delle "città di rifugio" non vedo da nessuna parte una limitazione della loro validità o applicazione. Se accadeva anche un fattaccio al giorno e l'omicida, volontario o meno, veniva preso prima di arrivarci, era peggio per lui.

Personalmente non vedo altra lettura possibile, nè vedo o leggo di alternative alla pena di morte nel caso di omosessualità.

E' ovvio pero' che una nazione vera e propria puo' affermare principi fondamentali, ma poi non rispettarli con continuità all'atto pratico.
Per fare un esempio banale prendendo la nostra povera Italia, si afferma che è "basata sul lavoro" mentre di fatto si promuovono leggi che invitano al lavoro si, ma "nero".

Il caso di Israele è pero' piu' difficile, perchè perse relativamente presto il suo status di nazione indipendente e i molti maestri di fatto promuovevano consuetudini proprie e valide piu' che altro localmente.
Correggetemi se sbaglio.

Simon
Topsy
00domenica 24 gennaio 2010 23:54
Re:
barnabino, 24/01/2010 22.16:

Cara Topsy,


Anche in epoca pre-rabbinica



Che in epoca tarda fosse come tu dici mi pare patente (se ben ricordo una corte era stigmatizzata come "assassina" se condannava più di un individuo ogni sette anni!) ma da quali fonti possiamo dedurre che anche in epoca pre-rabbinica vi fosse una limitazione di questo tipo? Inoltre, quale pena sostitutiva veniva comminata in caso di omosessualità?

Shalom




In epoca romana, il Sinedrio aveva visto di molto ridotte le sue originali competenze, e tra queste la facoltà di emettere sentenze capitali. Il sistema legale ebraico già all'epoca del II Tempio non era costantemente in vigore; la sua piena autonomia era difatti legata allo stato di indipendenza della nazione ebraica. In epoca ellenistica nei periodi in cui il popolo ebraico potè godere di una certa autonomia interna, sulle questioni che potevano prevedere la pena di morte (dinè nefashòt), era chiamato a decidere un tribunale particolare, un piccolo sinedrio, composto di 23 giudici. Se il caso toccava questioni di interesse generale per tutto il popolo, veniva portato dinnanzi al Gran Sinedrio (sanhedrin ha-gadol) composto da 72 membri, a Gerusalemme, qualificato a trattare i casi di coloro che avevano abbandonato la via dell'halakhà, e aveva insegnato ad altri a fare lo stesso, ovvero agire in modo contrario ai dettami dell'halakhà comunemente accettata.
Per la Torah, per i reati che prevedono il ricorso alla pena capitale, una testimonianza è da considerarsi valida solo se rilasciata da due persone, ambedue uomini adulti, non macchiati in passato da alcun reato penale e non imparentati tra loro o con le parti in causa. Qualsiasi teste era soggetto a interrogatori e controinterrogatori. Se nel corso di questi veniva alla luce una contraddizione rilevante tra i due o più testimoni la testimonianza rilasciata veniva annullata. Non era accettata una qualsiasi prova indiziaria, o un'informazione raccolta in merito. I testimoni erano tali perchè dovevano deporre solo in relazione a ciò che avevano visto, e qualsiasi supposzione o convincimento o racconto di seconda mano non aveva alcun valore. I due o più testimoni di un reato dovevano aver visto con i propri occhi commettere il crimine. Occorreva inoltre accertarsi delle intenzioni del colpevole. Secondo la Torah nessuno può essere condannato alla pena di morte a meno che non abbia commesso un reato di proposito e in piena consapevolezza. Sorgeva dunque la domanda su come fosse possibile stabilire questa intenzinalità. La Torah richiede che l'intenzione venga provata direttamente, ovvero attraverso un' avvertimento. Occorreva dunque la testimonianza in merito agli avvertimenti rivolti al colpevole, che doveva essere stato messo adeguatamente in guardia che l'atto che si aggingeva a compiere era punibile con la morte. Occorreva quindi dimostrare che il colpevole l'avesse udito e ne fosse cosciente, e ne accettasse le conseguenze. La sentenza punitiva doveva essere messa ad ampia maggioranza, mentre quella di prosciglimento era sufficente la maggioranza semplice o l'incapacita del tribunale di emettere una sentenza. Gli esecutori materiali della sentenza erano coloro che avevano testimoniato contro l'imputato e anche questo serviva da deterrente per i possibili testimoni.

