Marco 6:30 dice che i discepoli erano felici di fare raporto a Gesù del loro servizio. Il libro degli Atti degli apostoli presta più volte atenzione ai resoconti numerici riguardo i battezzati, i credenti, i presenti alle adunanze e altre statistiche.
Tutto questo naturalmente esula dall'importanza di quei numeri in sé come afferma una nostra rivista:
non vogliamo dare più importanza alle cifre che agli atti di fede, né vogliamo che la nostra attività cristiana finisca per essere condizionata dal desiderio di avere belle cifre da scrivere su un rapporto
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Tuttavia fare un rapporto personale dell'attività che svolgiamo in qualità di predicatori della buona notizia permette di capire a livello globale i progressi della predicazione, i paesi o i luoghi dove si stanno avendo più aumenti e quindi dove c'è più bisogno di evangelizzatori, le zone che invece sono meno ricettive e dove c'è bisogno di maggiori innovazioni o cambiamenti nel modo con cui l'opera viene svolta.
Tutte queste valutazioni e statistiche aiutano ad adempiere il mandato di Cristo in Matteo 28:19-20 e a realizzare ciò che menziona Matteo 24:14 ed è possibile grazie al piccolo contributo in forma di rapporto individuale che ogni mese viene registrato dalle singole congregazioni nel mondo.
Un cristiano può anche decidere di non fare un rapporto, ma non avrebbe molto senso da parte sua perché sarebbe come "intralciare" la buona riuscita organizzativa dell'opera che svolge.
L'unico motivo che mi viene in mente per il quale un cristiano non volesse fare rapporto sarebbe la malsana idea che quel rapporto costituisca un monitoraggio illecito della sua attività. Ma nessun cristiano sano di mente penserebbe mai una cosa del genere. E' lo stesso che pensa Lei?