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C. Una concezione “a cerchi concentrici”.

Già con Abramo, per concludere, si delinea una concezione “concentrica e sfumata” del popolo di Dio.
1. La parte più interna e essenziale era costituita da una linea genealogica (etnica) che partiva da Abramo e Sara, per poi seguire la discendenza maschile passante per Isacco e poi per Giacobbe (detto anche Israele), dopo il quale si aprirà a ventaglio nei suoi 12 figli (le 12 tribù d’Israele). È la linea etnica che era titolare delle promesse fatte ad Abramo. All’interno di questo gruppo si evidenzierà in seguito una “linea regale” alla quale spettava il comando politico e che, partendo da Davide, finisce con Cristo, non a caso definito subito come “Figlio di Davide, Figlio di Abramo” (Matteo 1:1). Insomma Cristo (e non poteva essere diversamente) è in sostanza “il centro del centro”.
2. Intorno alla parte etnica si collocavano gli altri circoncisi, che godevano di parità con gli altri sul piano religioso e che facevano pienamente parte del “popolo di Dio”, in quanto “innestati” nella discendenza di Abramo.
3. L’ebraismo però non era una setta, cioè non si riteneva detentore in esclusiva della salvezza, ma doveva piuttosto farsene carico. Perciò rispettava anche i non circoncisi che si trovano nel suo mezzo, verso i quali non era ammesso avere una legislazione discriminante (ci doveva essere un’unica legge, Numeri 15:15). I non circoncisi che temevano Dio potevano anche elevare una preghiera che Dio ascoltava (1Re 8:41-43) e la presenza di veri adoratori al di fuori di Abramo è ben evidenziata dal sacerdote Melchisedec (Genesi 14:18-21). Naaman e la regina di Seba appartenevano a questo gruppo (1Re 10; 2Re 5).
4. Nemmeno i pagani erano del tutto esterni, perché erano pur sempre immagine di Dio e tutti gli uomini sono fratelli in Adamo. A loro poi Dio era legato dal patto di benevolenza fatto con Noè e con i suoi discendenti (Genesi 8:21 a 9:17): il successivo patto con Abramo è integrativo, non aggiuntivo di quello già fatto con Noè. I profeti avevano coscienza di questa signoria universale di Dio e, quando erano nelle corti pagane, non pensavano certo di trovarsi in territorio estraneo (2Re 8:7ss; Daniele 2); profetizzavano infatti non solo riguardo ad Israele, ma anche sui popoli all’intorno (per es. Ezechiele 25-29). Paolo era ben cosciente di questa signoria universale di Dio ed ai pagani di Listra disse che era stato Dio a dar loro cibo in abbondanza e letizia nei loro cuori (Atti 14:17).

Certi teologi restringono la nozione di Israele alla sola parte etnica e così si preparano il terreno per poi esaltare le grandi aperture e novità del cristianesimo. Se invece si ha una corretta visione di Israele, allora le aperture cristiane risultano essere una formulazione nuova delle antiche aperture israelitiche!



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