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B. Il quadro genealogico da Adamo ad Abramo.

La genealogia in Matteo 1 inquadra Gesù come prosecutore di una lunga storia. Anche di Abramo ne viene fornita la genealogia – in modo specifico in Genesi 11:10ss, ma che si ricollega alle precedenti di Genesi 5 e 10 – e ciò evidentemente ha un analogo significato di considerarlo come un prosecutore della storia precedente. È bene allora dare uno sguardo ai due millenni che lo precedono, nei quali certamente Dio non si era distratto, ma stava portando avanti il suo piano. Certo, su quel periodo ci vien detto poco, ma è un motivo in più per valorizzare quel poco, non per trascurarlo.
Confesso che anch’io per tanto tempo ho letto in fretta le genealogie, ma ora c’è stato lo stimolo per rifletterci e mi è stato utile. Essenziale è stato visualizzare il tutto nell’approssimato schema sottostante; da Noè in poi, c’è a sinistra l’ordine di nascita e poi quello di morte: per esempio, Sem è il secondo a nascere ma il decimo a morire, mentre Naor è il nono a nascere e il secondo a morire (prima del Diluvio, invece, fra l’ordine di nascita e quello di morte non c’era molta differenza).

Schema genealogico da Adamo ad Abramo

0 ADAMO 930
130 Set 1042
235 Enos 1150
329 Chenan 1235
395 Maalaleel 1290
460 Iared 1422
622 ENOC 987
687 Metusela 1656 (anno del Diluvio)
874 Lamec 1651
1 3 1056 NOÈ 2006
2 10 1556 Sem 2156
3 7 1658 Arpacsad 2096
4 9 1693 Sela 2126
5 11 1723 EBER 2187
6 1 1757 Peleg 1996
7 4 1787 Reu 2026
8 5 1819 Serug 2049
9 2 1849 Naor 1997
10 6 1878 Tera 2083
11 8 1948 ABRAMO 2123

La prima evidenza è un accavallarsi delle generazioni, al punto che il padre di Noè (Lamec, nato nell’874) ha convissuto 56 anni con Adamo (morto nel 930) ed è probabile che lo abbia conosciuto direttamente, dato che l’umanità di allora era concentrata in un territorio limitato (la dispersione verrà poi con Babele, Genesi 11).
Particolarmente importante sembra essere stato il nonno di Noè, cioè Metusela, che ha convissuto con Adamo per 243 anni (cioè dal 687 al 930). Noè (1056-2006), pur non avendo conosciuto direttamente Adamo, convisse con Metusela e con quel mondo i suoi primi 600 anni (dalla nascita nel 1056 al 1656, anno della morte di Metusela e del diluvio). Noè si formò perciò profondamente nel mondo prediluviano e riuscì poi ad ammaestrare adeguatamente i posteri, perché l’umanità derivò tutta dai suoi tre figli ed egli poté seguire la sua posterità fino a 350 anni dopo il diluvio (Genesi 9:28).
Su Enoc ci sono alcuni dati interessanti, sui quali ci permettiamo qualche opinabile commento. Enoc è colui che ha avuto la vita più breve, ma suo figlio Metusela è stato il più longevo di tutti: viene da pensare alla brevità della vita di Cristo ed alla longevità della Chiesa. In ogni caso, Metusela ha vissuto 300 anni col padre Enoc, vedendone da vicino il suo cammino con Dio (Genesi 5:22) ed è facile pensare che ne sia stato fortemente influenzato: forse Metusela emanava una grande “luce riflessa” che, come quella della luna, continuò ad illuminare un mondo che sprofondava sempre più nelle tenebre ed al quale, oltre che a Noè, rese forse testimonianza anche Metusela (morto proprio nell’anno del Diluvio, ma non sembra a causa del Diluvio). Metusela visse 600 anni col suo nipotino Noè e probabilmente gli avrà raccontato episodi significativi della luminosa vita del proprio padre Enoc. In ogni caso, Noè ebbe un’intimità con Dio che richiama proprio quella avuta dal suo bisnonno Enoc.
Insomma, Enoc e suo figlio Metusela appaiono come uno straordinario ponte che collega Adamo con Noè, il quale poi si collega direttamente con Abramo. Da Adamo ad Abramo, incredibilmente, sono bastati solo due testimoni, cioè Metusela e Noè, perché Abramo ha convissuto i suoi primi 58 anni con Noè. Abramo ha poi convissuto tutta la vita con Sem (uno dei tre figli di Noè), dato che Sem è morto 33 anni dopo Abramo! Perciò Abramo ha avuto un’ampia possibilità di accedere direttamente alla cultura e alla fede prediluviane.
Dopo il Diluvio, siccome chi nasceva prima aveva una vita più lunga, è allora successo che in qualche misura i giovani morivano prima dei vecchi e la lunga vita di Sem, che era passato per il diluvio, ebbe una funzione di testimonianza paragonabile a quella di Metusela (si confronti l’ordine di nascita e quello di morte da Noè in poi, a sinistra dello schema).
Un caso particolare è Eber, bisnonno del bisnonno di Abramo, perché i rappresentanti delle sei generazioni a lui seguenti morirono tutti prima di lui (Abramo compreso). Questo longevo progenitore fu certamente il riferimento dei molti discendenti che vide e forse proprio per questo vennero detti “Eberei”, da cui Ebrei. Ebrei è una connotazione riferita ad Abramo (“l’Ebreo”, Genesi 14:13), ad uno specifico territorio (Genesi 40:15) e passata poi alla discendenza di Giacobbe (per esempio, Genesi 39:14; 41:12; 43:32; Esodo 1:15; 1Samuele 29:3), per cui “Ebreo” ha finito per indicare non tutti i figli di Eber, ma specificatamente quel ramo passante prima per Abramo, poi per Giacobbe (o Israele), infine per Giuda. Le tre indicazioni di “Ebreo”, “Israelita” e “Giudeo”, allora, sono praticamente quasi dei sinonimi.

