Resurrezione o clonazione?

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Roberto Carson
00sabato 13 febbraio 2010 18:20
Domanda ricevuta in redazione

Caro Roberto, sono una futura sorella, vivo nella zona di Rocca di Papa in provincia di Roma. Seguo da circa un mese il vostro forum il quale mi è stato segnalato da una cara amica e sorella tramite facebook, iscritta nel gruppo I TESTIMONI DI GEOVA amministrato dal fratello Giovanni Miranda.
Mi sono permesso di contattarti per potermi complimentare con voi per il lavoro che svolgete con il vostro sito e soprattutto per ringraziarvi per le informazioni molto ben documentate che pubblicate.
Approfitto della e-mail anche per fare una domanda.

Una cosa che non mi è chiara è la resurrezione. La sorella con cui studio mi ha spiegato che la resurrezione non avverrà con lo stesso corpo con il quale abbiamo vissuto la prima vita. Infatti il corpo dopo anni dalla morte si decompone al punto tale da divenire polvere, inoltre, chi è morto in circostanze tragiche il suo corpo può essere andato irrimediabilmente distrutto, da quì quindi nasce la necessità di risorgere con un corpo del tutto nuovo. Ma il punto è questo: se l'individuo viene riecrato con un corpo del tutto nuovo, si può parlare davvero di resurrezione o si tratta piuttosto di una sorta di clonazione? Siamo sicuri che sarà davvero la persona morta a rivivere o si tratterà piuttosto di un individuo tale e quale a quello vissuto in precedenza???

Caro Roberto, questo interrogativo non mi fa dormire la notte! Spero che mi aiuterete a trovare una risposta.

Un sincero grazie.


E-mail firmata
Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 19:07
Quand'anche si clonasse un individuo, il clone non avrebbe la stessa coscienza della matrice. Ciò che noi siamo è frutto del peculiare e unico sviluppo morfologico cerebrale, condizionato dai sensi e dall'ambiente in cui siamo vissuti, dalle informazioni che abbiamo immagazzinato e dalla capacità associativa con cui le abbiamo metabolizzate.

Tutto questo e molto altro contribuisce a costruire il nostro io. Possiamo ben dire che i geni propongono e l'ambiente dispone.

La resurrezione, anche in un corpo nuovo, ma non necessariamente con diverso patrimonio genetico, ospiterà la stessa coscienza dell'indivuo deceduto, perché di questa Geova conserva perfetta memoria.

Non si può parlare quindi di clonazione, bensì di resurrezione del proprio io, poiché ciò che costituiva il nostro io sarà impiantato nella nuova creazione, nel nuovo corpo.

Anche oggi in un certo senso siamo i cloni di noi stessi. Ogni circa sette anni siamo ospiti in un corpo completamente nuovo poiché nessun atomo che ci componeva sette anni fa è presente ora. Nemmeno le nostre cellule che si sono duplicate e rinnovate. Persino quelle cerebrali che si pensava non si rinnovassero, cambiano. Eppure il nostro io, il tutto, è più della somma delle parti che lo compongono e sicuramente siamo di più che la semplice materia coagulata nell'istante del continuum spazio-tempo che caratterizza il nostro presente.

Questo tutto Geova resusciterà, ovvero riporterà in essere in un nuovo veicolo, in un nuovo corpo, nuova materia, se quella precedente nel frattempo si è trasformata.

Buon proseguimento.
(Oreste)
00sabato 13 febbraio 2010 19:17
Grazie Methatron per la tua interessante spiegazione.

Però non sono del tutto convinto di una cosa.
Anche se Geova dovesse impiantare nel nuovo involucro la stessa coscienza dell'individuo defunto, trattasi pur sempre di un nuovo individuo, identico al precedente, ma pur sempre di un nuovo individuo si tratta!

Se masterizzo un CD, è vero che all'interno del CD masterizzato si troverà la stessa "coscienza" nel CD originale, ma pur sempre di una duplicazione si tratta! Rimarrà sempre una cosa distaccata dal CD originale!
Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 19:27

...anche se Geova dovesse impiantare nel nuovo involucro la stessa coscienza dell'individuo defunto, trattasi pur sempre di un nuovo individuo, identico al precedente, ma pur sempre di un nuovo individuo si tratta!