Queste condizioni furono codificate e rafforzatenella Mishnà e nel Talmud, sebbene ereditate dalla legislazione farisaica nota per accogliere una applicazione della halakhà più precisa (puntigliosa) nell'interpretazione della Legge, ed accusata dagli esseni di Qumran di "lassismo", di favorire cioè una interpretazione della Legge troppo accomodante, accusa che in termini meno "polemici" testimonia il tentativo dei Farisei di rendere meno gravosa l'osservanza della halakhà attraverso il ricorso a sentenze più miti.



Topsy
00lunedì 25 gennaio 2010 00:11
Re:
(SimonLeBon), 24/01/2010 22.56:



...

Personalmente non vedo altra lettura possibile, nè vedo o leggo di alternative alla pena di morte nel caso di omosessualità.


Simon




La Torah non condanna l'omosessualità, bensì il compimento di rapporti anali tra uomini. L'omosessuale non incorreva in alcuna pena. Occorreva accertarsi piuttosto della trasgressione, dinnanzi al Tribunale preposto, alla presenza di due testimoni che avessero colto l'imputato in flagranza di reato, in modo inequivocabile (ovvero abbiano visto con i loro propri occhi l'avvenuta penetrazione), eventuali supposioni o convincimenti personali, sospetti o indizi di un'eventuale penetrazione anale, non vengono presi in considerazione dalla Torah.
Spener
00lunedì 25 gennaio 2010 13:56
Re: Re:

La Torah non condanna l'omosessualità



E si vede che leggiamo due Torah diverse


bensì il compimento di rapporti anali tra uomini.



Che ovviamente, non ha nulla a che fare con l'omosessualità.
... nella stessa scuola di Polymetis?









.:mErA:.
00lunedì 25 gennaio 2010 14:10
Re: Re: Re:
Spener, 25/01/2010 13.56:


La Torah non condanna l'omosessualità



E si vede che leggiamo due Torah diverse


bensì il compimento di rapporti anali tra uomini.



Che ovviamente, non ha nulla a che fare con l'omosessualità.
... nella stessa scuola di Polymetis?




Caro Spener,
Nella Torah non c'è una condanna verso il sentimento omosessuale, ma soltanto la proibizione del rapporto sessuale tra maschi.
I Maestri, per costruire la "siepe intorno alla Torah" hanno poi proibito ogni forma di atteggiamento "erotico" tra uomini.

Shalom.
Spener
00lunedì 25 gennaio 2010 14:46
Re: Re: Re: Re:
.:mErA:., 25/01/2010 14.10:


Caro Spener,
Nella Torah non c'è una condanna verso il sentimento omosessuale, ma soltanto la proibizione del rapporto sessuale tra maschi.
I Maestri, per costruire la "siepe intorno alla Torah" hanno poi proibito ogni forma di atteggiamento "erotico" tra uomini.

Shalom.



Caro Mera,
ma insomma... qui dobbiamo cercare un po' tutti di capirci.
Anche noi concordiamo che la Bibbia condanni la "pratica" di ciò che essa definisce malvagio e non altro. Ma tutti sti distinguo che fate mi sembrano molto appartenenti alla serie "Per salvare capra e cavoli", quando invece la Bibbia è chiarissima.

Ciao




barnabino
00lunedì 25 gennaio 2010 16:40
Cara Topsy,

Anche ammesso che la pena di morte fosse applicata solo raramente, cosa che a dire il vero non emerge proprio con evidenza dalla lettura del Talmud, e solo per l'effettiva pratica di rapporti anali, con quale pena veniva commutata la pena capitale?


bensì il compimento di rapporti anali tra uomini



Erano considerati una forma di idolatria (cioè legata alla pratica dell'omosessualità sacra) oppure una perversione sessuale? Abbiamo qualche testo che possa suggerirci il motivo per cui erano condannati i rapporti anali omosessuali?

Shalom
.:mErA:.
00lunedì 25 gennaio 2010 21:48
Re: Re: Re: Re: Re:
Spener, 25/01/2010 14.46:



Caro Mera,
ma insomma... qui dobbiamo cercare un po' tutti di capirci.
Anche noi concordiamo che la Bibbia condanni la "pratica" di ciò che essa definisce malvagio e non altro. Ma tutti sti distinguo che fate mi sembrano molto appartenenti alla serie "Per salvare capra e cavoli", quando invece la Bibbia è chiarissima.

Ciao



La distinzione è importante e bisogna farla per non rischiare di aggiungere dei comandamenti alla Torah.
Un uomo che sente degli impulsi omosessuali non è un peccatore, mentre uno che pratica un rapporto sessuale lo è.

