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C. La fede prima del diluvio.

Per comprendere meglio Abramo è bene considerare brevemente i tre campioni della fede che lo hanno preceduto, cioè Abele, Enoc e Noè (Ebrei 11:4-7). Su loro non ci viene detto molto, perché il mondo prediluviano era molto diverso rispetto a quello nel quale si dispiegherà la vita dei discendenti di Abramo: un capostipite proiettato nel futuro, piuttosto che rivolto al passato.

a) Abele e l’essere graditi a Dio.

Di Abele sappiamo solo che la sua fede lo portò ad essere giusto ed a fare ciò che era gradito a Dio (Ebrei 11:4), il quale perciò lo guardò con favore (Genesi 4:4). Tutto ciò ci fa capire come Abele avesse una conoscenza profonda di Dio, perché solo così poteva arrivare a cogliere ciò che Dio amava (fare ciò che ad un genitore piace è molto di più dell’essere corretti nei suoi confronti). Vengono in mente le parole di Gesù che, riguardo al Padre, affermò di fare sempre «le cose che gli piacciono» (Giovanni 8:29).

b) Enoc e il camminare con Dio.

Di Enoc ci viene detto poco (Genesi 5:21-24; Ebrei 11:5), ma egli getta luce su un periodo che altrimenti sarebbe avvolto nel mistero e che invece trova in lui uno straordinario esempio. Dopo essere divenuto padre, Enoc «camminò con Dio 300 anni» (Genesi 5:22), per poi essere portato in cielo con un corpo evidentemente simile a quello di Gesù risorto, del quale ne è un anticipo da noi spesso trascurato, ma che rivelò chiaramente l’esistenza di un “oltre” che credo spinse i suoi contemporanei a considerare quanto la loro conoscenza fosse limitata.
Che faceva Enoc nelle biforcazioni che la vita presenta? Evidentemente conosceva la voce di Dio, perché il camminare insieme a lui significava che era Enoc a seguire Dio. Il camminare insieme non rimanda solo ad una comunanza di principi, ma lascia intravedere un’intimità non superficiale: specie se dura tre secoli! Sul come si manifestasse una tale intimità non si può essere certi, ma essa c’era stata anche fra Dio ed Adamo (almeno prima della caduta). A Noè Dio diede insegnamenti dettagliati (Genesi 6:14-16) e pure di Noè vien detto che «camminò con Dio» (Genesi 6:9).
Anche Abramo fu invitato da Dio a camminare con lui (Genesi 17:1). Dio camminava pure davanti a Davide, facendogli a volte perfino udire il rumore dei suoi passi! (2Samuele 5:24).
Nel Nuovo Testamento, come al solito, Dio non cambia ed anche qui la fede si esprime come un cammino. Credere in Gesù significava infatti camminare con lui, cioè seguirlo, come invitò più volte a fare (Matteo 8:22; 9:9; 16:24; 19:21), cessando di fare l’opposto cammino nelle tenebre (Giovanni 8:12; 11:9-10).
Molto significativo è il fatto che i seguaci di Gesù vennero chiamati solo in un secondo tempo col nome di “cristiani” (Atti 11:20), mentre la prima indicazione della nuova fede aveva a che fare con un nuovo modo di camminare, era cioè concepita come una “nuova via” (o “via della salvezza” o semplicemente “via”, Atti 2:47; 9:2; 19:9). Non a caso Pietro invita a seguire “le orme” lasciate da Gesù nel camminare su questa Terra (1Pietro 2:21).

c) Noè e il parlare con Dio.

Dio diede a Noè delle istruzioni sull’Arca quasi come fa un artigiano col suo allievo (Genesi 6:13; 7:4). Che il dialogo fra Noè e Dio vada inteso come realistico lo si ricava da tutta la Bibbia, dove si legge che Dio parlò con Adamo ed Eva (Genesi 1:28; 2:16-17; 3:9-19), con Caino (Genesi 4:6-15), con Abramo (per es. Genesi 12:1-7; 13:14-17), con Mosè (per es. Esodo 3:4 a 40:1), con Davide (per es. 2Samuele 23:2; 30:8), con Elia e con i profeti in genere (per es. 1Re 19:15-18; Isaia 6:8-13; Geremia 1:4-5; Amos 7:15).
Nel Nuovo Testamento troviamo che Dio fece sentire la sua voce per legittimare il suo Figlio Gesù (Matteo 3:17; Giovanni 1:35; 12:28). Poi parlò non solo a Paolo (Atti 9:3-6; 2Corinzi 12:8-9) ed a Pietro (Atti 10:13-16), ma anche ad Anania ed a Cornelio (Atti 9:10-16; 10:3-6). Gesù considerò addirittura una colpa il non aver in qualche modo udito la voce di Dio! (Giovanni 5:37).

Insomma la fede di Abele, di Enoc e di Noè non è stata altro che la vera fede di sempre, perché Dio è sempre lo stesso.



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