Dipende da cosa intendi.
Nello specifico la tua affermazione è contraddittoria. Se la coscienza è quella del defunto, come fa ad essere un nuovo "individuo"?

Ritieni che il corpo nuovo sia inconciliabile con una "vecchia" coscienza? Se sì, guarda una tua foto da bambino (se non lo sei più). Sei tu o no? La tua coscienza, il tuo io dice che sei tu, ma il tuo corpo non può più dirlo se visto da un'ottica meramente biologica. Quindi anche adesso il tuo io è in un corpo nuovo, un nuovo "individuo" biologico, come lo chiami impropriamente perché l'individuo implica l'io.
La tua coscienza porta il bagaglio esperito da quel corpo e di fatto è parte del tuo io. Se essa venisse traslata in un corpo spirituale non per questo non saresti tu, perché l'io è la somma di ciò che hai esperito, anche se in un corpo non più presente.

Quindi Geova è in grado di riportare in vita il tuo io e traslarlo in un corpo nuovo, perché, lo ripeto, siamo di più che semplice materia coagulata in un istante spazio temporale.


Se masterizzo un CD, è vero che all'interno del CD masterizzato si troverà la stessa "coscienza" nel CD originale, ma pur sempre di una duplicazione si tratta! Rimarrà sempre una cosa distaccata dal CD originale!



L'analogia digitale non calza per una semplice evidenza: non può sussistere un io nello stesso istante spazio-temporale. Dal momento che un io coesistesse con un suo duplicato, immediatamente smetterebbero di essere un unico io per diventarne due a se stanti sviluppando una coscienza e una morfologia cerebrale diversificata poiché non occuperebbero le stesse coordinate spazio-temporali. La nostra unicità è strettamente legata alla nostra unica percezione del mondo.
Pur guardando lo stesso panorama nel medesimo istante non vediamo lo stesso panorama perché lo contempliamo da posizioni diverse con diverse percezioni. E' impossibile esperire lo stesso punto di vista nel medesimo istante di qualsiasi percezione parliamo.
Ergo, l'analogia digitale è plausibile se ipotizzo non una masterizzazione di un dato da un supporto ad un altro, ma la traslazione del dato da un supporto ad un altro, ovvero: il dato cessa di esistere nel primo CD per venire traslato su uno nuovo.

Adesso il paragone digitale calza poiché il dato è rimasto lo stesso, ciò che è cambiato è stato il supporto.
.:mErA:.
00sabato 13 febbraio 2010 19:37
Deduco dalla spiegazione di Methatron che la coscienza dell'individuo sopravvive alla morte.
Per far risorgere la stessa persona defunta, il Creatore deve "inserire" nel nuovo corpo la stessa coscienza che ella aveva in vita. Dunque l'io è qualcosa di diverso dal corpo e di separato dal cervello, pur abitando in esso.

Perchè allora affermate che l'anima non esiste?
Questo "io", cioè questa coscienza non si può chiamare anima (nel senso ebraico di Neshamah, non Nefesh)?
Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 19:53

Deduco dalla spiegazione di Methatron che la coscienza dell'individuo sopravvive alla morte.



E' una deduzione che non necessariamente va inferita da ciò che spiego. Per cui cerco di spiegarmi meglio e di ampliare questo concetto.
La Bibbia afferma che alla morte lo spirito ascende a Dio (Ecclesiaste o Qoelet 12:7). La stessa Bibbia dice che i morti non sono consci di nulla (Ecclesiaste o Qoelet 9:5). Ergo ciò che ascende dev'essere qualcosa che non è conscio e che ha smesso di esistere. Non può essere un'anima immortale.

Il ricordo della coscienza dell'individuo è l'espressione più vicina a questa descrizione.

Non è un qualcosa che vive né che è auto-cosciente nel suo stato di inesistenza, ma è un qualcosa che può tramutarsi in reale e vivente nel momento che Dio decide di reinstallare, in un nuovo supporto, quello che è un "ricordo" ricoagulandolo materialmente nell'istante del continuum spazio-tempo.

Non possiamo quindi dire che materialmente qualcosa sopravviva all'individuo deceduto, né che esista una sorta di anima immortale. Ma possiamo affermare che Dio è in grado di mutare il suo "ricordo" della persona in un qualcosa di vivente e di originale a ciò che è andato perduto nella morte.