Barnabino:

Anche ammesso che la pena di morte fosse applicata solo raramente, cosa che a dire il vero non emerge proprio con evidenza dalla lettura del Talmud


Il Talmud insiste molto sul fatto che la pena di morte debba essere applicata raramente e solo in casi estremi (con pre-avvertimento).
Rabbi Akiva e un altro Rabbino (ora non ricordo esattamente chi era) affermarono addirittura che se fossero stati loro i capi del Sanhedrin nessuno sarebbe mai stato giustiziato.

Shalom.
(SimonLeBon)
00lunedì 25 gennaio 2010 22:54
Re:
.:mErA:., 1/25/2010 9:48 PM:


La distinzione è importante e bisogna farla per non rischiare di aggiungere dei comandamenti alla Torah.
Un uomo che sente degli impulsi omosessuali non è un peccatore, mentre uno che pratica un rapporto sessuale lo è.

Barnabino:
Barnabino:

Anche ammesso che la pena di morte fosse applicata solo raramente, cosa che a dire il vero non emerge proprio con evidenza dalla lettura del Talmud


:mErA:

Il Talmud insiste molto sul fatto che la pena di morte debba essere applicata raramente e solo in casi estremi (con pre-avvertimento).
Rabbi Akiva e un altro Rabbino (ora non ricordo esattamente chi era) affermarono addirittura che se fossero stati loro i capi del Sanhedrin nessuno sarebbe mai stato giustiziato.

Shalom.




Amico mio, forse tu pensi che il "non desiderare la donna altrui", riportato nel decalogo, fosse invece lecito se si fosse trattato di un uomo?

Akiba sarà stato anche un brav'uomo, ma la rivolta che fomento' mando' probabilmente al macello molti piu' ebrei di quanti avrebbe potuto condannare direttamente. [SM=g27991]

Simon
barnabino
00lunedì 25 gennaio 2010 23:35
Caro Mera,


Il Talmud insiste molto sul fatto che la pena di morte debba essere applicata raramente e solo in casi estremi (con pre-avvertimento)



Si, ma ci sono anche norme molto dettagliate (ad esempio) per determinare la volontarietà o meno di un certo fatto, e dove risulta che l'atto è volontario (per esempio nell'Halakah in Sanhedrin 76-78) il che fa presupporre che i casi estremi fossero comunque contemplati nel diritto casistico, anche se non riesco a capire quanto la rarità dell'applicazione derivasse dal diritto o dall'impossibilità di eseguire la pena.


(con pre-avvertimento)



Ma anche nel caso di sospensione della pena, un omosessuale che fosse stato pre-avvertito di non avere rapporti anali e avesse continuato nella sua condotta, come sarebbe stato punito in alternativa alla pena di morte? Mi pare di aver capito che la pena di morte in quel caso, almeno in epoca rabbinica, fosse estremamente rara, ma vi era comunque qualche tipo di punizione?

Shalom
.:mErA:.
00lunedì 25 gennaio 2010 23:43

Amico mio, forse tu pensi che il "non desiderare la donna altrui", riportato nel decalogo, fosse invece lecito se si fosse trattato di un uomo?


Non c'entra con l'avere un istinto omosessuale.


Akiba sarà stato anche un brav'uomo, ma la rivolta che fomento' mando' probabilmente al macello molti piu' ebrei di quanti avrebbe potuto condannare direttamente.


Ok, ho capito che in questo forum Rabbi Akiva vi sta un pò antipatico.... ma come egli stesso diceva: i pesci non possono uscire dall'acqua per paura dei pescatori.

Shalom.
barnabino
00lunedì 25 gennaio 2010 23:49

Rabbi Akiva e un altro Rabbino (ora non ricordo esattamente chi era) affermarono addirittura che se fossero stati loro i capi del Sanhedrin nessuno sarebbe mai stato giustiziato



Il che fa pensare che le esecuzioni, o quanto meno le condanne a morte poi commutate in una pena che non ho ancora capito quale fosse, risultavano non così rare. Mi pare di capire che la pena di morte non poteva essere data, viste le circostanze, e divenne più esercizio di didattica, sbaglio?

Oppure dobbiamo concludere che coloro che non venivano condannati mortelo erano in base all'innocenza e dunque erano tranquillamente liberi? Non mi è chiaro questo punto.

