00 02/11/2009 19:07
B. Internazionalità della prima “sinagoga”.

«Abramo fu eletto da Dio e ricevette come segno la circoncisione». Una frase riassuntiva di questo genere non mi sembra sostanzialmente sbagliata, ma può nascondere qualche equivoco. Per esempio, anche se elezione e circoncisione sono concettualmente collegate, fra i due episodi intercorrono molti anni (da Genesi 12:14 a 17:10). Fra elezione e circoncisione, poi, c’è una differenza essenziale: mentre infatti l’elezione riguardò Abramo come persona (più precisamente la coppia Abramo-Sara, Genesi 17:15-21), la circoncisione riguardò l’intero suo clan maschile e fu un segno esteriore non essenziale ai fini dell’elezione e delle promesse fatte ad Abramo. L’apostolo Paolo non confondeva i vari momenti (Romani 4:9-12), ma non è facile per noi arrivare alla sua chiarezza e mantenerla.
C’è però un fatto che, pur essendo di grande significato, viene sistematicamente ignorato (forse proprio perché è incompatibile con molte teologie): quando Abramo fu circonciso, oltre al figlio Ismaele non erede della promessa (Galati 4:22-31, Isacco non era ancora nato), furono circoncisi anche i suoi schiavi (Genesi 17:26-27). Facendo il collegamento con Genesi 14:14, si vede che gli schiavi di Abramo non erano due o tre, ma erano centinaia e provenienti da varie nazioni (evidentemente pagane!). La sconvolgente conclusione (tanto sconvolgente che non se ne sente parlare) è che la prima comunità di circoncisi, cioè la prima “sinagoga” fondata da Abramo era tutt’altro che su base razziale.
Siccome molti insistono nel dire che, mentre l’ebraismo era nazionale il cristianesimo è divenuto internazionale, allora si capisce come sorvolino su episodi di questo genere. Non risolvono nulla, però, perché questa origine internazionale ed interetnica l’ebraismo se la porterà sempre dietro (abbiamo poco sopra considerato quanto avvenne a Pentecoste). Accenniamo solo a qualche fatto più rilevante.
Dall’Egitto, per esempio, non uscirono solo Ebrei, perché insieme a loro c’era «una folla di gente di ogni specie» (Esodo 12:38). La legge di Mosè ammise poi questa presenza di stranieri, i quali godevano della parità giuridica con gli Ebrei (Numeri 15:15); essi erano liberi di farsi circoncidere e così essere ammessi a celebrare la Pasqua (Levitico 12:48), oppure rimanere incirconcisi e avere solo un atteggiamento di rispetto verso la religione degli ospitanti, osservandone alcune norme fondamentali (Levitico 17:12; Numeri 15:32-36). Queste caratteristiche della legge di Mosè gettano una luce particolare su Atti 15, quando i cristiani non circoncisi vengono ammessi fra i cristiani circoncisi non superando Mosè, ma applicandolo!
Certo, gli Ebrei del tempo di Gesù avevano in parte perduto (ma solo in parte) la loro vocazione internazionale. Quando però Gesù apre ai Samaritani (Luca 10:25-37; 17:15-18; Giovanni 4) e rifiuta l’atteggiamento di “solidarietà paesana” implicito in quelli di Nazaret (Luca 4:23-28), Gesù non opera come un innovatore, ma come un restauratore (infatti a Nazaret si giustifica citando episodi dell’Antico Testamento).
Quelli però che partono da presupposti sostanzialmente evoluzionisti e antiebraici, non si lasciano persuadere, né da queste considerazioni, né da mille altre: convinti che, siccome il NT viene dopo e siccome gli Ebrei sono spiritualmente inferiori, allora il NT deve per forza essere “più evoluto”.



Per contatti: roberto.carson@tiscali.it