Anche noi abbiamo una sorta di ricordo materiale dei nostri cari defunti. Io possiedo delle foto di mio padre e altri sicuramente hanno conservado dei video dove compaiono persone ormai non più esistenti. Ciò che abbiamo catturato è un'espressione della realtà elettromagnetica che costituiva parte dei nostri cari, ma non per questo li consideriamo viventi o coscienti, non è vero? Tuttavia se prendessimo quella realtà elettromagnetica, riuscissimo a fonderla col ricordo che portiamo nel nostro cuore di loro in materia e potessimo infondere in quegli atomi risultanti la vita e la coscienza dei nostri cari li riporteremmo in vita, senza per questo inferire una loro esistenza nel periodo che sarebbe intercorso tra la loro morte e la loro nuova vita, quand'anche il loro ricordo sia stato preservato in parte in foto, video e la nostra stessa memoria.

Anche in noi stessi, similmente, cosa accade alla nostra coscienza quando dormiamo? Esiste? Il suo stato di acquiescenza è simile ad uno di non-esistenza mentre al risveglio tutto torna come prima. Nel mentre non è attiva e sembra "morta". Per questo molti, ivi compreso Gesù, equipararono la morte ad un sonno e il risveglio alla resurrezione.

Anche la parola cimitero significa letteralmente "dormitorio".
.:mErA:.
00sabato 13 febbraio 2010 20:06

Ergo ciò che ascende dev'essere qualcosa che non è conscio e che ha smesso di esistere.


Si può esistere anche senza essere consci.
Quindi questa "coscienza" può essere "morta" e "spenta" pur continuando ad esistere.


Non possiamo quindi dire che materialmente qualcosa sopravviva all'individuo deceduto


Materialmente no, ma spiritualmente sì. Se l'anima sopravvive inconsciamente nella mente del Creatore, allora essa esiste spiritualmente (e inconsciamente) fino alla Resurrezione, proprio come affermavano gli antichissimi Saggi di Israele.



Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 20:12

Si può esistere anche senza essere consci.



Mi sembra un ossimoro: Come posso esistere se non so di esistere? Come posso essere conscio se sono inconscio? Come posso essere in vita se sono morto? Non comprendo.
.:mErA:.
00sabato 13 febbraio 2010 20:28
L'auto-coscienza non è un attributo indispensabile all'esistenza.
L'anima può esistere come dormiente e inconsapevole fino al giorno della Resurrezione.
Se affermi che l'io rimane nella mente di Dio significa che in una dimensione spirituale la nostra coscienza continua ad esistere.

Se non fosse così, allora i risorti sarebbero solo degli esseri identici a noi con la nostra stessa personalità, le nostre idee, i nostri pensieri e i nostri ricordi.
Ma non saremmo noi.

Shalom.
(Oreste)
00sabato 13 febbraio 2010 20:47

Se non fosse così, allora i risorti sarebbero solo degli esseri identici a noi con la nostra stessa personalità, le nostre idee, i nostri pensieri e i nostri ricordi.
Ma non saremmo noi.



Caro .:mErA:. hai centrato il punto, ero proprio quello che intendevo dire io! [SM=g27988]
Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 21:06

Se affermi che l'io rimane nella mente di Dio significa che in una dimensione spirituale la nostra coscienza continua ad esistere.



Mi sembra identifichi la nostra coscienza e il ricordo di Dio della nostra coscienza come un unico dato di fatto. Non sono d'accordo nella misura di come il ricordo di mio figlio nella mia memoria non risulti essere mio figlio.
Affermo infatti che Dio al momento di risorgerci si ricorderà di com'era e cos'era la nostra cosienza perfettamente senza che ci sia per forza soluzione di continuità. La soluzione di continuità è indispensabile da un punto di vista prettamente umano, poiché esperita nella crescita e nell'impossibilità di ristabilire ciò che si distrugge, ma Dio ne può fare tranquillamente a meno.


Se non fosse così, allora i risorti sarebbero solo degli esseri identici a noi con la nostra stessa personalità, le nostre idee, i nostri pensieri e i nostri ricordi.
Ma non saremmo noi.