Non è piacevole andare ai funerali, ma se ci fossero i filmati di quelli che ci sono stati da Adamo ad Abramo li vedrei volentieri. Quello di Adamo, per esempio, dovrebbe aver radunato tanta gente di (almeno otto generazioni) e forse Adamo fu la prima persona a morire in modo naturale (Abele era stato ucciso). I funerali antichi duravano per più giorni ed erano occasione per profonde condivisioni su tutto, ma come non dialogare sul senso della vita e sull’insegnamento dato da chi aveva finito i suoi giorni?
Come sarà stato il funerale di Enoc? Ci sarà poi stato un funerale, dato che il suo corpo fu preso da Dio? (Genesi 5:24; Ebrei 11:5). Suppongo che i parenti saranno andati a consolare il figlio Metusela, dal quale avranno certamente desiderato sapere qualcosa in più sul “camminare con Dio” di suo padre: e ad un figlio poco sfugge. Ecco allora che Metusela si dovrebbe essere ritrovato inevitabilmente a fare da testimone della universalmente riconosciuta santità di Enoc.
Anche i funerali di Noè, di Sem e di Eber mi incuriosiscono, ma ve li risparmio, tanto ormai è chiaro che le genealogie, più che inutili, sono inutilizzate.

Adamo non aveva ricevuto da Dio una serie di leggi, ma in compenso lo aveva conosciuto personalmente ed aveva parlato con lui (Genesi 2-3). Ciò gli consentiva di avere intuizioni profonde su chi era Dio e, evidentemente, trasmise questa sua sensibilità ai suoi discendenti. Essendo la vita media molto lunga, Adamo ebbe modo di trasmettere questa conoscenza a molti posteri e per lungo tempo. Insomma, nel mondo prediluviano la trasmissione diretta, personale ed orale era la base della conoscenza. Ciò era rafforzato dal fatto che l’umanità si concentrava in un’area limitata e che c’era un basso numero di abitanti, aventi fra loro rapporti di parentela più vicini di quelli esistenti fra i popoli odierni.



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