00 30/06/2009 10:31
Re: Re: Re:
Walter.Simoni, 30/06/2009 0.14:



La Scrittura sostiene che: "...sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie!". Rom 11:33,34
Per quanto possiamo sbizzarrirci nello studio e nella ricerca, non comprenderemo mai la grandezza dell'Onnipotente! Tentiamo di spiegare Dio attraverso ciò che Egli ci ha raccontato di Sè nella Parola scritta, mai però potremo penetrare profondamente all'interno delle sue vie e dei suoi pensieri.



Caro Walter, l'inconoscibilità di Dio è uno dei fondamenti dell'Ortodossia. La mente limitata e temporale dell'uomo non potrebbe mai arrivare a comprendere ciò che è illimitato ed eterno. I Padri Cappadoci insistono molto su questo e lo stesso Basilio il Grande sosteneva che l'unica cosa che possiamo conoscere su Dio è il fatto che Egli rimane inconoscibile per l'uomo.

Del resto l'Incarnazione di Gesù servì anche a questo: essendo egli contemporaneamente vero Dio e vero Uomo realizzò il tramite perfetto fra umano e divino. Infatti

"E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre." (Giov 1,14)

"Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere." (Giov 1,18)



Infatti: davvero la Bibbia sostiene il concetto trinitario niceano relativo alla consustanzialità dei Tre, la loro coeguaglianza e coeternità?



Secondo noi si. I Sette Concili e i Padri lo confermano, fin dai primi Apologeti, fra i quali Giustino e altri che vissero a ridosso degli ultimi anni di vita degli Apostoli.



Però mi piacerebbe che questa considerazione si concludesse come un sereno confronto, senza scendere nel bassezza di uno scontro. Qualunque argomentazione può benissimo concludersi con opinioni opposti, differenti, ma ne è valsa la pena parlarne, se il rispetto sta alla base di tutto.



Per quanto mi riguarda nessun problema. Chi mi segue in altri forum sa che la mia moderazione ed educazione è proverbiale (salvo nei casi di maleducazione da parte di altri, cosa che non tollero!). Inoltre il dialogo è una delle caratteristiche che contraddistingue l'Ortodossia e sebbene io non mi reputi ancora pienamente ortodosso cerco per quanto possibile di diventarlo nel migliore dei modi.



Anche per i Testimoni la Scrittura è essenziale e fondamentale. Essa contiene i pensieri di Dio e la Sua guida. A questa infatti facciamo pieno riferimento per ogni cosa: sia che si tratti di una decisione da prendere, di un problema da risolvere nell'ambito del lavoro, sia nei ns rapporti col prossimo, e nella vita quotidiana. La Scrittura è utile per insegnare a camminare nella giustizia, per correggerci, per disciplinarci se sbagliamo, e ad essa ricorriamo continuamente.
Per i Testimoni, ciò che Dio aveva da dirci, l'ha fatto scrivere nero su bianco, e va considerato nella sua interezza, alla luce del suo contesto globale.



Concordo pienamente.



Secondo un'altra versione, il verso direbbe così: “Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna”. In ogni caso, la questione che si presenta è: quando L’apostolo parla del “vero Dio”, fa riferimento a Cristo o a Dio Padre? E’ vero che la forma grammaticale in cui è impostato il versetto, farebbe pensare che “il vero Dio” sia riferito al Figlio, tuttavia il contesto mostrerebbe che, il soggetto principale a cui si riferisce Giovanni era Dio, e non Gesù. Non mi sembra infatti che lo scopo delle parole di questo verso, sia quello di esaltare la divinità di Gesù. Ma su questo mi esprimerò più avanti, quando avremo avviato l'analisi dei passi biblici implicati.



Può essere, parliamone. Del resto siamo qui per questo.

Saluti
ortodox

[Modificato da ortodox 30/06/2009 10:33]