Shalom
.:mErA:.
00martedì 26 gennaio 2010 00:07
I Romani avevano tolto agli Ebrei la facoltà di applicare la pena di morte (e non solo....) lo dice anche il Vangelo quando i Sacerdoti chiedono a Pilato di condannare Gesù perchè a loro non è concesso.

Le condanne a morte erano rare e ciò si comprende dalla difficoltà con cui potevano essere emesse e da frasi Talmudiche come quelle che definiscono "malvagio" un tribunale che applica una condanna a morte ogni 70 anni (!).


Mi pare di capire che la pena di morte non poteva essere data, viste le circostanze, e divenne più esercizio di didattica, sbaglio?


I Rabbini continuarono a legiferare sul Tempio, sul Sacerdozio e sulla pena di morte anche quando non potevano più avere tutte queste cose.


poi commutate in una pena che non ho ancora capito


Su questo punto anche a me servirebbe qualche spiegazione.
Secondo la Mishnà alcune condanne a morte potevano essere evitate se si accettava di ricevere la fustigazione (per un massimo di 39 frustate).
Altre punizioni previste sono il carcere e l'esilio in una città-rifugio ma bisogna approfondire con un esperto di halakah.
(SimonLeBon)
00martedì 26 gennaio 2010 18:53
Re:
.:mErA:., 1/26/2010 12:07 AM:

I Romani avevano tolto agli Ebrei la facoltà di applicare la pena di morte (e non solo....) lo dice anche il Vangelo quando i Sacerdoti chiedono a Pilato di condannare Gesù perchè a loro non è concesso.

Le condanne a morte erano rare e ciò si comprende dalla difficoltà con cui potevano essere emesse e da frasi Talmudiche come quelle che definiscono "malvagio" un tribunale che applica una condanna a morte ogni 70 anni (!).


Mi pare di capire che la pena di morte non poteva essere data, viste le circostanze, e divenne più esercizio di didattica, sbaglio?


I Rabbini continuarono a legiferare sul Tempio, sul Sacerdozio e sulla pena di morte anche quando non potevano più avere tutte queste cose.


poi commutate in una pena che non ho ancora capito


Su questo punto anche a me servirebbe qualche spiegazione.
Secondo la Mishnà alcune condanne a morte potevano essere evitate se si accettava di ricevere la fustigazione (per un massimo di 39 frustate).
Altre punizioni previste sono il carcere e l'esilio in una città-rifugio ma bisogna approfondire con un esperto di halakah.



Secondo me trascuri il fatto che al tempo di Gesu' Cristo l'atteggiamento nei confronti della Legge era probabilmente molto cambiato.
Se non erro il popolo grida "non abbiamo altro re all'infuori di Cesare" dimenticandosi in fretta, almeno in questa occasione, il proprio ruolo di popolo scelto da Dio.

Non so davvero quanto possiamo affidarci all'interpretazione molto variabile dei versetti della Torah.

Simon
.:mErA:.
00martedì 26 gennaio 2010 19:17

Se non erro il popolo grida "non abbiamo altro re all'infuori di Cesare" dimenticandosi in fretta, almeno in questa occasione, il proprio ruolo di popolo scelto da Dio.


Se davvero qualcuno gridò "Non abbiamo alcun re al di fuori di Cesare" costoro potevano essere solo i Sadducei, che all'epoca detenevano il Sacerdozio.
Ma non ho capito cosa c'entra con il discorso.

Shalom.
Topsy
00mercoledì 27 gennaio 2010 16:57
Re: Re: Re:
Spener, 25/01/2010 13.56:


La Torah non condanna l'omosessualità



E si vede che leggiamo due Torah diverse


bensì il compimento di rapporti anali tra uomini.



Che ovviamente, non ha nulla a che fare con l'omosessualità.
... nella stessa scuola di Polymetis?












Io sulla mia copia del Chumash in Levitico 17 trovo un elenco delle relazioni sessuali proibite, dunque di atti posti concretamente in essere (non inclinazioni o altro):
"Non dovete avere relazioni sessuali con un uomo come si hanno con una donna: è una pratica mostruosa.

L'omosessualità è un'inclinazione, l'ebraismo non prevede pene per le inclinazioni, bensì per le azioni. Chi è ebreo questo lo sà, e lo trova sancita dalla Torah; non un uomo che sospira in cuor suo per la donna di altri è "penalmente condannabile" dalla Torah bensì l'uomo che commette adulterio con lei, come espresso in Levitico:"Non dovete avere relazioni con la moglie di uno dei vostri connazionali".

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