00 13/09/2009 23:40
3. EPISTOLE DI PAOLO A TIMOTEO

La chiarezza degl’insegnamenti di Paolo sopra visti, ci consente di essere ora più sintetici. Nelle due Epistole a Timoteo ci sono tre passi che ci interesano e che ora riportiamo in successione:
6 Alcuni hanno deviato da queste cose e si sono abbandonati a discorsi senza senso. 7 Vogliono essere dottori della legge ma in realtà non sanno né quello che dicono né quello che affermano con certezza […] 9 la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui e i ribelli […] per gli omicidi, 10 per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, 11 secondo il vangelo della gloria del beato Dio, che egli mi ha affidato. (1Timoteo 1:6-11).
1 Tutti quelli che sono sotto il giogo della schiavitù, stimino i loro padroni degni di ogni onore, perché il nome di Dio e la dottrina non vengano bestemmiati […] 3 Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alla sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, 4 è un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, 5 acerbe discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali considerano la pietà come una fonte di guadagno. (1Timoteo 6:1-5).
3 Verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, 4 e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. (2Timoteo 4:3-4).
Anche in queste epistole vediamo che è un comportamento immorale quello che contrasta con la sana dottrina, anche se chi devia cerca poi di giustificare il peccato con discorsi confusi, che non hanno senso, perché ci si distacca dalla realtà concreta per rifugiarsi in un mondo ipotetico, immaginato secondo i propri desideri («favole», insomma). Meglio perciò non cadere nella trappola di chi fa finta che i problemi di fondo siano di ordine intellettuale, mentre Gesù ha affermato che per conoscere la giusta dottrina bisogna essere disposti a fare la volontà di Dio (Giovanni 7:17). Chi vuole rimanere attaccato ai suoi vizi e rifiuta la mano tesa di Gesù, non ha difficoltà a giustificarsi con mille discorsi. I nostri progenitori Adamo ed Eva, non a caso, si difesero dando tutte le colpe a Dio, ma Dio non si dilungò a contestare i loro inconsistenti ragionamenti (Genesi 3:9-19).
Quando insistiamo nel controbattere a parole le «acerbe discussioni di persone corrotte di mente», con lo scopo di difendere la sana dottrina, abbiamo perso in partenza, perché abbiamo accettato di spostare l’attenzione sulle chiacchiere, mentre i parolai vanno contrastati soprattutto sul piano morale e in silenzio, facendoci carico di una rigorosa condotta di vita.
Certo, bisogna mostrare l’inconsistenza dei loro ragionamenti affinché restino confusi (Proverbi 26:5), ma senza attardarcisi, altrimenti si finisce per somigliargli (Proverbi 26:4). Di ciò ci sono eccellenti esempi nel Vangelo, dove sono riportate le dispute fra Gesù ed i suoi vari oppositori, dispute risolte da Gesù velocemente, per potersi poi concentrare nell’ammaestramento dei discepoli (Matteo 22:15-46).



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