Caro Pavel,
A me sembra che oltre che la semantica aiuti il confronto contestuale di passaggi simili per contenuto anche letti nella lingua di arrivo
Non ho detto che è da buttare, ho detto solo che fa delle affermazioni senza sostenerle con alcun argomento di tipo lessicale. In quanto ai passaggi considerati, oltre a non contenere mai il termine
morphè e ad essere variamente interpretabili, non possono certo essere usati per
cambiare il significato fondamentale di una parola!
per non cadere in questo paradosso Keres dice che nella letteratura filosofica morphè indica la esteriorizzazione della NATURA INTRINSECA dell'ente
Francamente non capisco
quale "paradosso" ci sia da risolvere, cioè per quale motivo dobbiamo proporre un significato così specialistico, in un contesto dove
non si avverte alcuna influenza aristotelica, invece di usare le parole secondo il loro significato di base. Non capisco proprio come il ricorso alla teoria
ileromorfica o all'
eidos platonico possa essere giustificato in questo contesto e quale
paradosso contribuirebbe risolvere.
In Marco il termine designa l'apparenza esteriore, così come nella LXX (dove è interscambiabile con
eikon suggerendo un parallelo con Co 1,15), attenendoci a questo significato
il passo non presenta alcun paradosso.
Shalom
[Modificato da barnabino 30/07/2009 19:30]
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