Non ne comprendo il perché.
Perché hai bisogno di continuità temporale per vederti in un futuro? Nella stessa continuità temporale della tua esistenza tu sei il clone del bambino che eri, ne preservi i ricordi le emozioni e tutto ciò che contribuisce a renderti ciò che sei, eppure non diresti di essere ora qualcun'altro.

Oltretutto, ammesso e non concesso, se un essere futuro dopo la mia morte avrà la mia stessa personalità, i miei pensieri, le mie idee e i miei ricordi come farò ad affermare di non essere io? Semplicemente perché ora, in questo istante ne contemplo l'esistenza? E che dire allora, con lo stesso ragionamento, del mio essere, della mia coscienza di ieri? Sono o non sono io? L'io passato è identico a quello di adesso?
L'unica impossibilità contemplativa e che presuppone il clone e non la resurrezione è considerare due me, due io, nello stesso istante continuum spazio-temporale. In questa accezione sarei d'accordo con voi, anche se resuscitato non sarei più io perché un altro condivide il mio stesso istante e quindi è un qualcosa diverso da me a partire dalla condivisione dello stesso momento.
Ma se la traslazione è in riferimento a due istanti temporali diversi, il fatto che nel mezzo c'è del tempo che non esperisco perché morto è irrilevante.
Se mi addormento in un corpo e mi risveglio in un corpo nuovo non ha assolutamente influenza sul mio stato cosciente, la mia coscienza si risveglierà alla vita come si risveglia dal sonno, semplicemente in un nuovo supporto.

Proviamo a pensare che paradossalmente qualcuno possa avermi sostituito alla dormia con un essere uguale in tutto e per tutto al mio io di ieri e poi avermi distrutto. Avendo gli stessi pensieri e ricordi non mi accorgo puntualmente di nulla, ma avendo la stessa coscienza sono sempre io, l'avermi distrutto il veicolo di tal coscienza è irrilevante e l'assenza di soluzione di continuità tra il mio essere di ieri e quello di oggi non varia il mio stato esistenziale presente: sono io a tutti gli effetti, non un clone nè qualcun altro, io, perché la mia coscienza è stata traslata dalla materia distrutta a quella nuova.

Sempre paradossalmente Dio non avrebbe nemmeno bisogno di ricordarsi di noi. Essendo a-temporale potrebbe traslarci in tempo reale da un punto del passato ad uno futuro senza soluzione di continuità né per noi né per Lui: infatti ai suoi occhi atemporali non saremmo mai morti.

E' per questo che viene chiamato l'Iddio dei viventi e non dei morti perché ai suoi occhi son tutti viventi?

Ovviamente da quì in poi siamo nel puro campo dell'ipotesi congetturale, ma ciò mi rende superato l'attenersi alla compagine temporale e alla soluzione di continuità per un miracolo quale è quello della resurrezione. Non è assimilabile alla clonazione o duplicazione, non è legata a parametri quali soluzione di continuità temporale e non necessita l'ipotesi concettuale di anima per sussistere come dell'io la resurrezione.
.:mErA:.
00sabato 13 febbraio 2010 22:24

Nella stessa continuità temporale della tua esistenza tu sei il clone del bambino che eri, ne preservi i ricordi le emozioni e tutto ciò che contribuisce a renderti ciò che sei, eppure non diresti di essere ora qualcun'altro.


Non sono il clone, sono lo stesso che prima era un bambino e ora è cresciuto.
Questo perchè in nessun momento, dalla mia infanzia ad oggi, la mia coscienza ha cessato di esistere per poi essere "ricreata uguale a prima".


Oltretutto, ammesso e non concesso, se un essere futuro dopo la mia morte avrà la mia stessa personalità, i miei pensieri, le mie idee e i miei ricordi come farò ad affermare di non essere io?


Non saresti tu, ma una copia di te stesso a cui hanno messo lo stesso DNA e una psiche identica alla tua.

Shalom.
Methatron
00sabato 13 febbraio 2010 22:37

Non saresti tu, ma una copia di te stesso a cui hanno messo lo stesso DNA e una psiche identica alla tua.



Questo lo puoi asserire semplicemente perché ne sei estraneo, se fossi quella psiche non avresti parametri esogeni per determinare il tuo "non essere te" e nessun'altro potrebbe affermare il contrario. A tutti gli effetti saresti te stesso, sebbene in altro supporto.
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