00 30/07/2009 20:21


A parte che secondo la nostra Keres vendicatrice non sarebbe Paolo l'autore dell'inno, ma a parte quello, ti chiedo cosa ti fa pensare che il contesto di questo inno riveli una conoscenza della filosofia aristotelica e l'impiego dei relativi termini?


Altri passi fra cui l’Ebrei 1,3 mi porta a pensare che quel morphè abbia una consistenza assimilabile alla concezione di Aristotele, è ininfluente se Paolo non lo conosce direttmente, anche se l’ipotesi non è peregrina.



Non mi pare che basti affermare che Paolo visitò Atene per sostenere che qui usi morphè in un'accezione specialistica, diversa da quella comune . Il Kittel infatti sostiene che morphe theou è completamente nella tradizione biblica e non in quella filosofica aristotelica e d'altronde non abbiamo nel NT usi di morphè che si colleghino ad Aristotele.


Ripeto non affermo ma ritengo che il passaggio in un contesto di altri simili dia consistenza al termine in questione.



Ritengo molto improbabile che Paolo, o chi per lui, per spiegare una assoluta novità rispetto alla fede dell'AT utilizzasse un termine così specialistico, appartenente ad una tradizione specifica, e non termini più generali, e per di più in un inno dove non traspare alcuna eco aristotelica!


Ho capito qual è la tua posizione.



Sarebbe come se trovando in una una ricetta il termine "quanto basta" pretendessimo che "quanto" sia un termine della fisica perché l'autore probabilmente era venuto a contatto con un trattato di mecanica quantistica.


Niente male come battuta