00 29/10/2009 18:40
Re:

21/06/2009 19.41 (Carson)
In sintonia con la domanda precedente, riceviamo questa ulteriore mail:

Se si parla con un disassociato si commette un peccato? Io ritengo
di no visto che gli anziani fanno questa cosa regolarmente. Il peccato
in questo caso credo consista nel "parlare" con un fine diverso dal
ristabilimento spirituale.

e-mail firmata.

(Oreste), 28/10/2009 23.34:

Mi associo a coloro che hanno esposto le domande sopra riportate.
Inoltre aggiungo: l'ostracismo che viene applicato nei confronti dei disassociati non è in netta contraddizione con il puro amore insegnato dall'autentico e genuino Cristianesimo?




L'esercizio della disciplina è sempre qualcosa di doloroso. Non solo per chi la riceve, ma spesso pure per coloro che la devono applicare.

Deviazioni passate di questo esercizio (inquisizioni), lo hanno reso ostico anche nelle circostanze nelle quali esso sia applicato correttamente e con la finalità di aiutare il disciplinato per il suo stesso bene.

Esiste un termine: "Apologia di reato" che dovrebbe aiutare a comprendere dove esiste un "confine" oltre il quale, generalmente per il benessere comune di coloro che ne sono implicati, non sarebbe saggio andare.

In tali casi, il provvedimento disciplinare, sia esso un rimprovero, una segnatura, o una disassociazione, diventa un doveroso, seppur sempre doloroso, passo necessario da compiere nell'interesse di coloro che stanno facendo ciò che è giusto o che stanno agendo secondo loro coscenza addestrata dalle scritture, affinché non ne ricevano i conseguenti danni (cause d'inciampo) specialmente a livello spirituale.

Certo. Siamo uomini impertfetti.
Certo. Esperienza insegna che non sempre coloro che sono stati insigniti dell'autorità per agire in tal senso (anziani) hanno agito con completa giustizia.

Non per questo significa che sia da giudicare inoppotuno il provvedimento, in quanto tale, di riprensione, di segnatura, di disassociazione quando questo sia stato dovutamente ponderato alla luce delle scritture e quando siano state considerate tutte le possibili circostanze e rispettive responsabilità di tutti coloro che vi siano stati implicati.

Fare di tutta l'erba un fascio, è errato, sia nel bene che nel male.
Ogni singolo filo d'erba ha la sia personale storia e circostanza.

Coloro che ci contrastano spesso usano i casi più sensibili che più direttamente toccano apetti intimi e personali, spesso emotivi, come appunto il sangue, la neutralità cristiana, il voto, i rapporti verso i disassociati stessi (rapporti, purtroppo, talvolta mal compresi nella loro finalità da alcuni fratelli).

Dovremmo sempre imparare da Gesù, nel senso di mantenerlo come nostro modello in ogni circostanza. Quando Pietro gli si rivolse in modo tale da essere per Gesù una pietra di inciampo, la reazione del "Maestro" fu dura e seria, si potrebbe pure dire. "Pesante".

(Matteo 16:22-23) ...Allora Pietro lo prese in disparte, e cominciò a rimproverarlo, dicendo: “Sii benigno con te stesso, Signore; tu non avrai affatto questo [destino]”. 23 Ma egli, voltandogli le spalle, disse a Pietro: “Va dietro a me, Satana! Tu mi sei una pietra d’inciampo, perché non pensi i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”.

(Marco 8:32-33) ...Ma Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Egli si voltò e, guardati i suoi discepoli, rimproverò Pietro, dicendo: “Va dietro a me, Satana, perché non pensi i pensieri di Dio, ma quelli degli uomini”.

Pietro non era certo "cattivo", tantomeno diede tale consiglio con secondi fini. Certamente però imparò che il fare la volontà di Dio era sopra ad ogni senso di sentimento o di affetto personale.

(Matteo 10:37-39) 37 Chi ha più affetto per padre o madre che per me non è degno di me; e chi ha più affetto per figlio o figlia che per me non è degno di me. 38 E chi non accetta il suo palo di tortura e non mi segue non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua anima la perderà, e chi avrà perduto la sua anima per causa mia la troverà.

L'argomento della disassociaccione è molto delicato. Parlarne senza che esso sia poi travisato o reso privo del suo effettivo significato di salvaguardia della congregazione e della Verità, non è da saggi.

Considerarne invece con rispetto e con cognizione causa certi aspetti, scevri da finalizzati diversi scopi, è possibile, al fine di comrendere e di esercitare (questo vale sopratutto per gli anziani) nel limite della nostra imperfezione umana, la qualità dell'amore, che sempre dovrebbe motivare ogni azione che compiamo verstro il nostro prossimo e verso i nostri fratelli sopratutto.

In parole povere, se non ci si trova di fronte a TUTTI i fatti che sono implicati in un caso, si rischia di travisare ciò che è amorevole disciplina con mancanza di amorevole benignità.

Spero che si sappia fare queste importanti distinzioni.
Mi esprimerò l'addove, secondo ciò che conosco, riterrò utile un mio commento. Proprio a motivo della delicatezza del tema, che spero sia sempre tenuto presente.
Spero che sia compreso almeno questo aspetto.

con ripetto.