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B. Abramo e Babele.

Prima della Torre di Babele «tutta la terra parlava la stessa lingua» ed era concentrata in un’area geografica ristretta, perciò c’era sostanzialmente «un solo popolo» (Genesi 11:1,6). Quando Dio diceva qualcosa a qualcuno, ciò poteva essere trasmesso facilmente a tutti. Dio aveva dato l’ordine di espandersi progressivamente su tutta la Terra (Genesi 1:28), ma gli uomini ad un certo punto vollero fare proprio il contrario e dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra» (Genesi 11:4).
Come al solito, quando l’uomo si pone degli obiettivi in contrasto con Dio, ottiene l’effetto contrario (della cacciata dall’Eden ci si era già dimenticati). Come al solito, Dio trova il modo di portare comunque avanti i suoi piani, così l’espansione sulla superficie terrestre avverrà lo stesso, anche se non nella concordia che Dio desiderava, bensì nella discordia: dell’uomo con Dio e all’interno dell’umanità stessa. Come al solito, Dio non si rassegna ad un trionfo definitivo del male e, come un giorno renderà di nuovo disponibile l’albero della vita (Genesi 2:9; Apocalisse 22:2,14), così un giorno ricostruirà l’unità del genere umano, attraverso un Abramo che accoglierà in sé «tutte le famiglie della terra» (Genesi 12:3).
Il fatto che a Pentecoste (Atti 2) ci fossero persone di ogni nazione e lingua ad ascoltare la prima proclamazione pubblica di Gesù Salvatore, ha un grande significato simbolico e fu una prima parziale realizzazione delle promesse fatte ad Abramo. Purtroppo noi cristiani tendiamo a vedere quella Pentecoste come un superamento dell’ebraismo e ci sfugge il fatto che quegli «uomini religiosi di ogni nazione», presenti a Gerusalemme, erano con tutta evidenza di religione ebraica, venuti come pellegrini per adempiere ad un dovere di presenza comandato dalla legge di Mosè (Deuteronomio 16:16). La conferma viene dal fatto che tremila di loro furono poi battezzati (Atti 2:41) e, prima di Cornelio (Atti 10), ciò era possibile solo per chi fosse già circonciso. Il cristianesimo è nato come una corrente interna all’ebraismo ed i primi cristiani di origine ebraica non trovavano nessun contrasto fra il credere in Gesù e l’osservare la legge di Mosè (anche nella parte rituale! Cfr. Atti 21:20ss). Ci rendiamo conto che con ciò abbiamo sollevato problemi complessi, sui quali non possiamo ora soffermarci, rinviandoli ad altra sede.
Dopo Babele, Dio non elegge solo una persona (Abramo) e una sua discendenza (Giacobbe), ma anche una lingua (quella parlata da Abramo, cioè l’ebraico). La Parola di Dio, perciò, si irradierà da un preciso popolo (Israele), da un preciso territorio donato ad Abramo per sempre (Terra Promessa) e dalla città di Gerusalemme, che Dio ha poi eletto come suo punto di riferimento permanente (Deuteronomio 12:5,11; 1Re 11:26; 8:13).
La posizione di quel territorio è strategica, perché si trova all’incrocio di tre continenti (Africa, Asia ed Europa) e perciò facilita gli scambi. La civiltà umana attuale, nel bene e nel male, è cominciata proprio nelle terre percorse da Abramo (cioè nella cosiddetta “Fertile Mezzaluna”, fra Mesopotamia ed Egitto) e si è sviluppata anche con qualche altro apporto, ma sostanzialmente crescendo su se stessa, ad opera di una concatenazione di popoli che hanno appreso l’uno dall’altro, fino all’attuale predominio della cultura anglofona (che non a caso è stata sensibilmente influenzata dalla Bibbia).
Le elaborate civiltà di India e Cina, per esempio, sembrano molto lontane da Gerusalemme, ma in realtà sono collegate a quell’area attraverso una serie di territori privi di foreste e perciò attraversabili. India e Cina non hanno perciò mai completamente perso i contatti con l’area mediterranea (basta pensare a Marco Polo e ad Alessandro Magno). Si può avere tutta la simpatia che si vuole per gli Aborigeni australiani e per gli Indios americani, ma è indubbio che queste civiltà – dopo aver perduto il loro rapporto con Gerusalemme – hanno dato un apporto trascurabile alla civiltà umana attuale.
È incentrata su Abramo e sul territorio da lui percorso, insomma, non solo la storia biblica, ma anche quella generale (e non è strano, essendo il Dio di Abramo ad aver creato il mondo).



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